MY
PERFECT, SWEET, UNLUCKY LIFE
-AMICHE
E TISANE
Il sole batte forte dalla finestra e mi sveglio,
un po’ arrabbiata.
Stavo facendo un bel sogno…
Subito la situazione che mi si presenta davanti agli occhi, però, è tutt’altro:
il letto è sfatto, e il lenzuolo umido di lacrime. Accanto a me, sul pavimento,
giace dimenticata da tutto una bottiglia vuota, che fatico a ricordare cosa
contenesse. In più, ho un forte mal di testa e non capisco come abbia potuto
abbandonare le mie preziose scarpe Prada che ho faticato tanto per acquistare
lì, in mezzo alla stanza, sul tappeto stravolto. Non oso immaginare che aspetto
abbia IO.
Del resto, capita a tutti di avere una giornata
no. E se questa giornata no si protrae giusto un po’ più a lungo, magari
coprendo un lasso di tempo di qualche settimana… Si,
ho capito, forse esagero. Forse non dovrei bere tutte le sere e addormentarmi
senza neanche togliermi i vestiti, e mettere un po’ in d’ordine in questo caos.
Infatti, fatico a trovare un abito che non sia sgualcito, mal riposto o
comunque indossabile. Dopo una breve passata in bagno, mi decido a stirare il
completino lacoste che ho comprato l’anno scorso. –Lily! Sei sveglia?- La voce della mia coinquilina, nonché
mia migliore amica da tempo, mi fa pensare che, probabilmente, deve anche
essere molto tardi. Come ho fatto a ridurre la mia vita perfetta in questo
schifo? Stanca e con la testa indolenzita mi trascino fino in cucina, dove mi
aspetta almeno un cornetto caldo e un po’ di caffè. –Ancora
tardi, eh? Si può sapere cosa hai fatto ieri sera?- Ecco. Sta per arrivare la
ramanzina. Ma che posso farci io? –Niente che in
questo momento mi ricordi… So solo che ci vorranno
giorni per mettere un po’ d’ordine in quella stanza.- Inarca le sopracciglia, e
so che sta per dire qualcos’altro, ma la precedo sul tempo, uscendo dalla
cucina. Naturalmente il cornetto me lo porto dietro. –Non
puoi comportarti così ancora per molto! Guardati: da quanto tempo non ti
dedichi un po’ a te stessa?- Io odio questi discorsi. Me stessa sono io, e io
sto benissimo così come sto. No, in realtà non sto affatto benissimo, ma questo
non vuol dire niente. Di certo lei, che non ha nessun problema al mondo, non
può saperne molto. Ingoio l’ultima parte di colazione e mi vesto
svogliatamente. –E il lavoro? E’ una settimana che
non ti presenti! Scopriranno che non sei malata,
prima o poi.- Il lavoro. Come se a qualcuno di quei rispettabili simpaticoni
dei miei colleghi importasse qualcosa di me o di quello che faccio.
Probabilmente non si sono neanche accorti della mia assenza. –Senti, è vero,
quel tizio è stato davvero uno stronzo. Ma appunto per questo non puoi
rovinarti la vita per lui!- Bene, siamo arrivate al punto della situazione.
Sono giorni che desidera dirmelo, e mi chiedo perché abbia aspettato
tanto. –E cosa
ti ho sempre detto io? Non devi fidarti dei ragazzi-pub! Visto com’è andata a
finire? Ma quello che mi meraviglia è che tu ci stia ancora male.- Ancora una
volta non ha colto il punto fondamentale della situazione. –Io
non sto ancora male per lui. So che è stato uno stronzo, e che poteva, mah,
almeno lasciarmi un biglietto. Ma non è questo. E’ che ho la netta sensazione
di non riuscire a controllare nessun aspetto della mia vita!- Sono giorni che
volevo dirlo. Giorni che questo concetto mi rimbalza in testa, e che riempio
pagine di diario, senza potermi sfogare con nessuno. Il punto è che Elizabeth
sta per sposarsi, e mi dispiace molto rovinarle questo periodo. Lei sembra
toccata da queste parole, e mi tiene forte in un abbraccio. –Facciamo
così: adesso ti vesti, ti fai bella, e
poi usciamo. Passiamo tutta la giornata fuori, e possiamo fare tutto quello che
vuoi. Ok?- Per fortuna al mondo esistono le amiche! – Ok. Dammi solo il tempo
di rimettermi un po’ in ordine… Non vorrei spaventare
qualche bambino per strada!- Finalmente sorride, e io mi avvio un po’ sollevata
a prepararmi. Quanto le voglio bene?
Tutte le ragazze dovrebbero sapere (e molte lo
sanno) che una tazza di cioccolata, musica romantica, un locale accogliente e
un’amica possono risolvere qualsiasi problema. Solo che poi questi ingredienti
raramente combaciano. Ora, immaginate: due ragazze come noi, che abbiamo fatto
mesi di straordinari per permetterci i vestiti che indossiamo ( Elizabeth è
stata depressa per giorni quando credeva di aver perso la sua borsa nuova miu miu, e poi dice a me…), che siamo iscritte in palestra solo per esibire la
tessera ad ogni apertura del portafogli, e fingiamo in pubblico di essere iscritte
a club esclusivi, e potrei andare avanti all’infinito…
Come potremmo mai permetterci di passare l’intero pomeriggio in uno di quei bei
locali tradizionali in cui ti servono la tua cioccolata con un intero vassoio di
pasticcini, e le panche sono un po’ sporche un po’ corrose dal tempo e da tutte
le persone che vi hanno sostato? Naturalmente, entrambe sappiamo che sarebbe il
nostro più grande desiderio, ma non posiamo esaudirlo. No, e per una serie ben precisa di motivi:
1-Cioccolata? Pasticcini? Si, e poi mettiamo su
un paio di chili ciascuno!
2-Abbiamo giurato che fino al matrimonio di
Elizabeth dobbiamo frequentare solo locali in, e metterci in mostra il più
possibile, perché lui vuole assolutamente invitare persone in e nei locali
tradizionali ci sono sicuramente persone migliori di quelle alla moda, ma che
sfigurerebbero nel sogno di liz
3-Siamo due ragazze estremamente superficiali
4-Ufficialmente, e per tutte le nostre “amiche”,
noi odiamo la cioccolata e i dolci;
5-L’ultima volta che siamo state in un locale
del genere, abbiamo ordinato così tanti dolci che la cameriera ci ha detto:
“bene, li porto subito o quando arrivano anche le vostre amiche?”
E la lista potrebbe avere anche molti altri
punti. Da allora frequentiamo solo locali in cui la cosa più calorica che
servono è il sedano spezzettato come aperitivo. Arriviamo in uno di quelli
dall’apertura più recente, proprio in
centro. Il nome è così strano che non tento neanche di pronunciarlo. E’tutto in
vetro, e davvero molto elegante. Ci aprono la porta due ragazzi ben vestiti, di
carnagione molto scura, probabilmente aiutata da un paio di lampade e dal fatto
che il mare è a un passo. Ci fanno accomodare in un tavolino scomodo, basso ma
estremamente chic. Noi ci guardiamo, ed entrambe fingiamo di essere il più
possibile a nostro agio. Prendiamo, come d’accordo, a parlare di libri. Non è
che possiamo ammettere che l’ultimo che abbiamo letto è “Il mondo in rosa”…
Perciò, fingiamo di essere immerse nella lettura di titoli improbabili. Due
donne anziane sedute dall’altro lato del locale ci guardano male, commentando
aspramente qualcosa che nessuna di noi due riesce a cogliere. –Benvenute! Questi
sono i menù: dei tè, delle tisane, degli yogurt a basso contenuto calorico, e
delle acque benefiche per il corpo. Tra poco passerò a ritirare le
ordinazioni!- Acque benefiche per il corpo? La faccia di Elizabeth deve essere
molto simile alla mia: a metà tra disgustato e sorpreso. –Ma…
secondo te si bevono?- E subito dopo entrambe scoppiamo a ridere. Alla fine
optiamo per un semplice tè ai frutti rossi e due yogurt bianchi all’essenza di
eucalipto. Il cameriere che ci ha portato i menù segna le nostre ordinazioni, e
dal suo volto compiaciuto capiamo di aver fatto centro: è esattamente quello
che ordinano le altre clienti. –Caree! Anche voi
qui??- la voce inconfondibile della nostra peggior nemica, Anya,
giunge quasi prima della zaffata del profumo costosissimo nel quale deve aver
fatto un bagno. Anya è la tipica ragazza viziata: suo
padre è un ricco primario, e lei passa le giornate tra corsi di yoga, terme,
negozi in cui alla gente comune non è permesso entrare, locali affollati da vip e camere d’albergo,
naturalmente non da sola, ma sempre con un ragazzo diverso. L’abbiamo conosciuta
una volta in cui avevamo deciso che il nostro nuovo hobby doveva essere il
golf. Abbiamo passato pomeriggi interi a comprare tutto l’occorrente: abiti
coordinati, borse, mazze e addirittura palline colorate che ci erano costate
una fortuna. Poi il problema era trovare un club, e certo non volevamo
accontentarci di quello pubblico. Così, scelto il “Country
Golf Club Of London” , abbiamo trascorso serate a
pianificare possibili modi per entrarvi.
Uno di questi era conoscere qualcuno che ne facesse parte, e così ci
siamo appostate nei dintorni per giorni. Finchè una
mattina, mentre io fingevo di sentirmi male e liz
tentava di soccorrermi, questa ragazza perfetta si è avvicinata, ha chiesto se
avevamo bisogno di aiuto, e subito ha decretato che il posto più vicino nel
quale avrebbero sicuramente avuto qualche medicinale era il Country
Club. Inutile dire che, una volta entrate lì dentro, il malore se n’è andato.
Ma con solo due pomeriggi abbiamo capito che il golf non fa per noi, e che Anya non ha nessuna amica. Non c’è da stupirsene, del
resto. Solo che da allora non fa che tempestarci di telefonate, e se ci
incontra subito si unisce a noi. Questa potrebbe essere una cosa positiva, se Anya non fosse così estremamente odiosa e odiata da tutti.
E quando dico tutti, intedno proprio tutti. – Yogurt
all’eucalipto? Ma ragazze… Non avete letto Sana&Snella, questa settimana? Gli yogurt, anche se a
ridotto contenuto di grassi, sono assolutamente da eliminare!- Appunto. Voi non
la odiereste una così? Naturalmente si siede con noi, e ordina l’acqua benefica
per il corpo. Ovvero: una scodella piena di quello che sembra profumo,
violaceo, che lei prima tampona lungo i polsi e le braccia con uno strano
strumento che (io e Liz siamo sbigottite) le ha
portato lo stesso cameriere. E poi, come se niente fosse, la beve. –Che mi raccontate di bello, careee?-
Poi ha quel modo di parlare così insopportabile! Io e Liz
rispondiamo con delle scrollate di spalle e dei sorrisi falsi. Lei finisce di
bere sproloquiando su quanto ami il locale, sul fatto che ci passa molto tempo
e che ha avuto una storia con il cameriere. Mentre sorseggiamo il tè, la
osserviamo. E’ capace di annullare tutto quello che lo circonda, e parlare solo
di se. Potremmo anche metterci a fare boccacce o cantare a squarciagola, e sono
certa che non se ne accorgerebbe. –Ehm… Ci dispiace, Anya, ma ora dobbiamo proprio andare. Tra poco inizia la
nostra lezione di Pilates, e non possiamo mancare…- Lei sembra tornare sulla terra- Oh… certo, certo. Fantastico! Io devo tornare a casa, invece… Mio padre stamattina ha detto che sarei dovuta
esserci per la cena, perché voleva presentarmi una persona…
Non posso negare di essere curiosa!- Noi ci guardiamo spaventate: sta per
iniziare un nuovo monologo? –Bene, divertiti allora. –
E, subito dopo aver pagato somme consistenti per due bicchierini di acqua
bollita aromatizzati, corriamo via dal locale.
Dopo tutto, quest’uscita sta funzionando. Certo,
continuo a sussultare ogni volta che scorgo un ragazzo biondo per strada, ma
per il resto si sta rivelando una piacevole giornata. Mentre passeggiamo
tranquillamente per il parco, però, non possiamo negare l’evidenza: i nostri
stomaci brontolano e credo che possano sentirli a qualche chilometro di
distanza. Optiamo per un poco raffinato ma certo invitante hot dog, comprato al
chiosco qui vicino.
-Allora…
va meglio?-
-Abbastanza…
Solo mi dispiace di averti obbligato a passare tutta la giornata in giro con
me! Di sicuro avevi qualche impegno pre-matrimoniale!-
-Macchè!
Questa storia del matrimonio mi sta uccidendo. Non faccio che uscire per
negozi. Scegli il vestito, scegli le bomboniere, assicurati che al ristorante
abbiano capito tutto, fai la prova trucco… Sono
praticamente sfinita!
Elizabeth si sposa esattamente tra tre
settimane. E’ tutto pronto: l’ho accompagnata per tutti i negozi di questa
terra, e altrettanti ne ha visitati lei da sola. Sarà un matrimonio perfetto,
adatto ad una coppia perfetta com’è la sua: fiori bianchi, un magnifico abito
di armani che le è costato una fortuna, un menù
preparato accuratamente piatto per piatto ed uno sposo invidiabile. Elizabeth e
William stanno insieme da due anni, e lui è un tipo a posto. Alto, muscoloso,
capelli rossi e un forte accento scozzese, la ama veramente, e la ricopre di
attenzioni. E’ venuto a londra per lavoro, due anni
fa, perchè suo padre, un ricco editore, ha deciso che
vivere per un po’ lontano dagli agi gli avrebbe fatto bene. Così si è trovato
un lavoro come cameriere in un bar in periferia, dove lo pagavano una miseria,
e per sopravvivere scrive in uno dei giornali del padre. Non vedo l’ora che
arrivi il girono del matrimonio, anche se vorrei tanto non doverci andare da
sola.