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Autore: Tactolien    26/08/2015    1 recensioni
Questa storia è ambientata dopo L'Ultimo Guardiano. Inizia con un matrimonio particolare e spero di portarla avanti fino in fondo. Dopo Una pagina di Diario e Il Sigillo di Scilla ecco questa nuova storia, magari un po' assurda, che spero possa piacervi
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Leale, controlla il radar”. Ordinò Artemis, senza staccare gli occhi dal binocolo.
La guardia del corpo obbedì veloce. La linea verde spazzò tutto il tendo schermo finché… Bip… pigolò accendo svariate lucine rosse.
Chinandosi appena, Leale batté un dito sullo schermo.
Che scherzi son questi? Aggrottò la fronte perplesso. Quelli che vedeva dovevano essere solo degli ologrammi. Immagini illusorie. Non sarebbero dovute apparire nel monitor.
Mandò un’occhiata agli iceberg. A meno che…
Prese il comando del timone e si mise all’opera.


“Leale, che stai facendo?!”. Lo richiamò Artemis appena vide la nave virare verso sinistra.
“Cambio rotta. Quegli iceberg sono reali, appaiono sul radar”.
“Prosegui dritto”. Ordinò invece.
“Ma Artemis, così ci schianteremo!”.
“Ti dico di no, prosegui la rotta. Fidati”.
E Leale lo fece, anche se quelle montagne di ghiaccio non promettevano niente di buono.
Riprendendo a guardare oltre le grandi lenti, il giovane irlandese non poté impedirsi un mezzo sorriso.
Era ovvio. L’aveva previsto. Sapeva che quei cosi sarebbero risultati reali sui monitor. O almeno… alcuni lo erano sicuramente. D’altronde che razza di nascondiglio sarebbe stato se fosse risultato diversamente?. La tecnologia del Popolo era sempre una passo avanti.
Una nave di notte potrebbe non vedere gli iceberg, quindi è necessario che appaiano sui computer. E poi potrebbero verificarsi delle sgradite indagini se tutti i marinai andassero a dire che in questo punto d’oceano i radar non funzionano.
Un guasto poteva sempre accadere a chiunque, ma non a tutti.
Uno degli iceberg cominciò a farsi sempre più vicino.
“Ehmm… -borbottò il diavoletto N°1- Artemis, forse questo dovremo evitarlo”.
Il ragazzo lo guardò: “Riesci a distinguere gli iceberg falsi da quelli veri?”.
“Ti assicuro che riesco a vedere cose di cui farei volentieri a meno. E’ stato l’ultimo argomento di conversazione che ho avuto con Spinella. Infatti qualche giorno fa ho visto i microbi di un nano che aveva lasciato la patta posteriore aperta, e…”
“Bando alle ciance. Quello là davanti è vero?”.
Ciance? Artemis Fowl aveva davvero detto ciance? Non vide l’ora di raccontarlo a Polledro.
“Sì, e se non ci sbrighiamo gli spuntoni sotto l’acqua ci devasteranno la chiglia”.
Una volta dato l’ordine a Leale, la nave cominciò a virare di nuovo, verso destra questa volta. Aggirarono la grande montagna, vi passarono molto vicino. Anche troppo: un grosso pezzo di ghiaccio si staccò dalla bianca fiancata; quando finì in acqua alcuni alti spruzzi finirono addosso ad Artemis e N°1.
“Che freddo!!”. Esclamò quell’ultimo avvolgendosi tra le braccia.
Artemis non fece una piega, in fondo era coperto da un pesante giaccone con tanto di cappuccio. Era una fortuna che ne avessero di ricambio nelle cabine.
Una volta superato quel primo iceberg… se ne ritrovarono davanti uno ancora più grosso, e stavolta non c’era tempo per schivarlo.
“Tranquilli, questo è fasullo”. Li rassicurò il diavoletto, già avvolto in una calda sciarpa.
“Leale! Prosegui così!”.
L’enorme eurasiatico obbedì, ma trattenne il respiro. Quel coso sembrava perfino più reale di quello vero, con tanto di onde che scrosciavano ai suoi fianchi.
“Sei sicuro?”.
“Sicurissimo, vai!”.
Iceberg contro prua. Quaranta metri all’impatto.
Trenta metri.
Venti metri.
La fronte di Leale cominciò a sudare malgrado la bassa temperatura. Sul ponte… Artemis e N°1 non fecero una piega.
Dieci metri.
Cinque metri.
Un metro. Tanto vicino da poterlo toccare con mano…
La lamiera dello scafo entrò all’interno del ghiaccio, attraversandolo da parte a parte.
“Sì!!”. Sentirono esultare la guardia del corpo.
“E’ divertente”. Ridacchiò il diavoletto, pronto a riconoscere il prossimo ologramma.
Al suo fianco… Artemis si limitò ad accennare un sorriso. Fin lì stava andando tutto bene.
“Anche il prossimo è falso –lo avvertì N°1- Però i prossimi due vanno evitati”.
“Riesci a vedere l’isola?”.
“Adesso sì. Apparirà anche a voi una volta finiti gli iceberg”.
“Bene”. Prese in mano la trasmittente: “Leale, credo sia il caso di indossare subito gli elmetti”.
Non potevano pensare di andare su un’isola segreta senza gli elmetti del Popolo. Non sarebbe stato da Artemis Fowl commettere una simile imprudenza. Quello di Leale era stato modificato apposta per il suo enorme testone rasato.
Ne avevano portati cinque. Tre per i passeggeri della Fowl Star Seconda, e due di riserva. Meglio tenersi pronti per ogni evenienza.
Arrivarono appresso al secondo iceberg… e come da copione attraversarono pure quello.
Gli occhi di N°1 sono davvero straordinari. Si ritrovò a pensare Artemis. Io stesso avrei dovuto usare qualche accorgimento tecnologico per distinguere i singoli ostacoli.
Fu poi la volta delle ultime due montagne di ghiaccio. Leale fu rapido a virare malgrado la stazza della nave. Merito del nuovissimo motore ideato da Artemis Junior in persona.
E appena si furono lasciati tutti gli iceberg alle spalle… di colpo la realtà intorno a loro sembrò sciogliersi per poi ricomporsi sotto nuova forma.
“Incredibile”. Borbottò l’eurasiatico.
Il mare e il cielo erano ancora al loro posto… ma all’orizzonte dove prima c’era solo spazio aperto… ora stava una grande terra.
Continuarono ad avanzare.
Eccola là. Avalon. Strinse Artemis le mani sul binocolo. Pensò a Spinella, a cosa le avrebbe detto. Ogni metro che stava facendo lì in mare era un metro che lo avvicinava a lei.
Preferì non pensare che il suo comportamento avrebbe potuto metterla nei guai. In fondo non sapeva nulla della gente per cui lavorava. Già era stato difficile farsi accettare da Cantuccio, figuriamoci ora che stava invadendo lo stato di qualcun altro.
“Bene, e ora che facciamo? –li raggiunse la guardia del corpo, lasciando il lavoro a un pilota automatico- Come ci presentiamo?”.
“Presentarci? Sicuramente loro ci conosceranno già. Dobbiamo solo dire che siamo venuti a trovare una persona”.
“Questo è il piano? E’ la prima volta che la fai così facile”. Aggrottò la fronte poco convinto.
“Artemis”. Lo chiamò N°1.
Lui non staccò gli occhi da binocolo: “Sì?”.
“Credo che ci sia qualcuno qui”.
Finalmente Artemis si decise a guardarsi intorno, e d’istinto Leale scattò ad estrarre la mitraglietta Sig. Sauer.
“No, mettila via -lo ammonì il ragazzo- Se ci vedono armati potrebbero pensar male”.
In cielo non si vedeva nulla di anomalo… o almeno… nulla che si potesse vedere a occhio nudo.
Attivarono i filtri antischermo.
Stock… stock… udirono improvvisamente.
Rumori d’urto sul ponte.
Abbassarono lo sguardo… e videro una sfera luminosa rimbalzare vicinissima verso di loro.
Una stordibomba!! Capì subito il giovane irlandese, attivando immediatamente la protezione dell’elmetto.
Non fece in tempo ad avvertire i suoi compagni che la stordibomba esplose, tramortendoli.
Leale e N°1 caddero svenuti, Artemis invece si ritrovò a carponi sul ponte con le mani sul visore nel vano tentativo di proteggere gli occhi.
Accidenti! Che potenza. Non era la prima volta che vedeva una stordibomba, ma di sicuro era la prima volta che la sperimentava di persona come bersaglio. Aveva previsto una mossa del genere da parte della polizia di Avalon, ma aveva sperato nell’aiuto di Leale e del diavoletto.
Schiuse un poco le palpebre e alzò lo sguardo. Finalmente le vide: piccole ombre volanti che guizzavano da tutte le parti intorno alla nave. Sicuramente si stavano assicurando che non ci fosse nessun altro oltre loro.
Uno di loro scese di quota posando i piedi davanti a lui. Probabilmente il caposquadra.
Non svenire. Non svenire! Supplicò Artemis Fowl a se stesso. Se fosse svenuto non sarebbe riuscito a parlare con loro e cosa peggiore li avrebbero sottoposti a spazzamente.
A meno che non si chiedano prima casa ci fa un Demone stregone con noi.
“Che diavolo ci fate qui!?”. Parlò il caposquadra di Avalon, togliendosi l’elmetto.
Il ragazzo sorrise appena ne riconobbe la voce. Per non parlare dei graziosi lineamenti affilati, dei corti capelli ramati , della carnagione color caffè e degli occhi nocciola.
“Spinella…”. Borbottò un attimo prima di svenire.



 
  
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