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Autore: il dolce bacio di Harry    27/08/2015    1 recensioni
Stephanie trema di paura al sol pensiero che lui, la sua unica ragione di vita possa andarsene e lasciarla senza un motivo preciso tanto da chiedersi cosa fare, dire e di conseguenza come agire.
Tom non facilita decisamente le cose, anzi...
Esce di casa in piena notte di fretta e furia e girovaga per la città senza una meta o una data destinazione.
Lei è lì ad attenderlo; non vede l'ora di riabbracciarlo e di riabbracciarlo piena di sogni, speranze ed aspettative di vita.
Cosa dovrà dirle Tom alla persona più importante della sua vita?
E perché si sente un emerito vigliacco a dover dire quelle fatidiche parole alla sua Steph?
E lei che da sempre lo segue e lo ama come reagirà ad una notizia inaspettata?
Quando ami ti perfori l'anima, è inutile.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Apro lentamente gli occhi a causa della debole luce che filtra nella stanza, mi volto e tasto il letto in cerca di qualcosa.
O meglio qualcuno…
Qualcuno che evidentemente come pensavo se l’è data a gambe elevate.
Bene!
Vai così Stephanie; sempre meglio insomma.
Ed io porca miseria ci sono cascata come una stupida.
Ancora una volta mi sono fatta fregare dai suoi gesti, dalla sua voce ma soprattutto da lui.

Mi hai fregata Tom!

Sbuffo leggermente prima di alzarmi e vestirmi velocemente pronta per l’ultima messa in scena delle ultime ventiquattro ore.
Mi precipito in cucina quasi con foga dove aspetto l’arrivo dei due pezzi della squadra.
Io ancora non mi capacito come sia potuto succedere.
Non mi capacito come io, Stephanie, sia potuta cadere nella trappola che potrei definire quasi mortale; eppure prima di mettere di nuovo i piedi in questa benedetta casa mi ero promessa di non fare cazzate.
Di recitare, starmene buona insomma prima di andarmene felicemente in hotel e dimenticare tutto.
E invece?
Invece no perché a fine serata tutto è precipitato.
Col botto per la precisione.
‘Fatella finita Stephanie, fattene una ragione; è successo ma ora basta’ cerco di ripetermi costantemente scuotendo leggermente la testa segno della mia non convinzione riguardo la teoria appena formulata.
È successo e basta.

S u c c e s s o.

Basta.

No cazzo, no!
Non mi va giù, perché ancora una volta mi sono annullata per colui che ormai non prova niente per me; ho fatto sì che potesse manipolarmi ed usare senza alcun ritegno e scrupolo.
Ma la colpa maggiore è la mia è, sia chiaro.
Ma come facevo a resistere?
A resistere di fronte ai suoi gesti per di più?
Mi ha baciata e non ci ho capito più un cazzo.
Il suo maledetto profumo, la sua pelle mi ha inebriato i sensi e bum…
Come in un vortice mi sono lasciata trasportare, convincere che fosse la cosa migliore in quel momento.
Sbagliando ma facendolo con amore.
Perché io ti amo Tom!
Cazzo devi capire questa stramaledetta cosa.
Non so proprio come farti capire che mi manchi, mi manchi terribilmente.
Mi manca tutto di te, lo giuro, e potrei giurarlo all’infinito.
Mi sento male se penso che non ci sei più al mio fianco; mi sento ancora più male se penso che non potrò mai riaverti.
E questo anche se può sembrarti maniacale o possessivo sappi che non è così, anzi..
Semplicemente mi manca la tua spontaneità, la tua allegria accompagnata da una risata cristallina; cose a cui purtroppo penso e credo quasi con sicurezza di essermi legata fino in fondo.
Aspetti e caratteristiche di te Tom che sono incollate letteralmente alla mia anima.
Mi manca il tuo fare protettivo, il tuo modo di progettare sempre cose nuove, originali.
Cose per te, per me.

Cose per noi…

Tanti piccoli momenti della nostra quotidianità che non ritorneranno a meno che tu non lo voglia.
‘Dai usciamo Steph, ti porto in un posto’ mi ripete l’ormai familiare voce dentro la testa.
Mi ricordo quella serata Tom, me la ricordo benissimo ad essere sincera.
Il mio primo giro sulla tua moto; se ci penso ancora mi viene da ridere.
Mi aggrappavo saldamente al tuo bacino per non cascare e soprattutto tenevo gli occhi ben stretti mentre mi lasciavo cullare ma soprattutto calmare dal tuo respiro tranquillo e regolare in confronto al mio.
< Buongiorno > dichiara una voce dietro di me facendomi sobbalzare leggermente.
Mi volto lentamente pronta per vedere i tuoi occhi ancora una volta, per vedere la tua espressione.
< Come stai? > chiedo debolmente e leggermente in imbarazzo.
< Vieni parliamo in balcone così non disturberemo mamma > asserisce Tom prima di uscire sul balconcino seguito a raffica dalla sottoscritta.
Passano diversi secondi nei quali nessuno dei due ha il coraggio di dire o fare qualcosa.
Poi sbotta un < dobbiamo parlare >.
Annuisco e mi avvicino a lui portando le braccia sul petto per proteggermi dalla brezza mattutina che sferza senza sosta sul mio viso provocandomi dei leggeri sussulti.
Poi ci riprovo < come stai? >.
Scuote leggermente la testa prima di iniziare a parlare < il problema non sono io sei tu >.
< In che senso? > chiedo accigliandomi appena.
< Nel senso che io sto bene, nel tuo caso non penso la stessa cosa, anzi… > esprime la sua teoria Tom scrutandomi intensamente.
Sorrido appena prima di dire cercando di mantenere la calma < ah così il problema sarei io adesso? Ti sei dimenticato che la cosa è stata fatta in due? O non ti sei accorto di aver partecipato più che attivamente? >.
Sbuffa e poi con massima sicurezza dichiara < sì ovviamente ho partecipato ma ora se ripenso al danno… >.
Lo stoppo prima che possa continuare e domando alzando un sopracciglio < Danno? E tu lo chiami danno? Bene, complimenti! >.
< No… Ascolta Stephanie io non volevo > tenta di dire prima che io riprenda la parola a forza < no, no hai espresso quello che pensi di questa notte chiaramente. Non scusarti d’altronde è quello che pensi >.
Annuisce debolmente, io lo guardo e sbotto un < mi fai schifo veramente vergognati >.
< E perché dovrei farti schifo? Sentiamo > mi domanda Tom alzando un folto sopracciglio più del normale come se la mia risposta lo avesse offeso.
< Tu hai anche il coraggio di chiedermi il perché? Ma dico, ti senti quando parli o non connetti più razza di idiota?  > domando toccandomi la testa per enfatizzare il tutto.
< Non iniziamo con gli insulti, ti prego > mi supplica Tom portandosi una mano davanti al viso e scuotendo la testa con fare teatrale.
< Ok, non iniziamo ma ricordati che mi fai sempre più schifo Kaulitz > sputo senza il minimo pudore.
< Io lo sapevo che sarebbe andata a finire così; ieri sera non volevo veramente…  Mi dispiace per quello che è successo >.
< Lo sapevi ma non lo volevi? E allora perché? Dammi una fottuta spiegazione del tuo gesto così irrazionale diamine! > dico diventando rossa per la rabbia repressa che minaccia di uscire sempre più insistentemente.
< Io… non lo so cosa diavolo mi è preso; so solo che quando ti ho vista stesa accanto a me ed ho sentito il tuo profumo non ci ho capito più un cazzo > emette Tom osservandomi da capo a piedi.
< Non è un motivo logico e lo sai spero > tento di dire prima di essere fermata da Tom che riprende una manfrina lunga quanto una strada < e quale sarebbe il motivo sentiamo?! Sono stato stupido, irrazionale ed impulsivo. Ma non puoi addossarmi tutta la colpa per un solo sbaglio che ho fatto Cristo Santo; non puoi Steph >.
< Un solo sbaglio? Uno solo? Ok, qui non si ragione più Tom. Mi hai scaricata tu fino a prova contraria, sei stato tu a chiedermi il favore e sei stato tu a baciarmi e a portarmi a letto cazzo! > dico con un tono di voce più alto del dovuto.
< Sì ma anche tu hai replicato; se non volevi non ricambiavi il bacio e ciao non sarebbe successo nulla di quello che è accaduto dopo > tanta di dire Tom prima di ravviarsi i capelli velocemente.
Sbuffo ed avvicinandomi con un indice ben in vista asserisco < lo sai perché ho ricambiato Tom >.
Mi guarda come se non avesse capito così io urlo avvicinandomi al suo viso pericolosamente < perché ti amo idiota! Ti amo ficcatelo bene in testa cazzo >.
Siamo vicinissimi tanto da sentire il suo respiro confondersi col mio.
Tom mi guarda di cera e dice semplicemente < è finita Steph >.
< Come se non lo avessi già capito Tom; grazie per aver rimarcato il concetto > rispondo acida con una sottile incrinatura della voce.
< Il problema sei tu > sputa senza pietà Tom avvicina dosi ancora di più facendo così scontrare i nostri nasi.
< Io? Io sono il problema? Ma che cazzo dici? > chiedo con un rancore che non sapevo di avere.
< Sì tu diamine! Non capisci che è finita cazzo. Mi stai sempre appiccicata, come una zanzara giri intorno a me e mi sfinisci tanto da farmi perdere la pazienza e concentrazione. Devi lasciarmi stare > sbotta Tom diventando paonazzo in viso  per la frase appena detta.
Gli sputo senza cercare di mantenere una voce quanto più possibile normale < ah quindi sarei io la causa di tutto quello che sta accadendo in questi ultimi giorni. Bene grazie! Questo è anche il ringraziamento per averti aiutato con tua madre Tom? Bene! La cosa si chiude qui >.
Detto ciò mi volto ma vengo fermata da Tom che mi sussurra tra i capelli <  lo sai che ti devo un favore con mia madre >.
< Pff, è proprio questo il problema Tom io non voglio alcun favore da te; non più per lo meno. Ed ora accontento la tua richiesta: ti lascio stare > asserisco scura in viso prima di entrare in cucina seguita da Tom.
< Steph io… > tenta di dire Tom prima di fermarsi e guardarmi in attesa che mi volti per vedere cosa ha da dire.
< Tom io sono stufa… > dico voltandomi per preparare il caffèlatte.
< Buongiorno ragazzi > emette una voce alle nostre spalle.
Simone...
Bene!
Andiamo bene; siamo tutti adesso.
Ed io potrei scoppiare a piangere da un momento all’altro.
< Buongiorno a te Simone > dico voltandomi e sorridendo debolmente.
< Avete dormito bene? > chiede sedendosi sulla sedia di fronte alla mia.
Tom annuisce ed io mi ritrovo a seguire lo stesso identico movimento.
< Stai bene Steph? Ti vedo un po’ pallida perché… > chiede Simone prendendomi la mano e carezzandola teneramente con fare protettivo.
Annuisco e dico < sì, sono solo un po’ stanca visto che non ho dormito molto per via di  tuo figlio che russa come un ghiro >.
Simone ride a crepapelle prima di affermare < oh cara ne so qualcosa di uomini che russano; ti ci abituerai con il tempo >.
Annuisco e mi sforzo di sorridere.
 

Ti ci abituerai con il tempo…
Certo.
Senza alcun uomo al mio fianco sarà molto facile.

Anzi no, f a c i l i s s i m o.


< Ieri sera mi ha chiamata Gordon > dice Simone osservandoci lentamente.
< E? > domanda Tom prontamente.
< E nulla era veramente felice del fatto che voi due ragazzi siate così uniti ed affiatati > risponde Simone sorridendo prima a Tom e poi a me.
< Oh grazie, siete veramente carinissimi Simone. Ringrazia Gordon da parte nostra > dico ammiccando verso Tom in segno di aiuto.
< Ecco quindi… Pensavamo che magari questa estate potreste venirci a trovare che ne dite? > chiede Simone speranzosa.
< In Germania? > chiedo allarmata voltandomi verso Tom che mi guarda allibito visto che non sa cosa rispondere.
Un’altra messa in scena no, non ce la posso proprio fare.
Poi per diversi giorni?
No, non se ne parla nemmeno!
< Bhè perché no?! Vi potreste rilassare un paio di giorni, ve lo meritate veramente… > confida la donna che ho di fronte prima di portarsi alle labbra un pezzo di pane tostato con la marmellata.
Tom annuisce ed asserisce deciso < ci penseremo mamma; sai com’è tra poco inizia il tour e quindi non so proprio quando avremo il tempo per venire in Germania ma ti prometto che ci penseremo >.
Simone si porta una mano sulla tempia come a sottolineare la sua sbadataggine e poi dice quasi scusandosi < cavoli è vero! Tra poco inizia il vostro tour >.
Poi voltandosi verso di me chiede < e tu Steph come farai? Andrai con loro o resterai qui ad aspettare il tuo cavaliere? >.
< In verità non lo so, vedremo… Sarebbe meglio che rimanessi qui per non interferire con il loro lavoro > esprimo senza dubbi ed insicurezze per non destare sospetti.
La grande mamma che ho di fronte annuisce e si volta per osservare l’orologio appeso al muro e giudica < cavoli si è fatto tardi; tra dieci minuti devo partire da qui ed andare in aeroporto che sennò va a finire che perdo l’aereo e non vorrei approfittare della vostra ospitalità e pazienza >.
< Tranquilla > diciamo in coro io e Tom prima di voltarci e sorriderci falsamente.
< Bene allora vado a sciacquarmi il viso e a prepararmi così poi ti accompagno io in aeroporto ok? > chiede Tom prima di alzarsi pesantemente dalla sedia.
Simone annuisce e gli tira un bacio prima che lui sparisca; poi dal nulla mi ringrazia.
< Non devi ringraziarmi, per noi è stato un vero piacere > dico sorridendole sinceramente.
< Non intendevo per l’ospitalità, cioè anche per quella ovviamente. Ti ringrazio per mio figlio Stephanie > asserisce Simone alzandosi ed avvicinandosi felice.
< In che senso? > chiedo sospettosa di una possibile risposta.
< Vedi Stephanie, ti devo tutto… Grazie a te mio figlio è felice ma soprattutto grazie a te riesce ad amare > mi confida teneramente prima di abbracciarmi.
Ricambio il gesto così affettuoso mentre in testa diversi pensieri mi frullano vertiginosamente.
Mi sta ringraziando.
Mentre io le sto mentendo spudoratamente.
‘Brava Stephanie; sei una merda’ mi dico rabbiosa e piena di odio per ciò che sto facendo.


Che le sto facendo.
 

< Non ringraziarmi Simone, ti prego > sussurro mentre purtroppo una lacrima riga la mia guancia.
< Shh, devo farlo, sei una persona fantastica, eccezionale, piena di risorse, di principi ma soprattutto piena di amore. Se non ci fossi tu con i miei figli ti confido che forse impazzirei e non te lo dico solo perché se la ragazza di mio figlio > dice Simone staccandosi lentamente e guardandomi in volto con fare commosso.
 
Se non ci fossi tu con i miei figli ti confido che forse impazzirei e non te lo dico solo perché se la ragazza di mio figlio.

Sbam!

Con questa frase mi ha veramente stesa.

Distrutta letteralmente.

La guardo mentre un’altra lacrima scorre senza fermarsi sul mio viso prima di essere fermata da Simone che asserisce teneramente < non vedo l’ora che diventi mia nuora Stephanie e che soprattutto mi diate dei favolosi nipotini belli come voi due >.
Le sorrido teneramente, priva di parole.
< Per me sei come una figlia Stephanie; ora te lo posso dire > mi confida Simone lasciandosi sfuggire una lacrima di felicità.
Cosa ho appena sentito? 
Devo aver sognato qualcosa.
O sbaglio?
‘Hai sentito bene’ asserisce la vocina dentro di me mentre si spezzano tanti fili all’interno del mio cuore ormai distrutto e spaccato in tanti pezzetti.


Basta.
Basta!


< Simone… > tento di dire prima di bloccarmi e prendere un respiro; poi senza aspettare un secondo sbotto e gli racconto tutta la fottuta verità < io non ce la faccio a continuare così. Non mi merito niente di niente, non puoi dire queste cose ad una fasulla come me; non te lo meriti >.
Mi guarda dubbiosa segno che non ha capito nulla di quello che sto per rivelarle e mi accarezza dolcemente il viso chiedendomi cosa succede.
Cosa succede?
< Succede che tutto questo è solamente una stupida farsa perché io e Tom ci siamo lasciati > sbotto coprendomi il volto iniziando a piangere come una bambina di due anni.
Poi senza fiato le dico < non puoi considerarmi tua figlia; non più…  Non ora che tuo figlio mi ha lasciata >.
Simone si porta una mano alle labbra e tenta di dire qualcosa, qualsiasi cosa fallendo miseramente.
Aspetto una sua reazione, qualcosa per diversi secondi ed infine arriva; dopo essersi ripresa mi domanda < come ti ha lasciata? Perché? >.
< Perché non mi ama più! > urlo voltandomi dall’altra parte.
< Che succede qui? Si piange per la partenza? > domanda Tom alle nostre spalle.
Non ho il coraggio di voltarmi e di dirgli che le ho detto tutto.
Vedrei la sua espressione dura, senza emozioni e mi farebbe ancora più male, perché con la mia mossa ho buttato tutto all’aria.
< Dimmi tu che cosa succede Thomas! > sbotta severamente Simone avvicinandosi al figlio.
< Che deve succedere? > domanda Tom completamente confuso dalla situazione che si è venuta a creare.
La mamma sta per ribattere ma intervengo io che espongo senza mezzi termini < le ho raccontato tutto Tom, questo è quanto >.
< Tu cosa?! > mi domanda Tom avvicinandosi a me con fare intimidatorio e minaccioso.
< Hai sentito bene; non se lo merita quindi ha il diritto di sapere tutta la verità e non di sorbirsi una ridicola messa in scena > asserisco allontanandolo da me con una leggera spinta.
< Tu sei matta! Completamente Stephanie > urla Tom furioso, con una rabbia che non ho mai visto.
Sto per prendere la parola ed insultarlo pesantemente ma vengo difesa da Simone che prontamente gli sputa in faccia la realtà di come stanno le cose < non trattarla in questo modo! Non permetterti nemmeno Thomas Kaulitz. Sei stato tu a lasciarla diamine! Sei impazzito forse?! >.
< Non immischiarti mamma! Stanne fuori te ne prego > dice Tom partendo di nuovo alla carica come una bestia assetata di vendetta e di sangue.
Poi mi sussurra quasi < non me lo sarei mai aspettato da te; avevi dato la tua parola cazzo. Sai che c’è? >.
Annuisco e rido amaramente prima di sputargli in faccia tutto ciò che penso < sai che c’è? C’è che non devi finire la frase; ti risparmio questa fatica codardo che non sei altro; sei stato tu a chiedermi di aiutarti e sapevi che ti avrei aiutato in ogni modo. Ed ora se mi vuoi scusare tolgo il disturbo, me ne vado e ciao! >.
< Stephanie, aspetta… > tenta di dire Simone in preda ormai alle lacrime per la mia decisione.
Poi mentre percorro a grandi falcate l’intero corridoio che finalmente mi porterà fuori da questo incubo ci riprova e tenta di dire < senti Steph, non ce l’ho con te. Non pensare questo assolutamente ma almeno prima di andare via risolvete la cosa, la questione >.
La guardo e le confido apertamente < la questione è stata risolta stanotte una volta per tutte >, poi senza esitare riprendo a parlare  < per me non è stato un gioco, uno stupido sbaglio o danno come l’ha definito tuo figlio, per me è stato tutto vero. Io l'ho amato anche stanotte; purtroppo non riesco a fingere... Ti voglio bene Simone e grazie di tutto >.
La abbraccio e mi aggrappo saldamente alle sue braccia mentre mi stringe e mi sussurra di non andare, di non lasciare che tutto cada a rotoli.
Poi sorridendole in modo flebile, apro la porta di casa e mi incammino sotto la pioggia fine senza meta e destinazione.

Piango.
Piango.
Piango ancora per tanto tempo.
Piango per la messa in scena ma soprattutto per come sono finite le cose.
Perché ormai è veramente finita.

It's over.


Che lo voglia o meno devo metterci una pietra sopra.
Poi senza farmi prendere dall’ansia per quello che sto per fare prendo il cellulare e una volta composto il numero di Julia la ragazza di Georg attendo che risponda impaziente.

Uno, due, tre squilli.
Niente non risponde.
Mi asciugo velocemente il naso con la manica del maglioncino che indosso proprio come farebbe una bambina ed attendo che risponda.
Sto per perdere le speranze quando la voce dall’altra parte domanda un < pronto Steph? Tutto ok? >.
Annuisco come se l’altra persona potesse vedermi, poi le dico semplicemente < vengo con te >.
< Vieni dove Stephanie? Che succede? Hai pianto? > mi domanda allarmata.
< Lascia perdere Juls, ho rovinato ogni cosa… Simone sa tutto e Tom mi odia > esprimo spostandomi una ciocca ribelle dal viso bagnato dalla pioggia e dalle lacrime.
< Senti vieni a casa mia che ne parliamo; subito > mi intima Julia prima di riattaccare.
Che faccio?
Vado o non vado?
Andare comporterebbe mettere in atto ciò che vorrei tanto fare…
Non andare significherebbe lasciarsi sprofondare e perdersi.
Dopo averci pensato un minuto e non di più decido di raggiungere la mia amica a casa.
Senza esitazione inizio a correre ininterrottamente per diversi minuti prima di raggiungere finalmente la villetta bianca in fondo la strada.
Penso che chi mi veda in questo momento stia pensando che sia una pazza uscita da un manicomio, ma sinceramente non mi frego un cazzo.
Busso e rimango stupita quando si apre la porta.
Georg!
< Hai corso? > mi chiede Georg facendomi segno di entrare.
Poi vedendo che non rispondo ci riprova e mi chiede < avevi tanta voglia di venire qui che hai corso Steph? >.
Lo guardo e domando < dov’è Julia? >.
Mi volto per cercare la mia amica ma nulla.
Poi la sua voce chiede preoccupata < Georg con chi parli? >.
< Con Steph > asserisce Georg scrutandomi attentamente.
< Steph grazie al cielo sei qui! Temevo che avresti fatto qualcosa di brutto > dice Julia mentre mi stritola teneramente.
Poi mi chiede cosa c’è che non va.
< C’è che vengo con te Julia, punto. Il resto non conta, non più > giudico togliendomi di dosso il maglioncino fradicio.
Mi guarda senza capire e guarda il suo ragazzo che dolcemente mi domanda < dove vai con Julia? >.
< Juls diamine! Capiscimi > dico sforzando di mantenere la calma che viene meno vedendo la sua espressione confusa.
Alla fine sbotto < domani parto con te per il viaggio in Inghilterra di otto mesi >.
I miei amici sbiancano ed io li guardo preoccupati per ciò che ho appena detto.

Perché ormai non si torna più indietro.

Non più.

 

 

 

 

 

 

 

  
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