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Autore: Natalja_Aljona    26/08/2015    1 recensioni
Novosibirsk, 2013.
Aljona Sergeevna Dostoevskaja e Lev Fëdorovič Puškin, l’aspirante pattinatrice e l’ex terrorista.
Lei quindici anni di sogni, lui ventidue anni di illusioni.
Lei scandalosamente bionda, coraggiosa e incosciente come poche.
Lui troppo impulsivo e troppo innamorato.
Lei frequenta il penultimo anno del Ginnasio, lui ha passato sei anni in carcere per un attentato a Putin.
Perché lui davvero non ci riusciva, a non idealizzare quel Paese, quella Siberia feroce e opprimente, il cuore bianco e grigio della sua Russia sanguinaria e corrotta, a non cullare l'illusione di una Patria gloriosa sotto le macerie della violenza fine a se stessa e le sue stesse cicatrici di ragazzino che credeva ciecamente nel suo mondo immaginario, nei suoi miti bellissimi e impossibili, perché non c'era davvero quella gloria, non c'era davvero quella Patria.
Non c'era davvero quella luce, c'erano solo loro.
Lev con la pelle mangiata dalla prigione e il cuore rubato da Aljona e Aljona fatta di ghiaccio, musica, libri e capelli.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Centoventuno

About love, the truth, what you mean to me

Riguardo all'amore, la verità, quello che tu significhi per me
And I'll never let go, 'cause there's something I know deep inside

E non ti lascerò mai andare, perché c'è qualcosa che so nel profondo


Rostov-sul-Don, 19 febbraio 2037


As a hard rain beats down in the night it sounds like applause
Still I can't hear a sound with the beat of my heart
I can't pick up that phone anymore and I need to confess
If I don't say "I love you" everything else is a waste of my breathe

(Every Beat Of My Heart, Bon Jovi)


[...]


She caught the melting sky

It burned but still the winter passes by and by

To the other side

(Quicksand Jesus, Skid Row)


-Sai, Tolik, sarebbe molto carino da parte tua se me la lasciassi almeno salutare...-
-La saluti dopo-
-Davvero, una volta non eri così...-
-Una volta non ero il suo fidanzato-
-Una volta lei era mia sorella e tu eri il mio migliore amico!-
-Le cose sono cambiate, David-
-Anatol', mi stai lasciando?!-
Anatol' Kutuzov si fermò sul primo gradino dell'Accademia Militare di Rostov-sul-Don e lanciò un'occhiata sgomenta al giovane cosacco siberiano di cui, chissà perché, aveva sempre avuto una grandissima stima.
-Dav... Razza di cretino...-
Il diciannovenne Puškin gli rivolse il suo sorriso più abbagliante e Anatol' scosse la testa, rassegnato.
Novosibirsk era proprio una patria di...
Di...
Di meraviglie del creato.
Natal'ja L'vovna Puškina si era fatta arricciare i capelli solitamente serici prima di partire, e nonostante il volo di quasi sette ora e mezza con partenza dall'aeroporto di Novosibirsk-Tolmačëvo, scalo a quello di Mosca-Šeremet'evo e arrivo a Rostov-sul-Don con Aėroflot - Rossijskie Avialinii (Russian Airlines) almeno in parte avevano resistito.
Quel giorno si gelava, quindi era stretta nel suo cappotto blu, con una sciarpa di lana blu, guanti di camoscio blu, aderentissimi jeans neri e stivali di pelle neri.
I suoi boccoli superstiti le turbinavano intorno, aggrediti dal feroce vento caucasico che ormai era in grado di affrontare, ed era, come al solito, la ragazza più deliziosa che Anatol' avesse mai visto.
La stessa ragazza che un attimo dopo gli si gettò fra le braccia, perché se lui aveva tempo da perdere a contemplarla, Al'ja non aveva nessuna intenzione di limitarsi a guardare platonicamente il suo fidanzato.
-Però, si tratta bene, il principino dei Cosacchi...- commentò ammirato Lavrentij Isaevič Dovlatov, amico e compagno di Accademia di Anatol' e David. -Se l'è fatta arrivare dritta da Novosibirsk, la fidanzata!-
-No, non proprio dritta- lo corresse Natal'ja. -Ho fatto scalo a Mosca-Šeremet'evo-
-Sì, insomma, se l'è fatta arrivare da Novosibirsk con lo scalo...-
Secondo Julija era assurdo che Al'ja si facesse sette ore e mezza di aereo, quando riusciva a comprare un biglietto per il volo più veloce, perché questo era il volo più veloce, per un ragazzo.
Secondo Al'ja, quando era fra le braccia di Anatol', era perfettamente comprensibile.

-Ehm... Io... Al'ja, Khristos, sono tuo fratello, mi vuoi salutare?!- protestò David, imbronciato, rivolto più alla schiena di Tolik che ad altri, perché sua sorella ormai l'aveva persa di vista.
-Appunto, Dav, sei mio fratello, sono vent'anni che ti saluto. Per un giorno puoi anche farne a meno, no?-
-Peccato che non ci vediamo da un mese...-
-Appunto! Non vedo Tolik da un mese!-
-Lui vent'anni fa non era nessuno per te...-
-Stellina, ti ho già spiegato tante volte che, essendo fratelli di sangue, non avremmo mai potuto sposarci tra di noi. Credevo che ormai avessi superato quel periodo-
-Stellina?- ripeté Anatol', lanciando a David uno sguardo smarrito.
-Sì,
lascia perdere-
-Beh, carino...
Stellina-
-Al'ja non ti chiama mai così? Non sei anche tu la sua stellina? Male, male-
-Al'ja ha altri modi per dimostrarmi il suo affetto,
stai tranquillo-
-Tranquillo?
Tolik, chi ti ha messo in testa la folle convinzione che la nostra amicizia e l'indubbia stima che provo per te possa trattenermi dallo sfracellarti contro un muro? Tu mi sembri decisamente troppo tranquillo-
-David,
tu sfracella lui e io sfracello te- sibilò Natal'ja, e David sbuffò, ancora più corrucciato.
-Stavo scherzando, Khristos.
Volevo solo un bacio-
Il giovane siberiano reclinò lo sguardo e fece per voltarsi, ma Al'ja lo agguantò al volo e gli schioccò un bacio per guancia.
-Lo sai, maledetto cretino,
lo sai che ti adoro. Ora però sparisci. Ci vediamo dopo-
-Ma guarda a te che stronza...-
commentò David, scuotendo la testa, ma gli brillavano gli occhi, perché in ogni caso quella stronza di sua sorella aveva detto che lo adorava.
-Ci vediamo dopo, scricciolo- si rassegnò a salutarla.
-A dopo,
stellina-


It was nothin' at all
Like anything I had felt before
And it was nothin' at all
Like I thought, no, it's so much more
No one else has ever made me feel this way
When I asked you how you did it
You just say
It was nothin' at all

(Nothin' At All, Heart)


-Vado a mettermi qualcosa per stare in casa-
-Ah...
Perfetto-
Al'ja avvertì una nota di delusione nella voce di Anatol' e gli rivolse uno sguardo di un'innocenza talmente ben simulata che ci sarebbero stati tutti gli estremi per una denuncia.
-Avevi altri programmi?-
-No!- gridò Tolik, che non aveva il coraggio di pensare a quello a cui stava pensando lei perché non gli sembrava rispettoso nei confronti di una ragazza non sposata, anche se lui l'avrebbe sposata, e aveva intenzione di farlo al più presto.
Era avvampato a tal punto che Natal'ja si lasciò sfuggire una risatina.
-Peccato...-


Anatol' si sedette ad aspettarla sul divano, più nervoso di quanto fosse disposto ad ammettere perfino con se stesso, perché di norma i Cosacchi non avrebbero dovuto avere paura di eteree ragazzine filiformi dai boccoli dorati e liquidi occhioni azzurri-argentei, nemmeno quando queste, o meglio, una in particolare di queste si fosse presentata davanti a lui con un abitino bianco a fantasie floreali blu e viola che sembrava avere più cose in comune con una canottiera che con un vero e proprio vestito.
-Urgh... Bene... Com'è andato il volo? Puntuale?-
Natal'ja si sedette con noncuranza sulle ginocchia di Anatol' e accarezzò distrattamente i capelli del fidanzato.
-Il volo?-
-Quello del treno...
Aereo! Il volo del tuo aereo!- si affrettò a correggersi Tolik, appena si rese conto che i treni, di base, non volavano.
Non dovevano volare.
-Ma io non ho un aereo...- rifletté Al'ja, confusa, sfiorando una guancia del ragazzo con un dito.
-Non ne hai preso uno per venire qui?- mormorò lui, smarrito.
-Sì, ma non l'ho rubato.
Ho pagato il biglietto-
-Lo so-
sibilò Tolik, che cominciava ad avere la vaga sensazione che quella diabolica ragazzina siberiana lo stesse prendendo in giro.
-Quello che sto cercando di dirti...-
-Dimmi tutto quello che vuoi-
La voce suadente della pattinatrice per un attimo destabilizzò, per non dire tramortì, i neuroni del giovane Cosacco, che però si riprese in tempo per ribattere, spazientito:
-Oh, per favore...
È stato puntuale?!-
-Assolutamente-
-Meraviglioso...-
Le dita di Al'ja scesero lungo il collo di Anatol', che si morse brutalmente il labbro inferiore.
Non sapeva esattamente dove finiva il vestito di Natal'ja, perché non era nemmeno sicuro che iniziasse.
E non doveva pensarci.
Non doveva nemmeno guardarla, ecco.
-C'è qualcos'altro che vuoi dirmi?-
Però lei non doveva parlargli, che diamine!
-Al'ja, vedi, io... Non sono abituato a...
Queste cose. Quindi... Vacci piano-
-In che senso?-
-Con...
I vestiti-
-Cioè me li devo togliere lentamente?-
-Natal'ja! Se per questo te li posso anche togliere io, ma non farmi prendere certi colpi!-
-Tolik, tu di colpo devi averne preso uno bello forte alla nascita...-
-Ma tu non eri timidissima? Sono sicuro che David mi avesse detto...-
-Lo sono ancora, in teoria, ma tu sei più timido di me... E io non avevo mai conosciuto un Cosacco timido in vita mia!-
-E sei contenta di averlo conosciuto?-
-Immensamente. Anche perché è piuttosto carino...-
-Sì?-
-Sì, beh, niente di eccezionale, ma si lascia guardare... E solo guardare, per carità, altrimenti va nel panico!-
-No, dai... Io non lo chiamerei panico...-
-E come lo chiameresti?-
-Al'ja...-
-Dio, che ragazzo complicato!-
-Vuoi...-
-Sì?-
-Un thè? Ti preparo un thè?-
-Un thè... Sì, preparami un thè.
Meglio che niente-


In cucina la situazione non migliorò affatto.
Tolik riempì d'acqua la teiera, ma Al'ja continuava a guardarlo in un modo che lo costrinse ad appoggiarsi ai fornelli per non perdere l'equilibrio e a dimenticarsi completamente cosa stesse per fare.
-Devi accenderlo,
lyubimyy- gli fece presente Natal'ja, dolcemente.
-Cosa?-
-Il fornello. Ma prima togli la mano.
E appoggiaci la teiera-
-Sulla mano?-
-Sul fornello-
-Giusto-
-E poi vieni qui-
-Qui dove?-
-Qui dove sono io-
-Qui dove sei tu...-
La pattinatrice siberiana gli rivolse il sorriso più meraviglioso che Anatol' Viktorovič Kutuzov avesse mai visto.

-Mi erano mancate le nostre conversazioni intellettuali-

-Andiamo in camera mia?- sussurrò il ragazzo, con lo sguardo disperatamente aggrappato alle punte dei suoi stivali.
-Non chiedermelo in quel modo così impavido e spregiudicato, però!-
-Oh,
Bog... Non sono sicuro che mi piacciano, le ragazze siberiane. Vi prendete sempre gioco dei vostri fidanzati?-
-Sempre. Ma in genere i ragazzi siberiani sanno come rispondere-
-Tuo padre cos'avrebbe risposto?-

-Mio padre sarebbe già in camera con
maman, a quest'ora-
-Oh, cielo, ma dove sei cresciuta?-
-A Nostal'hiya, frazione di Novosibirsk, Siberia Sud-Occidentale... Terra di eroi, criminali, Cosacchi e pattinatrici. In altre parole,
the promised land. Ma solo se sei un sovversivo-
-Ikh... Bene. Dov'eravamo rimasti?-
-Alla tua camera, suppongo. Conoscendoti potrei anche sbagliarmi, ma credo che tu volessi portarmi a letto-
-Sì, credo anch'io. Ma non mi stai più guardando come facevi prima...-
-Prima ti stavo implorando con lo sguardo di trascinarmi in camera, tra parentesi-
Natal'ja scese dal tavolo della cucina, su cui era stata comodamente appollaiata fino a quel momento, superò il fidanzato e spense il fornello.
Immerse una bustina di thè nero nell'acqua bollente e si voltò distrattamente verso Anatol', che la guardava ancora ad occhi sbarrati.
-Beh, prima prendiamo il thè, a questo punto-
-Una volta...-
-Una volta ero timida, sì.
E tu non eri fidanzato-
Anatol' cercò almeno di ricordare come avrebbe voluto finire la frase, ma non riuscì a trattenersi dal ridere.
Quando rialzò lo sguardo, Al'ja lo guardava ancora come se fosse stato una specie di miracolo, con i suoi occhi splendenti di fiume lontano e i boccoli che già si stemperavano sulle punte, perché lei aveva i capelli troppo lunghi e troppo lisci e il vento di Rostov non aveva pietà delle temporanee magie delle parrucchiere siberiane.
-Allora, dato che adesso a quanto pare sono fidanzato...-
Tolik prese fra le dita una spallina dell'abito di Natal'ja, accigliato.
-Sappi che all'Accademia Militare ho imparato tante cose, ma non a resistere alle ragazze siberiane. E per quanto a volte possa sentirmi minacciato dalla loro brillantezza, potrei non pentirmi di averne fatta entrare una in casa mia. Il problema, semmai, sarà decidermi a lasciarla uscire. Ma questa non è una cosa di cui dobbiamo preoccuparci adesso. Per quanto riguarda il thè, mi auguro che tu riesca a berlo nella metà del tempo che impiegherà questo straccetto a finire sul pavimento della mia camera, proprio così, perché ho rivisto le mie priorità e mi dispiacerebbe molto far aspettare ancora la mia ragazza siberiana-
Al'ja si illuminò, ma lui non le diede il tempo di ribattere alcunché, perché la baciò come facevano i ragazzi di Rostov-sul-Don, e non gli importava niente di come facessero i ragazzi siberiani, perché Al'ja non aveva bisogno di nient'altro e non avrebbe mai avuto bisogno di nessun altro.
In tutta onestà, avrebbe ammesso più tardi, ma molto più tardi, la bella pattinatrice di Nostal'hiya, i ragazzi di Rostov non erano niente male.
Non erano brillanti come quelli di Novosibirsk, ma avevano un certo modo di sorridere, un certo modo di alzare certi occhioni turchesi che facevano sempre venire un certo vuoto allo stomaco, un certo modo di... Sì, insomma, anche di respirare, quando respiravano, che li rendevano persone di tutto rispetto.
Non che bisognasse necessariamente rispettarli.

Però sposarne uno, se capitava, poteva essere una buona idea.


Every beat of my heart I would give
Every beat of my heart just to live
To live for your love, if all that I want
Is to die in your arms
I'd give you every beat of my heart

(Every Beat Of My Heart, Bon Jovi)


-Un altro? Davvero?- obiettò timidamente Anatol' quando, diciamo un po' di tempo dopo, Natal'ja era tornata in cucina per prepararsi un altro thè.
-Ascolta, io non fumo come Dav, Niko e papà, e nemmeno l'iPod come la mamma... Potrò pur essere dipendente dal thè, no?-
-Aspetta, cosa fa tua madre con l'iPod? Lo fuma?-
-Oh, no... Lo respira, piuttosto. È
raised on rock*, come dice un tuo omonimo che ti inquieterebbe molto, cresciuta con il rock, e con il sopracitato tuo omonimo, una creatura che quando suona riesce veramente a farti credere che non esista nient'altro oltre a lui e alla sua chitarra, ed è stato la rovina di mia madre... Il suo primo amore, il suo primo eroe, il suo unico neurone fulminato. Pazienza, capita. Noi le vogliamo bene lo stesso. Tornando al thè, in ogni caso... Beh, tutti nella mia famiglia, ma anche a Nostal'hiya in generale, abbiamo una passione viscerale per il thè. È una parte di noi, delle nostre giornate, della nostra storia. Praticamente la nostra bevanda nazionale-
-Nazionale?- si azzardò a domandare Tolik, lievemente perplesso, ma Al'ja era imperturbabile.
-Di Nostal'hiya, certo-
-Che è...
Una nazione?-
-Ossignore, Tolik, te l'ho già detto.
Frazione di Novosibirsk, Siberia Sud-Occidentale. Una frazione di Novosibirsk non può avere una bevanda nazionale?-
-Oh, beh... Immagino di sì.
Certo-
Mai contraddire una ragazza siberiana.
-Noi di sicuro abbiamo un fortissimo orgoglio nazionale. Prima come Nostal'hičnyy, poi come siberiani, e per quanto riguarda la mia famiglia come Cosacchi siberiani, e infine come russi. Ma russi della nostra Russia, capisci? Di quella che abbiamo dentro. La nostra
promised land, la nostra thunder road.* Oh, questo è Springsteen, ma lascia perdere... È uno dei problemi di essere figlia di mia madre. Le citazioni. Mi vengono automatiche, come mi viene automatico bere tre o quattro tazze di thè al giorno-
Anatol' decise saggiamente di non chiederle chi o
cosa fosse "Springsteen", e fu la sua fortuna.
Nessuno avrebbe potuto salvarlo, altrimenti.
-Allora facciamo questo thè per la mia piccola Nostal'hična...- sussurrò invece, accarezzando i boccoli ormai quasi sfatti della sua ragazza siberiana, e la verità era che la capiva, capiva cosa intendeva quando parlava della "sua" Russia, quella che aveva dentro, che era molto più luminosa e dignitosa di quella in cui vivevano, eppure quella in cui vivevano, che non apparteneva a loro ma a chi se l'era comprata, era pur sempre la terra che amavano, anche quando il freddo e la paura erano più forti dei loro ideali.
Se lo chiedeva continuamente, Anatol', perché proprio a lui, un ragazzino cosacco del Caucaso Settentrionale, un militare con più disciplina e resistenza degli altri, ma con mille dubbi in più e un cuore molto più vulnerabile di quanto avrebbe voluto, lui che aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita a cercare di diventare il migliore per un Paese che peggiorava di giorno in giorno, ma per se stesso non era mai abbastanza, solo a lui Natal'ja aveva dato tutto, solo a lui aveva permesso di sapere tutto e di avere tutto, tutto il suo candore e tutta la sua passione, tutti i suoi pensieri, anche quelli in cui lui si perdeva, gli sguardi per cui lui si struggeva, i baci che sognava ogni volta che chiudeva gli occhi, ogni notte che passava in Accademia Militare, quando lei era a 3766,3 kilometri da Rostov, persa in quella maledetta, lontanissima Siberia che in certi momenti Anatol' odiava, e lui moriva di nostalgia.
Tutto il mondo di Natal'ja, che quando era arrivata sembrava che il vento avrebbe potuto portarsela via, lei, i suoi capelli d'oro e il suo vestito leggero, poca stoffa e troppa luce su un corpicino da silfide che gli aveva imprigionato lo sguardo in un incantesimo troppo crudele anche per un soldato, e invece era rimasta con lui.
Sua come non aveva mai osato sperare, ma aveva sempre desiderato tanto da star male.

-Beh, a questo punto penso proprio di potertelo dire, anche se ormai è abbastanza palese. Insomma, ho cercato di circuirti per mezz'ora, e ti assicuro che non è nel mio stile, almeno credo... Evidentemente assomiglio a mia madre più di quanto lei stessa sospetti, e questo non è affatto positivo... Ad ogni modo. Di bei ragazzi ne ho visti anche a Nostal'hiya, ci mancherebbe, ma di avere una paralisi completa, un autentico collasso cerebrale come quello che ho sperimentato quando ho visto te per la prima volta, questo no, non mi era mai capitato.

E quindi... Quindi. Te lo ricordi, no? C'era quel vento maledetto, io litigavo con i collant di pizzo, tu sei uscito dall'Accademia... E non lo so, mi sei sembrato meraviglioso. Prima, di meraviglioso, per me, c'erano solo i miei fratelli. E i miei genitori, i miei nonni, i miei zii... E, beh, Julija, la mia migliore amica. Non contraddirmi, il fatto che ti faccia paura non conta. Le ragazze siberiane devono farti paura, è normale. Però capisci, mi sentivo così persa... Perché ho sempre pensato di dover vedere l'anima delle persone, prima di poterle giudicare meravigliose. E in quel momento non posso aver visto la tua anima, perché stavo guardando te. Bene, non potevo farci niente. Eri meraviglioso. E come mi guardavi... Dio, non avrei dovuto mettermi un vestito, quel giorno. E i collant di pizzo e le ballerine. E non avrei dovuto tenere i capelli sciolti... Ecco, allora sì che ero terribilmente timida. Non sapevo chi fossi, a momenti non sapevo neanche dove fossi, da Novosibirsk a qui ci sono due giorni di treno, due giorni, e allora venivo ancora in treno... Mi ero fermata a metà strada, sì, non mi ricordo neanche più dove, e avevo passato la notte in albergo, e quando sono arrivata ho passato dieci minuti a pettinarmi e a rifarmi il mascara, in stazione, ma ero comunque distrutta... Volevo solo vedere mio fratello, tu eri maledettamente abbagliante e io non ero preparata, ero troppo stanca, troppo smarrita, troppo lontana da casa... L'unico Cosacco del Don che conoscevo era Pugačëv, capirai, l'esempio più rassicurante del mondo! Tu non eri David, non eri un Nostal'hičnyy, fissavi i miei collant come ipnotizzato... Cosa diavolo avrei dovuto fare? Innamorarmi di te? Beh, ho fatto anche questo. Un paio d'ore dopo. Tu volevi sapere perché... Perché, Tolik.

I miei genitori hanno il ritratto di Pugačëv appeso all'armadio, hanno festeggiato il loro matrimonio in un locale che si chiama "I Cosacchi dell'Ob'", che tra l'altro è il più leggendario e frequentato del mio quartiere, la sera leggevano "Taras Bul'ba" a David per farlo addormentare, gli hanno letto anche la scena finale, in cui i Polacchi bruciano vivo Taras, e non ha avuto neanche mezzo incubo, anzi, era tutto contento, perché Taras era morto da eroe e dall'hetman dei Cosacchi ucraini non si aspettava altro! Quanto pensi che sia sconvolgente, per due individui del genere, che uno dei loro figli cresca smaniando per arruolarsi? Khristos, in alternativa avrebbe potuto voler diventare una rockstar, visto che, oltre alle canzoni di musical ungheresi sui quali ora come ora preferisco non illuminarti, quello scricciolo adorabile di David ha avuto Youth Gone Wild come ninna nanna. Tu... I tuoi genitori hanno delle foto, in camera?-
-Beh, qualche foto del loro matrimonio e di me e mia sorella quando eravamo piccoli-
-Oh, quelle le hanno anche i miei, per fortuna.
Sotto il poster di Rachel Bolan. Sai, il bassista degli Skid Row, quello con una catena che va dal naso all'orecchio, una delle due anime candide che hanno scritto Youth Gone Wild. L'altro è Snake Sabo, ti basti il nome. All'anagrafe David Sabo. David, appunto. Uno dei tre delinquenti a cui mio fratello deve il nome. David Grohl dei Foo Fighters, David Bryan dei Bon Jovi e David Sabo degli Skid Row. Comunque, dicevo, il poster di Rachel la mamma ha dovuto spostarlo più in alto, perché una notte papà ha sognato Rachel che lo accoltellava e maman che scappava con lui ad Atlanta, ed è stato terrificante... Non si fidava più, a dormire con le sue foto sopra il letto. Ma tornando a noi. Tu sei, per così dire, cresciuto in un altro contesto. Circondato da persone normali. Dio, mi sembra ancora incredibile che fuori da Nostal'hiya ce ne siano così tante, non sono abituata... Ma tu volevi arruolarti, l'hai sempre voluto, perché sapevi che sebbene tua madre avesse un negozio di cosmetici e prodotti per la casa era comunque di origine cosacca, e tu ci credevi, credevi in tante di quelle cose in cui la maggior parte della gente ha smesso di credere secoli fa... E non avevi paura, no, non hai paura, ti conosco da un anno e non ti ho mai visto vacillare un istante. Oh, dici che ti manco, questo sì, che la notte impazzisci senza di me, e a volte anche di giorno, anche se gli allenamenti dovrebbero avere il sopravvento su tutto il resto... Ma non per questo ci credi dj meno. Tu hai l'Accademia, hai il tuo sogno, e hai me, davvero, hai me, non so perché pensi di non essere abbastanza straordinario per avere me, ma Tolik, giuro, lo sei. Scusami se parlo troppo. Lo faccio solo con le persone meravigliose-
-Esattamente, Al'ja...
Come hai fatto a sapere cosa stavo pensando?-
Natal'ja sfilò la mano di Anatol' dai suoi capelli e intrecciò le dita con le sue, con il dolce sorriso di un'innocente giovane pattinatrice di Novosibirsk che si era definitivamente arresa all'evidenza di essere logorroica quanto sua madre.
-Oh, insomma, mi stavi guardando in un certo modo...
Quel certo modo. Il modo in cui mi guardi quando pensi e ti fai millemila paranoie... Poi, davvero, non per metterti ansia, ma sono la tua ragazza e sono siberiana. È il minimo che io sappia cosa pensi, no?

Non c'è molto che tu possa dire, adesso. Forse solo sha la la la, I'm in love with a Jersey girl, come cantava Tom Waits per Kathleen Brennan-

-Non... Non sono io che sono stupido, vero?- si arrischiò a chiedere Anatol', con un filo di voce.

-Sei solo tu che sei troppo intelligente-

-Intelligente, io? Scherzi? Troppo siberiana, semmai. Troppo Nostal'hičhna. Troppo figlia dei miei genitori e troppo sorella di David, ecco. Ma sai qual è il principio di Dav, no? 'Cause I won't be the one left behind, can't be king of the world if you're slave to the grind.* E dimmi, conosci forse qualcuno di più king of the world e di meno slave to the grind di David?-

-Io non riesco semplicemente ad immaginarmi qualcuno di più di David. Non di più qualcosa. Di più e basta-

-Io adesso non riesco ad immaginarmi David. Voglio dire, perché dovrei? Ho te-

Al'ja si alzò sulle punte dei piedi per baciarlo e Tolik la strinse a sé tanto forte da toglierle il respiro.

-Sbrigati a finire questo thè, che ti porto fuori. Ti porto all'Ice Arena-


It's the little things that you do that make me want you more
It's the way your hands are trembling but what they trembling for?
It's the way the smile fits on your lips
The way you hold me tight
God knows I'd give everything to be in your arms tonight

(Every Beat Of My Heart, Bon Jovi)


Anatol' non aveva lasciato la mano di Natal'ja per un solo istante, durante la strada, e con quella libera le sistemava premurosamente i capelli scompigliati dal vento, sapendo quanto lei detestasse essere spettinata.
-Non li taglierai mai, vero?- le chiese, preoccupato già solo all'idea.
-Ti pare? Le ragazze di Nostal'hiya si riconoscono prima di tutto dai capelli-
-Ma non sono tutte belle come te-
Al'ja si girò a guardarlo con una luce negli occhi difficile da interpretare, forse divertita, forse semplicemente troppo innamorata.
-È un'affermazione?-
-Decisamente-
-Se lo dici tu...-
-Tu sei davvero la principessina di Nostal'hiya. Ti chiamano così, no?-
-Non è un nome molto originale. Mia madre era la reginetta dell'Ob'. Io a quanto pare sono scesa di livello-
-Nah. Secondo me è solo perché sei più piccola-
-Certo...-
La biondina siberiana si trattenne a stento dal ridere e Tolik le passò un braccio intorno alla vita, sentendola fremere sotto le sue dita.
-Comunque non ha senso che tu venga a vedermi pattinare. Voglio dire, ne sono felicissima, ma non puoi solo stare a guardare me... Oggi devi provare- asserì la ragazzina, e Anatol' sbarrò gli occhi, terrorizzato.
-Provare?-
Al'ja gli rivolse un sorriso di una dolcezza struggente.
-Devi-


Well me, these days, I just miss you
It's the nights that I go insane
Unless you're comin' back for me
That's one thing I'd know that won't change

(It's Hard Letting You Go, Bon Jovi)


[...]

As I whisper your name I wish you were here by my side
And the only way that I find you is when I close my eyes
With my ring on your finger I hope and I pray
That you know deep in your soul with every step that you take

(Every Beat Of My Heart, Bon Jovi)


I fatti, a quel punto, si erano succeduti piuttosto rapidamente.
Natal'ja aveva promesso ad Anatol' che non avrebbe lasciato la sua mano per nessun motivo.
-Al'ja, non riesco a stare in piedi...-
-Devi stare in equilibrio, Tolik.
Sui pattini-
-Sì, ma...-
-Se stai fermo non starai mai in equilibrio-
-Se mi muovo non resterò mai in piedi!-
-L'ottimismo e la fiducia in te stesso, ma soprattutto la capacità di infondere ottimismo e fiducia
agli altri, sono le cose che più amo di te-
-Ma Khristos, tu non ti rendi conto... Tu pattini da quando eri un feto, io...-
-Tu, mentalmente, sei rimasto un feto.
Tutto qua-
-Al'ja, smetti per un attimo di dire cazzate.
Vuoi sposarmi?-
Natal'ja aveva promesso ad Anatol' che non avrebbe lasciato la sua mano per nessun motivo.
Ma in quel momento la lasciò.
L'attimo successivo Tolik volò per terra.
Beh,
per terra...
Sul ghiaccio, più che altro.
-E poi sarei io il cretino!-
-Certo che sei tu!
Lo sai che voglio sposarti!-
-Per questo mi hai fatto cadere?-
-Perché, secondo te se ti avessi buttato le braccia al collo e cose del genere cosa sarebbe successo?-
-Saremmo caduti entrambi?-
-Eh. E io sono ancora una persona rispettabile-
-Sì, però che stronza...-
-Sei già la seconda persona che me lo dice, oggi-
-Persona? Da quando David è una persona?-
-Sta' zitto. È il mio fratellino-
-Mi aiuti, magari?-
-Ma Khristos, arrangiati, sei un maledetto soldato! E se ti rialzi e andiamo a sederci da qualche parte devo dirti un paio di cose, ma seriamente, stavolta-


So you packed your bags you said you're leaving tonight

You gotta catch the last train to the pixie lights

It's your life, better get on board

Got all dolled up in your Sunday shoes

You got that lipstick on, nothing to lose

Except me, baby, singing the blues

So go on now, just walk away, baby

Don't look back, you just drive me crazy, baby

(Open All Night, Bon Jovi)


[...]


Forgive me, please, for I know not what I do
How can I keep inside the hurt, I know is true

(In A Darkened Room, Skid Row)


Natal'ja si era seduta a gambe incrociate sulla panchina, poi, non convinta, aveva sciolto quella posizione e si era stretta le ginocchia al petto.
Aveva un che di infantile e terribilmente innocente, in quel momento, e tutto quello di cui era sempre andata così fiera, il suo sangue cosacco e siberiano, la sua appartenenza a Nostal'hiya, le scritte sui muri del Palazzetto dell'Ob' che la celebravano come la campionessa di pattinaggio in carica, la certezza che lo sarebbe rimasta ancora a lungo...
Tutto questo ora non la proteggeva più come prima.
Anatol' si sedette ancora più vicino a lei, lei con quella sua bellezza immensa e cristallina che lui quasi tremava a sfiorare, ma niente bruciava quanto la pelle di Natal'ja, e a volte era così brava a fargli dimenticare di quando era lei a tremare, quasi un anno prima, quando non sapeva ancora se lui sarebbe mai rimasto.
-Il mio ex ragazzo mi ha quasi violentata, lo sai. Cinque anni fa. E poi non so esattamente cosa mi sia successo con te, ma io
avrei fatto l'amore con te anche se poi tu non avessi voluto vedermi mai più. Mi avresti spezzato il cuore, certo, ma almeno me l'avrebbe spezzato il ragazzo che amavo. Che amo. Poi in qualche modo sarei tornata a Nostal'hiya, perché sai, non si può guarire da Nostal'hiya, questo no, ma se ci sei nato, se non hai paura, puoi guarire a Nostal'hiya. E allora non avevo idea di cosa sarebbe successo, perché non capivo un accidente di quello che tu volessi o non volessi, ma volevo solo che tu sapessi che per te l'avrei fatto, perché per me, pur di stare con te, ne sarebbe valsa la pena. E niente. Solo per dirti che io ti avrei sposato anche quando mi hai stretto la mano e mi hai baciata, prima che io salissi sul treno, e mi hai detto di non credere che tu non fossi innamorato di me. Io ti ho detto che non ci credevo, ed era vero, ma non posso dirti di non essere quasi morta di paura. Solo per dirti che, qualunque cosa succeda, io non riuscirei mai ad amarti di meno di così. E che ti sposo, chiaro. Ma non cadere più, per favore. Non voglio che tu ti faccia male-


And I would give up tomorrow
And die for one yesterday
I'd lie, beg, steal and borrow
To hear you whisper my name

Tonight there ain't no miracles
Washing up on this beach
The angels left here long ago
But I still believe


Now I don't know how a heart beats
But I sure know how one breaks
Remember how I used to hold you
To share every breath that you'd take

How can I forget
You're every tear that I cry?
I know you're coming back
You never kissed me goodbye

(Maybe Someday, Bon Jovi)


Poi Natal'ja non aveva detto più niente, Anatol' l'aveva abbracciata e appoggiato il mento su una spalla della ragazza, che sorrideva lievemente e si era lasciata accarezzare i capelli, le spalle e la schiena in silenzio, perché quello era il modo di Tolik di dirle non ti lascerò mai.

Ogni mattina dopo il giorno di licenza, dopo la partenza di Natal'ja, in Accademia Militare, David vedeva Anatol' reggersi a stento in piedi, con gli occhi arsi da una notte passata a pensare a Natal'ja fino a star male, fino a piangere, perché mancava ancora un mese e c'erano sempre 3766,3 kilometri fra Rostov e Novosibirsk e lei era già tornata in quella sua spaventosa terra di ghiaccio, quella che gliela portava via.

Lui le aveva lasciato l'anima sulle labbra, ma non la voleva indietro, no, era Al'ja che voleva indietro.
Poi andava avanti, certo, Tolik era sempre stato un ragazzo testardo, lo era stato fin da bambino.
Stare lontano da Natal'ja era intollerabilmente crudele, ma credeva talmente tanto in quello che faceva che avrebbe trovato il modo di farlo anche senza di lei, almeno finché non l'avesse rivista.
Non era uno che si pentiva delle sue scelte, Anatol' Kutuzov.
Non per questo la nostalgia lo divorava di meno, ma era forte abbastanza.
Forte come in quel momento, con Al'ja fra le braccia e le sue parole che non avrebbe dimenticato mai, perché Dio, quella ragazzina era logorroica e contorta come poche, ma lui riusciva a seguirla dall'inizio alla fine, riusciva a capirla, a capire ogni motivo per cui tremava, per il suo ex fidanzato, per lui quando ancora non riusciva a capirlo, per il vento che le scioglieva i boccoli, per quando sarebbe dovuta tornare a casa, senza di lui e senza suo fratello.
-Non ho mai voluto farti del male, non sono quel genere di ragazzo-
-Oh, lo so. Anche perché alla fine tu ti sei fatto più male di me. Ma la prossima volta non cadrai, giuro. La prossima volta non ti lascerò la mano-
-Non ci sarà una prossima volta, tesoro. Proprio no-
-È bello quando cerchi di contraddirmi. A volte sembra perfino che tu ci creda veramente!-
-Oh, Al'ja...-
-Che c'è? Vuoi sposarmi, non posso essere poi così fastidiosa-
-Non sei fastidiosa. Sei solo ingestibile-
-A volte tu riesci a gestirmi-
Anatol' si lasciò sfuggire un sorriso e lei gli tirò una ciocca di capelli.
-A volte sì-


Woke up to the sound of pouring rain
Washed away a dream of you
But nothing else could ever take you away
'Cause you'll always be my dream come true
Oh my darling, I love you

(I Remember You, Skid Row)


[...]


These eyes hold no secrets, I hide no truths

I am all I am, all I was to you


These are hands that can offer protection

But hid me from my own reflection


I am the fighter, though not a boxer by trade

I am the fighter, few will remember my name

I am the fighter, though not a boxer by trade

I am the fighter, a fighter’s born but not made


I should write down these words ‘fore I lose them

Or write you a song just to use them

(The Fighter, Bon Jovi)


-Torniamo a casa?- propose Tolik, che voleva avere Natal'ja solo per sé ancora per un po', anche se questo avesse comportato farsi convincere a riprovare a pattinare, un giorno.
Un giorno lontano.
-Oh, va bene. Così posso farmi un altro thè. La prima volta mi hai fatto fretta perché volevi portarmi a letto, la seconda anche perché volevi chiedermi di sposarti... Io ho anche bisogno di bermi un thè in pace, ogni tanto!-
-Stai scherzando, vero?-
Al'ja gli lanciò un lungo sguardo di sfida, più seria che mai.
-Tu credi?-
-Khristos...-
Lei scoppiò a ridere e si girò a dargli un bacio ancora più lungo del suo sguardo truce di poco prima.
-Non sto scherzando. Ma dopo sai cosa facciamo? Prepariamo un Kaiserschmarren. Hai della cannella in polvere in casa?-
-Al'ja, secondo te quanti dei miei compagni di Accademia hanno della cannella in polvere in casa?-
-David ce l'ha. E poi cosa cavolo me ne frega dei tuoi compagni di Accademia. Fa niente, andiamo a comprarla. Uova?-
-Di gallina?-
-Preferirei di corvo. Cretino-
-Neanche-
-Tu cosa mangi quando sei in licenza, esattamente?-
-Un gelato o una cioccolata con David e poi bevo il thè con te e sto con te. Non mangio-
-Grandioso... Sai cos'è un Kaiserschmarren?-
-Non c'entra niente con i Kalashnikov?-
-Oh, al diavolo, tu e i tuoi Kalashnikov. Non hai un accidente di cultura in fatto di dolci austriaci-
-Dio, sono proprio un mentecatto-
-Scherzi? Tu sei moya lyubov'. Ma hai ancora diverse cose da imparare-
Natal'ja si alzò di scatto dalla panchina e tese la mano al ragazzo.
-Sei pronto?-
-A tutto-
-D'altronde, di cosa mai può avere paura, un Cosacco?-
Anatol' sospirò, prese la mano di Al'ja e si alzò.
-Di niente, amore mio. Proprio di niente-


And I swore I'd never let you go
Together

Forever

(Never Say Goodbye, Bon Jovi)


[...]

What was it you once said
That there would be things in life that couldn't be
Not for a second did I believe you
Not for a minute did I believe that

(Breakin' Down, Skid Row)


Note:


About love, the truth, what you mean to me: Bed Of Roses, Bon Jovi.

And I'll never let go, 'cause there's something I know deep inside: Born To Be My Baby, Bon Jovi.


* Raised On Rock: Citazione di Raised On Rock degli Scorpions.

* Riferimenti a The Promised Land e a Thunder Road di Bruce Springsteen.

* Citazione di Slave To The Grind degli Skid Row.


Buongiorno a tutti! ;)

Non ho molto da spiegare su questo capitolo, penso che bastino i monologhi di Al'ja, che ho scritto quasi tutti di notte, perché di giorno forse non li avrei capiti nemmeno io ;)

Purtroppo io tendo a parlare come lei, senza respirare e senza permettere di respirare neanche ai miei interlocutori, ma credo sia meglio non approfondire l'argomento.

Questo capitolo lo dedico a Cecilia, la mia migliore amica, perché è lei che fa incubi seriamente spaventosi su di me e sugli Skid Row, per quanto cerchi di convincerla che sono dei bravi ragazzi, sì, anche Rachel.

Quanto ad Al'ja e Tolik, loro li lascio commentare a voi, e spero che vi siano piaciuti ;)


A presto!

Marty

  
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