Centoventuno
About love, the truth, what you mean to me
Riguardo
all'amore, la verità, quello che tu significhi per me
And
I'll never let go, 'cause there's something I know deep inside
E non ti lascerò mai andare, perché c'è qualcosa che so nel profondo
Rostov-sul-Don, 19 febbraio 2037
As a hard rain beats down in the
night it sounds like applause
Still I can't hear a sound with
the beat of my heart
I can't pick up that phone anymore and I
need to confess
If I don't say "I love you" everything
else is a waste of my breathe
(Every Beat Of My Heart, Bon Jovi)
[...]
She caught the melting sky
It burned but still the winter passes by and by
To the other side
(Quicksand Jesus, Skid Row)
-Sai, Tolik, sarebbe molto carino da
parte tua se me la lasciassi almeno salutare...-
-La saluti
dopo-
-Davvero, una volta non eri così...-
-Una
volta non ero il suo fidanzato-
-Una volta lei era mia sorella e
tu eri il mio migliore amico!-
-Le cose sono cambiate,
David-
-Anatol', mi stai lasciando?!-
Anatol' Kutuzov si
fermò sul primo gradino dell'Accademia Militare di
Rostov-sul-Don e lanciò un'occhiata sgomenta al giovane
cosacco siberiano di cui, chissà perché, aveva sempre
avuto una grandissima stima.
-Dav... Razza di cretino...-
Il
diciannovenne Puškin gli rivolse il suo sorriso più
abbagliante e Anatol' scosse la testa, rassegnato.
Novosibirsk
era proprio una patria di...
Di...
Di meraviglie del
creato.
Natal'ja L'vovna Puškina si era fatta arricciare
i capelli solitamente serici prima di partire, e nonostante il volo
di quasi sette ora e mezza con partenza dall'aeroporto di
Novosibirsk-Tolmačëvo, scalo a quello di Mosca-Šeremet'evo
e arrivo a Rostov-sul-Don con Aėroflot - Rossijskie Avialinii
(Russian Airlines) almeno in parte avevano resistito.
Quel
giorno si gelava, quindi era stretta nel suo cappotto blu, con una
sciarpa di lana blu, guanti di camoscio blu, aderentissimi jeans neri
e stivali di pelle neri.
I suoi boccoli superstiti le
turbinavano intorno, aggrediti dal feroce vento caucasico che ormai
era in grado di affrontare, ed era, come al solito, la ragazza più
deliziosa che Anatol' avesse mai visto.
La stessa ragazza che un
attimo dopo gli si gettò fra le braccia, perché se lui
aveva tempo da perdere a contemplarla, Al'ja non aveva nessuna
intenzione di limitarsi a guardare platonicamente il suo
fidanzato.
-Però, si tratta bene, il principino dei
Cosacchi...- commentò ammirato Lavrentij Isaevič
Dovlatov, amico e compagno di Accademia di Anatol' e David. -Se l'è
fatta arrivare dritta da Novosibirsk, la fidanzata!-
-No, non
proprio dritta- lo corresse Natal'ja. -Ho fatto scalo a
Mosca-Šeremet'evo-
-Sì, insomma, se l'è
fatta arrivare da Novosibirsk con lo scalo...-
Secondo Julija
era assurdo che Al'ja si facesse sette ore e mezza di aereo, quando
riusciva a comprare un biglietto per il volo più veloce,
perché questo era il volo più veloce, per un
ragazzo.
Secondo Al'ja, quando era fra le braccia di Anatol',
era perfettamente comprensibile.
-Ehm... Io... Al'ja, Khristos, sono
tuo fratello, mi vuoi salutare?!- protestò David, imbronciato,
rivolto più alla schiena di Tolik che ad altri, perché
sua sorella ormai l'aveva persa di vista.
-Appunto, Dav, sei mio
fratello, sono vent'anni che ti saluto. Per un giorno puoi anche
farne a meno, no?-
-Peccato che non ci vediamo da un
mese...-
-Appunto! Non vedo Tolik da un mese!-
-Lui
vent'anni fa non era nessuno per te...-
-Stellina, ti ho già
spiegato tante volte che, essendo fratelli di sangue, non avremmo mai
potuto sposarci tra di noi. Credevo che ormai avessi superato quel
periodo-
-Stellina?-
ripeté Anatol',
lanciando a David uno sguardo smarrito.
-Sì, lascia
perdere-
-Beh,
carino... Stellina-
-Al'ja
non ti chiama mai così? Non sei anche tu la sua stellina?
Male, male-
-Al'ja ha altri modi per dimostrarmi il suo affetto,
stai
tranquillo-
-Tranquillo?
Tolik, chi ti ha messo in testa la folle convinzione che la nostra
amicizia e l'indubbia stima che provo per te possa trattenermi dallo
sfracellarti contro un muro? Tu
mi sembri decisamente
troppo
tranquillo-
-David, tu
sfracella lui e io sfracello te- sibilò
Natal'ja, e David sbuffò, ancora più
corrucciato.
-Stavo scherzando, Khristos. Volevo
solo un bacio-
Il
giovane siberiano reclinò lo sguardo e fece per voltarsi, ma
Al'ja lo agguantò al volo e gli schioccò un bacio per
guancia.
-Lo sai, maledetto cretino, lo
sai che ti adoro. Ora
però sparisci. Ci vediamo dopo-
-Ma guarda a te che
stronza...-
commentò David, scuotendo la testa, ma gli
brillavano gli occhi, perché in ogni caso quella stronza di
sua sorella aveva detto che lo adorava.
-Ci vediamo dopo,
scricciolo- si rassegnò a salutarla.
-A dopo,
stellina-
It was nothin' at all
Like
anything I had felt before
And it was nothin' at all
Like I
thought, no, it's so much more
No one else has ever made me feel
this way
When I asked you how you did it
You just say
It
was nothin' at all
(Nothin' At All, Heart)
-Vado
a mettermi qualcosa per stare in casa-
-Ah... Perfetto-
Al'ja
avvertì una nota di delusione nella voce di Anatol' e gli
rivolse uno sguardo di un'innocenza talmente ben simulata che ci
sarebbero stati tutti gli estremi per una denuncia.
-Avevi altri
programmi?-
-No!-
gridò Tolik, che
non aveva il coraggio di pensare a quello a cui stava pensando lei
perché non gli sembrava rispettoso nei confronti di una
ragazza non sposata, anche se lui l'avrebbe sposata, e aveva
intenzione di farlo al più presto.
Era avvampato a tal
punto che Natal'ja si lasciò sfuggire una
risatina.
-Peccato...-
Anatol'
si sedette ad aspettarla sul divano, più nervoso di quanto
fosse disposto ad ammettere perfino con se stesso, perché di
norma i Cosacchi non avrebbero dovuto avere paura di eteree ragazzine
filiformi dai boccoli dorati e liquidi occhioni azzurri-argentei,
nemmeno quando queste, o meglio, una in particolare di queste si
fosse presentata davanti a lui con un abitino bianco a fantasie
floreali blu e viola che sembrava avere più cose in comune con
una canottiera che con un vero e proprio vestito.
-Urgh...
Bene... Com'è andato il volo? Puntuale?-
Natal'ja si
sedette con noncuranza sulle ginocchia di Anatol' e accarezzò
distrattamente i capelli del fidanzato.
-Il
volo?-
-Quello del
treno... Aereo! Il
volo del tuo aereo!- si affrettò a correggersi Tolik, appena
si rese conto che i treni, di base, non volavano.
Non
dovevano volare.
-Ma
io non ho un aereo...- rifletté Al'ja, confusa, sfiorando una
guancia del ragazzo con un dito.
-Non ne hai preso uno per
venire qui?- mormorò lui, smarrito.
-Sì, ma non
l'ho rubato. Ho pagato il
biglietto-
-Lo so- sibilò
Tolik, che cominciava ad avere la vaga sensazione che quella
diabolica ragazzina siberiana lo stesse prendendo in giro.
-Quello
che sto cercando di dirti...-
-Dimmi
tutto quello che vuoi-
La
voce suadente della pattinatrice per un attimo destabilizzò,
per non dire tramortì, i neuroni del giovane Cosacco, che però
si riprese in tempo per ribattere, spazientito:
-Oh, per
favore... È stato
puntuale?!-
-Assolutamente-
-Meraviglioso...-
Le
dita di Al'ja scesero lungo il collo di Anatol', che si morse
brutalmente il labbro inferiore.
Non sapeva esattamente dove
finiva il vestito di Natal'ja, perché non era nemmeno sicuro
che iniziasse.
E non doveva pensarci.
Non doveva nemmeno
guardarla, ecco.
-C'è
qualcos'altro che vuoi dirmi?-
Però
lei non doveva parlargli, che diamine!
-Al'ja, vedi, io... Non
sono abituato a... Queste
cose. Quindi... Vacci
piano-
-In che
senso?-
-Con... I
vestiti-
-Cioè
me li devo togliere lentamente?-
-Natal'ja!
Se per questo te li posso
anche togliere io, ma non farmi prendere certi colpi!-
-Tolik,
tu di colpo devi averne preso uno bello forte alla nascita...-
-Ma
tu non eri timidissima? Sono sicuro che David mi avesse detto...-
-Lo
sono ancora, in teoria, ma tu sei più timido di me... E io non
avevo mai conosciuto un Cosacco timido in vita mia!-
-E sei
contenta di averlo conosciuto?-
-Immensamente.
Anche perché è
piuttosto carino...-
-Sì?-
-Sì,
beh, niente di eccezionale, ma si lascia guardare... E solo guardare,
per carità, altrimenti va nel panico!-
-No, dai... Io non
lo chiamerei panico...-
-E come lo
chiameresti?-
-Al'ja...-
-Dio, che ragazzo
complicato!-
-Vuoi...-
-Sì?-
-Un
thè? Ti preparo un thè?-
-Un thè... Sì,
preparami un thè. Meglio
che niente-
In
cucina la situazione non migliorò affatto.
Tolik riempì
d'acqua la teiera, ma Al'ja continuava a guardarlo in un modo che lo
costrinse ad appoggiarsi ai fornelli per non perdere l'equilibrio e a
dimenticarsi completamente cosa stesse per fare.
-Devi
accenderlo, lyubimyy-
gli fece presente Natal'ja, dolcemente.
-Cosa?-
-Il
fornello. Ma prima togli la mano. E
appoggiaci la teiera-
-Sulla
mano?-
-Sul
fornello-
-Giusto-
-E
poi vieni qui-
-Qui dove?-
-Qui dove sono io-
-Qui
dove sei tu...-
La pattinatrice siberiana gli rivolse il sorriso
più meraviglioso che Anatol' Viktorovič Kutuzov avesse
mai visto.
-Mi erano
mancate le nostre conversazioni intellettuali-
-Andiamo
in camera mia?- sussurrò il ragazzo, con lo sguardo
disperatamente aggrappato alle punte dei suoi stivali.
-Non
chiedermelo in quel modo così impavido e spregiudicato,
però!-
-Oh, Bog...
Non sono sicuro che mi
piacciano, le ragazze siberiane. Vi prendete sempre gioco dei vostri
fidanzati?-
-Sempre. Ma in genere i ragazzi siberiani sanno come
rispondere-
-Tuo padre cos'avrebbe risposto?-
-Mio
padre sarebbe già in camera con
maman,
a quest'ora-
-Oh,
cielo, ma dove sei cresciuta?-
-A Nostal'hiya, frazione di
Novosibirsk, Siberia Sud-Occidentale... Terra di eroi, criminali,
Cosacchi e pattinatrici. In altre parole, the
promised land. Ma solo se sei un sovversivo-
-Ikh...
Bene. Dov'eravamo
rimasti?-
-Alla tua camera, suppongo. Conoscendoti potrei anche
sbagliarmi, ma credo che tu volessi portarmi a letto-
-Sì,
credo anch'io. Ma non mi stai più guardando come facevi
prima...-
-Prima ti stavo implorando con lo sguardo di
trascinarmi in camera, tra parentesi-
Natal'ja scese dal tavolo
della cucina, su cui era stata comodamente appollaiata fino a quel
momento, superò il fidanzato e spense il fornello.
Immerse
una bustina di thè nero nell'acqua bollente e si voltò
distrattamente verso Anatol', che la guardava ancora ad occhi
sbarrati.
-Beh, prima prendiamo il thè, a questo
punto-
-Una volta...-
-Una volta ero timida, sì. E
tu non eri fidanzato-
Anatol'
cercò almeno di ricordare come avrebbe voluto finire la frase,
ma non riuscì a trattenersi dal ridere.
Quando rialzò
lo sguardo, Al'ja lo guardava ancora come se fosse stato una specie
di miracolo, con i suoi occhi splendenti di fiume lontano e i boccoli
che già si stemperavano sulle punte, perché lei aveva i
capelli troppo lunghi e troppo lisci e il vento di Rostov non aveva
pietà delle temporanee magie delle parrucchiere
siberiane.
-Allora, dato che adesso a quanto pare sono
fidanzato...-
Tolik prese fra le dita una spallina dell'abito di
Natal'ja, accigliato.
-Sappi che all'Accademia Militare ho
imparato tante cose, ma non a resistere alle ragazze siberiane. E per
quanto a volte possa sentirmi minacciato dalla loro brillantezza,
potrei non pentirmi di averne fatta entrare una in casa mia. Il
problema, semmai, sarà decidermi a lasciarla uscire. Ma questa
non è una cosa di cui dobbiamo preoccuparci adesso. Per quanto
riguarda il thè, mi auguro che tu riesca a berlo nella metà
del tempo che impiegherà questo straccetto a finire sul
pavimento della mia camera, proprio così, perché ho
rivisto le mie priorità e mi dispiacerebbe molto far aspettare
ancora la mia ragazza siberiana-
Al'ja si illuminò, ma
lui non le diede il tempo di ribattere alcunché, perché
la baciò come facevano i ragazzi di Rostov-sul-Don, e non gli
importava niente di come facessero i ragazzi siberiani, perché
Al'ja non aveva bisogno di nient'altro e non avrebbe mai avuto
bisogno di nessun altro.
In tutta onestà, avrebbe ammesso
più tardi, ma molto più tardi, la bella pattinatrice di
Nostal'hiya, i ragazzi di Rostov non erano niente male.
Non
erano brillanti come quelli di Novosibirsk, ma avevano un certo modo
di sorridere, un certo modo di alzare certi occhioni turchesi che
facevano sempre venire un certo vuoto allo stomaco, un certo modo
di... Sì, insomma, anche di respirare, quando respiravano, che
li rendevano persone di tutto rispetto.
Non che bisognasse
necessariamente rispettarli.
Però
sposarne uno, se capitava, poteva essere una buona idea.
Every beat of my heart I would
give
Every beat of my heart just to live
To live for your
love, if all that I want
Is to die in your arms
I'd give
you every beat of my heart
(Every Beat Of My Heart, Bon Jovi)
-Un
altro? Davvero?- obiettò timidamente Anatol' quando, diciamo
un po' di tempo dopo, Natal'ja era tornata in cucina per prepararsi
un altro thè.
-Ascolta, io non fumo come Dav, Niko e
papà, e nemmeno l'iPod come la mamma... Potrò pur
essere dipendente dal thè, no?-
-Aspetta, cosa fa tua
madre con l'iPod? Lo fuma?-
-Oh, no... Lo respira, piuttosto. È
raised on rock*,
come dice un tuo omonimo che ti inquieterebbe molto, cresciuta con il
rock, e con il sopracitato tuo omonimo, una creatura che quando suona
riesce veramente a farti credere che non esista nient'altro oltre a
lui e alla sua chitarra, ed è stato la rovina di mia madre...
Il suo primo amore, il suo primo eroe, il suo unico neurone
fulminato. Pazienza, capita. Noi le vogliamo bene lo stesso. Tornando
al thè, in ogni caso... Beh, tutti nella mia famiglia, ma
anche a Nostal'hiya in generale, abbiamo una passione viscerale per
il thè. È una parte di noi, delle nostre giornate,
della nostra storia. Praticamente la nostra bevanda
nazionale-
-Nazionale?-
si azzardò a
domandare Tolik, lievemente perplesso, ma Al'ja era
imperturbabile.
-Di
Nostal'hiya, certo-
-Che
è... Una
nazione?-
-Ossignore,
Tolik, te l'ho già detto. Frazione
di Novosibirsk, Siberia Sud-Occidentale.
Una frazione di Novosibirsk non può avere una bevanda
nazionale?-
-Oh, beh... Immagino di sì. Certo-
Mai
contraddire una ragazza siberiana.
-Noi
di sicuro abbiamo un fortissimo orgoglio nazionale. Prima come
Nostal'hičnyy, poi come siberiani, e per quanto riguarda la mia
famiglia come Cosacchi siberiani, e infine come russi. Ma russi della
nostra Russia, capisci? Di quella che abbiamo dentro. La nostra
promised land,
la nostra thunder road.*
Oh, questo è Springsteen, ma lascia perdere... È uno
dei problemi di essere figlia di mia madre. Le
citazioni. Mi vengono
automatiche, come mi viene automatico bere tre o quattro tazze di thè
al giorno-
Anatol' decise saggiamente di non chiederle chi o
cosa
fosse "Springsteen", e fu la sua fortuna.
Nessuno
avrebbe potuto salvarlo, altrimenti.
-Allora
facciamo questo thè per la mia piccola Nostal'hična...-
sussurrò invece, accarezzando i boccoli ormai quasi sfatti
della sua ragazza siberiana, e la verità era che la capiva,
capiva cosa intendeva quando parlava della "sua" Russia,
quella che aveva dentro, che era molto più luminosa e
dignitosa di quella in cui vivevano, eppure quella in cui vivevano,
che non apparteneva a loro ma a chi se l'era comprata, era pur sempre
la terra che amavano, anche quando il freddo e la paura erano più
forti dei loro ideali.
Se lo chiedeva continuamente, Anatol',
perché proprio a lui, un ragazzino cosacco del Caucaso
Settentrionale, un militare con più disciplina e resistenza
degli altri, ma con mille dubbi in più e un cuore molto più
vulnerabile di quanto avrebbe voluto, lui che aveva dedicato gli
ultimi anni della sua vita a cercare di diventare il migliore per un
Paese che peggiorava di giorno in giorno, ma per se stesso non era
mai abbastanza, solo a lui Natal'ja aveva dato tutto, solo a lui
aveva permesso di sapere tutto e di avere tutto, tutto il suo candore
e tutta la sua passione, tutti i suoi pensieri, anche quelli in cui
lui si perdeva, gli sguardi per cui lui si struggeva, i baci che
sognava ogni volta che chiudeva gli occhi, ogni notte che passava in
Accademia Militare, quando lei era a 3766,3 kilometri da Rostov,
persa in quella maledetta, lontanissima Siberia che in certi momenti
Anatol' odiava, e lui moriva di nostalgia.
Tutto il mondo di
Natal'ja, che quando era arrivata sembrava che il vento avrebbe
potuto portarsela via, lei, i suoi capelli d'oro e il suo vestito
leggero, poca stoffa e troppa luce su un corpicino da silfide che gli
aveva imprigionato lo sguardo in un incantesimo troppo crudele anche
per un soldato, e invece era rimasta con lui.
Sua come non aveva
mai osato sperare, ma aveva sempre desiderato tanto da star male.
-Beh, a questo punto penso proprio di potertelo dire, anche se ormai è abbastanza palese. Insomma, ho cercato di circuirti per mezz'ora, e ti assicuro che non è nel mio stile, almeno credo... Evidentemente assomiglio a mia madre più di quanto lei stessa sospetti, e questo non è affatto positivo... Ad ogni modo. Di bei ragazzi ne ho visti anche a Nostal'hiya, ci mancherebbe, ma di avere una paralisi completa, un autentico collasso cerebrale come quello che ho sperimentato quando ho visto te per la prima volta, questo no, non mi era mai capitato.
E quindi... Quindi. Te lo ricordi, no? C'era quel vento maledetto, io litigavo con i collant di pizzo, tu sei uscito dall'Accademia... E non lo so, mi sei sembrato meraviglioso. Prima, di meraviglioso, per me, c'erano solo i miei fratelli. E i miei genitori, i miei nonni, i miei zii... E, beh, Julija, la mia migliore amica. Non contraddirmi, il fatto che ti faccia paura non conta. Le ragazze siberiane devono farti paura, è normale. Però capisci, mi sentivo così persa... Perché ho sempre pensato di dover vedere l'anima delle persone, prima di poterle giudicare meravigliose. E in quel momento non posso aver visto la tua anima, perché stavo guardando te. Bene, non potevo farci niente. Eri meraviglioso. E come mi guardavi... Dio, non avrei dovuto mettermi un vestito, quel giorno. E i collant di pizzo e le ballerine. E non avrei dovuto tenere i capelli sciolti... Ecco, allora sì che ero terribilmente timida. Non sapevo chi fossi, a momenti non sapevo neanche dove fossi, da Novosibirsk a qui ci sono due giorni di treno, due giorni, e allora venivo ancora in treno... Mi ero fermata a metà strada, sì, non mi ricordo neanche più dove, e avevo passato la notte in albergo, e quando sono arrivata ho passato dieci minuti a pettinarmi e a rifarmi il mascara, in stazione, ma ero comunque distrutta... Volevo solo vedere mio fratello, tu eri maledettamente abbagliante e io non ero preparata, ero troppo stanca, troppo smarrita, troppo lontana da casa... L'unico Cosacco del Don che conoscevo era Pugačëv, capirai, l'esempio più rassicurante del mondo! Tu non eri David, non eri un Nostal'hičnyy, fissavi i miei collant come ipnotizzato... Cosa diavolo avrei dovuto fare? Innamorarmi di te? Beh, ho fatto anche questo. Un paio d'ore dopo. Tu volevi sapere perché... Perché, Tolik.
I
miei genitori hanno il ritratto di Pugačëv appeso
all'armadio, hanno festeggiato il loro matrimonio in un locale che si
chiama "I Cosacchi dell'Ob'", che tra l'altro è il
più leggendario e frequentato del mio quartiere, la sera
leggevano "Taras Bul'ba" a David per farlo addormentare,
gli hanno letto anche la scena finale, in cui i Polacchi bruciano
vivo Taras, e non ha avuto neanche mezzo incubo, anzi, era tutto
contento, perché Taras era morto da eroe e dall'hetman dei
Cosacchi ucraini non si aspettava altro! Quanto pensi che sia
sconvolgente, per due individui del genere, che uno dei loro figli
cresca smaniando per arruolarsi? Khristos, in alternativa avrebbe
potuto voler diventare una rockstar, visto che, oltre alle canzoni di
musical ungheresi sui quali ora come ora preferisco non illuminarti,
quello scricciolo adorabile di David ha avuto Youth
Gone Wild come ninna
nanna. Tu... I tuoi
genitori hanno delle foto, in camera?-
-Beh,
qualche foto del loro matrimonio e di me e mia sorella quando eravamo
piccoli-
-Oh, quelle le hanno anche i miei, per fortuna. Sotto
il poster di Rachel Bolan.
Sai, il bassista degli Skid Row, quello con una catena che va dal
naso all'orecchio, una delle due anime candide che hanno scritto
Youth Gone Wild. L'altro
è Snake Sabo, ti basti il nome. All'anagrafe David Sabo.
David,
appunto. Uno dei tre delinquenti a cui mio fratello deve il nome.
David Grohl dei Foo
Fighters, David Bryan dei Bon Jovi e David Sabo degli Skid Row.
Comunque, dicevo, il
poster di Rachel la mamma ha dovuto spostarlo più in alto,
perché una notte papà ha sognato Rachel che lo
accoltellava e maman che scappava con lui ad Atlanta, ed è
stato terrificante... Non si fidava più, a dormire con le sue
foto sopra il letto. Ma
tornando a noi. Tu sei,
per così dire, cresciuto
in un altro contesto. Circondato
da persone normali. Dio, mi sembra ancora incredibile che fuori da
Nostal'hiya ce ne siano così tante, non sono abituata... Ma tu
volevi arruolarti, l'hai sempre voluto, perché sapevi che
sebbene tua madre avesse un negozio di cosmetici e prodotti per la
casa era comunque di origine cosacca, e tu ci credevi, credevi in
tante di quelle cose in cui la maggior parte della gente ha smesso di
credere secoli fa... E non avevi paura, no, non hai paura, ti conosco
da un anno e non ti ho mai visto vacillare un istante. Oh, dici che
ti manco, questo sì, che la notte impazzisci senza di me, e a
volte anche di giorno, anche se gli allenamenti dovrebbero avere il
sopravvento su tutto il resto... Ma non per questo ci credi dj meno.
Tu hai l'Accademia, hai il tuo sogno, e hai me, davvero, hai
me, non so perché
pensi di non essere abbastanza straordinario per avere me, ma Tolik,
giuro, lo sei.
Scusami se parlo troppo. Lo
faccio solo con le persone meravigliose-
-Esattamente,
Al'ja... Come hai fatto a
sapere cosa stavo pensando?-
Natal'ja
sfilò la mano di Anatol' dai suoi capelli e intrecciò
le dita con le sue, con il dolce sorriso di un'innocente giovane
pattinatrice di Novosibirsk che si era definitivamente arresa
all'evidenza di essere logorroica quanto sua madre.
-Oh,
insomma, mi stavi guardando in un certo modo... Quel
certo modo. Il modo in cui mi guardi quando pensi e ti fai millemila
paranoie... Poi, davvero, non per metterti ansia, ma sono la tua
ragazza e sono siberiana.
È il minimo che io sappia cosa pensi, no?
Non c'è molto che tu possa dire, adesso. Forse solo sha la la la, I'm in love with a Jersey girl, come cantava Tom Waits per Kathleen Brennan-
-Non... Non sono io che sono stupido, vero?- si arrischiò a chiedere Anatol', con un filo di voce.
-Sei solo tu che sei troppo intelligente-
-Intelligente, io? Scherzi? Troppo siberiana, semmai. Troppo Nostal'hičhna. Troppo figlia dei miei genitori e troppo sorella di David, ecco. Ma sai qual è il principio di Dav, no? 'Cause I won't be the one left behind, can't be king of the world if you're slave to the grind.* E dimmi, conosci forse qualcuno di più king of the world e di meno slave to the grind di David?-
-Io non riesco semplicemente ad immaginarmi qualcuno di più di David. Non di più qualcosa. Di più e basta-
-Io adesso non riesco ad immaginarmi David. Voglio dire, perché dovrei? Ho te-
Al'ja si alzò sulle punte dei piedi per baciarlo e Tolik la strinse a sé tanto forte da toglierle il respiro.
-Sbrigati a finire questo thè, che ti porto fuori. Ti porto all'Ice Arena-
It's the little things that you
do that make me want you more
It's the way your hands are
trembling but what they trembling for?
It's the way the smile
fits on your lips
The way you hold me tight
God knows I'd
give everything to be in your arms tonight
(Every Beat Of My Heart, Bon Jovi)
Anatol' non aveva lasciato la mano
di Natal'ja per un solo istante, durante la strada, e con quella
libera le sistemava premurosamente i capelli scompigliati dal vento,
sapendo quanto lei detestasse essere spettinata.
-Non li
taglierai mai, vero?- le chiese, preoccupato già solo
all'idea.
-Ti pare? Le ragazze di Nostal'hiya si riconoscono
prima di tutto dai capelli-
-Ma non sono tutte belle come
te-
Al'ja si girò a guardarlo con una luce negli occhi
difficile da interpretare, forse divertita, forse semplicemente
troppo innamorata.
-È un'affermazione?-
-Decisamente-
-Se
lo dici tu...-
-Tu sei davvero la principessina di
Nostal'hiya. Ti chiamano così, no?-
-Non è un nome
molto originale. Mia madre era la reginetta dell'Ob'. Io a quanto
pare sono scesa di livello-
-Nah. Secondo me è solo
perché sei più piccola-
-Certo...-
La
biondina siberiana si trattenne a stento dal ridere e Tolik le passò
un braccio intorno alla vita, sentendola fremere sotto le sue
dita.
-Comunque non ha senso che tu venga a vedermi pattinare.
Voglio dire, ne sono felicissima, ma non puoi solo stare a guardare
me... Oggi devi provare- asserì la ragazzina, e Anatol'
sbarrò gli occhi, terrorizzato.
-Provare?-
Al'ja
gli rivolse un sorriso di una dolcezza struggente.
-Devi-
Well me, these days, I just miss
you
It's the nights that I go insane
Unless you're comin'
back for me
That's one thing I'd know that won't change
(It's Hard Letting You Go, Bon Jovi)
[...]
As I whisper
your name I wish you were here by my side
And the only way that
I find you is when I close my eyes
With my ring on your finger I
hope and I pray
That you know deep in your soul with every step
that you take
(Every Beat Of My Heart, Bon Jovi)
I
fatti, a quel punto, si erano succeduti piuttosto
rapidamente.
Natal'ja aveva promesso ad Anatol' che non avrebbe
lasciato la sua mano per nessun motivo.
-Al'ja, non riesco a
stare in piedi...-
-Devi stare in equilibrio, Tolik.
Sui pattini-
-Sì,
ma...-
-Se stai fermo non starai mai in equilibrio-
-Se mi
muovo non resterò mai in piedi!-
-L'ottimismo e la
fiducia in te stesso, ma soprattutto la capacità di infondere
ottimismo e fiducia agli
altri,
sono le cose che più amo di te-
-Ma Khristos, tu non ti
rendi conto... Tu pattini da quando eri un feto, io...-
-Tu,
mentalmente, sei rimasto un feto. Tutto
qua-
-Al'ja,
smetti per un attimo di dire cazzate. Vuoi
sposarmi?-
Natal'ja
aveva promesso ad Anatol' che non avrebbe lasciato la sua mano per
nessun motivo.
Ma in quel momento la lasciò.
L'attimo
successivo Tolik volò per terra.
Beh, per
terra...
Sul
ghiaccio,
più che altro.
-E poi sarei io il cretino!-
-Certo
che sei tu! Lo sai
che voglio sposarti!-
-Per
questo mi hai fatto cadere?-
-Perché, secondo te se ti
avessi buttato le braccia al collo e cose del genere cosa sarebbe
successo?-
-Saremmo caduti entrambi?-
-Eh. E io sono ancora
una persona rispettabile-
-Sì, però che
stronza...-
-Sei già la seconda persona che me lo dice,
oggi-
-Persona?
Da
quando David è una persona?-
-Sta' zitto. È il mio
fratellino-
-Mi aiuti, magari?-
-Ma Khristos, arrangiati,
sei un maledetto soldato! E se ti rialzi e andiamo a sederci da
qualche parte devo dirti un paio di cose, ma seriamente, stavolta-
So you packed your bags you said you're leaving tonight
You gotta catch the last train to the pixie lights
It's your life, better get on board
Got all dolled up in your Sunday shoes
You got that lipstick on, nothing to lose
Except me, baby, singing the blues
So go on now, just walk away, baby
Don't look back, you just drive me crazy, baby
(Open All Night, Bon Jovi)
[...]
Forgive me, please, for I
know not what I do
How can I keep inside the hurt, I know is
true
(In A Darkened Room, Skid Row)
Natal'ja
si era seduta a gambe incrociate sulla panchina, poi, non convinta,
aveva sciolto quella posizione e si era stretta le ginocchia al
petto.
Aveva un che di infantile e terribilmente innocente, in
quel momento, e tutto quello di cui era sempre andata così
fiera, il suo sangue cosacco e siberiano, la sua appartenenza a
Nostal'hiya, le scritte sui muri del Palazzetto dell'Ob' che la
celebravano come la campionessa di pattinaggio in carica, la certezza
che lo sarebbe rimasta ancora a lungo...
Tutto questo ora non la
proteggeva più come prima.
Anatol' si sedette ancora più
vicino a lei, lei con quella sua bellezza immensa e cristallina che
lui quasi tremava a sfiorare, ma niente bruciava quanto la pelle di
Natal'ja, e a volte era così brava a fargli dimenticare di
quando era lei a tremare, quasi un anno prima, quando non sapeva
ancora se lui sarebbe mai rimasto.
-Il mio ex ragazzo mi ha
quasi violentata, lo sai. Cinque anni fa. E poi non so esattamente
cosa mi sia successo con te, ma io avrei
fatto l'amore con te anche se
poi tu non avessi voluto vedermi mai più. Mi avresti spezzato
il cuore, certo, ma almeno me l'avrebbe spezzato il ragazzo che
amavo. Che amo. Poi in
qualche modo sarei tornata a Nostal'hiya, perché sai, non si
può guarire da
Nostal'hiya, questo no, ma se ci sei nato, se non hai paura, puoi
guarire a Nostal'hiya. E allora non avevo idea di cosa sarebbe
successo, perché non capivo un accidente di quello che tu
volessi o non volessi, ma volevo solo che tu sapessi che per te
l'avrei fatto, perché per me, pur di stare con te,
ne sarebbe valsa la pena. E
niente. Solo per dirti che io ti avrei sposato anche quando mi hai
stretto la mano e mi hai baciata, prima che io salissi sul treno, e
mi hai detto di non credere che tu non fossi innamorato di me. Io ti
ho detto che non ci credevo, ed era vero, ma non posso dirti di non
essere quasi morta di paura. Solo per dirti che, qualunque cosa
succeda, io non riuscirei mai ad amarti di meno di così. E che
ti sposo, chiaro. Ma non cadere più, per favore. Non
voglio che tu ti faccia male-
And I would give up tomorrow
And
die for one yesterday
I'd lie, beg, steal and borrow
To
hear you whisper my name
Tonight there ain't no
miracles
Washing up on this beach
The angels left here long
ago
But I still believe
Now
I don't know how a heart beats
But I sure know how one
breaks
Remember how I used to hold you
To share every
breath that you'd take
How can I forget
You're every
tear that I cry?
I know you're coming back
You never kissed
me goodbye
(Maybe Someday, Bon Jovi)
Poi Natal'ja non aveva detto più niente, Anatol' l'aveva abbracciata e appoggiato il mento su una spalla della ragazza, che sorrideva lievemente e si era lasciata accarezzare i capelli, le spalle e la schiena in silenzio, perché quello era il modo di Tolik di dirle non ti lascerò mai.
Ogni mattina dopo il giorno di licenza, dopo la partenza di Natal'ja, in Accademia Militare, David vedeva Anatol' reggersi a stento in piedi, con gli occhi arsi da una notte passata a pensare a Natal'ja fino a star male, fino a piangere, perché mancava ancora un mese e c'erano sempre 3766,3 kilometri fra Rostov e Novosibirsk e lei era già tornata in quella sua spaventosa terra di ghiaccio, quella che gliela portava via.
Lui le aveva lasciato l'anima sulle
labbra, ma non la voleva indietro, no, era Al'ja che voleva
indietro.
Poi andava avanti, certo, Tolik era sempre stato un
ragazzo testardo, lo era stato fin da bambino.
Stare lontano da
Natal'ja era intollerabilmente crudele, ma credeva talmente tanto in
quello che faceva che avrebbe trovato il modo di farlo anche senza di
lei, almeno finché non l'avesse rivista.
Non era uno che
si pentiva delle sue scelte, Anatol' Kutuzov.
Non per questo la
nostalgia lo divorava di meno, ma era forte abbastanza.
Forte
come in quel momento, con Al'ja fra le braccia e le sue parole che
non avrebbe dimenticato mai, perché Dio, quella ragazzina era
logorroica e contorta come poche, ma lui riusciva a seguirla
dall'inizio alla fine, riusciva a capirla, a capire ogni motivo per
cui tremava, per il suo ex fidanzato, per lui quando ancora non
riusciva a capirlo, per il vento che le scioglieva i boccoli, per
quando sarebbe dovuta tornare a casa, senza di lui e senza suo
fratello.
-Non ho mai voluto farti del male, non sono quel
genere di ragazzo-
-Oh, lo so. Anche perché alla fine tu
ti sei fatto più male di me. Ma la prossima volta non cadrai,
giuro. La prossima volta non ti lascerò la mano-
-Non
ci sarà una prossima volta, tesoro. Proprio no-
-È
bello quando cerchi di contraddirmi. A volte sembra perfino che tu
ci creda veramente!-
-Oh, Al'ja...-
-Che c'è?
Vuoi sposarmi, non posso essere poi così fastidiosa-
-Non
sei fastidiosa. Sei solo ingestibile-
-A volte tu riesci a
gestirmi-
Anatol' si lasciò sfuggire un sorriso e lei gli
tirò una ciocca di capelli.
-A volte sì-
Woke up to the sound of pouring
rain
Washed away a dream of you
But nothing else could ever
take you away
'Cause you'll always be my dream come true
Oh
my darling, I love you
(I Remember You, Skid Row)
[...]
These eyes hold no secrets, I hide no truths
I am all I am, all I was to you
These are hands that can offer protection
But hid me from my own reflection
I am the fighter, though not a boxer by trade
I am the fighter, few will remember my name
I am the fighter, though not a boxer by trade
I am the fighter, a fighter’s born but not made
I should write down these words ‘fore I lose them
Or write you a song just to use them
(The Fighter, Bon Jovi)
-Torniamo a casa?- propose Tolik,
che voleva avere Natal'ja solo per sé ancora per un po', anche
se questo avesse comportato farsi convincere a riprovare a pattinare,
un giorno.
Un giorno lontano.
-Oh, va bene. Così
posso farmi un altro thè. La prima volta mi hai fatto fretta
perché volevi portarmi a letto, la seconda anche perché
volevi chiedermi di sposarti... Io ho anche bisogno di bermi un
thè in pace, ogni tanto!-
-Stai scherzando,
vero?-
Al'ja gli lanciò un lungo sguardo di sfida, più
seria che mai.
-Tu credi?-
-Khristos...-
Lei
scoppiò a ridere e si girò a dargli un bacio ancora più
lungo del suo sguardo truce di poco prima.
-Non sto scherzando.
Ma dopo sai cosa facciamo? Prepariamo un Kaiserschmarren. Hai della
cannella in polvere in casa?-
-Al'ja, secondo te quanti dei
miei compagni di Accademia hanno della cannella in polvere in
casa?-
-David ce l'ha. E poi cosa cavolo me ne frega dei
tuoi compagni di Accademia. Fa niente, andiamo a comprarla.
Uova?-
-Di gallina?-
-Preferirei di corvo.
Cretino-
-Neanche-
-Tu cosa mangi quando sei in
licenza, esattamente?-
-Un gelato o una cioccolata con David e
poi bevo il thè con te e sto con te. Non
mangio-
-Grandioso... Sai cos'è un
Kaiserschmarren?-
-Non c'entra niente con i
Kalashnikov?-
-Oh, al diavolo, tu e i tuoi Kalashnikov. Non
hai un accidente di cultura in fatto di dolci austriaci-
-Dio,
sono proprio un mentecatto-
-Scherzi? Tu sei moya lyubov'. Ma
hai ancora diverse cose da imparare-
Natal'ja si alzò di
scatto dalla panchina e tese la mano al ragazzo.
-Sei
pronto?-
-A tutto-
-D'altronde, di cosa mai può
avere paura, un Cosacco?-
Anatol' sospirò, prese la mano
di Al'ja e si alzò.
-Di niente, amore mio. Proprio di
niente-
And I swore I'd never let you
go
Together
Forever
(Never Say Goodbye, Bon Jovi)
[...]
What was
it you once said
That there would be things in life that
couldn't be
Not for a second did I believe you
Not for a
minute did I believe that
(Breakin' Down, Skid Row)
Note:
About love, the truth, what you mean to me: Bed Of Roses, Bon Jovi.
And I'll never let go, 'cause there's something I know deep inside: Born To Be My Baby, Bon Jovi.
* Raised On Rock: Citazione di Raised On Rock degli Scorpions.
* Riferimenti a The Promised Land e a Thunder Road di Bruce Springsteen.
* Citazione di Slave To The Grind degli Skid Row.
Buongiorno a tutti! ;)
Non ho molto da spiegare su questo capitolo, penso che bastino i monologhi di Al'ja, che ho scritto quasi tutti di notte, perché di giorno forse non li avrei capiti nemmeno io ;)
Purtroppo io tendo a parlare come lei, senza respirare e senza permettere di respirare neanche ai miei interlocutori, ma credo sia meglio non approfondire l'argomento.
Questo capitolo lo dedico a Cecilia, la mia migliore amica, perché è lei che fa incubi seriamente spaventosi su di me e sugli Skid Row, per quanto cerchi di convincerla che sono dei bravi ragazzi, sì, anche Rachel.
Quanto ad Al'ja e Tolik, loro li lascio commentare a voi, e spero che vi siano piaciuti ;)
A presto!
Marty