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Autore: China36    27/08/2015    1 recensioni
Estate 2011. Sara ha 16 anni e i suoi genitori la mandano in vacanza in Salento, dalla nonna. Le giornate sono lunghe e noiose per la ragazza, fino a quando non incontra lui: Andrea. Il ragazzo dei volantini. La loro storia è destinata a non durare, lei è di Milano e lui di Roma. E così succede, alla fine dell'estate si diranno addio. Ma quella sarà davvero l'ultima volta che i due si vedranno?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Capitolo 1
 
Quando aprii gli occhi mi ritrovai da sola. L’altra parte del letto era già fredda, segno che il mio fidanzato si era alzato da un po’. Mi stiracchiai rotolando da una parte all’altra del materasso ed infine mi misi seduta. Legai i capelli in una morbida coda con l’elastico che portavo sempre al polso e mi alzai. Scavalcai la montagna di libri sul pavimento e uscii dalla stanza. Diedi uno sguardo al salotto, era vuoto ma lo stereo era acceso e le note di Pompeii dei Bastille echeggiavano per la casa. Notai anche che c’erano ancora i cartoni delle pizze sul tavolino basso di fronte al divano. Schivai per un pelo bigliardino, posizionato in mezzo alla grande anticamera -  un grande punto morto della casa che però era molto di passaggio visto che collegava il bagno con le tre stanze da letto e la cucina – e mi chiesi per la milionesima volta cosa cavolo ci facesse lì in mezzo al passaggio e perché cavolo c’erano appese delle mutande da uomo bagnate. Raggiunsi il bagno e mi chiusi dentro prima di sciacquarmi il viso. Una volta fatto andai in cucina.
 
Mi appoggiai al tavolo per osservare meglio il ragazzo davanti ai fornelli. I capelli biondi erano scompigliati. Non indossava la maglietta e potevo vedere benissimo i muscoli delle braccia e delle spalle che si contraevano mentre era intendo a girare la frittata nella padella davanti a se. Silenziosamente mi avvicinai, gli strinsi le braccia in vita e affondai il volto nella schiena. Lui smise di fischiettare e lo sentii irrigidirsi un attimo, poi si girò abbracciandomi «Sei una guastafeste» mi disse sorridendo, lo guardai perplessa e così spiegò «Stavo preparando la colazione e te la volevo portare a letto»
«Ma io non mangio frittate per colazione» gli feci notare mentre scioglievo l’abbraccio e mi andavo a sedere sul tavolo
«Anche io mi devo nutrire» rise lui avvicinandosi e mi stampò un bacio sulle labbra
 
«Ti va di andare al cinema?» mi chiese aprendomi di scatto il vetro della doccia
«Oddio!» urlai di soprassalto coprendomi alla meglio le parti intime con le mani «Davide sei un’idiota!» lo sgridai dopo aver realizzato che la persona davanti a me non era un serial killer, ma il mio fidanzato. Lui non rispose e rimase con lo sguardo fisso sul mio corpo nudo. «Hai finito?» domandai dopo qualche istante di silenzio. «Cosa hai detto?» fece lui riportando quegli occhi azzurri nei miei, verdi. «Lavoro fino alle 20, sta sera» lo informai girandomi di spalle per sciacquarmi sotto il doccino «Ok, ti passo a prendere per quell’ora» rispose il biondo. Mi tirò un pizzicotto sul fondoschiena e poi uscii dal bagno ridendo.
 
Dopo pranzo mi feci accompagnare a casa mia, dove ci rimasi per una ventina di minuti prima di andare al lavoro. Mi ero trasferita in centro quando avevo iniziato l’università, ovvero due anni fa. Lo stesso anno in cui ho conosciuto Davide. Frequentavamo lo stesso corso, legge, ma lui era un anno avanti. Me lo ricordo ancora, la prima volta che lo vidi, quei jeans scuri e la maglia nera erano in perfetto contrasto con la sua carnagione chiara, i suoi occhi azzurri e i suoi capelli biondi. Gli occhiali da vista lo facevano sembrare un bravo ragazzo impacciato. Eravamo nel ristorantino cinese all’interno del campus e si era avvicinato con la scusa che aveva finito la salsa di soia nel barattolino sul suo tavolo e gliene serviva altra. Era andato avanti con la mossa del “come può una ragazza così bella essere così sola” e quando gli scoppiai a ridere in faccia cambiò tattica. Andò a prendere il suo piatto e lo portò al mio tavolo. Si sedette e iniziammo a chiacchierare. Così seppe il mio nome, la mia età e il mio corso. Essendo una matricola si offrì di aiutarmi nello studio e in qualsiasi altra cosa. Rifiutai, ma dopo il decimo incontro che lui faceva accadere ‘casualmente’ –Lo vedevo quando in giro mi notava e faceva di tutto per capitarmi davanti, ma non gliel’ho mai detto- Accettai ad uscire con lui per una pizza e da quella sera non ci staccammo più.
Comunque: abitavo in un piccolo appartamento con un’altra ragazza, Vittoria. Una ragazza molto più alta di me - non che sia difficile esserlo, visto che sono alta 1.60 – con i capelli blu corti e gli occhi color ghiaccio. Studiava arte e era una perfetta coinquilina, poiché non avevamo mai avuto da dire su niente e ogni tanto ci aiutavamo quando dovevamo studiare per gli esami. Il più delle volte lei aiutava me, interrogandomi.
Quando entrai in casa era sdraiata sul divano a guardare la televisione, mi salutò sollevando un braccio e mi chiese se il giorno seguente potevo andare a pagare le bollette in posta. «Ci penso io!» le urlai dalla mia camera mentre indossavo qualcosa di più comodo per andare al lavoro.
«Che guardi?» chiesi buttandomi affianco a lei sul divano
«Questi che vanno alle aste e poi rivendono quello che trovano nei lotti. Trovano delle cose pazzesche!» rispose entusiasta allungandomi il pacchetto di patatine. Ne mangiai qualcuna, dopo di che andai al lavoro.
 
La retta per l’università era cara e per fortuna i miei genitori avevano accettato di pagarmela tutta loro, ma quando decisi di trasferirmi in centro mi dissero che non potevano mantenermi, quindi dovevo trovarmi un lavoro per pagare le spese della casa e tutto il resto: uscite, vacanze, vizi, vestiti. Avevo trovato lavoro come cameriera in un localino proprio affianco al portone di casa. Era un bel posto, frequentato da gente di tutte le età, poiché era una tavola calda e caffetteria. La paga non era granché, ma mi bastava. Entrai e salutai i miei colleghi con un grande sorriso, dopo di che mi misi il grembiule e iniziai a gironzolare per il locale per prendere le ordinazioni.
 
Lasciai il mio grembiule nel mio armadietto e finalmente potevo uscire dal bar. Era stato un turno pazzesco. Era entrata un sacco di gente e non avevo avuto neanche due minuti per respirare. Quando poi se ne andarono tutti avevamo dovuto pulire e ormai si erano fatte le 20.30. Davide mi aspettava fuori dal locale con le cuffie del suo i-pod in testa. Come promesso mi portò al cinema, ma mi addormentai sulla poltrona dopo appena dieci minuti l’inizio del film.
 
«Bello il film, eh?» ci scherzò su lui mentre metteva in moto la macchina
«Scusami Dave - era così che tutti lo chiamavano – oggi sono stanca morta» dissi sbadigliando. Lui rise, scuotendo il capo, e prese la strada di casa mia.
 
«Buonanotte» esclami stampandogli un bacio sulle labbra quando fermò la macchina davanti al mio portone
«Ah, Amore!» mi richiamò lui prima che potessi chiudere lo sportello. «Mi ha chiamato il proprietario della casa prima. Ha detto che ha trovato un altro ragazzo con cui dividere le spese. Arriva sabato» mi disse. Ottima notizia! Davide e il suo coinquilino Marco si lamentavano sempre perché le spese della casa erano troppo costose e avendo una stanza libera potevano benissimo ospitare un altro ragazzo. «Grande!» esclami sorridendo
«Già, ma…» lasciò la frase in sospeso
«Ma?» lo incitai
«Arriva sabato questo e la casa è un vero disastro. Non ci potresti aiutare a sistemare?» chiese imbarazzato. ‘Sabato questo’, aveva detto. Feci un attimo mente locale e mi resi conto che avevano un solo giorno per sistemare tutto il casino che c’era in quella casa e Davide e Marco non ce l’avrebbero mai fatta da soli. li conoscevo troppo bene quei due ragazzi. Si sarebbero svegliati tardi e dopo aver sistemato un paio di cose avrebbero fatto una pausa che li avrebbe portati a passare tutto il resto della giornata attaccati alla Play Station «Domani alle 10 sono da voi» gli sorrisi annuendo
«Sei la migliore!» sorrise a sua volta mandandomi un bacio volante e sgommando via.
 
 
 
 
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Ciao a tutti!
Ebbene, questo è il primo capitolo!
Allora, voglio sapere cosa ne pensate! Se vi piace, se pensate sia una cazzata, se tutto! Non fatevi problemi e ditemi tutto quello che mi volete dire. Lo so che non è molto interessante questo come capitolo, ma ci devono pur essere dei capitoli del genere o non si capisce niente della storia!
Dai, dai, dai! Aspetto le vostre recensioni!
Grazie a quelle persone che hanno già messo la mia storia tra le seguite e a tutte quelle che hanno perso un po’ di tempo per leggere, alla prossima
China :)
   
 
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