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Autore: vali_    26/08/2015    5 recensioni
Dean non si sente a suo agio negli ultimi tempi: beve senza trarne i benefici sperati, dorme poco e sta sempre da solo e questo non è un bene per uno come lui, che mal sopporta la solitudine, convinto che riesca solo a portare a galla i lati peggiori del suo carattere.
Il caso vuole che un vecchio amico di suo padre, tale James Davis, chieda aiuto al suo vecchio per una “questione delicata”, portando un po’ di scompiglio nelle loro abituali vite da cacciatori. E forse Dean potrà dire di aver trovato un po’ di compagnia, da quel giorno in poi.
(…) gli occhi gli cadono sui due letti rifatti con cura, entrambi vuoti. Solo due.
Sam è ormai lontano, non ha bisogno di un letto per sé. Dean non lo vede da un po’ ma soprattutto non gli parla da un po’ e il suono della sua voce, che era solito coprire tanti buchi nella sua misera esistenza, di tanto in tanto riecheggia lontano nella sua mente. A volte pensa di non ricordarsela neanche più, la sua voce. Chissà se è cambiata in questi mesi (…)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
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Note: Mi fa strano tornare a pubblicare di mercoledì con l’orario italiano già pronto ahahah ma eccomi qua :) Le vacanze sono finite – e sono letteralmente volate – e sono ritornata alla normalità, com’è giusto che sia.
Anche questa settimana non sono riuscita a rispondere alle vostre recensioni prima di oggi e mi dispiace. Ora le cose dovrebbero tornare com’erano, quindi magari i miei ritardi saranno più contenuti xD scusate ancora, ma la scorsa settimana è stato tutto un tran tran ed ora che sono tornata si sono giù messi a catena altri impegni.
Abbiamo passato la metà della storia, a quanto pare, ed io vi ringrazio come sempre per le splendide parole che mi lasciate ogni volta :’) e invito i lettori silenziosi – nuovi e non – a lasciarmi un salutino, se ne hanno voglia. Avanti, non siate timidi, io non mordo XD e se avete da dire la vostra siete senz’altro graditi! :D
Il capitolo di oggi me lo ricordavo un pochino più carino, ma meglio di così non mi è uscito quindi spero che a voi piaccia e che soprattutto gradiate la presenza di un personaggio che per un po’ è stato assente ma che vi farà compagnia nei prossimi tre o quattro capitoli.
Vi lascio mandando un bacione grande a tutti voi, a presto! :D

 
Capitolo 15: But you’re crying, you’re crying now
 
You used to think that it was so easy
You used to say that it was so easy
But you're trying, you're trying now
Another year and then you'd be happy

Just one more year and then you'd be happy
But you're crying, you're crying now.
 
(Baker street – Gerry Rafferty)
 
 
Entra nella sua stanza di motel, gli occhi fuori dalle orbite dopo aver visto la morte in faccia nell’ultima caccia. Gli capita spesso di vederla brutta, ma mai come stavolta. Peccato che quel maledetto, adesso, non avrà modo di raccontare ai suoi amichetti quanto sa essere bastardo Dean Winchester, quando vuole, e sarebbe stato meglio per lui stare da qualche parte a zonzo piuttosto che trovarsi sulla sua strada.
 
Si siede sul letto stanco e spossato, buttando il borsone il più lontano possibile da lui e si sdraia sul materasso cigolante con un mezzo grugnito. Si passa una mano sugli occhi e li chiude. L’idea è quella di farsi una bella dormita, ma cambia idea quando sente l’acqua della doccia smettere di scorrere; non aveva fatto caso fosse aperta.
 
Non passa neanche un minuto quando la porta del bagno si apre e ne esce Ellie con un sorriso allegro e gioioso stampato sulla faccia. Ha solo un asciugamano addosso legato sopra il seno, i capelli sciolti e bagnati appiccicati alle spalle e a Dean, in questo momento, sembra una specie di apparizione.
 
«Finalmente sei tornato, ti stavo aspettando» Dean la guarda estasiato, tirandosi appena su con la schiena e facendo leva sui gomiti per sostenersi; Ellie gli si avvicina e gli sorride «Vuoi che ti faccia un massaggio? Sembri così stanco».
 
Ed effettivamente è così, è stanco di tante cose, ma soprattutto di fuggire e più che un massaggio vorrebbe sentire il calore di Ellie contro la sua pelle. Si tira su un altro po’ e la afferra per un braccio, portandola su di lui «Già che sei qui, potresti fare di meglio». Ellie ride – nel modo più genuino in cui Dean abbia mai sentito ridere qualcuno – e alcuni capelli le ricadono sul viso all’altezza di quello di Dean che la guarda e glieli sposta più indietro sulle spalle sorridendo malizioso per poi attirarla più a sé e incontrare le sue labbra morbide. Lotta per scioglierle l’asciugamano che lei tiene stretto al petto e ribalta le posizioni, tenendola stretta sotto di lui che lo guarda ridendo, gli occhi luminosi. Le bacia il mento, il collo e lei lo stringe forte finché un rumore in lontananza lo desta e, quando apre gli occhi, si rende conto che era solo un sogno e che la situazione è molto più grave di quanto pensasse.
 
Si passa una mano sugli occhi lasciandola poi scivolare sul petto – la gola arsa e il cuore a mille – e rimane in silenzio, fin troppo conscio di quello che sta succedendo poco più in basso e cercando di non pensarci – o di non pensare a quello che ha appena sognato.
 
Di certo non è la prima volta che sogna di divertirsi con qualcuna; a volte è successo anche di peggio nelle sue fantasie, solo che stavolta c’è di mezzo Ellie e… porca puttana.
 
Non sa cosa gli sta succedendo. O meglio, non è certo di voler arrivare a quella conclusione.
 
E’ passato già un mese dal compleanno di Ellie e da quella serata che hanno trascorso insieme, dandoci dentro con l’alcol e non solo; dopo che i loro padri sono tornati a Nampa, si sono rincontrati solo una volta in questo lasso di tempo, ma non hanno avuto l’occasione di starsene per conto loro. Ellie, comunque, è sempre la stessa, non c'è nessun cambiamento in lei e… va beh, è una buona cosa, forse l’unica visto che Dean, invece, non riesce a levarsi il pensiero di quella sera dalla testa. Fa di tutto per non pensarci, ma se poi questa specie di “dramma” viene a disturbarlo anche nei sogni è logico che tutti i suoi buoni propositi se ne vanno affanculo.
 
E… sì, ok, non era neanche la prima volta che l’ha sognata, a dire il vero. E’ successo solo un’altra volta, ma era stato subito dopo il “fattaccio” perciò Dean non ci aveva fatto caso più di tanto, pensando che fosse solo una specie di coincidenza, ma forse le cose sono più incasinate di quello che sembrano.
 
Può girarci intorno quanto vuole, ma la verità è che a Dean quel bacio è piaciuto un po’ troppo. Ne ricorda anche il dettaglio più insignificante, nonostante fosse abbastanza sbronzo, e la cosa lo spaventa a morte. Non è sicuro di voler immaginare come sarebbe finita la serata se avessero avuto la stanza libera, senza i rispettivi padri, ma la cosa peggiore in assoluto è che si è reso conto, con il passare del tempo, che lo ha lasciato abbastanza insoddisfatto, perché ne vorrebbe ancora.
 
Si stropiccia gli occhi con le mani e si guarda intorno. Ieri sera, lui e suo padre sono arrivati a casa di Bobby; Dean aveva voglia da un po’ di fargli una visita – soprattutto dopo le ultime due settimane che sono state a dir poco estenuanti – e, con sua sorpresa, ci ha trovato anche Ellie.
 
Era nella stanza che Bobby le aveva lasciato l’altra volta a leggere il suo chilometrico libro – i capelli raccolti in una treccia spostata da un lato e gli occhiali sul naso – e gli ha raccontato che suo padre l’ha lasciata lì una settimana fa perché hanno litigato. Non ha aggiunto altro, a parte che sono tre giorni che non le risponde ed è un po’ preoccupata.
 
Dean, come al solito, avrebbe voluto fare domande, ma… niente, meglio lasciar perdere, soprattutto perché Ellie si è affrettata a cambiare argomento, dicendogli che, se voleva, poteva dormire sul letto e che lei si sarebbe presa il divano e Dean, stanco com’era, non ha proprio potuto rifiutare. Al diavolo la galanteria, per una volta. E poi avevano già stabilito che avrebbero fatto una volta per uno, come Ellie gli ha prontamente ricordato quando lui ha provato a replicare.
 
Si alza in piedi stiracchiandosi la schiena e cercando di ricomporsi, si veste e si dirige di sotto dove trova Bobby intento a fare il caffè.

«Buongiorno figliolo».
 
Dean lo saluta con una mano e si stropiccia gli occhi nuovamente. Si guarda intorno in cerca del padre, ma l’unica cosa che vede è Ellie ancora addormentata di peso sul divano. Si ferma un attimo a guardarla: ha una coperta di lana a scacchi marroni e bianchi addosso ed è sdraiata a pancia in su, le mani sopra il ventre e gli occhi chiusi. Gli spunta un sorriso sulle labbra a vederla così rilassata e tranquilla ma, quando si rende conto di ciò che sta facendo – fissare una ragazza addormentata come il peggiore dei deficienti –, scuote leggermente la testa e si volta di nuovo verso Bobby.
 
«Notizie di Jim?»
Bobby gli allunga una tazza di caffè «No, tuo padre è andato a cercarlo».
Dean sorride sghembo, amareggiato. Giustamente restare per una cazzo di volta che avevano deciso di prendersi una “pausa” era troppo complicato. «E non poteva chiamarmi? Sarei andato con lui».
«No. Sei appena arrivato» Bobby lo scruta, il cipiglio severo tradito dallo sguardo buono che sembra quasi voler nascondere sotto il logoro cappello «Qual è il problema? C’è anche Ellie, vi farete compagnia. E poi tuo padre può cavarsela da solo. Tra caproni, si sa, si intendono».
 
Dean non può fare altro che annuire – anche se a lui Jim più che “caprone” sembra più una gigantesca testa di cazzo ed è sicuro che anche Bobby concorderebbe se sapesse almeno un quarto delle cose che sa lui – e sorseggiare un po’ del suo caffè. Forse Bobby ha ragione, forse gli farà bene un po’ di pace. O forse no, ma senza dubbio avrebbe gradito che suo padre lo avvertisse di persona.
 
Tra l’altro, non ha mai capito questa specie di “astio” tra Bobby e suo padre. Non che si odino, però sono sempre stati… strani tra di loro. Forse perché hanno una concezione della vita diversa, o chissà. Dean ha sempre avuto l’impressione che fatichino seriamente a non sbranarsi ogni volta che stanno nella stessa stanza.
 
Non fa in tempo ad aggiungere nient’altro che sente una mano stringergli appena la spalla destra; si volta ed Ellie è in piedi lì accanto che gli sorride. E’ visibilmente assonnata, ha i capelli spettinati e indossa solo una delle sue lunghe magliette. Un paio di strani pensieri attraversano la testa di Dean come frecce impazzite ed è meglio non rimuginare sul sogno di ieri notte perché potrebbe farlo davvero uscire di testa.
 
Ellie fa un paio di sbadigli, mettendosi una mano davanti alla bocca; Bobby lascia strisciare sul tavolo una tazza piena di caffè nella sua direzione «Allora, hai dormito bene?»
«Beh, sicuramente in un letto che ho ceduto ad un pappamolle sarei stata meglio, ma c’era chi ne aveva più bisogno di me».
Dean la guarda quasi offeso «Io non sono un pappamolle!»
Ellie ride di gusto e si siede accanto a lui agguantando un biscotto e portandoselo alla bocca. Fa una faccia schifata e poi fissa Bobby. «Uomo forte dal cuore tenero, da quanto non vai a fare la spesa?»
Bobby la osserva con finto disappunto. «Qualche giorno».
«Vorrai dire da qualche mese! Questi biscotti sono più vecchi di te!» Bobby la incenerisce con lo sguardo, ma lei gli sorride furba «Senza offesa, lo sai che ti voglio bene» poi punta gli occhi su Dean senza dargli il tempo di studiare la reazione del vecchio cacciatore a quelle parole – perché Dean è uno che si diverte con poco «Posso prendere la tua bambina?»
Dean si volta di nuovo a guardarla, gli occhi ridotti a due fessure. «Tu sei pazza solo a pensare di chiedermelo. Assolutamente no».
Ellie sbuffa appena e poi sorride di nuovo. «Allora portami tu».
Si alza e Dean è perplesso; ma perché non riesce mai a darsi pace? «Scusa, tu sei qui da qualche giorno ormai e vuoi andare a fare la spesa adesso? Le altre mattine che ti sei inventata per fare colazione?»
«Facevo i pancake!»
«E non puoi farli anche stamattina?»
«No, mi sono alzata con l’intenzione di mangiare i biscotti e… dai, che ti costa accompagnarmi?»
Dean la guarda, un’espressione colma di odio dipinta sul viso. «E la colazione?»
«La faremo con dei biscotti decenti quando torniamo, muoviti».
 
Prende carta e penna e li dà a Dean che sbuffa sonoramente e gli dice di scrivere tutto quello che serve in quella casa. Dean esegue gli ordini tra uno sbuffo e l’altro, sotto lo sguardo di Bobby che cerca di celare – male – il suo risolino dietro la sua tazza di caffè per poi dirigersi a passo lento verso il suo studio, e si mette a scrivere.
 
La cosa che, però, lo stupisce di più è che la lista di Ellie è mentale, come se avesse già in mente cosa comprare senza aver guardato in nessuna dispensa. Fa un lungo elenco dove ci sono pasta, pane, carne, bevande per niente alcoliche, acqua, un sacco di frutta e, mentre scrive, Dean si chiede cosa diavolo sta facendo anziché frugare nei cassetti e, quando si volta, la vede vicino al divano, girata di spalle; non indossa più quella lunga maglietta verde, ma un paio di jeans che le fasciano le gambe e solo la striscia di tessuto del reggiseno nero a stringerle la schiena e Dean non può fare a meno di domandarsi se…
 
Si volta di nuovo prima di concludere quel pensiero – e che lei possa accorgersi di essere “spiata” –, tornando a scrivere su quel foglietto stropicciato e, dopo neanche un minuto, Ellie è di nuovo dietro di lui e glielo prende dalle mani. Per fortuna adesso è vestita.
«Ma hai segnato la metà delle cose che ti ho detto!»
«La prossima volta parla più lentamente» ed evita di farmi distrarre…
«Ho capito, me ne ricorderò da sola. Andiamo». Dean sbuffa ancora e si alza, andandole dietro.

Nel giro di pochi minuti, Ellie e Dean raggiungono il supermercato più vicino e, armandosi di cestino, entrano e lei si ferma ad ogni scaffale per prendere ogni cosa le viene in mente. Sono almeno il doppio di quelle che erano scritte nella lista e Dean è convinto che non è che si è dimenticato di appuntarle, ma piuttosto è lei che sembra voler prendere qualsiasi cosa possa servirle.
 
Per un momento, Dean pensa a quando andava a fare la spesa con Sam che ogni maledetta volta leggeva l’etichetta di ogni cibo che prendeva in mano e pensava che, in quelle situazioni, Sammy si trasformava in una pedante casalinga, ma ora si rende conto che una donna vera è pure peggio. Anche se non darà mai a Sam la soddisfazione di farglielo sapere. A patto che riuscirà a rivederlo prima di farsi sbranare da qualche cane infernale o affini, ovviamente.

«Mi spieghi cosa ci fai con la farina?»
Ellie lo guarda, il sorriso sulle labbra e gli occhi vispi. «Un dolce… e tu mi aiuterai».
«Hai bevuto ieri sera? Perché devi essere completamente impazzita. Io non ti aiuterò a fare nessun dolce».
«Una volta mi hai aiutato!».
«Eri ferita e Bobby mi avrebbe preso a bastonate se non l’avessi fatto. Oggi stai anche troppo bene, mi pare».
Ellie sorride di nuovo, mordendosi il labbro inferiore con un’espressione divertita. «Neanche se si tratta di una crostata?»

Dean allarga gli occhi, piacevolmente sorpreso, e la osserva prendere un vasetto di marmellata alle ciliegie; Ellie ormai ha capito come prenderlo per la gola, riesce senza dubbio a farlo meglio di chiunque altro e forse sì, una mano potrebbe dargliela, ma più che altro si divertirà a vederla cucinare.

Arrivano alla cassa ed Ellie tira fuori il portafogli mentre Dean osserva il carico di roba che hanno preso; c’è da mangiare per un esercito.
«Almeno Bobby sarà rifornito anche quando ce ne andremo io e te» Ellie risponde alla sua tacita domanda e, sì, il suo discorso non fa una piega e Dean si ritrova ad annuire.
 
Quando tornano a casa di Bobby, Ellie e Dean riprendono la colazione esattamente da dove l’avevano lasciata; Dean non lo ammetterà mai, ma la sua idea non è stata poi così male perché quei biscotti erano veramente incommestibili, mentre quelli appena comprati sono decisamente più buoni.
 
Nessuno fiata per un po’ ed Ellie rigira la tazza di caffè tra le mani, facendo vorticare il liquido al suo interno, pensierosa.
«John è andato a cercare papà?» Dean annuisce. Non vorrebbe chiedere, ma… al diavolo, è troppo curioso. E poi Ellie si è sciolta negli ultimi tempi sull’argomento “ho un padre che è uno schifo”, perciò potrebbe rispondere senza offendersi. E se non lo farà, pazienza, Dean non se la prenderà di certo. «Che è successo con Jim?»
Ellie tira le labbra in una linea sottile e Dean quasi si pente di aver chiesto. «Ricordi quando siamo venuti qui la prima volta?» Dean annuisce; è stato quando quel pezzo di merda le aveva ordinato di ammazzare un lupo mannaro da sola «Beh… eravamo da queste parti e prima di arrivare mi è sfuggito che conoscevo già Bobby» lo guarda con l’aria afflitta e Dean cerca di trattenersi, ci prova con tutto se stesso ma poi scoppia a ridere sotto lo sguardo perplesso di lei.
«Scusa, è che… » cerca di riprendere fiato «Mi fa ridere perché tu… tu non sai raccontare balle».
«Non è vero! Mi era solo passato di mente che non dovevo conoscere Bobby» incrocia le braccia al petto, tutta seria «Sono brava a dire bugie, quando voglio».
Dean la guarda con aria di sfida «Con me non riesci».
«Ma che c’entra, tu sei tu» lo guarda dritto negli occhi «Sei mio amico, certo che mi capisci meglio di lui. Mi conosci di più. E poi non fare tanto il sapientone, anche tu non sei tanto bravo a dire bugie a me. Lo capisco sempre quando menti» ecco, questa è una delle cose che Dean farebbe bene a tenere a mente. Non si sa mai.

Ora, quindi, è tutto chiaro: una volta che Jim ha capito che Ellie gli aveva rifilato una bugia – assolutamente innocente, tra l’altro –, lui l’ha scaricata da Bobby per poi andarsene. Tipico.
 
«Però… sto bene qui. Bobby è gentile» Ellie gli racconta di questi giorni passati a Sioux Falls; Bobby l’ha portata a sparare un paio di volte e le ha insegnato delle cose sulla lotta corpo a corpo. Lei ne parla con gli occhi luminosi, come tutte le volte che impara qualcosa di nuovo e si sente felice dei suoi miglioramenti. Dai suoi racconti, sembra che lei e Bobby abbiano legato abbastanza e Dean ne è senz’altro contento.
 
Una volta sazi, Ellie si alza e Dean la guarda indaffararsi per mettere a posto tutto quello che le capita a tiro, non solo la spesa.
«Che brava donnina di casa».
Il suo tono è scherzoso e lei si volta, facendogli la linguaccia. «Quando ero una persona normale e non la figlia di un cacciatore di bestiacce infernali, eravamo solo io e la mamma, perciò l’aiutavo sempre in casa. Adesso non ho più modo di cucinare visto che la maggior parte delle volte alloggiamo in motel o posti simili, ma quando ne ho occasione mi diverto».
 
Riprende a sistemare e Dean la guarda piacevolmente colpito. La sua mente viaggia da sola e lo porta a quando era solo un bambino e suo padre lo lasciava insieme a Sammy in qualche squallida stanza di motel e l’unico modo che aveva di sopravvivere era cucinare per entrambi. Si cimentava nelle cose più semplici, quelle che implicavano il minor utilizzo possibile di fornelli, ma poi col tempo aveva imparato a cavarsela anche con quelli ed era diventato bravino. I panini che preparava per lui e Sam erano davvero buoni e suo fratello glielo diceva sempre e lo guardava con quegli occhi grandi e i capelli sempre un po’ spettinati ed è un pensiero che gli fa male considerando che adesso Sam è…

«Puoi mettere questo lassù che non ci arrivo?» La voce di Ellie lo distrae e Dean annuisce alzandosi e facendosi indicare lo scaffale giusto. Ripone qualsiasi cosa abbia in mano – è troppo immerso nei suoi pensieri per prestarci davvero attenzione – e poi si volta verso di lei che gli sorride, ma poi il suo sguardo si spegne un po’ e lo guarda con preoccupazione. «Ho detto qualcosa che non va?»
 
Dean scuote la testa; non sa perché, ma gli manca l’aria a stare ancora chiuso lì dentro e, anche se è uscito solo mezz’ora fa, ha bisogno di farlo di nuovo. Da solo, stavolta.
 
Abbassa lo sguardo e prende le chiavi dell’Impala dalla tasca della giacca. «Vado a farmi un giro» posa un ultimo istante lo sguardo su Ellie che annuisce perplessa e vorrebbe spiegarle quello che sente, davvero, ma non ci riesce, tanta è la confusione che ha in testa; vuole solo stare per conto suo per un po’.

Guida a lungo fino a raggiungere uno spiazzo isolato fuori Sioux Falls. Scende dall’Impala e prende una birra dal piccolo frigo che porta sempre con sé; la stappa, se la porta alla bocca e ne beve un lungo sorso e la sua mente continua a vagare lontana, a quando Sam era solo un marmocchio curioso che gli chiedeva il perché di ogni cosa. Gli sembra ancora di sentirlo mentre gli faceva tutte quelle domande, con quella vocina da ragazzino moccicoso: perché papà non c’è mai e perché non abbiamo una mamma erano le più gettonate, ma poi arrivavano anche quelle più innocenti, più infantili e Sam era così curioso da domandare qualcosa anche sul colore della marmellata, perché per lui anche quello era un mistero. Poi Sam è cresciuto e probabilmente ha smesso di farsi domande; Dean, invece, non riesce a farla finita di chiedersi certe cose e adesso è lui a domandarsi perché.
 
Perché l’unica persona al mondo che sembrava capirlo – in un modo tutto suo – ha scelto un’altra strada? Perché ha la sensazione che si sia liberato di lui più che di suo padre? Perché nonostante tutto quello che ha fatto in tutta la sua vita per la sua famiglia ora si ritrova nel bel mezzo del niente alle dieci di mattina a bere da solo come un dannato idiota?
 
Sa che dovrebbe smetterla di lamentarsi nella sua testa e tornare da Bobby, nel posto dove due persone a lui davvero care lo aspettano e lo accoglierebbero a braccia aperte, ma oggi si sente lontano da loro, perché quello di cui avrebbe bisogno è qualcuno che sia sangue del suo sangue, qualcuno con cui ha sempre spartito tutto e che non è arrivato nella sua vita per caso. Qualcuno che c’è stato e che Dean vorrebbe ci fosse sempre ed è un pensiero doloroso quello che gli si incastra al centro del petto, come un enorme ago che lo trafigge senza lasciargli tregua.
 
Sente qualcosa di caldo cadergli sulle guance e, preso dalla rabbia, butta la bottiglia lontano, così tanto da non vederla neanche cadere; lascia scivolare una mano sopra gli occhi e si appoggia meglio al cofano dell’Impala, lasciandosi andare al pianto. Perché è passato ormai un anno da quando Sam è a Stanford e non si sono neanche mai sentiti per telefono; perché continua a sentirsi solo, a volte, perché ci sono delle cose che non riuscirà mai a comprendere e il bisogno che suo fratello ha sentito, quello che l’ha spinto ad allontanarsi da suo padre ma soprattutto da lui, ecco, quello è una delle tante cose.
 
Per qualcun altro è più facile, forse. Per Ellie, ad esempio, che non ha mai avuto un padre e che da quando c’è è come se fosse un fantasma che aleggia sulla sua testa, per lei forse è differente. Perché quando trovi una persona che hai cercato da sempre ma che prima non c’è mai stata per te, se manca un giorno non te ne fai un problema. Ma quando passi la vita con qualcuno con cui dividi tutto – Dio, erano veramente poche le cose che lui e Sam non facevano insieme – allora è diverso.
 
La cosa che gli fa arrovellare più di tutte il cervello, però, è che non capisce cos’ha fatto di sbagliato per spingerlo via, per allontanarlo. Perché è sicuro che Sam si sentiva oppresso, in qualche modo. Per questo se n’è andato nella fottuta California, per stare lontano… da papà, sì, ma anche da lui. E dovrebbe dirsi che non ha colpe, che Sam ha sempre voluto studiare e tutto, ma non riesce a inventarsi altre balle in proposito. Non oggi.
 
Non riesce a capire come ha fatto ad arrivare a ridursi in quello stato, perché negli ultimi tempi stava meglio e gli sembrava quasi di pensarci di meno, non di essersene fatto una ragione ma di essere meno afflitto da tutta questa storia. Ci pensa un altro istante e poi gli viene in mente: è per suo padre. Perché non gli ha chiesto di andare con lui? Perché l’ha lasciato a prendersi cura di un’altra persona, come ha sempre fatto da quando aveva quattro dannatissimi anni? Non è per Ellie, o per Bobby, ma… cazzo, perché non lo porta con sé invece di fargli fare sempre da balia a qualcuno?
 
E’ stanco di questa storia, del modo in cui suo padre cerca di scivolare fuori dalla sua vita. Pensava che andasse tutto bene nelle ultime due settimane; hanno passato più tempo insieme – nonostante fossero impegnati nella caccia di un demone e ci fosse poco tempo per parlare – e John non sembrava voler sgattaiolare dalla stanza ogni cinque minuti per qualcosa, era più… normale, con Dean, più simile al vecchio John Winchester di quanto non lo sia stato nell’ultimo anno e Dean sperava che le cose fossero tornate ad essere quelle di una volta e invece, a quanto pare, non è così.
 
Non sa per quanto tempo rimane lì, immobile, scosso solo dai singhiozzi e da tante domande che si affollano nella sua mente, poi prende un grosso respiro e si asciuga gli occhi con le dita. A forza di pensare a tutte quelle stronzate gli è venuto un forte mal di testa.
 
Sale in macchina e rimette in moto e guida fino a casa di Bobby; lo trova nel suo studio a leggere un libro polveroso e, anche se lo guarda strano, per fortuna non gli chiede spiegazioni su niente. Appoggia la giacca sul divano e va in cucina, dove c’è Ellie con i capelli legati in una coda alta e un grembiule addosso. E’ concentrata in quello che sta facendo: un impasto di un colore molto normale e appetibile. Quando si accorge di lui, alza lo sguardo e gli sorride.

«Ciao! Giusto ti aspettavo… mi chiedevo se volevi un po’ di insalata per pranzo o le patate fritte».
Dean la guarda «E le patate fritte dove le troveresti?»
«O le compro o le cucino. Stamattina mi sono dimenticata di prenderle».
«Per oggi mi accontenterò dell’insalata».
 
Ellie lo osserva con attenzione e il suo umore nero quasi la contagia; qualsiasi sia il motivo della sua “uscita di scena” di prima, non le piace vederlo in queste condizioni – visibilmente triste e sconsolato –, così decide di fargli uno scherzo per tirargli un po’ su il morale. Prende una manciata di farina senza farsi vedere e lo guarda con l’espressione furba.
 
«Puoi venire qui un secondo?» Lui gira intorno al tavolo, completamente ignaro di tutto, si avvicina e la guarda come per chiederle cosa vuole; lei sorride con l’aria birichina e si concentra sui suoi capelli. «Hai qualcosa lì… »
Dean si abbassa quasi di riflesso. «Dove?»

Ellie gli passa la mano sporca di farina tra i capelli e scoppia a ridere quando vede il castano chiaro diventare più sbiadito. Dean, quando realizza quello che Ellie ha appena combinato, si allontana scompigliandosi i capelli e cercando di togliersi la farina, ma sono ancora bianchicci e lei ride a crepapelle, senza riuscire a fermarsi.
 
Dean contrattacca, prendendo a sua volta una piccola quantità di farina in mano e gliela butta un po’ addosso a caso, senza badare a dove la colpisce, e in breve tempo diventa una lotta a chi si sporca di più finché Dean riesce ad intrappolarla contro il lavello e bloccarle le mani mentre lei ride ancora e non ce la fa proprio a smettere.
 
«Mi spiegate che diavolo state combinando?» La voce di Bobby li riporta alla realtà e, quando vede come sono conciati, deve trattenersi perché l’immagine che ha di fronte è veramente buffa: Dean con la farina ovunque, anche sui capelli e sulla faccia, non gli è mai sembrato tanto bambino ed Ellie ha la coda sfatta e disordinata, le guance arrossate per il troppo ridere e il sorriso furbo di chi è stato appena beccato a fare qualche marachella.
«Ha cominciato lei!» Dean le punta il dito contro, proprio come fanno i bambini quando litigano tra loro per cose stupide.
«Lo sai che quando provi a lavarti via la farina diventa colla e non la togli più?»
Dean la guarda allarmato. «Cosa?»
«Pensa quando ti laverai i capelli… »

Il viso di Dean è sempre più una maschera di terrore ed Ellie scoppia di nuovo a ridere nonostante lui le tiri un altro po’ di farina addosso.
 
«Smettetela, mi sembra di stare all’asilo». Bobby indossa la sua migliore espressione cattiva, ma è quasi grato a quei due per il rumore di risate che invade la stanza di una casa troppo vuota per la maggior parte del tempo.
«Non preoccuparti, brontolone, poi pulisco tutto».
 
Ellie si scrolla di dosso un po’ di tutta quella farina, si aggiusta i capelli e si lava le mani per poi tornare a concentrarsi sul suo dolce. Anche Dean si pulisce alla bell’e meglio, poi punta nuovamente l’indice contro di lei. «Questa me la paghi».
 
Lei gli fa una smorfia e torna ad impastare, sorridendo tra sé al pensiero che, anche se è stato solo per cinque minuti scarsi, Dean ha riso e magari si è dimenticato per un po’ di tutti i problemi che lo affliggevano a tal punto da farlo sparire per un’ora e farlo tornare altrettanto arrabbiato ma soprattutto triste – Ellie potrebbe giurare di aver visto tracce di lacrime nei suoi occhi –, mentre Dean si dirige nello studio di Bobby dove si siede.
 
Si guarda ed è ancora bianco di farina; scuote leggermente la testa e lancia uno sguardo assassino a Bobby che se la sta ridendo in modo un po’ troppo evidente per i suoi gusti. Parlano di tutto e di niente per un po’, poi Dean lo aiuta – o almeno ci prova – con delle ricerche per un cacciatore che l’ha chiamato in precedenza ed ha bisogno di una mano e, quando Ellie li chiama per pranzo, si dirigono in cucina e a Dean viene l’acquolina solo a guardare la tavola imbandita.
 
Ci sono delle bistecche che non aspettano altro che essere mangiate, una scodella piena di insalata fresca, della frutta, due o tre ciotoline piene di salse, una crostata che ha un odore davvero invitante, acqua e birra. Magari averlo ogni giorno un pranzo del genere.
 
Dean si siede e prende una bistecca, ne taglia un pezzetto e lo mette in bocca esclamando un «Buona!» quasi sorpreso ancora prima di aver mandato giù.
«Ancora ti stupisci? Dovresti saperlo che sono una cuoca». Ellie gli fa l’occhiolino e gli passa una salsina rosa che ha tutta l’aria di essere squisita.

Dopo mezz’ora, in tavola non c’è più niente se non una marea di piatti da lavare e mezza crostata, visto che l’altra metà è stata equamente divisa: una fetta a testa a Bobby ed Ellie e il resto l’ha fatto fuori Dean in qualche boccone. Ora siedono sul divano mentre Bobby risponde ad una telefonata che aveva tutta l’aria di essere importante.
 
Dean prova a chiamare suo padre ma – al solito – non gli risponde, così si alza e decide di andare a mettere a posto le armi.
Si ferma davanti ad Ellie «Hai programmi per oggi pomeriggio?»
Lei lo guarda curiosa «A parte pulire questo casino, intendi? No, perché?»
«Così, mi chiedevo se avevi voglia di andare a fare un giro».
«Volentieri. Tra un paio d’ore però, prima ho da fare qui. Chiamami quando hai finito così andiamo». Dean annuisce e sorride appena.
 
In realtà, passa il pomeriggio a lucidare l’arsenale che ha dentro l’Impala. Pulisce qualsiasi cosa gli passi sotto gli occhi, nessun’arma esclusa, immerso ancora in una nuvola di pensieri poco confortanti che è tornata a disturbarlo con prepotenza, spazzando via quei pochi momenti di spensieratezza che aveva vissuto dopo essere tornato dal “viaggio dei perché” e, quando Ellie esce per porgergli una birra e controllare se è ancora vivo – le due ore sono passate da un po’ e non si è neanche fatto vedere per dirle che non aveva intenzione di andare da nessuna parte –, è già l’ora di cena e di uscire non se ne parla.
 
Dean gira la bottiglia tra le mani e la segue in silenzio fino alla cucina. Dopo aver mangiato, si accomoda fuori, un’altra birra in mano e si sente così stanco che rientra presto. Ellie sta ancora mettendo a posto e la saluta dicendole che vuole andare a dormire.
 
«Prendi il letto». E’ l’unica cosa che gli dice e Dean vorrebbe replicare, dirle che per stanotte può farne a meno e che è riposato, ma lei, come se gli leggesse nel pensiero, aggiunge solo «Ne hai più bisogno tu».
 
Dean non dice niente e sale di sopra dopo aver salutato anche Bobby. Si toglie i vestiti e si infila sotto le coperte girandosele addosso e cercando di prendere sonno, ma la mente è sempre più affollata e il dolore alla testa non accenna a smettere, proprio come il temporale – tipico del mese di settembre – che è scoppiato fuori dalla finestra.
 
Non sa quanto tempo passa a rigirarsi nel letto senza trovare un minimo di pace. Dopo ore – o forse minuti, non lo sa di preciso – infinite di silenzio, sente la serratura della porta scattare e richiudersi subito dopo e, d’istinto, si volta di botto, la mano sotto il cuscino pronta a sguainare il coltello che ha lì sotto in caso si trattasse di qualche malintenzionato – casa di Bobby potrebbe essere il posto più sicuro del mondo, ma Dean sa che non esiste niente di abbastanza protetto se un mostro vuole farti la pelle. Quello che vede, però, è Ellie, in piedi accanto al bordo del letto, con le mani alzate, lo sguardo innocente e un timido sorriso appena accennato.
«Pensavo stessi dormendo».
Dean scuote la testa, indeciso su cosa dire. Ellie si limita a infilarsi sotto le lenzuola e si rannicchia, portando le gambe verso il petto e le mani sotto il cuscino. Lo osserva e Dean non ha la più pallida idea di quello che sta facendo.

«Che diavolo fai? Hai paura dei tuoni come i bambini?»
Ellie aggrotta la fronte «No. Voglio… voglio solo dormire qui».
 
Si tira più su le coperte senza aggiungere altro. Lo guarda per qualche secondo e gli sorride, per poi abbracciare il cuscino e chiudere gli occhi senza dar modo a Dean di chiederle spiegazioni.
 
Dean la osserva e fatica un attimo a capire il vero motivo del perché sia lì, ma poi lo afferra e quella consapevolezza gli alleggerisce un po’ il macigno che per tutto il giorno gli ha oppresso il cuore.
 
Ellie è in questo letto per ricordargli che non è solo, non più, e non importa se lei non fa parte della famiglia di Dean “in senso stretto”, se non potrà mai sostituire con il suo affetto quello che ha ricevuto da Sam e che ora gli manca così tanto; quello che gli dà lei, sebbene sia diverso e poco paragonabile a quello di suo fratello, è autentico e sincero. E Dean ha tutta l’intenzione di tenerselo stretto.
 
Sospira appena – l’ombra di un sorriso che si staglia sulle sue labbra – e chiude gli occhi e stavolta non gli ci vuole molto prima di riuscire a prendere sonno.
  
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