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Autore: _Lullaby99_    27/08/2015    4 recensioni
RACCOLTA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
[ PercyJackson!AU ] [ Raccolta di Missing Moments ]
Diamo una voce ai personaggi secondari - tutti strettamente legati ai Big Four però, che ci saranno in più o meno tutte le One Shot - già incontrati nella long " Il Caduceo, il Sole, l'Incudine e il Cinghiale " perché, suvvia, se lo meritano e sono sicura che sarete tutti curiosi di saperne un po' di più sul loro passato e sul modo in cui, mentre ci concentravamo sui nostri quattro eroi, hanno agito nel corso della storia.
Dedicato a tutti coloro che hanno contribuito al successo della long ♥
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '- Il Caduceo, il Sole, l'Incudine e il Cinghiale -'
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We are Demigods
[ Raccolta di Missing Moments ]

 
#Training 
Farò di te un uomo
 
Il sole era calato da un pezzo sul Campo Mezzosangue, lasciando spazio alla luna e al suo lieve e candido bagliore.
L’instancabile Shang se ne stava nel suo personale covo segreto da qualche ora, ad allenarsi come di consueto. 
Il sonno non era mai stato un problema per lui, abituato a dormire la metà delle ore necessarie ad un essere umano medio. Si addormentava dopo cena, sonnecchiava in mezzo ai ronfanti fratellastri per un po’ e si ridestava verso le quattro del mattino, pronto ad affrontare al meglio la nuova giornata.
Da pazzi, eh? Non per lui almeno che, agli occhi altrui, continuava ad apparire sveglio e pimpante come sempre. 
Non sgattaiolava però dentro la grotta un tempo appartenuta all’Oracolo di Delfi per fanatismo come parecchi suoi fratelli – insospettiti dalle sue scorribande notturne – sospettavano.
Lo faceva perché solo di notte, nel silenzio offerto dalla penombra, riusciva a connettere corpo e mente, a sentirsi finalmente forte, imbattibile, e di conseguenza a ricongiungersi a suo padre. 
In quei momenti poteva percepire la presenza di Ares proprio lì, alle sue spalle, a sostenerlo come mai durante la giornata. 
Era una sensazione che non riusciva a spiegare: lo faceva star bene, veramente bene, come nient’altro nella vita. 
Tolte le stupide arpie guardiane intente a girovagare di notte –  che, no, non svolgevano affatto bene il loro lavoro secondo Shang -, quello era anche il momento migliore per osservare il Campo in tutta la sua silenziosa maestosità. 
Quando sorgeva il sole poi, che spettacolo. 
Shang provava pena per i compagni dormiglioni: loro non si sarebbero mai goduti il Campo a pieno come faceva lui da anni.
Quella mattina, dopo aver beneficiato dell’alba, il figlio di Ares tornò alla cabina numero cinque, pronto a svegliare i suoi soldati come il giorno prima e quello prima ancora. 
Una volta varcata la soglia del piccolo edificio, il suo sguardo si andò però a posare accidentalmente su un letto rifatto, gesto che fece subito balenare un pensiero irritante nella sua mente inizialmente rilassata: la riccia gli mancava
Okay, gli aveva fatto passare le pene del Tartaro per via della sua ostinata ribellione ma, alla fine, si era affezionato a quella zazzera indomabile di capelli rossi che, ogni mattino, gli ringhiava contro assonnata. 
Non poter più ridere dei suoi « Ti prego, ancora cinque minuti! » gli faceva sembrare la mattina incompleta e, quando quei pensieri si impossessavano del suo cervello da fratellastro-responsabile, l’unica cosa che riusciva a placarli era pensare che presto la rossa sarebbe tornata dalla sua missione suicida, sebbene la parola suicida lo scoraggiasse di nuovo subito dopo.
Se lui, diciassettenne capogruppo della casa di Ares, addestrato a combattere dall’età di undici anni, si era fatto spaventare da delle arpie, che speranza aveva lei, quindicenne arrivata al Campo da pochi mesi, di farcela là fuori assieme ai suoi amici? 
-    Buon... buongiorno Shang. – farfugliò la sua sorellastra biondina, Astrid, a qualche letto di distanza dalla soglia, ridestandolo così dai suoi pensieri – Che succede? È ora? –
Lui annuì in risposta, chiedendole in seguito – ormai tornato alla realtà - di aiutarlo a svegliare gli altri. 
Ci misero almeno trenta minuti a mettere tutti sull’attenti. La maggior parte dei ragazzi si era abituata al suo regime autoritario, fatta eccezione però per i soliti idioti, alias i gemelli Testa di Tufo e Testa Bruta e lo spocchioso Moccicoso che, tutte le sante volte, dovevano rallentare il procedere della sua minuziosa tabella-oraria-mentale
-    I ragazzi delle altre cabine possono svegliarsi all’ora che vogliono. – si lamentò difatti come ogni mattina uno dei tre seccatori mentre, tra uno sbuffo e l’altro, si infilava la maglietta arancione del Campo – Perché noi non possiamo fare lo stesso? –
-    La mia teoria, Moccicoso, è che è per colpa dei tipi come te che i figli di Atena si credono superiori a quelli di Ares. – si limitò così a rispondergli Shang, suscitando in questo modo le risate nel resto dei suoi fratelli, sebbene la sua non fosse stata affatto un’affermazione mirata a mostrarsi simpatica.
Nonostante ciò, bastò a zittire Moccicoso che si costrinse da lì in avanti a seguire in silenzio le direttive. 
Fecero colazione al padiglione della mensa, assieme a qualche figlio di Atena mattutino, alla maggior parte dei figli di Apollo – alcuni di loro non riuscivano a continuare a dormire dopo il sorgere del padre – e, purtroppo, alle Cacciatrici.
Dei, quanto le odiava! 
Era per colpa loro che una sua sorellastra continuava a rischiare la vita là fuori e, pur volendo escludere questo nobile motivo dalla lista, continuava ad odiarle lo stesso, specialmente Pocahontas, l’indiana che adesso gli lanciava sguardi eloquenti dal tavolo otto. Sembrava urlargli con gli occhi un « Che hai da guardare, verme schifoso! ».
Patetiche. 
-    Su, sbrigatevi, anche oggi allenamento. – disse ai suoi compagni di casa Shang, distogliendo finalmente lo sguardo da quella Cacciatrice insolente.
Qualche fratellastro cominciò a borbottare tra sé e sé – tipico – mentre lui addentava noncurante delle lamentele l’ultimo boccone del suo uovo all’occhio di bue. 
-    Non per te, ragazzone. – interrupe tuttavia il vociare dei ragazzi il satiro Fil, sbucando improvvisamente sulla scena e poggiando entrambe le mani pelose sulle spalle del figlio di Ares.
Lui si voltò confuso a guardarlo mentre questo sorrideva raggiante. 
Era la prima volta dalla fuga dei quattro ragazzi che Shang lo vedeva così felice. Doveva aver ricevuto buone notizie. 
-    Hai un compito speciale da svolgere per cui per oggi dovrai lasciar stare questi ragazzi. – spiegò tuttavia, incuriosendo così ancora di più il capogruppo. 
Un boato trionfante si alzò dal tavolo numero cinque dopo quell’affermazione, facendo stagliare un sorriso appena accennato sul volto di Shang. 
Non pensava di essere così odiato e, per qualche motivo, la cosa lo divertì. 
-    Eh eh, non festeggerei così presto se fossi in voi. – li ammonì tuttavia Fil ed i volti dei figli di Ares si fecero improvvisamente delusi – Il suo compito importante riguarda anche voi. – ora invece nei loro occhi splendeva stupore - Ma, per adesso, non posso dirvi niente. Rovinerei la sorpresa. –
Mentre i fratellastri ricominciarono a parlottare tra loro, Shang si mise in piedi, dandoli appuntamento a più tardi e ricordandoli di non rilassarsi troppo. 
Poi, in silenzio, seguì Fil sino alla Casa Grande, dove Nord li aspettava assieme a... NO! 
-    Che ci fai tu qui? – esclamarono all’unisono i due ragazzi, già irritati dalla presenza dell’altro.
Belle, la capogruppo della casa di Atena, stava di fronte a lui, più agguerrita che mai. 
Se non fosse stata la principale sostenitrice della campagna “ Atena è migliore di Ares “, a Shang sarebbe anche potuta piacere la ragazzina castana fissata con la lettura. Peggio delle Cacciatrici di sicuro non era, per cui meglio non lamentarsi.
-    Vedo che vi state simpatici! – osservò sarcastico Fil, mettendosi allegro tra i due – Farete davvero una bella squadra da oggi in poi! –
-    Squadra? – ancora una volta parlarono assieme, guardandosi poi per questo in cagnesco.
Non sarebbero mai riusciti a collaborare pacificamente con la rivalità persistente tra i loro genitori in mezzo. 
Fil, notandolo, non rispose, limitandosi a sghignazzare nervoso. 
-    Oh, eccovi! – Anna spuntò all’improvviso dalla Casa Grande con una tazza di cioccolata calda ben stretta in mano, sveglia come mai Shang l’aveva vista a quell’ora – Aspettiamo le Cacciatrici però, così non dovrò ripetere la mia proposta per due volte. -
Anna sveglia a quell’ora? Le Cacciatrici coinvolte? 
Di qualunque cosa la mansione speciale trattasse, non doveva essere particolarmente piacevole da svolgere per il povero Shang.
-    Non posso lavorare con le Cacciatrici. – si sentì infatti di mettere in chiaro intanto che Anna posava la sua bianca tazza vuota su un tavolino da caffè – Mi odiano, come odiano tutti i ragazzi del Campo. Perciò, se c’entrano anche loro in questa storia, farete a meno di me. –
-    Ma... Shang, siamo uno squadra! – lo prese per le spalle la figlia di Afrodite prima che potesse scappare e, dopo aver incrociato i suoi occhi imploranti, Shang si sentì già fregato – Vuoi che Merida torni sana e salva, no? –
-    Cosa...? – ma prima che potesse formulare al meglio la domanda, fu interrotto dal passo marciante delle Cacciatrici che arrivavano, pronte a prenderlo a pesci in faccia come di routine.
Anna gli lasciò subito le spalle, cominciando a far segno alle ragazze di raggiungerli, eccitata. 
Ma che aveva da essere tanto euforica?
Shang e Belle si guardarono, per la prima volta compresivi l’una delle emozioni dell’altro. Tutto sommato era felice di avere la ragazza accanto a sé, sapendo quanto anche lei odiasse le Cacciatrici. Questo perché qualche anno prima avevano cercato di fregarla ma la figlia di Atena, segretamente alla ricerca di quell’amore tanto citato nei libri letti, aveva rifiutato di sana pianta la proposta, cominciando a nutrire una non poco velata antipatia nei loro confronti. 
-    Bene, adesso che siamo al completo – annunciò Anna mentre Fil e Nord le si sistemavano ai fianchi, pronti a sostenere la proposta che da lì a poco avrebbe fatto – possiamo cominciare. –
La ragazzina cercò a quel punto di ergersi il più possibile, come a cercar di sembrare più sicura di sé agli occhi di tutti quei ragazzi più grandi.  Peccato che così facendo si stesse solamente mettendo in ridicolo. Shang avrebbe voluto dirglielo, in pena per lei ma, prima che potesse farlo, la ragazza cominciò ad esporre euforica la sua fantastica idea. 
-    Le Cacciatrici sanno già quanto noi semidei vorremmo aiutarle nella loro missione salviamo-i-Big-Four. – disse, e parecchie ragazze storsero il naso già a quella frase. 
Questo innervosì Shang. 
Quei quattro ragazzi erano amici loro, non di quelle spocchiose ragazzine dedite ad Artemide. Meritavano di partecipare alla spedizione e, su quel punto, non poteva che essere più d’accordo con Anna.
-    Tuttavia non ci volete tra i piedi. – diede infatti voce poco dopo ai pensieri di Shang la quindicenne, avvicinandosi alle Cacciatrici per poterle guardare meglio negli occhi – Non ci trovate abbastanza allenati. Ci pensate deboli. Be’, supponiamo che noi lo fossimo davvero, cosa che non siamo, perché non darci qualche settimana per allenarci? Sono sicura che, con un po’ di preparazione, riusciremo a diventare tutti perfetti combattenti. – 
-    Anna, io non credo che... – provò a ribattere Elsa, la luogotenente in carica delle Cacciatrici, ma la sorella la interruppe subito
-    Fammi finire. – le disse seria ed Elsa, improvvisamente imbarazzata, abbassò il capo obbediente.
Shang sorrise a quella scena.
Vedere una quindicenne figlia di Afrodite zittire nientepopodimeno che la luogotenente  delle Cacciatrici era stata una soddisfazione troppo grande per lui che le odiava tanto. 
Vai così, Anna! “ si ritrovò a pensare, vergognandosi poi subito dopo di aver perso così facilmente il controllo. 
-    Qui entrano in gioco Shang e Belle, l’orgoglio del Campo in fattore prestanza fisica e cervello strategico. – 
-    Ma dai Anna... – bofonchiò lusingato da quelle parole Shang, evitando rigorosamente di guardare i volti delle Cacciatrici per non rovinarsi quel piccolo momento di gloria di fronte a loro 
-    Piantala di dire sciocchezze. – fece invece imbarazzata Belle, nascondendo il volto tra le mani – Ci sono persone più brave di noi a... –
-    Sitz! – scattò Anna verso di loro, facendoli indietreggiare scioccati da quel gesto – La modestia non è accetta in questo luogo. –
Dove quella ragazzina avesse trovato tutta quella sicurezza era un mistero. Tuttavia a Shang piaceva la nuova Anna, almeno stava rivendicando il valore del Campo di fronte a quelle altezzose so-tutto-io di Cacciatrici.
-    Dicevo, Shang e Belle alleneranno i ragazzi ad affrontare tutte le sottospecie di mostri mitologici sanguinari che esistano. E lo faranno per bene, perché sono fortissimi. –
Una risata a quel punto si levò dal gruppo di Cacciatrici e Pocahontas – dei, che odiosa! – si fece avanti divertita.
-    Non conosco la ragazza ma posso dirvi che il caro Shang non è magnifico come Anna continua a sostenere. – disse, lanciandogli uno dei soliti sguardi provocatori - Si è lasciato terrorizzare da delle arpie. Si era arreso e messo a piagnucolare come un bambino di fronte a loro. L’abbiamo salvato noi da morte certa in mezzo a quella foresta, anche se sembra dimenticarlo a volte. –
Shang sentì il suo sangue ribollire alle parole della Cacciatrice. 
In un primo momento pensò di non abbassarsi al suo livello, di rimanere in silenzio. Quando poi però Anna cominciò a guardarlo con occhi stupidi, capì di doversi spiegare.
-    Pocahontas non ha specificato il numero di arpie e l’equipaggiamento che avevo a disposizione in quell’episodio. Non ha specificato quanta poca luce ci fosse a quell’ora nella foresta. Ha dimenticato che, be’, noi eravamo otto semidei senza armi idonee, loro invece centinaia di Cacciatrici equipaggiate. Chiunque avrebbe aspettato in silenzio la morte di fronte all’evidenza. – fece un passo avanti verso Pocahontas, fino a guardarla dritta negli occhi scuri - Ho lottato fino alla fine almeno e vado fiero di questo. Non so se Anna faccia bene a dipingermi come un eroe, so solo che almeno io provo a fare del mio meglio ogni giorno a differenza vostra che riuscite solo a criticare gli altri. -
Ci fu silenzio per un po’. Belle venne verso di lui per allontanarlo da Pocahontas, sussurrando un « Detesto dirlo ma sei il mio nuovo idolo » mentre tornavano a debita distanza dalle ragazze in divisa argentata.
Shang si sentiva di nuovo soddisfatto. Non aspettava altro che una loro risposta a quella sua arringa che però, alla fine, non arrivò. 
-    Il problema per me non è chi li addestrerà. – ebbe finalmente il coraggio di parlare dopo secoli Elsa, rivolgendosi alla sorella e fingendo che tra Pocahontas e Shang non fosse accaduto nulla di rilevante poco prima – Ho vissuto qui e so quanto i semidei siano pronti ad affrontare qualsiasi battaglia si presenterà nel cammino. Non voglio mettere in mezzo il Campo solamente perché... – ed esitò – non voglio che il bilancio dei morti sia devastante. –
-    Non lo sarà, Elsa! – rispose a gran voce Anna e Shang si chiese come facesse a continuare a parlare in quel modo dopo l’ultima affermazione della luogotenente – Siamo disposti a morire in battaglia per i nostri amici, proprio come lo siete voi. Non c’è differenza! Lasciaci allenare! Permettici di aiutarvi! È solo unendo le forze che il bilancio di cui parli non sarà devastante! –
Il discorso della fulva non faceva una piega. Elsa continuava infatti a mordersi nervosa il labbro inferiore, guardando nel frattempo indecisa la sorella. 
Poi, dopo attimi che parvero interminabili, si voltò verso le compagne Cacciatrici e, per un po’, aspettarono che queste finissero di confrontarsi.
L’attesa fu lunga e snervante. 
Fil e Nord continuavano a congratularsi con Anna per il temperamento dimostrato, ma lei sembrava non ancora convinta di avercela fatta. Guardava speranzosa le ragazze e, strano ma vero, anche Shang faceva lo stesso.
Aveva voglia di combattere, di aiutare i quattro ragazzi che da soli si erano coraggiosamente caricati del destino dell’Olimpo. Rimanere al Campo ad aspettare notizie sul loro conto era estenuante, ancor più estenuante del sapere che no, non erano autorizzati a partecipare alla missione che li avrebbe aiutati. 
Pregò tutti gli dei affinché le Cacciatrici decidessero di unire le forze perché, nonostante l’antipatia, sapevano il fatto loro e Shang lo riconosceva. 
Così, quando finalmente smisero di parlare ed Elsa fece seria un cenno affermativo col capo, il figlio di Ares non poté far a meno di battere il cinque ad Anna che, dopo ciò, andò a stritolare la fredda sorella in un abbraccio colmo di gratitudine. 
-    Non fatevi male! – fu la risposta di Elsa a quel gesto, come se davvero la sua preoccupazione più grande fosse perdere qualcuno del Campo 
-    A quello ho già la soluzione. – le fece l’occhiolino la sorella, saltellando poi euforica non riuscendo più a trattenere l’entusiasmo accumulato 
-    Ha pensato proprio a tutto la nostra Anna! – fermò i suoi saltelli felici Belle, abbracciando la fulva soddisfatta.
 E Shang rimase lì, ad osservare la scena, mentre Fil farfugliava qualcosa come:
-    Adesso comincia il vero lavoro. –

 
***

Shang non avrebbe dovuto sottovalutare l’incarico. 
Abituato a lavorare coi suoi fratellastri, aveva completamente trascurato l’esistenza di esemplari di semidei anti-atletici, come i figli di Afrodite e quelli di Dioniso. 
Per non parlare di alcuni figli di Efesto. E oh, Gambedipesce, direttamente dalla progenie di Atena.
Messi in riga parevano ancora più imbranati. 
Lui e Belle avevano diviso i semidei in due gruppi per semplificare il lavoro e, guarda caso, la figlia di Atena l’aveva fregato – tanto per cambiare -. 
Nel suo c’erano praticamente tutti i fratellastri di Shang – esclusi ovviamente Testa di Tufo, Testa Bruta, Moccicoso e Ralph Spaccatutto che erano casualmente capitati a lui -, i più scaltri figli di Ermes, i più robusti figli di Efesto, i migliori arcieri della progenie di Apollo, tutti i ragazzi di quella di Atena – ed anche qui casualmente Gambedipesce era stata rifilato a lui assieme ad una nuova arrivata –, gli indeterminati più svegli ed Eric, l’unico figlio di Poseidone. 
-    Problemi col tuo gruppo, Shang? –  sentì gridare dall’altra parte del Campo quella doppiogiochista di Belle mentre lui squadrava da capo a piedi i ragazzi con cui avrebbe avuto a che fare da quel giorno in poi.
La maggior parte erano figli di Afrodite – compresa Anna che, okay, era simpatica ma con un arma in mano Shang non riusciva ancora a figurarsela – ed indeterminati abbastanza disorientati. Una ragazza coi capelli biondi –  « Mi chiamo Cenerentola! » gli aveva detto poco prima offesa - si guardava attorno con aria sognante, esattamente come faceva una figlia di Demetra a pochi passi da lei, Biancaneve se Shang ricordava bene il nome. 
Poi c’erano quei due stupidi gemelli – si vergognava ancora a chiamarli fratellastri in pubblico – che litigavano tra loro mentre Moccicoso prendeva di già in giro Gambedipesce; questo però, imperterrito, continuava a leggere un libro sui draghi. 
Ralph se ne stava in silenzio accanto a loro, col volto di chi preferirebbe essere altrove – e Shang per la prima volta non lo biasimò per questo -.
La new entry della progenie di Atena lo scrutava invece taciturna con i suoi scuri occhi a mandorla. Ogni tanto però li puntava imbarazzata sul terreno circostante quando Shang dava segno di notarlo. 
Tra i figli di Efesto c’erano il vecchio Felix – che, dai, non era affatto da buttare -, il ragazzino nuovo ed il suo strano robottino – che inquietava ancora un po’ Shang – ed il ragazzone di colore. Com’è che lo chiamavano lui? Ah si, Wasabi
E poi be’, un figlio di Dioniso che non conosceva ma che sì, pareva parecchio inutile e gli allegri dottori della progenie di Apollo, ovvero gli scarti lasciati dalla gentilissima Belle. Non dimentichiamo quello scansafatiche di Aladdin, l’unico della progenie di Ermes ad essere capitato a lui. 
-    Che belli che siamo. – fece ad un tratto Moccicoso, lasciando finalmente stare il povero Gambedipesce – Gruppo due regna! –
L’idiota cominciò a battere le mani con falsa euforia ma nessuno lo seguì, neppure i gemelli scema e più scemo. Shang si limitò a roteare gli occhi già stufo della situazione mentre gli altri ragazzi scioglievano la fila, convinti di poter andare a fare i fatti loro. 
-    Ehi, dove state andando? – urlò così, spazientito
-    Dove gli scarti come noi devono stare. – fu Ralph a rispondere alla domanda, perentorio.
Non solo schiappe, anche facilmente arrendevoli!  
-    Ma cosa dite ragazzi! – Anna si fece spazio tra la folla, raggiungendo Shang – Tutti dobbiamo collaborare! Noi non siamo scarti! E, cavoli, abbiamo Shang come coach, secondo me diventeremo anche più bravi degli allenati da Belle! –
Shang avrebbe voluto dirle « Non sono una divinità, non faccio miracoli » ma qualcosa dentro di lui lo spingeva a provarci comunque, a credere in quello che gli era stato chiesto di fare.
Non aveva nulla da perdere, dopotutto. Schiappe erano e schiappe sarebbero rimaste se avesse fallito. 
Tirarsi indietro non era da uomini veri e, davanti alle Cacciatrici e a Belle, voleva tutto tranne che apparire una femminuccia. Perciò, disse:
-    Lavoreremo parecchio da oggi in poi. Preparatevi a sudare perché non manderò nessuno là fuori a farsi uccidere da una Chimera. Abbiamo due settimane per riuscirci. Sembra impossibile ma siete semidei, avete sangue da eroe che vi scorre nelle vene, non sprecatelo. – 
I ragazzi del gruppo pendevano dalle sue labbra mentre c’era chi sorrideva immaginando di già la gloria e chi continuava a sembrare scettico.
-     Al termine delle due settimane deciderò chi di voi sarà pronto alla battaglia vera, chi potrà partire con me e le Cacciatrici. Perciò, se ci tenete davvero a quei quattro ragazzi e al destino del mondo, vi consiglio di dare il meglio di voi. Io nel frattempo cercherò di far di voi degli uomini. –
E ci fu un applauso. Uno vero, non come quello inscenato poco prima da Moccicoso. 
Uno di quelli che ti riempiono il cuore di coraggio e speranza. 
Shang sorrise, riscaldato dal calore di quell’inaspettata ovazione mentre, a qualche metro di distanza da loro, Belle allungava il collo come una giraffa affamata, curiosa di scorgere da lì la causa di così tanto rumore.
Presto si sarebbe pentita delle sue stessa scelte: lui le avrebbe dimostrato che, nell’allenare persone, Ares era meglio di Atena.

 
***

Se si contavano solamente le ore che precedevano il pranzo, quello fu un primo giorno d’allenamento piuttosto piatto.
Shang scelse la dolce Anna come aiutante dato che 1) era riuscita a convincere da sola un intero branco di Cacciatrici che il da loro odiato figlio di Ares sarebbe riuscito a trasformare delle schiappe in eroi e 2) era brava coi nomi - cosa che invece lui non era affatto - e chiamare tutti soldato uno e soldato due non invogliava di certo la partecipazione altrui.
Cominciarono con esercizi semplici – ovvero le tanto odiate flessioni. 
Cosa c’era di tanto complicato nell’andare su e giù, e poi di nuovo su e giù? Nulla secondo Shang, tutto secondo i suoi nuovi soldati. 
-    Uno... – cominciò fiducioso, ma il massimo a cui riuscirono ad arriva fu dieci – Fate sul serio? – chiese infatti, indignato dal vederli di già tutti stramazzati al suolo.
Qualche ragazzo fece spallucce in risposta alla sua domanda mentre aiutava i compagni più “ sfiniti “ a rialzarsi da terra. Questi ultimi invece riuscivano solamente a mugolare. 
Shang si coprì il volto con le mani, cercando di darsi forza come meglio poteva mentre Anna gli posava una mano sulla spalla, incoraggiante.
-    Dai, è solo l’inizio. – gli sussurrò, per poi rivolgersi poco dopo ai compagni, quasi arrabbiata - E voi ragazzi cercate di impegnarvi di più! – 
Ma a Shang sembrava sfuggire qualcosa. 
Forse era stato lui a sbagliare approccio. Aveva creduto di trovarsi ancora di fronte ai suoi fratellastri a cui, ogni giorno, faceva fare esercizi mirati a mantenere solamente una forma fisica accettabile. A quei ragazzi non serviva quella roba. 
Doveva formare eroi quella mattina, prepararli alla vita esterna, non farli partecipare a un banale corso di fitness. 
Di certo là fuori una creatura appena rinata dal Tartaro non li avrebbe mai intimato di fare cinquanta flessioni sul posto per salvarsi la vita.
-    E’ colpa mia. – disse così seguendo il corso dei suoi pensieri, ed i ragazzi sgranarono gli occhi per lo stupore – Dovevo cominciare con qualcosa di più stimolante di quelle stupide flessioni. Darvi un obbiettivo da raggiungere. –
Mentre parlava, i volti dei suoi soldati mutavano ad ogni affermazione. C’era chi ascoltava pensieroso, chi si stupiva ad ogni parola e chi sudava di già al solo pensiero di qualcosa di peggiore delle flessioni. 
-    Voglio che mi seguiate adesso. Cominciamo a fare sul serio. –
E, detto questo, fece una tappa veloce in armeria a prendere arco e frecce, seguito solamente dai passi strascicati dell’adesso silenzioso gruppo due. 
Dopo di che cominciò a dirigersi sicuro verso il muro d’arrampicata, sotto lo sguardo confuso di una Belle che, patetica, ai suoi stava facendo fare i soliti esercizi di routine: tiro con l’arco, lotta e scherma. 
Quando poi arrivarono di fronte a quella che sarebbe stata la prova finale del percorso Farò di te un uomo indetto dal loro coach Shang, i ragazzi del gruppo due riacquistarono la voce, pronti a contestare la scelta.
-    Vuoi farci salire là sopra? Sei tipo impazzito?! – commentò subito Aladdin, guardando sconvolto il viso impassibile di Shang – Sono agile sì, ma non voglio ustionarmi con la lava. – 
-    Io non credo di riuscire a... – balbettava invece Ralph a pochi passi da loro, girandosi nervoso i pollici – Preferisco le... flessioni. Sarei arrivato a cinquanta se non ci fossimo fermati... –
-    Oh mamma, è impossibile. – aveva sussurrato intanto Cenerentola all’amica Biancaneve, terrorizzata
-    Mi si spezzeranno tutte le unghie. – riferì sgomenta Anastasia alla sorella Genoveffa
-    Non arriveremo alla fine delle due settimane se moriamo arrostiti su quel muro. – fu invece il parere “ ottimista “ di Moccicoso
-    Vi state preoccupando per niente. – parlò poi finalmente Shang, zittendo tutto quel vociare – Non ho detto che dovevate scalare il muro. –
Il sollievo si diffuse tra i ragazzi e, a quel punto, il figlio di Ares seppe di aver ottenuto ciò che voleva.
Sistemò bene una delle frecce recuperate all’armeria nel suo arco – e questo lo fece improvvisamente pensare a Merida e alla sua predisposizione per quello sport da figli di Apollo, facendolo pentire amaramente d’averla sgridata tutte quelle volte – e la puntò perentorio verso la cima del muro. 
La scoccò poco dopo sotto lo sguardo confuso degli altri ragazzi, per poi spiegare:
-    Dovete arrivare fino alla fine di quel muro per riportarmi la freccia. –
-    CHE COSA? – 
-    Sta scherzando, vero? Ovvio che scherza, no? – 
-    Vuole ucciderci tutti, adesso è ovvio. –
-    Silenzio! – gridò, stanco di tutti quei futili commenti – Non ho finito. –
Adesso anche Anna, che fino ad allora l’aveva sostenuto, sembrava preoccupata.
Shang ignorò il suo sguardo, continuando a far ciò che a lui pareva giusto. 
Raccolse due grossi pesi d’ottone da terra, mostrandoli fiero ai ragazzi. Camminò persino davanti a loro per portarli di fronte ai loro occhi sgomenti. 
-    Ah ah, già sei molto simpatico Shang. – si udì dire da qualcuno del gruppo 
-    Già, grande senso dell’umorismo, amico! – urlò qualcun altro, innervosendo Shang ancor di più
-    Non sto scherzando. – disse infatti, non rivelando tuttavia l’irritazione provata col suo tono di voce – Salirete insieme ai miei due amichetti d’ottone. –
-    Ottone? – domandò Gambedipesce, sudato come mai Shang l’aveva visto prima – Sai quanto è pesante l’ottone, vero? –
-    Certo che lo so. – rispose, portando nel giro di un minuto i due pesi sopra alla sua testa – Se ci riesco io potete farcela anche voi. –
-    Certo ed io sono il Sultano. – fu l’ennesima battutina di Aladdin ma, stavolta, non sarebbe passata inosservata
-    Sarai il primo visto che ti piace fare lo spiritoso. – gli disse infatti, porgendogli i pesi – Sei un topo d’appartamento, no? Vediamo come scali quel muro. –
Shang vide il ragazzo deglutire a vuoto mentre la sua espressione mutava da divertita a terrorizzata.
L’intero gruppo due si zittì intanto che Aladdin, oramai convintosi che Shang facesse sul serio, sistemava i due pesi sull’imbracatura appena indossata. 
-    Saranno il quadruplo del mio peso. – osservò sarcastico il figlio di Ermes anche se Shang, nei suoi occhi, riusciva comunque a scorgere preoccupazione
-    Niente che un eroe non possa fare. – rispose così, osservandolo posare il piede destro sulla prima presa. 
Il ragazzo riuscì a fare sei passi sulla parete prima che questa cominciasse a tremare. 
-    Ohm... Shang? –  cominciò a chiamare nervoso a quel punto – Sta per... eruttare vero? –
-    Va avanti. –
-    Ma... –
-    Va. Avanti. –
Un altro passo. Le braccia del ragazzo tremavano ma Shang non seppe dire se lo facessero per via del peso dell’ottone o per le scosse pre-eruzione che continuavano a far sussultare la parete. 
Fatto stava che Aladdin andava avanti, proprio come Shang aveva sperato. Sfinito sì, ma non si arrendeva.
-    Avanti, non arriverai mai se procedi così lentamente! – gli urlò, notandolo ancora stazionario nel primo quarto di muro – Devi sbrigarti se non vuoi morire ustionato! –
Fece altri due passi, gemendo per la fatica ad ogni minimo movimento mentre la parete minacciava sempre più di buttarlo giù coi suoi scossoni. 
-    Basta Shang, si farà male! – intervenne all’improvviso la capogruppo della casa di Afrodite, Jasmine, con la voce rotta dall’apprensione – Quella cosa sta per eruttare! – 
-    Sta al tuo posto. – si limitò a risponderle lui, parendo così ancor più crudele di quanto già non fosse parso precedentemente.
Tutto ciò che faceva era per il loro bene, dovevano capirlo. 
Così continuò a guardar salire il figlio di Ermes, in silenzio, mentre la parete era sempre più vicina all’eruzione.
Altri tre passi. Gli altri ragazzi avevamo cominciato a trattenere il fiato, persino i meno sensibili come Moccicoso, Testa Bruta e Testa di Tufo. 
Aladdin continuava a gemere da lassù, quasi alla metà della parete, mentre Jasmine continuava a supplicare l’allenatore.  
Non va alla velocità sufficiente. “ pensò Shang, noncurante dell’esagerata figlia di Afrodite che gli stata alle calcagna “ Però è un buon inizio. “ 
Mulan – così si chiamava la new entry della casa di Atena, cosa che lui aveva scoperto grazie ad Anna – lo guardava disgustata, come se al posto suo in quel momento ci fosse un mostro gelatinoso pronto a vomitare muco sui presenti. 
Il figlio di Ares non ebbe il tempo di chiederle cosa avesse da guardare che la parete cominciò ad eruttare, facendo colare litri di lava bollente sulla sua superficie spianata.
-    Scendi, basta così! – urlò così ad Aladdin che, sfinito, si abbandonò piacevolmente a quella esclamazione, lasciandosi portar giù dalle corde di sicurezza.
Tutti fecero un sospiro di sollievo come se, fino ad allora, avessero sul serio creduto che Shang l’avrebbe lasciato lì ad arrostirsi pur di finire l’allenamento. 
-    Hai fatto schifo. – disse schietto al ragazzo mentre questo, aiutato dagli altri, si toglieva di dosso l’imbracatura e i pesi - Ma ho apprezzato la forza di volontà. –
-    Ci mancherebbe. – borbottò questo in risposta, asciugandosi distrutto la fronte imperlata di sudore.
Quando poi tutti ebbero finito di aiutare Aladdin a sistemarsi, richiamò nuovamente l’attenzione del gruppo. Alcuni lo guardavano timorosi, altri disgustati come Mulan e Jasmine, altri ancora curiosi di sapere quale sarebbe stata la sua prossima trovata per torturarli.
-    Questa parete sarà la vostra prova finale. Chi riuscirà a scalarla e a prendere la freccia in cima alla fine delle due settimane di lavoro parteciperà alla missione di salvataggio dei ragazzi. Chi non ce la farà resterà al Campo con la consapevolezza di non meritare l’appellativo di eroe. –
-    Quindi... – cominciò a chiedere Felix che, fino ad allora, era rimasto in silenzio -  Non dobbiamo fare la stessa cosa che ha fatto Aladdin adesso? Ci preparerai per riuscire a farlo per bene alla fine. –
-    Esatto. Così qualcuno di voi la smetterà di guardarmi come si guarda un mostro. – commentò mirando proprio alla figlia di Atena che, di rimando, abbassò ancora una volta lo sguardo 
-    Ma – stavolta fu Jasmine a parlare – a cosa ci servirà saper scalare un muro per l’arrampicata eruttante? Non imparo mica a sbriciolare un’arpia così. –
-    Forse no. – rispose Shang, voltando le spalle a tutti e cominciando a dirigersi verso la cabina numero cinque – Ma vi aiuterà a comprendere il significato di tre semplici parole: volontà, sacrificio e concentrazione. –
Detto questo si allontanò, col sole che tramontava alle sue spalle ed i ragazzi del gruppo due che riflettevano silenziosi sulle parole da lui appena pronunciate. 

 
***

I giorni seguenti furono un susseguirsi continuo di allenamenti sfiancanti per l’ormai agguerrito gruppo due. 
Corse per il perimetro del Campo con casse colme d’acqua sulle spalle, pesca a mani nude – con le lamentele non solo dei figli di Demetra, esageratamente ambientalisti, ma anche delle naiadi, profondamente disgustate dai piedi di Moccicoso – e kung fu. Tutti miseri fallimenti, specialmente per quella ragazza, Mulan.
Sembrava non riuscire ad applicarsi e Shang stentava quasi a credere che fosse una figlia di Atena.
-    Oh, non lo è infatti. – gli aveva confidato Anna quando lui aveva fatto quell’osservazione ad alta voce – Suo padre è un figlio di Atena. Fa Zhou. –
-    Dici sul serio? – aveva esclamato scioccato lui – Quel Fa Zhou? – 
-    Ohm... credo... di... si. – aveva risposto confusa lei - Sai chi è? –
Ma Shang non era riuscito a portare a termine quella conversazione, troppo occupato a pensare a quanto fosse assurdo che la figlia di Fa Zhou fosse la schiappa più schiappa del secolo. Peggio del caro Ralph che, alla fine, almeno in forza bruta si era dimostrato imbattibile.
Durante gli allenamenti in realtà era riuscito a scovare in ognuno dei ragazzi  del gruppo una capacità degna di nota, persino nei più deboli come Cenerentola e Biancaneve – quest’ultima sapeva far crescere piante assassine dal terreno senza neanche saperlo -.
L’unico mistero rimaneva quella ragazza, Mulan. Di sicuro non sarebbe riuscita a superare la prova finale.
Fu solamente dopo che l’ebbe vista crollare a terra sfinita durante una corsa campestre che si decise a parlarle, più per salvaguardare la sua salute che per altro.
-    Non credo tu debba continuare gli allenamenti. È ovvio che non siano alla tua portata. – le disse quella mattina e, nella sua testa, gli era parso un commento meno cattivo di quello che in verità si era poi dimostrato 
-    Come... scusa? – biascicò lei in risposta mentre, sfinita, si rialzava da terra.
Per un attimo a Shang era parso di intravedere una piccola lucertola rossa correre sulla sua spalla mentre si risollevava... allucinazioni da fame, probabilmente. Era quasi ora di pranzo. 
-    Dico che per te sarebbe meglio fermarsi qui. – continuò imperterrito dopo aver chiuso gli occhi ed aver scosso prepotentemente la testa per depennare dalla sua mente stanca l’inusuale immagine del rettile sulla scapola della ragazza
-    Non voglio. – rispose tuttavia quest’ultima, stavolta utilizzando un tono di voce ben lontano da quello di una persona stanca
-    Lo dico per il tuo bene. –
-    Non ho bisogno che tu mi faccia da padre. –
-    Ma non ce la fai! –
-    Ohm, tutto okay? – Anna si intromise nella... litigata? Sì, forse era in questo che si era trasformata quella strana conversazione
-    Si, tutto a posto. Stavo solamente invitando Mulan e tornare nella sua cabina. Gli allenamenti non vanno bene per lei. – rispose alla domanda guardando solamente la figlia di Afrodite, come se l’altra ragazza fosse improvvisamente scomparsa dalla scena.
Lei non sembrò apprezzarlo però.
-    Io invece sono sicura di poter continuare. – ribadì infatti, cominciando anche lei ad ignorare la presenza di Shang – Perciò decidi tu. –
Anna parve per la prima volta in difficoltà con tutti quegli sguardi puntati addosso.
Anche gli altri ragazzi avevano arrestato la corsa per osservare la scena. C’era chi ridacchiava e chi guardava silenzioso, dispiaciuto di già all’idea di perdere Mulan. Uno di questi era Gambedipesce, glielo si leggeva in volto.
-    Se Shang crede che tu non sia adatta, allora... – provò a dire Anna dopo qualche minuto di riflessione, ma Mulan era già corsa via.
Era la terza a lasciare gli allenamenti prima della prova finale, dopo Anastasia e Genoveffa.
Non doveva essere tutta questa fonte d’orgoglio per la figlia di Fa Zhou. Tuttavia, Shang cercò di convincersi che ciò fosse necessario per il suo bene e per quello della spedizione. I deboli a casa. 

 
***

Quella notte, dopo aver dormito un’ora in più alle solite cinque –  da quando erano cominciati gli allenamenti se la concedeva volentieri -, si diresse al suo covo segreto, pronto a ricevere la presenza di suo padre.
Mentre, evitando le arpie guardiane, correva verso l’ex grotta dell’Oracolo, qualcosa  sul muro d’arrampicata attirò la sua attenzione.
Due pesi d’ottone brillavano sotto la flebile luce lunare mentre una figura scura se ne stava ben aggrappata alle prese della parete, come uno scimpanzé sul tronco di un albero. 
Andava abbastanza veloce nonostante il peso dell’ottone e le violente scosse pre-eruzione ad ostacolarla. La figura era piuttosto minuta e, sebbene non riuscisse a distinguerne il volto, Shang ne riconobbe subito la forma affusolata, associandola a un nome: Mulan.
Non che l’avesse guardata tanto nell’ultima settimana! Avrebbe saputo riconoscere il corpo di qualsiasi ragazzo del suo gruppo a furia di stare con loro tutti i santi giorni, ventiquattrore su ventiquattro. O almeno così disse a sé stesso, più per non sentirsi un pazzo maniaco che per altro.
-    Che stai facendo?! – cercò di urlare il meno rumorosamente possibile verso la ragazza.
Era notte fonda, santi numi! Come le era venuto in mente di fare una cosa simile?! 
Tuttavia Mulan era così concentrata sulla sua missione impossibile da non replicare alla domanda dell’allenatore. Forse non l’aveva neanche notato. 
Shang fu tentato di intimarle di scendere o, peggio, di salire anche lui là sopra e portarla via di peso. Era una gracile ragazza dopotutto, non ce l’avrebbe mai fatta a superare la prova dopo una sola settimana d’allenamento!
Poi però, guardandola così vicina alla freccia, così prossima al raggiungimento del suo obbiettivo, cominciò a dubitare dell’idea che si era fatto di lei. 
Non era affatto una schiappa. Era... determinata, esattamente come avrebbero dovuto essere gli eroi di cui lui aveva parlato il primo giorno. 
Quando poi riuscì finalmente a stringere la freccia tra le sue mani minute, Shang si sentì felice, più per lei che per sé che era riuscito a fare di quella ragazza un... uomo? Praticamente sì.
La sua teoria che lei non lo avesse notando si dimostrò successivamente corretta quando, vittoriosa, lanciò uno sguardo verso il basso, trovandolo sorpresa ai piedi della parete. 
Per lo stupore barcollò, perdendo quell’equilibrio stentatamente guadagnato e cominciando a cadere pericolosamente dalla parete. Piombò dritta addosso a Shang per colpa di quegli stupidi pesi di ottone: questi aveva velocizzato la caduta col loro peso e sì, il figlio di Ares gli aveva sentiti cadere proprio accanto alla sua testa. Fortunatamente accanto alla sua testa.
-    Che ci fai qui?! – fu la prima cosa che la ragazza gli chiese dopo essersi liberata dell’imbarazzo di essergli caduta addosso
-    Potrei farti la stessa domanda. – rigirò la situazione a suo favore lui, per nulla intenzionato a rivelarle il motivo delle sue scorribande notturne.
Si scrutarono per qualche minuto silenziosi, aspettando che fosse l’altro a cominciare a parlare. Poi però Mulan finalmente cedette, iniziando a spiegarsi orgogliosa.
-    Volevo dimostrarti che sono in grado di continuare l’allenamento. Mi stavo semplicemente preparando per domattina. -
Shang non riusciva a spiccicare parola. Quella ragazza si era davvero svegliata nel bel mezzo della notte, a suo rischio e pericolo, semplicemente per provare a lui la sua temerarietà. 
-    So che non è nelle regole del Campo... – continuò poi, non ricevendo alcuna risposta dal figlio di Ares – Ma non volevo fare un’altra brutta figura di fronte a te ed infangare di nuovo il nome della mia famiglia. -
Shang si sentiva terribilmente in imbarazzo, per la prima volta nella sua vita.
Non sapeva se si sentisse in quel modo per la maniera indecente in cui l’aveva trattata quella stessa mattina o perché era la prima volta che si ritrovava a parlare da solo con una ragazza che non fosse Anna, Belle o una delle sue sorellastre.
Cavoli, dopo quello che aveva fatto per lui non poteva più negarle la partecipazione agli allenamenti. Anzi, non poteva negarle neanche più un posto nella missione vera e propria. Certo, i ragazzi la mattina dopo l’avrebbero preso per pazzo a rivedere Mulan assieme a loro ma che importava adesso?
Doveva mettere da parte il tanto amato orgoglio, una volta per tutte. Aveva sbagliato. 
Ammettilo Shang, avanti “ si disse severo, esattamente come lo era coi suoi soldati “ Chiedile scusa.
-    Mi dispiace, non avrei dovuto cacciarti così presto dagli allenamenti. – cominciò così ed ogni parola gli pesò più del dovuto – Perciò domani continuerai a seguirli con gli altri. –
-    Si!  –  esclamò entusiasta la ragazza e, mentre un grosso sorriso le si stagliava sul volto poco prima malinconico, a Shang sembrò di vedere un piccolo e vittorioso pugno rosso sbucarle dal colletto della maglia arancione.
Okay, doveva farsi vedere da un medico. Il giorno dopo sarebbe andato a bussare alla porta della cabina numero sette per allucinazioni persistenti. 
-    Non ho finito. – continuò tuttavia dopo essersi nuovamente riscosso.
Non voleva proprio apparire stralunato in un momento simile. Già aver accantonato l’orgoglio gli era costato parecchio.
-    Non terrai la prova finale insieme agli altri. –
-    Che significa? – il sorriso sul volto della ragazza svanì a quelle parole e a Shang quasi dispiacque vederlo trasformarsi così presto in un nuovo cipiglio serioso
-    Significa che dopo quello che hai dimostrato stasera hai già un posto nella spedizione. – chiarì così velocemente la frase precedente, sperando di veder l’espressione contenta di poco prima stagliarsi nuovamente sul suo viso e sentendosi poi tremendamente stupido per aver pensato ad una cosa simile.
Anna l’aveva mischiato, non c’erano dubbi. 
-    Dici sul serio? Oh miei dei! – esclamò incredula Mulan, sorridendo di nuovo a quella notizia come Shang aveva sperato.
Poi fece una cosa del tutto inaspettata: lo abbracciò. E cavoli se non era arrossito terribilmente a quel contatto. 
Si vergognò però anche lei di quel suo gesto, scusandosi e stringendogli solennemente la mano per rimediare subito dopo. 
Lui si comportò come al solito, cercando di mantenere un certo decoro e intimandole di andare a dormire prima che un’arpia la beccasse fuori dal suo letto. 
Lei annuì, facendo seguire quel cenno della testa da un altro sentito « Grazie ».
Poi corse spedita verso la cabina numero sei con l’agilità di un ghepardo. Shang stentava a credere che avesse ancora tutta quell’energia in corpo dopo, be’, la scalata coi pesi d’ottone. Forse era semplicemente l’adrenalina a farla comportare in quel modo o forse l’entusiasmo di aver finalmente portato onore alla sua famiglia.
Fatto stava che Shang rimase lì a guardarla, noncurante dei pericoli che così stava stupidamente correndo, mentre – diamine se doveva farsi curare! – ancora una volta lo strano agitarsi di una coda color cremisi attirava la sua attenzione, costringendolo nuovamente a chiudere gli occhi per scacciare via uno strano pensiero: possibile allenasse lucertole?

 
***

La settimana seguente fu tutta in salita.
Alla notizia del rientro in squadra di Mulan nessuno si era opposto – tranne Moccicoso che non lo trovava giusto, ma lui era Moccicoso, no? Doveva mettere zizzania qua e là -. Al racconto della sua mirabolante impresa sul quel muro, erano rimasti tutti a bocca aperta, ribattezzando poi la ragazza come mascotte ufficiale del gruppo in assenza del robottino Baymax. 
Già, perché c’erano novità parecchio interessanti al Campo che avevano convinto ancor di più Elsa a far partecipare i semidei alla missione e che si collegavano all’ingegnosità del ragazzino nuovo, Hiro, e al suo amico Baymax – che, adesso, non inquietava più così tanto Shang -.
Il figlio di Efesto stava costruendo delle vere e proprie armature futuristiche che avrebbero protetto chiunque – anche la più schiappa delle schiappe – da qualsiasi tipo di attacco fisico. Praticamente li stava trasformando tutti in robot.
E se Shang non avesse conosciuto meglio il figlio di Efesto in quella settimana di lavoro – perché poi si era dovuto dedicare anima e corpo al progetto -, non avrebbe di sicuro creduto alla probabilità di riuscita di queste straordinarie tute di cui tutti al momento parlavano.
Invece eccome se funzionavano.
La prima era stata testata su Anna che, dopo averla indossata, aveva superato egregiamente il test anti-lava. 
Il liquido incandescente l’aveva ricoperta per qualche secondo – contro la volontà di Elsa che, scettica, era stata tutto il tempo a urlare alla sorella di farla finita prima di finire uccisa – e, impressionante, ne era fuoriuscita indenne, sia lei che l’accesa tuta verde.
Così Hiro ne stava costruendo altre, ognuna mirata ad adattarsi alle capacità del semidio che la indossava. Quella di Shang ad esempio era abbastanza leggera da permettergli la libertà dei movimenti, cosa essenziale per lui nella lotta contro i mostri. 
Quella di Gambedipesce invece era la più sorprendente: aveva una memoria – sì, come un computer – capace di immagazzinare tutti i libri presenti nella cabina numero sei a lui necessari, permettendoli così di consultarli persino nei momenti più disperati. 
Insomma, con l’allenamento portato solennemente avanti da Belle e Shang e quelle fantastiche tute costruite da Hiro, sarebbero stati imbattibili. 
Mancava solamente la prova finale del gruppo due, poi si sarebbe organizzata la partenza.
Così, l’ultima mattina d’allenamento, Shang ed il suo gruppo si ritrovarono ancora una volta lì, davanti a quel muro d’arrampicata, pronti a determinare il loro destino. 
Il primo fu Aladdin, a ricordare quel primo e tragico giorno di prova. 
-    Stavolta la prendo quella freccia, eccome se la prendo. – diceva mentre, stavolta da solo, sistemava i pesi d’ottone all’imbracatura.
E salì su quel muro, inseguendo la freccia come un gatto segue un topo, concentrato e veloce. 
Senza sarcasmo a distrarlo, senza il timore di fallire: mirava semplicemente al suo obbiettivo e ciò bastò a Shang per decretare quella prova superata.
Dopo aver preso la freccia, il figlio di Ermes scese vittorioso, acclamato dai suoi compagni di viaggio. Perché sì, quello secondo Shang era stato un viaggio dentro loro stessi ed era contento di essere stato proprio lui il loro capo stazione.
Poi fu il turno di Felix e di Jasmine, tutti e due scesi vittoriosi dalla parete. 
Subito dopo vennero Anna, Hiro – che aveva lasciato per un attimo il lavoro di rifinitura delle sue tute agli altri fratelli – e Wasabi, anche loro arrivati sani e salvi all’obbiettivo. 
Cenerentola e Biancaneve furono un po’ più lente degli altri ma ce la fecero anche a loro a non finire arrostite. 
E, mentre altri ragazzi salivano, il gruppo uno si univa a loro con Belle che osservava piacevolmente colpita i progressi fatti dai ragazzi accollati solo due settimane prima al rivale Shang. 
Si associò anche al coro di incoraggiamenti per loro, specialmente quando fu il turno del dolce Gambedipesce che, sebbene anche lui più lentamente come Cenerentola e Biancaneve, raggiunse la cima prima dell’eruzione. 
L’ultimo fu Ralph il quale, prima di salire coi pesi d’ottone ben legati al braccio, guardò pensieroso Shang. Sembrava dirgli qualcosa coi suoi grandi occhi marroni, qualcosa come « Vedrai come sono diventato bravo ». 
Era stato troppo duro con lui per tutti quegli anni da capogruppo.
« Rompi sempre tutto Ralph! » o « Per colpa tua perdiamo sempre alla Caccia alla Bandiera ». Quelle frasi da lui dette gli rimbombarono nella mente frattanto che quel ragazzone incompreso scalava la parete della sua rivincita su tutti.
Shang si ritrovò a fare il tifo per lui, come se questo potesse rimediare al male che gli aveva – senza rendersene cotto – fatto. 
E, quando scese vittorioso con la freccia ben stretta nel suo possente pugno destro non poté far a meno che essere orgoglioso di lui.
-    Ce l’hai fatta, ragazzone! – gli disse fiero, dandogli poi un’amichevole pacca sulla spalla – Hai dimostrato a tutti quanto vali. –
-    Davvero? – gli chiese lui incredulo – Io... – 
-    Sei un eroe, Ralph. – questa volta fu Anna a parlare, correndogli in contro per abbracciarlo – Lo sei sempre stato! – 
Ed il ragazzo lasciò che gli altri lo acclamassero, finalmente fiero di sé stesso e di ciò che era riuscito a fare.
Poi però, quando aprì il pugno per restituire la freccia a Shang, il suo volto tornò triste, colpevole.
Rotta. 
-    Mi dispiace! Shang, io... sono sempre il solito! Non sono un eroe, io spacco semplicemente tutto... –
-    Ehi – Shang lo riprese ma stavolta non per sgridarlo – Sai cosa mi importa di una freccia rotta. Non sono mica un figlio di Apollo. E oh, non sono nemmeno Merida. –
E rise. 
Ci volle un po’ per convincere Ralph che no, quello non era un sogno, e che Shang stava davvero ridendo di fronte a lui, con lui.  
Poi si avvicinò a quella scenetta Belle, urlando per sovrastare il vociare festoso degli altri semidei.
-    Complimenti, Mr Muscolo. – cominciò, sorridendo beffarda – Hai fatto ciò che mi aspettavo facessi. –
-    Che...? –
Eh no, adesso che lui aveva vinto non poteva rovesciare i fatti con le sue stupide teorie da figlia di Atena.
-    Avevo ragione, come sempre. –
-    Ma di che stai parlando? – adesso Shang cominciava a spazientirsi – Fino a prova contraria sono io che ho trasformato i ragazzi che tu mi avevi di proposito rifilato in eroi. Ho vinto io. –
-    Non si tratta affatto di vincere o perdere. Tipico anche il fatto che tu la pensassi così. – rispose ancora una volta con fare da saputella ma, stavolta, a Shang non diede poi così tanto fastidio
-    Okay, sentiamo la teoria che stai per rifilarmi secondo il quale Atena sarebbe sempre un passo avanti ad Ares. –
Belle si sistemò davanti a lui, sorridendo stavolta benevolmente. Per un primo momento Shang pensò che questo fosse rivolto a qualcuno dietro di lui, invece era proprio il figlio di Ares che guardava. 
Preoccupante.
-    Ho lasciato a te quei ragazzi perché sapevo che saresti riuscito a far uscire l’eroe che c’era in ognuno di loro. Io non avrei saputo farlo meglio di te. Qui non è Atena contro Ares, Shang. Qui è quanto Belle pensi che Shang abbia un cuore sotto quell’ammasso di orgoglio e muscoli e che modo escogita per dimostrarlo. –
-    Quindi... sei sempre un passo avanti a me? – 
-    Sì, lo sono. – 
E risero, finalmente amici. Perché cavolo, nessuno riusciva a fargli arrovellare il cervello come ci riusciva quella ragazza ed era divertente stare in suo compagnia, dopotutto.
O almeno così la pensava prima che, come sempre, lei rovinasse tutto.
-    E, per la cronaca, ho visto come guardi Mulan. Non solo ho dimostrato che hai un cuore ma anche che sei capace di prenderti una cotta. Queste sono le vere soddisfazioni della vita semidivina. –
E si dileguò nella folla di semidei in festa prima che Shang, profondamente imbarazzato, potesse ribattere.
Era davvero così evidente? Eppure lui credeva di no.
Poi scorse Mulan intenta a guardarlo in mezzo alla calca e capì che forse sì, per gli altri doveva essere lampante il suo diventare improvvisamente più goffo e umano quando lo sguardo di quella ragazza incontrava per sbaglio il suo.

 
 

 You're a spineless, pale pathetic lot and you haven't got the clue.
Somehow I'll make a man out of you. 

 
N.A.E dopo un mese e mezzo ritorno con qualcosa che spero vi abbia fatto sorridere. Piccola pausa dall'angst. x'D Serviva anche a me scrivere qualcosa di simile per staccare dato che non è un gran bel periodo, nonostante qui cerchi sempre di parere gioiosa ^^ Andiamo alla One Shot però che è ciò che conta adesso! 
Io adoro Shang ed il rapporto non poi così Disneyano che ha con Mulan e, dopo il mio amato The Lion King, credo che sia proprio questo il mio secondo classico Disney preferito. La tematica dell'emancipazione femminile è molto forte in quel film ed io, che sostengo la parità dei sessi forever and ever, non posso che amare il modo in cui Mulan spacca il mondo e fa tutto ciò che gli uomini non fanno per salvare la Cina. 
La adoro. Punto. 
E spero riusciate a perdonarmi per il ritardo ma, dopo essere tornata da Londra, ho passato una settimana a deprimermi per la perdita degli amici fantastici che avevo conosciuto lì ed altre tre col blocco dello scrittore. Quindi, capite il mio nervosismo. D'estate ho il tempo per scrivere ma non l'ispirazione, d'inverno l'esatto opposto. True Story
E nulla, l'unica cosa che forse mi fa un po' storcere il naso in questa ennesima Missing Moment è il modo in cui ho caratterizzato Belle - che è lo stesso che avevo usato nella long alla fine ma che può non parere molto IC secondo me -. Perché le ho fatto fare ciò che avrei fatto io - da figlia di Atena - per dimostrare l'inferiorità dei figli di Ares x'D E mi piaceva l'idea di rendere il rapporto tra Belle e Shang in questo modo, rivali ma sotto sotto amici. ^^ 
Insomma, detto questo vado a cenare perché sto morendo di fame e per rileggere e pubblicare la One Shot ci ho messo tipo... tre ore credo. Per cui scappo a mangiare un panino mentre aspetto con ansia un vostro parere ;)
Alla prossima! 


 
  
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