Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: verbascum    27/08/2015    3 recensioni
Cosa sarebbe successo a Sansa Stark se Joffrey non avesse avuto occasione di rompere il suo giuramento e l'avesse sposata prima della battaglia delle acque nere, e quindi, prima della proposta matrimoniale dei Tyrell?
Chi avrebbe protetto una fanciulla tanto fragile una volta nelle grinfie del giovane re, se non la persona più inaspettata e apparentemente crudele e sadica tanto quanto il suo padrone?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: Non-con
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Erano passati circa tre giorni da quando avevano lasciato Approdo del Re, durante il tragitto avevano incontrato un paio di uomini che avevano riconosciuto Sandor ma ancor prima che iniziassero a far domande erano già a terra grondanti di sangue. E loro non erano i primi ad esser morti per essere d'ostacolo alla loro fuga, prima di loro c'erano state le guardie che avevano il turno alla porta degli Dèi, e ancor prima altri che si trovavano al posto sbagliato nel momento sbagliato, e che, fortunatamente, erano a cavallo. Da lì in poi Sansa aveva proseguito alla sua destra, cercando di galoppare tanto veloce quanto lui. 
Prevenivano altri scontri evitando il più possibile la strada del Re, proseguendo per i boschi, dove il peggio che potevano trovare era un paio di fuorilegge
 senza disciplina.Cavalcavano di giorno, e appena il sole iniziava a calare, cercavano un posto nascosto in cui riposare. Di solito accendevano il fuoco solo per poco tempo e solo se Sandor era certo che in quelle vicinanze non ci fosse nessuno. Dei due, quella più sfinita era Sansa, non abituata a cavalcare per così tanto tempo. Apparivano i primi segni di stanchezza dopo solo tre ore di cavallo, mentre invece Sandor era perfettamente in grado di cavalcare fino al tramonto senza nessuna interruzione. Avrebbe voluto trovare il modo di non renderla così debole e sfinita, di allietarle lo sforzo,  ma già così stavano impiegandoci troppo tempo, se si fossero concessi delle pause ci avrebbero messo il doppio del tempo e neanche sapevano per quanto tempo sua madre sarebbe rimasta a Delta Delle Acque prima di spostarsi nuovamente. Spesso si ostinava a guardarla mentre si costringeva a cavalcare senza fermarsi, senza mostrare segni di debolezza, invano. Sandor si rendeva perfettamente conto di indurla ad uno sforzo non misero per la sua resistenza, ma era orgoglioso della sua ostinazione.
Da quando erano fuggiti non avevano più parlato, se non per annunciare dove e quando avrebbero riposato o sarebbero ripartiti. 
Sansa era sempre tra le nuvole, sembrava non prestasse alcuna attenzione a cosa e chi la circondasse,  con lo sguardo fisso nel vuoto pensava solo a quando avrebbe rivisto la sua famiglia, o almeno, chi ne rimaneva.  Al contrario, Sandor teneva sempre la guardia alta per assicurarsi che nessuno lo avrebbe attaccato alle spalle quando meno se lo aspettava. Questo faceva sì che fossero talmente tesi e agitati da non parlare tra di loro per ore e ore, ma quando arrivava il momento di dormire, nascosti da qualche grande albero, seduti tra un cespuglio e l'altro, si accovacciavano in un angolo. La testa e i pugni di Sansa poggiati sul suo petto, il braccio di Sandor che le circondava le spalle e la stringeva a sè, proprio come la notte della battaglia delle acque nere.
Nell'oscurità della notte, i loro corpi erano così uniti da sembrare la sagoma di una sola figura.
"È solo per il freddo." Si costringeva a pensare Sansa, che anche in quelle occasioni, era impacciata e imbarazzata. Soprattutto quando qualche volta , prima che entrambi chiudessero gli occhi, Sandor le regalava un tenero bacio sulla fronte, e, cercando di rendere la sua voce meno spaventosa possibile, le sussurrava:
«Buonanotte uccelletto.» Gli aveva mostrato un lato di lui che non conosceva, aveva messo da parte la sua prepotenza e diffidenza per farla sentire al sicuro, per ricordarle che nessuno le avrebbe fatto del male con lui al suo fianco.
Sansa non riusciva mai a dargli una risposta, si limitava ad annuire e ad abbassare il capo sul suo torace.
Ed era così che si addormentavano, o almeno, così che si addormentava lei. Sandor dormiva poco e solo il necessario.
Era  il quarto giorno di viaggio che stava per concludersi, e la quinta notte quella che stava per calare. Il cielo aveva assunto i colori del tramonto, rosa e arancione che iniziavano a sfumarsi tra di loro. Come al solito, il ringhio del Mastino annunciò il luogo del loro precario accampamento, legò i cavalli e andò a cercare della legna asciutta mentre Sansa si mise comoda ad aspettare.
In fretta consumarono il loro misero pasto, e senza che se ne accorgessero era già calata la notte.
«Quanto manca ancora per Delta delle Acque?»
Sansa iniziava ad abituarsi, a sentire meno la fatica, e quella sera non si sentiva particolarmente sfinita. Quindi cercò di aprire una conversazione, prima che Sandor spegnesse il piccolo fuoco che gli era stato utile per cucinare un pasto decente.
Era seduta su un grande tronco d'albero coperto di muschio caduto a terra, con una grande coperta che le faceva da mantello -la stessa coperta che riscaldava entrambi durante la notte- poggiata sul suo altro primo mantello nero, lo stesso che indossava dalla notte della fuga. Aveva i capelli arruffati, gonfi e sciolti, non li portava così da quando viveva ancora a Grande Inverno. Entrambi non si facevano un bagno da quando erano partiti, per cui aveva la pelle coperta da residui di terra, che le si erano attaccati man mano che passava le notti tra i cespugli. Il suo occhio nero iniziava a sgonfiarsi, e il suo labbro inferiore si era completamente ripreso. A vederla, nessuno l'avrebbe presa per una ricca lady, sembrava più che altro una povera bruta. Lo guardava dritto negli occhi quando gli pose la domanda, lui tolse lo sguardo dall'osso che teneva tra le mani, che si ostinava affamatamente a succhiare, e lo alzò verso di lei.
«Dovremmo arrivare domattina prima di mezzogiorno, non dovrebbe mancare molto.»
Sandor gettò l'osso da qualche parte tra l'erbaccia alta, si alzò e spense le fiamme. Adesso l'unica fonte di luce era soltanto la luna che si intravedeva tra le diverse chiome di alberi. Sandor si buttò goffamente a terra, poggiando la schiena contro un tronco. 
«È il momento di andare a dormire, domattina dovremo essere veloci se vogliamo arrivare presto da tua madre.»
Sansa stava pensando a quando lei gli si era buttata addosso e lo aveva baciato, ancora si chiedeva cosa l'aveva spinta a farlo e cosa lui aveva pensato di lei.
"Da allora non abbiamo mai parlato di quel che è successo."
Sansa, si avvicinò e si sedette al suo fianco, tolse la coperta dalle sue spalle e la posò su entrambi i corpi.
«Dormi uccelletto, domani sarai a casa.» E nel dirlo, le diede una carezza sul capo.

Quella notte, Sansa sognò di essere a Delta delle Acque, ma al posto di sua madre, c'era la regina Cersei, e invece di Robb, Joffrey.
Stavano cenando, e improvvisamente, Sansa notò fuori dalla finestra, la testa di sua madre e di suo fratello su delle picche. Si voltò verso il tavolo, sconvolta,  la regina le porse un sorriso divertito. Il posto di Joffrey era vuoto, ma sentiva dei passi dietro di lei giungere nella sua direzione. 
Si svegliò di soprassalto, agitata,  con le lacrime agli occhi, grondante di sudore. 
«Joffrey! Dov'è Joffrey?» Stava urlando, gli occhi spalancati in preda al terrore.
«Può anche essere morto per quel che mi importa.»
Provò un'enorme sollievo quando al suo fianco trovò lui, preoccupato per la sua reazione.
«Era solo un brutto sogno. Torna a dormire.»
Le sistemò la coperta addosso che lei stessa aveva letteralmente gettato all'aria in preda al panico, senza nemmeno accorgersene. 
Iniziò lentamente a calmarsi e a riprendere fiato. Ma non sarebbe tornata a dormire, anche se ci avesse provato, non ci sarebbe riuscita. Era ancora troppo scossa per calmarsi a tal punto da riaddormentarsi di nuovo, e non solo per l'incubo, ma anche perché tra poche ore si sarebbe alzato il sole, avrebbero ripreso il loro cammino e lei sarebbe tornata dalla sua famiglia. Finalmente. 
"Ma lui..resterà con me o andrà via?" Forse, queste erano le ultime ore che avrebbero passato insieme, per poi non rivederlo mai più. Notò che lui aveva chiuso gli occhi, ma sapeva che era ancora sveglio. Di profilo, non si vedeva la parte ustionata del suo volto. Pensò che poi, non era così brutto come la deturpazione lo faceva apparire. La parte intatta del suo volto, lasciava intendere dei lineamenti duri ma per niente brutti da vedere.
Prese tutto il coraggio che aveva e si decise a parlare.
«Tu.. andrai via, o resterai con me, al castello?»
Sandor aprì gli occhi al suono sottile della sua voce.
«Se vuoi, io potrei-»
Fu interrotto di colpo.
«Si, vorrei.. insomma, potresti essere la mia guardia personale. Non ho bisogno di stupide ancelle che.. mi pettinino i capelli.»
Sansa si pentì di aver risposto così in fretta, era stata fin troppo sfacciata e si vergognò di averlo fatto.
Sandor annuì, sorpreso della sua richiesta, la guardò un'ultima volta e tornò a chiudere gli occhi, ma lei era troppo irrequieta perché rimanesse lì ferma senza fare nulla.
«Il.. bacio che ti diedi quella notte, non deve più ripetersi...tu sarai la mia guardia, e il tuo compito sarà solo quello di proteggermi.»
"Ma è quello che ha fatto finora, stupida."
Sandor mantenne gli occhi chiusi, restò immobile. L'unica cosa che mutò fu la sua espressione, su cui apparve un sorriso divertito.
Sansa, continuò, non riuscendo a fermarsi.
«...molto probabilmente mi faranno sposare con qualche figlio di un lord, e il mio unico dovere è quello di essergli fedele e di dargli degli eredi... una volta arrivati a Delta delle Acque non ci dovrà più essere alcuna confidenza tra di noi..e quello che è successo dovrà rimanere tra noi. Grazie a te domani  sarò tornata a casa, mia madre te ne sarà grata e ti darà anche una ricompensa, così come te ne sono grata io. Fuggire è stata la cosa migliore per entrambi. Ma confido nel tuo silenzio per...quel, bacio. Non so neanche perché è successo, io sono una lady e non avrei mai dovuto gettarmi tra le braccia di un uomo che non è mio marito. Ero solo spaventata.»
La voce di Sansa era tremolante eppure traspariva un velo di superiorità, quella stessa superiorità che provava nei confronti di sua sorella Arya, o di qualche sua ancella incapace. Questa volta Sandor aprì gli occhi e pose pesantemente il suo sguardo negli occhi di lei, ma quel sorriso divertito era sparito da un bel po'.
«Sono sicuro che il bacio di un valoroso cavaliere o di qualche giovane lord ti soddisferà molto più di quanto abbia fatto io. Tranquilla, non saranno tutti spiacevoli come il mio. Adesso torna a dormire,  se non vuoi che ti faccia tacere io.»
Stava di nuovo ringhiando, come un cane, come un mastino.
C'era freddezza e diffidenza nel suo tono di voce, e questo spaventò Sansa. Ogni volta che le parlava in quel modo si ricordava di chi avesse al suo fianco. 
Il mastino di Joffrey, la guardia crudele, spietata e senza scrupoli che serviva il suo carnefice.
«Perché devi essere sempre così sgarbato?Ti sto ringraziando per avermi accompagnata a casa!» 
Anche il suo tono di voce era cambiato, non era più gentile come prima.
«E tu perché non riesci ad accettare che qualcuno possa aiutarti semplicemente perché prova dell'affetto per te, senza nessun secondo fine?Trovi così sconcertante che un mostro come me possa essere gentile nei confronti di una ricca e viziata ragazzina come te?»
A quelle parole Sansa si bloccò, per un attimo non riuscì più a dire nulla e la sua mente si svuotò completamente non lasciando più un solo pensiero.
Sentiva lo sguardo accusatorio di Sandor su di lei, era furioso, riusciva a sentire la sua rabbia. E lei era tanto spaventata da sentirsi minuscola nei suoi confronti.
«.. non ho mai detto che quel bacio non mi sia piaciuto.»
Non si era accorta di star sussurrando, era talmente intimorita da non avere neppure il coraggio di guardarlo negli occhi. 
Ma lui si calmò e lentamente il suo sguardo divenne più dolce, lei se ne accorse. Cercò di alzarsi e di allungare il collo verso la guancia che non era visibile, la parte ustionata. Sandor la guardava perplesso, e confuso. Il suo petto premeva contro il petto di lui, e la sua mano poggiava sulla sua gamba, per mantenersi in quella posizione. Una volta raggiunta la guancia coperta dalle ustioni, vi poggiò le labbra, donandogli un tenero bacio.
Sansa si rimise nella sua solita posizione, si girò di lato, dandogli le spalle, e chiuse gli occhi.
Lui rimase ancora un po', lì, a guardarla.



Si misero in cammino appena spuntò il sole, si promisero di non fermarsi neppure una volta per arrivare il più presto possibile. Cercarono di evitare lo sguardo dell'altro, e tra di loro ci fu solo un assordante e imbarazzante silenzio.
Dopo solo qualche ora, riuscirono ad intravedere la Forca Rossa, erano più vicini di quanto pensassero.



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Vi chiedo scusa per l'enooorme ritardo, ma un giorno avevo il pc rotto, un altro non andava la linea e un altro non avevo ispirazione, alla fine, ho rimandato fino ad adesso. Sarò sincera, non so quando potrò aggiornare di nuovo, ma sicuramente lo farò. Chiedo perdono per qualsiasi incongruenza tra gli altri capitoli, a cui magari non ho prestato attenzione. Spero che questo capitolo non vi deluda, e che vi piaccia!
Proprio qualche giorno fa ho finito il terzo libro, e adesso inizierò il quarto. Quanto adoro questa saga çwç
Ho letto in giro che hanno avvistato  Rory McCann sul set della sesta stagione, e che alloggia nello stesso hotel degli altri attori di got, quindi ehi, momento, momento, momento. State pensando la stessa cosa che penso anch'io? *film mentali mode on*
Comunque, a me piace immaginare Sandor come il ventisettenne del libro, anche se l'attore che ha interpretato il suo ruolo è stato davvero bravissimo e mi è piaciuto un sacco, preferisco pensare sia più giovane di lui. Voi invece che ne pensate dell'attore che lo interpreta?
Va bene, vi lascio al prossimo capitolo. Se vi va, lasciate qualche commentino, mi fa sempre moltissimo piacere leggere le vostre opinioni. A presto!
   
 
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