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Autore: Relie Diadamat    26/08/2015    3 recensioni
Colin Morgan è un ragazzo adorabile... quasi quanto stupido, di questo Katie ne era fermamente convinta. Erano cinque anni che ci sbavava appresso e lui neanche se ne accorgeva. Ne aveva provate di tutte per avvicinarsi a lui, ma proprio non ci riusciva ad ottenere un risultato positivo.
Questa storia parla di come Katie, spinta dalla sua ossessione verso Colin, abbia escogitato mille modi per provarci col suo amico-collega, senza mai riuscirci...
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Colin Morgan, Katie McGrath
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nda. E dopo non so nemmeno io quanti mesi... Rieccomi qui!
Non so voi, ma io amo questi due cucciolotti. Vi lascio, dunque, alla lettura del tentativo numero tre della nostra Katie per conquistare il suo amato Col.
Grazie a tutte le persone che mi hanno lasciato le loro recensioni, grazie a chi addirittura ha inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate e grazie ancora a chi legge le mie assurdità.
A voi, questo terzo tentativo!
 


“Babbene, Col. Grazie ber i cioccoladini.”
 MILLE MODI PER PROVARCI CON COLIN MORGAN E (NON) RIUSCIRCI
 





Rabbrividiva, Katie, sentendosi scossa fin dentro le ossa da ondate gelide.
Il naso tristemente arrossato, le guance più colorate del solito, se ne stava raggomitolata sul letto del suo appartamento difendendosi da quella meschina febbre traditrice.
C’era anche bisogno di dire che, col pigiama larghissimo di lana ed i capelli che parevano non avere una forma concreta, non volesse essere vista dall’amato collega – sbarra idiota cuccioloso incapace di notare i suoi sforzi di corteggiamento? NO. Certo che non c’era bisogno di sottolinearlo!
Eppure, l’adorato Colin, sembrava in combutta con lei a riguardo di buone occasioni…
Il dolce collega irlandese, infatti, quella mattina aveva pensato bene di farle un’improvvisata, presentandosi sulla soglia di casa sua con un tenerissimo rifornimento di cioccolato ed un dvd – passatogli da Brad.
La povera e disperata Katie, tuttavia, si era alzata dolorante dal suo rifugio accogliente qual era il suo lettone caldo e soffice, e si era trascinata in una camminata altamente antiestetica alla porta, domandando con voce nasale: «Chi è?»
«Sono io, K. Con cibo e svago.» La voce miracolosa di Colin sembrava un miraggio sceso dal cielo per l’ammalata Katie – che intanto aveva sbarrato gli occhi innaturalmente, sfidando qualsiasi sketch animato, improvvisamente presa dal panico.
Non può essere qui, dannazione! Non può vedermi in questo stato… scapperà!
Colin, il sorriso ancora stampato in volto, si chiese se Katie non fosse stata rapita dagli alieni… O forse, in modo molto più pratico, se fosse impegnata. «Kat?»
«Eh».
«M- Mi hai chiamato tu… Ricordi?»
Sì, certo! La sventurata Katie adesso ricordava. Ricordava di aver telefonato al suo amato collega, stando come minimo una buona mezz’ora a parlarci senza accorgersi del tempo; il guaio era che, dopo essersi accordata con Colin per quell’appuntamento speciale – ed aver esultato peggio di un ultras dopo un goal al novantesimo -, il termometro aveva dato di matto misurandole un dannato 38.9.
Si era così spogliata dei suoi vestiti per indossare un pigiama orrendo mettendosi a letto, a causa del fortissimo mal di testa, dimenticandosi di avvertire il dolce Col. (A cui ancora non aveva aperto la porta).
«Se vuoi… Posso andare via».
«NO!» squittì lei, con un’improbabile venatura influenzale. «Non andardene bia!»
Colin corrugò la fronte stranito. «Sicura di stare bene, Katie?»
In quel momento, l’attrice non seppe chiedersi se la domanda fosse dovuta per colpa della sua voce orripilante o per disperata insistenza e, francamente, non sapeva dirsi quale delle due opzioni avrebbe preferito.
Ma se non gli apri, cara Katie, quello va via. V-I-A!
«Demo di no…» Prendendo una considerevole boccata d’aria, la donna aprì la porta, mostrandosi in tutta la sua oscenità.
Colin – il dolce e innocente Colin -, profumato di menta nella sua giacca di pelle e i jeans sbiaditi, schiuse leggermente la bocca comprendendo il problema, lasciandosi tuttavia sfuggire una risatina. «La febbre ti dona».
«Diverdende», s’infastidì lei, già abbastanza afflitta per quell’umiliazione.
Sorrise divertito, portandosi un dito affusolato al mento. «Devo appuntarmelo: se mai i fans mi chiederanno se ho visto Morgana in pigiama, dirò loro che sembrava proprio una vecchia strega!»
«Smeddila!»
Inutile dire, che ogni parola la rendeva sempre più ridicola.
Le risa di Colin si acquetarono, lasciando sul volto rasato dell’attore solo la linea rosea di un sorriso. «Ad ogni modo, mi dispiace che tu stia male.»
Katie fu costretta a trattenere il fiato nel vedere il collega porle impacciato la scatola di cioccolatini ed il dvd. «Mi sa che devi riposare, ne hai bisogno».
La donna accettò quel dolce – o stupido? – pegno d’amore amicizia, tentando di sorridergli di riflesso. Eppure, il punto clou arrivò quando, il docile Colin, si chinò leggermente verso di lei, avvicinando miracolosamente le sue labbra alla sua guancia e…
MALEDIZIONE!
L’incontenibile starnuto di Katie fu abbastanza efficace da bagnare il ragazzo, allontanandolo dalla sua pelle.
«Scuda!» pigolò lei, nascondendosi la bocca con le mani.
Non la stava guardando disgustato, vero?
Colin fece retro-front, pulendosi sulla giacca. «Tranquilla… Ti lascio in pace».
Sorridente e con una mano alzata in segno di saluto, l’amato Col fuggiva via, augurandole un: «Guarisci presto».
«Babbene, Col», fu costretta a dire. «Grazie ber i cioccoladini».
Una volta chiusa la porta, Katie fu tentata nello scoppiare in un pianto stizzito e picchiarsi la faccia… Ma trovò conforto nello zucchero amaro di quel cioccolato…
Avremmo dovuto mangiarlo insieme, dannazione!
Appena terminò l’imprecazione, un altro sonoro starnuto le fece cadere il dolcetto dalle mani, costringendola a piagnucolare indispettita.
   
 
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