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Autore: Euachkatzl    28/08/2015    2 recensioni
“Avevi un'amica a cui hanno fatto del male?” azzardò un'ipotesi; avrebbe voluto dirne un'altra, quella che gli sembrava la più probabile, ma non ne aveva il coraggio nemmeno lui.
“No” rispose Amelia, con la voce sempre più debole. Tutta quella situazione non le piaceva.
“Hanno fatto del male a te?” chiese Brian, tentando di sembrare il più calmo possibile, quando in realtà gli tremavano le ginocchia: aveva paura. Aveva paura perché aveva capito cosa era successo ad Amelia, e non sapeva come gestire la cosa; non sapeva se cavarle le rispose di bocca o aspettare che lei si sciogliesse, anche a costo di attendere anni.
La ragazza respirò profondamente e alzò lo sguardo.
“No” rispose nuovamente, tentando di liberarsi dalla presa di Brian con uno scossone, ma senza successo: il ragazzo continuava a tenerle stretti i polsi. Amelia stava iniziando ad andare in panico.
“Dimmelo” le ordinò, perché nonostante la compassione che provava iniziava a spazientirsi: lui voleva aiutarla, e lei nemmeno provava a parlare.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era già passato un anno. Un anno da quando Amelia aveva visto per la prima volta Morgana, e da quando aveva capito che quella ragazza l'avrebbe soggiogata per tutta la sua vita.
Non era stata proprio la prima volta che si vedevano, a dire il vero: si erano già incontrate tempo prima, ma avevano avuto appena il tempo di presentarsi che già Amelia era dovuta scappare via. Il loro secondo incontro era stato decisamente più lungo, e avrebbero avuto il tempo di dirsi più cose, se solo Amelia avesse avuto il coraggio di parlare; la verità era che lei aveva già sentito che Morgana sarebbe stata una delle persone più importanti della sua vita, e la sua irrazionale paura di rovinare tutto dicendo la cosa sbagliata ebbe il sopravvento. Le due ragazze passarono un pomeriggio piacevole, tutto sommato, anche se Amelia si sentiva costantemente in imbarazzo, nonché un po' in colpa, per non aver detto una parola per ore, mentre Morgana si sforzava di trovare ogni stupido argomento per evitare il classico silenzio imbarazzante. Le raccontò qualsiasi cosa: dalla sua vita, a quello che aveva fatto durante le vacanze, al perché si trovasse a Salem, così lontano dal suo paese. Amelia si ricordava ancora ogni singola parola, ogni alterazione della voce di Morgana, ogni risata che avevano fatto insieme. Ricordava persino cosa avevano mangiato quel giorno, quanto tempo ci avesse messo per prepararsi prima di uscire e i brividi che aveva sentito quando Morgana l'aveva baciata all'angolo della bocca nel momento in cui dovette tornare a casa.
Amelia ricordava perfettamente tutto, e il ripensare a quelle situazioni, che sembravano lontane secoli, le provocavano una coltellata al cuore più profonda ogni volta che si ritrovava a rimuginarci.

"Hai idea di parlarmi?" chiese Brian, riportando la ragazza nel mondo reale. Si rese conto improvvisamente di dove si trovava, perché fino a quel momento lei era stata a Salem, in riva al mare, a guardare l'acqua scura accoccolata contro Morgana.
"Parlare di cosa?" domandò di rimando la ragazza, che non aveva certo voglia di disturbare Brian buttandogli addosso tutti i suoi problemi. Di solito, per quello c'era Morgana, ma non sarebbe mai andata da lei a parlare di come stessero andando male le cose tra loro, anche se sarebbe stata la mossa migliore da fare.
"Di Morgana" sussurrò Brian, sperando che Amelia non capisse e trovasse un argomento da sola: era quella, la questione di cui parlare, eppure né uno né l'altra avevano voglia di iniziare.
Amelia si sedette pesantemente sul letto, lasciandosi poi cadere all'indietro e fissando il baldacchino di velluto bordeaux sopra di lei.
"E se parlassimo d'altro?" propose la ragazza, con voce apatica. Brian si voltò a guardarla, mentre lei continuava a fissare il soffitto: Amelia raramente guardava le persone negli occhi, in particolar modo gli uomini, a causa di timidezza, insicurezze e illogiche paranoie. Prima di guardare una persona negli occhi, avrebbe dovuto passarne di tutti i colori con lei, avrebbe dovuto fidarsi completamente, avrebbe dovuto capire che a quella persona interessava davvero lei e non il suo aspetto fisico o altre cose. Prima di guardare una persona negli occhi, Amelia doveva abbattere una serie di muri che frapponeva tra lei e il mondo intero.
"Parliamo di sesso" disse la sua cazzata Brian, al quale l'argomento piaceva parecchio, almeno quanto gli piaceva mettere in imbarazzo le sue interlocutrici.

 

Jimmy e Zacky si guardarono negli occhi, uno con un paio di bicchierini in una mano e l'altro che reggeva una bottiglia di rum.
"E noi dovremmo dare questo ben di Dio alla gente?" chiese Jimmy, che preferiva di gran lunga svuotare i bicchieri, piuttosto che riempirli.
"Che spreco" gli diede man forte Zacky, facendo oscillare la bottiglia e guardandone affascinato il contenuto, che ondeggiava elegantemente.
"Ve la date una mossa?" chiese sonoramente un ragazzo all'angolo del bancone, mettendo i due baristi improvvisati di pessimo umore.
"Ma perché è la quarta volta che parte la stessa canzone?" si lamentò Jimmy, che non ne poteva più di quella nenia, sparata a tutto volume dagli altoparlanti.
Pure gli ospiti nel locale iniziavano a stizzirsi, chiedendosi chi fosse quell'idiota del dj, che avrebbe potuto almeno togliere il loop.

 

L'idiota del dj, in quel momento, aveva di meglio da fare che togliere il loop: si era steso anche lui sul letto, appoggiandosi sui gomiti per essere in grado di controllare Pinkly, che sembrava essersi addormentata sulla morbida poltrona di pelle nera situata su un piccolo spiazzo rialzato del pavimento.
"Devo farti un interrogatorio?" domandò ad Amelia, che non accennava a voler iniziare l'argomento. D'altro canto, lei si stava chiedendo che cosa fosse passato per la mente del ragazzo, per proporre proprio quello. Forse la stanza e tutti i giocattoli che aveva dentro, forse semplicemente il suo essere stronzo.
Amelia si tirò su a sedere e guardò il ragazzo. Non lo guardò negli occhi, lo guardò quasi di sfuggita, soffermandosi però sulle sue labbra, sentendo all'improvviso nuovamente il profumo fresco di Brian, percependo le sue dita ruvide sulla pelle.
"Non serve che ti perdi ad osservarmi ogni volta" commentò Brian, mettendo Amelia ancora più in imbarazzo di quanto non fosse già.
"Io non mi perdo ad osservarti" ribatté lei, distogliendo lo sguardo e fissando Pinkly, che proprio non voleva saperne di muoversi e fare qualcosa. Se si fosse messa a zampettare per la camera, Amelia avrebbe almeno potuto fissare lei, ma invece quella traditrice l'aveva lasciata sola con Brian, e lei non sapeva assolutamente come gestire la situazione.
Nemmeno il ragazzo, a dire il vero, sapeva bene cosa fare in quel momento: dentro di lui era in corso una vera e propria guerra tra il suo istinto, che di solito le guerre le vinceva in una manciata di secondi, e il suo buon senso. Quelle battaglie erano frequenti, ma quella volta il buon senso sembrava prevalere, il che era una novità: le cose stavano cambiando.
Amelia, stanca di osservare Pinkly poltrire, spostò lo sguardo nuovamente su Brian e, dato che lui sembrava al momento occupato con ben altro per la mente e non faceva caso a lei, pensò bene di lasciar correre l'occhio su di lui. Osservò i tatuaggi intricati che aveva sulle braccia, il modo in cui gli cadeva la maglietta sulle spalle, il mento poco pronunciato, le labbra sottili, gli occhi. Proprio in quel momento, Brian decise di smettere di badare alle sorti della sua guerra interiore e si voltò, sorprendendo nuovamente la ragazza a fissarlo.
Amelia si ritrovò a guardarlo negli occhi, e tutta quella situazione riusciva a metterle addosso una tensione come poche altre.

 

Morgana corse rapida alla console quando si rese conto che non era la prima volta che sentiva la stessa canzonequella sera. Velocemente, cambiò disco e passò ad un altra decade, puntando sui primi anni '80 e l'effervescenza di quel periodo; poi, guardandosi intorno e chiedendosi cosa fare, iniziò a giocherellare distrattamente con le manopole delle luci, osservando il gioco che si creava sulle pareti. Lei non aveva voglia di stare lì: qualsiasi posto sarebbe stato meglio del Pentacle, in quel momento, avrebbe preferito anche tornare sul molo freddo di Salem, piuttosto che in quel locale pieno zeppo dei suoi problemi e delle sue ansie. Sentendosi soffocare, decise che una passeggiata non poteva certo farle male e, dopo aver messo un altro disco in coda, uscì dal Pentacle passando per il retro del locale.

 

Quel giorno Amelia era arrivata parecchio in anticipo, complice l'ansia che quell'appuntamento le aveva causato e la paura di arrivare in ritardo e far scocciare Morgana. Dovette aspettarla parecchio, a dire il vero, e già quel giorno scoprì il pessimo vizio della ragazza: lei non sarebbe mai arrivata in orario ad un appuntamento, l'avrebbe fatta aspettare secoli ogni volta, lasciandola crogiolare nell'ansia che sembrava sempre divorarla.
Amelia si era messa a passeggiare su un ponticello vicino alla stazione, sperando di vedere in lontananza Morgana avvicinarsi, ma avrebbe potuto benissimo sedersi e leggere la Divina Commedia, tanto aveva da aspettare. Era talmente presa dall'agitazione che non notò subito Morgana, mentre la ragazza saliva le scale del ponte e le veniva incontro. A dirla tutta, non la riconobbe nemmeno: l'aveva vista una sola volta, e la sua memoria per quanto riguardava le persone non era delle migliori.
Morgana la salutò con un cenno della mano, e Amelia si sentì crollare il terreno sotto ai piedi: era lei. Era lei quella che le avrebbe cambiato la vita, era lei quella che le avrebbe fatto fare esperienze che mai avrebbe immaginato di provare, era lei quella che avrebbe sconvolto tutti i suoi ideali e i suoi principi.
Morgana la abbracciò, e Amelia assaporò ogni singolo secondo in cui rimase intrappolata tra quelle braccia, sperando quasi di riuscire a fermare il tempo. Morgana aveva un modo di abbracciare particolare, che Amelia non aveva mai sentito da nessun altro. Aveva amato profondamente l'abbraccio che si erano scambiate al loro primo incontro, e aveva sempre sperato di poterlo rivivere. E in quel momento che ne aveva la possibilità, Amelia lo assaporò tutto.
Morgana non la abbracciò mai più in quel modo.

 

Amelia distolse nuovamente lo sguardo, ma Brian riportò i suoi occhi suoi propri, accarezzando delicatamente una guancia della ragazza e spingendola a voltarsi.
"Parliamo di cazzate" propose Amelia, ignorando tutti gli argomenti di conversazione che aveva messo in tavola il ragazzo e cercando la scappatoia meno imbarazzante per passare la serata. Sapeva benissimo che sarebbe potuta uscire dalla stanza in ogni momento, ma qualcosa glielo impediva: si sentiva costretta tra quelle quattro mura, incapace di prendere la porta e uscire.
Amelia capì solo dopo che il fatto non era che non poteva andarsene, il fatto era che non voleva andarsene.
"Del tipo?" chiese Brian, lasciandosi cadere sul materasso e portando le mani dietro la testa, senza mai smettere di osservare Amelia.
"Non lo so, raccontami cosa hai fatto l'estate scorsa" buttò lì la ragazza, ricordandosi dolorosamente che lei, l'estate prima, aveva trovato il coraggio di abbandonare Salem e scappare con Morgana.
Brian sbuffò, ripensando al casino del festival dov'erano andati lui e i suoi amici, e pensò che avrebbe dovuto filtrare alcune notizie, prima di farle avvicinare alle delicate orecchie di Amelia.

 

Avevano parlato di tutto un po', quel giorno. O meglio, Morgana aveva parlato di tutto un po': Amelia si era limitata ad annuire e ridere ogni tanto, maledendosi continuamente del fatto di non riuscire a spiccicare parola. Il punto era che lei si sentiva troppo piccola, in confronto a Morgana, troppo immatura, e tutte le esperienze che aveva vissuto le sembravano banali e non degne di essere raccontate ad una persona che aveva passato tutta una serie di altre cose. In realtà, non era che Morgana avesse vissuto granché, il fatto era che lei sapeva parlare e rendere ogni storia emozionante; ogni cosa ti raccontasse Morgana, sembrava la cosa più esaltante da provare nella vita, anche se ti stava semplicemente spiegando come aveva fatto a scendere dal letto quella mattina.
Morgana le raccontò di un festival dov'era stata appena prima di andare a Salem. Era un festival parecchio grosso, distante dalla California, ma tutta quella strada, a suo dire, ne era valsa la pena. Avevano trascorso una settimana diversa da quelle che passavano, l'una uguale all'altra, nella vita reale, ed era sembrato tutto un po' fuori dal mondo, quasi come se quei sette giorni fossero stati chiusi in una bolla, scoppiata quando arrivò il lunedì successivo. Morgana le raccontò di quel festival, della strada fatta in macchina con i suoi amici, della gente che conosceva in California, delle cose che facevano di solito e delle esperienze più belle che aveva vissuto con loro. Ad Amelia quel mondo che le veniva raccontato appariva come tutto quello che aveva sempre desiderato, il diventare realtà di tutti i sogni che aveva sempre avuto mentre era costretta a vivere a Salem.

 

"Ci andiamo ogni anno" aggiunse Brian, dopo aver terminato di raccontare come fossero riusciti a perdersi anche l'anno prima, andando sempre allo stesso festival. "Di solito viene anche Morgana, ma l'estate scorsa aveva di meglio da fare"
Amelia abbozzò un sorriso, pensando che sì, l'estate prima Morgana aveva preferito un passatempo decisamente più divertente (almeno a suo dire): lei era stata quel passatempo.
"Magari quest'estate vieni anche tu" chiuse Brian, pensando veramente quello che diceva: non la stava invitando solo per concludere il discorso e lasciare Amelia felice, con quell'illusione in mente: lui avrebbe davvero voluto anche lei. Perché quel festival era un po' come la loro seconda casa, e ogni anno che ci tornavano era una novità: nulla sembrava mai uguale all'anno precedente, né la gente, né le situazioni. Solo il posto era sempre lo stesso, anche se lo scoprivano sempre un po' più a fondo, andando sempre più lontano.
Amelia sorrise di nuovo, pensando che anche Morgana le aveva ripetuto mille volte che l'avrebbe portata lì, ma che tutte quelle promesse le sembravano campate in aria e nient'altro. Era sempre la stessa frase: 'Devi venire anche tu', detta velocemente alla fine della stessa storia, che a furia di risentirla era diventata noiosa.
L'invito di Brian, però, sembrava diverso: sembrava sincero, era stato detto lentamente, e il ragazzo non aveva smesso per un attimo di guardarla negli occhi. In quel momento, tutto sembrava vero e realizzabile, ogni cosa sembrava una promessa e ogni situazione sembrava talmente allettante da volerla vivere subito.
Era tutto così maledettamente simile.

 

Morgana si tolse le scarpe e mosse qualche passo sulla spiaggia fresca, sentendo i suoi piedi affondare tra i granelli di sabbia, che venivano mossi nel vento ad ogni passo. Le piaceva parecchio, camminare vicino al mare, o comunque vicino all'acqua: aveva amato Salem per l'oceano che si infrangeva contro i porti e quell'odore salmastro che si sentiva anche nel centro della città, ma il suo vero amore era il caldo, perciò aveva preferito tornare al tepore della California, portandosi però un ricordino della fredda Salem: la sua ragazza.
Morgana aveva amato Amelia, si era perdutamente innamorata non appena l'aveva vista guardarsi intorno in cima a quel ponte. Avrebbe voluto correre da lei e baciarla, in quel momento, ma temeva troppo una sua reazione sbagliata, o qualsiasi altra cosa. Il fatto era che lei non faceva mai il primo passo, non si sforzava a capire i segnali che la gente le inviava: lei aspettava, e a volte si era trovata ad aspettare tutta la vita, mentre in altre situazioni le erano bastati pochi giorni di attesa; Amelia era tra quelle ultime, dato che solo quattro giorni dopo si presentò davanti a Morgana, ubriaca, dicendole quanto fosse innamorata.
Morgana si sedette sulla sabbia, sporcandosi la gonna che aveva indossato quella sera. Si prese la testa tra le mani e pianse. Pianse e si liberò da ogni frustrazione che covava dentro da troppo tempo.

Lei era quella che non piangeva mai. Era la roccia, quella persona che non avresti mai potuto scalfire e che non sarebbe mai crollata. Era quella incaricata di sorreggere tutti, e infatti era quello che faceva la maggior parte del tempo. Lo faceva soprattutto con Amelia, che ad ogni crisi correva immediatamente da lei, elemosinando amore e attenzioni.
Morgana non aveva mai pianto di fronte a nessuno, e mai l'avrebbe fatto, ma a volte, quando si trovava sola, al buio, non riusciva più a controllarsi e a mantenere il suo profilo da stronza e si lasciava andare, affidando tutte le sue preoccupazioni e le sue ansie al silenzio.

 

Dopo aver camminato a lungo, dopo aver mostrato a Morgana i suoi piccoli posti segreti a Salem, Amelia si ritrovò seduta sull'orlo di un pontile, con i piedi a penzoloni a un metro dall'acqua e Morgana seduta accanto a lei. Stavano in silenzio, guardando il mare e ascoltando le poche persone che passeggiavano sulla strada lastricata dietro di loro, all'altra estremità del pontile.
Ad un tratto Amelia decise che, se proprio non voleva parlare, poteva almeno fare qualcosa: Morgana le piaceva, e aveva paura di aver rovinato tutto sembrando stizzita da lei, o sembrando annoiata, dato che non aveva spiccicato parola per ore.
Amelia non fece granché, non fece scene plateali degne di un romanzo, semplicemente appoggiò la testa sulla spalla di Morgana, rabbrividendo poi quando la ragazza le accarezzò dolcemente la guancia. A quel punto, Amelia si sentì meglio, si sentì in un certo senso più libera, meno impacciata, e abbracciò Morgana, che non ne fu affatto dispiaciuta.
Quel gesto era poco, nulla in confronto a ciò che facevano certe persone, ma Amelia aveva rischiato, e l'esito positivo delle sue mosse non poté far altro che donarle un po' di quella sicurezza che non aveva mai avuto.

 

Amelia stava ripensando a quella situazione, e a tutte le altre volte nelle quali aveva avuto il coraggio di fare il primo passo: quando si era dichiarata a Morgana, quando l'aveva baciata di propria iniziativa e non perché lo volesse la sua ragazza, quando aveva proposto di aprire il Pentacle. Ognuna di quelle situazioni era andata a buon fine, e tutte l'avevano resa immensamente felice. Perché fermarsi ogni volta, allora? Perché perdere sempre tempo a riflettere sulle conseguenze, se alla fine ogni cosa che faceva d'istinto andava in porto?
Brian si mise a sedere e guardò la ragazza.
"Ora parliamo di sesso, visto che l'avevo proposto prima ma tu non mi hai ascoltato"
Non parlarono di sesso. Non parlarono e basta.
Amelia, sempre con i suoi modi un po' timidi e impacciati, baciò di sfuggita le labbra di Brian. Stava già per allontanarsi quando si sentì trascinare nuovamente in quel bacio, quando sentì le mani di Brian accarezzarle le guance e le sue labbra cercare le proprie, come se non volessero assolutamente far finire così in fretta il momento. Amelia sentì la lingua del ragazzo premere contro le sue labbra; le dischiuse appena. A Brian bastò. Quasi si sentì sprofondare per come stavano andando le cose in quel momento: era successo tutto perché era riuscito a sopprimere il suo istinto e aspettare.
Amelia aveva appena imparato che le decisioni prese d'impulso non erano affatto una brutta cosa, mente Brian aveva appena imparato che era meglio far prevalere il buon senso e attendere il momento propizio per tutto.
I ruoli si stavano invertendo, e loro lentamente si stavano già cambiando.

 

Le loro lingue si sfiorarono, ma Amelia non si sentiva ancora del tutto pronta. Quasi spaventata, si tirò indietro, guardando il ragazzo negli occhi. Lui non disse niente, più per paura che Amelia interpretasse male le sue parole che per altro, e abbracciò la ragazza.
Amelia sentì quell'abbraccio che non riceveva da un anno esatto, quell'abbraccio che le aveva fatto decidere che sarebbe rimasta tra le braccia di Morgana per sempre.

 

Gli abbracci di Morgana ti facevano subito intuire che lei voleva tenerti suo per tutta la vita. Erano possessivi, quasi prepotenti, e al tempo stesso dolci e morbidi. Intrappolato in quell'abbraccio, ti sentivi speciale, perché sembrava fossi la cosa più importante per quella ragazza, e che lei avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere pur di non perderti. Erano abbracci che duravano minuti interi, spesso dati in mezzo ad una folla, come quello che si scambiarono in mezzo alla stazione di Salem, quando dovettero lasciarsi dopo il loro primo e unico appuntamento. In quel momento, centinaia di persone vagavano intorno a loro, vivendo frettolosamente le loro vite, senza sapere che il tempo, per quelle due ragazze, si era fermato. Durante quegli abbracci, tutto pareva bloccarsi e diventare silenzioso; l'unica cosa che loro sentivano erano i propri respiri, i loro profumi che si mescolavano, la stretta salda delle braccia attorno alla vita, stretta che non avrebbe voluto sciogliersi per nulla al mondo. Durante quegli abbracci, Amelia si trovava con il viso premuto contro il collo di Morgana, inspirava a pieni polmoni quello che lei era, sentiva perfettamente ogni parola che le veniva sussurrata. Anche se raramente c'erano parole. Quella volta, al loro primo appuntamento, non ce ne furono. L'unica parola che Morgana le sussurrò, un po' a malincuore, fu un debole 'Ciao', ripetuto dopo averla abbracciata nuovamente e averla baciata all'angolo della bocca. Amelia si chiese per giorni se quel bacio fosse stato reale o se se lo fosse solo sognato, e a volte se lo domandava ancora, senza trovare mai il coraggio per porre la questione a Morgana: pensava se ne fosse dimenticata, dopo un anno.

 

Amelia non avrebbe mai pensato di ricevere di nuovo un abbraccio del genere, soprattutto da una persona che non fosse Morgana, soprattutto da un uomo. Eppure, in quel momento tutto sembrava perfetto e del tutto logico. Amelia sentì nuovamente le stesse identiche sensazioni che gli abbracci di Morgana le avevano provocato. Sentiva la presa stretta sul suo corpo, il profumo di Brian e la pelle morbida del suo collo, a contatto con le proprie labbra. Si sentiva protetta, e si sentiva importante, e si sentiva l'unica cosa a tenere in vita il ragazzo. Sentiva che lui l'avrebbe fatta voltare ogni volta che lei si fosse trovata sull'orlo del precipizio, e sentiva che lui avrebbe avuto il coraggio di crollare davanti a lei, senza il timore di sembrare un debole.
E mentre, appena oltre la porta della stanza cremisi, si stava svolgendo una festa, mentre la gente ballava e Jimmy sbagliava a versare le dosi nei cocktail, il tempo per loro si era improvvisamente fermato.

 

Morgana si passò un'ultima volta un dito sotto gli occhi per mettere a posto il trucco che quel pianto aveva irrimediabilmente rovinato e rientrò nel locale, dove la festa stava andando avanti a stento. Certo, la gente non se ne andava, ma non era una di quelle grandi feste in stile Pentacle, ma poco importava: la reputazione del locale non ne avrebbe risentito, o almeno quello era ciò che sperava Morgana.
La ragazza si avviò lentamente alla console e inserì il disco di ballads che era solita ascoltare in auto con Amelia quando vagavano senza una meta, canticchiando o urlando a pieni polmoni, baciandosi ai semafori e a volte anche mentre correvano. Il fatto era che in quel momento Morgana era triste e aveva voglia di ascoltare canzoni tristi, perciò le avrebbe ascoltate tutto il locale.
Non fu una buona idea.
In pochi secondi, tutte le coppie presenti nel locale si abbracciarono e si misero a ballare lentamente, aumentando la depressione di Morgana, che non aveva idea di dove fosse l'unica persona che in quel momento aveva voglia di baciare.
"Come mai questo mortorio?" chiese Matt, arrivando alle spalle di Morgana e sedendosi su una delle sedie pieghevoli abbandonate in un angolo dello spiazzo dov'era posizionata la console. Morgana si sedette sulle sue gambe e lo abbracciò: aveva bisogno di qualcuno da stringere, aveva bisogno di calore, perché in quel momento si sentiva incredibilmente sola, come mai le era successo.
"Ho sbagliato tutto" disse lei, guardando il vuoto oltre la spalla del ragazzo. Se ne era resa conto, aveva sbagliato a decidere di soggiogare Amelia e di sfruttare la sua timidezza, aveva sbagliato a pensare che a lei andasse bene che le decisioni venissero tutte prese da un'altra persona.

 

L'unica persona che Morgana avrebbe voluto baciare, in quel momento stava baciando qualcun altro.
La lingua di Brian sfiorò di nuovo le labbra di Amelia, e lei stavolta non si sentì in imbarazzo o impaurita: aveva deciso di fidarsi, di abbandonarsi completamente e di credere del tutto in quella persona. Si baciarono lentamente, lasciando che ogni tipo di emozione scorresse tra loro. Si baciarono ad occhi chiusi, eliminando ogni contatto con il mondo esterno e concentrandosi unicamente sui brividi lungo la schiena. Si baciarono senza sciogliere quell'abbraccio saldo e possessivo, per paura che lasciandosi sarebbero tornati alla realtà e tutto quello sarebbe finito.
Brian sarebbe andato avanti con quel bacio per sempre, avrebbe continuato a mordere le labbra di Amelia e a leccarle, avrebbe continuato a stringere forte la sua vita senza lasciarla andare, avrebbe continuato ad ascoltare i deboli schiocchi che provocavano e che sembravano in perfetta armonia con il silenzio nella stanza.
Fu Amelia a decidere di fare un passo in più; le sue mani scivolarono sotto la maglietta di Brian, lambendo appena la pelle del ragazzo, che non prese iniziative strane, attendendo con pazienza i ritmi di Amelia, ma restando tuttavia un po' stupito nel sentire l'abilità delle mani della ragazza. Non se l'aspettava, da una persona che all'apparenza sembrava così timida e impacciata. Non si sarebbe aspettato che sarebbe stata lei a togliergli la maglia, cosa che successe poco tempo dopo, e non si sarebbe aspettato quell'esperienza nel tracciare delicati disegni sulla pelle, che tremava dai brividi ogni volta che le dita della ragazza la sfioravano.
Amelia sapeva esattamente cosa fare ad un uomo, sapeva cosa piaceva ad ogni tipo di persona, e sapeva come riscaldare l'atmosfera e come smorzarla. Sarebbe riuscita a far venire Brian in due minuti, se ne avesse avuto voglia, in fondo c'era già riuscita con un sacco di altri uomini. Ma non era quello il suo obiettivo. Lei non voleva trattarlo come aveva trattato ogni altro uomo finito a letto con lei, e di certo non voleva essere più trattata in quel modo. In quel momento, lei stava sperimentando, stava provando un tipo di sesso che nessun cliente le aveva mai chiesto, ma che le stava riuscendo discretamente bene, data la sua grande esperienza.
Dato che aveva passato anni costretta a toccare uomini e a farli ansimare per soldi.
Amelia si tolse la felpa che indossava e la appoggiò senza fretta sulle coperte morbide del letto. Brian deglutì e respirò profondamente, notando che la ragazza sotto non indossava nulla, e che togliendosi quell'indumento aveva finalmente accettato di esporsi. E notando che era bellissima, ed era sua. Amelia quasi sorrise, sentendosi improvvisamente sicura di sé, nel vederlo così impacciato. Aveva sempre pensato che lui fosse quello da una botta e via, quello che quasi strappava i vestiti di dosso alle ragazze, ma a quanto pareva in quel momento era lei, quella che avrebbe dovuto decidere.
In realtà, tutta quell'insicurezza non era normale per Brian: era colpa del suo buon senso, che quella sera stava nettamente vincendo contro l'istinto. Stava stracciando l'istinto, lo stava facendo a pezzi e gli stava scavando la fossa. Non che il ragazzo si sentisse a disagio o simili, il fatto era che in quel momento stava assaporando appieno ogni singolo secondo che passava, senza voler affrettare le cose rovinando tutto.

Amelia si sedette a cavalcioni del bacino di Brian, al quale si tese ogni muscolo che aveva in corpo. Si baciarono, abbracciandosi di nuovo in quel modo che tanto piaceva ad Amelia: ora che aveva trovato qualcun altro in grado di farlo, e soprattutto disponibile ad elargire abbracci del genere, non l'avrebbe lasciato per nulla al mondo. La pelle di Amelia venne a contatto con quella del ragazzo, i suoi seni premettero contro il suo petto, il suo bacino scese a toccare quello del ragazzo, mentre Amelia continuava a mordicchiare le sue labbra. Il ragazzo, sempre più stupito da Amelia, sentì che dentro di sé l'istinto stava rimontando, e che le armate del buon senso stavano perdendo sempre più forza. Allungò le mani, toccò quella piccola e bellissima creatura che si ritrovava tra le braccia, sentendo chiaramente ogni singolo frammento di pelle sotto le sue dita. Premette più forte, tornò indietro, lasciando carezze leggere, poi tornò a toccare solo con la punta delle dita, descrivendo delle forme appena accennate.
Amelia aveva chiuso gli occhi, non aveva più dato retta ad alcuna immagine, si era concentrata unicamente sui brividi che correvano per il suo corpo. Sentiva le dita di Brian e i calli sui suoi polpastrelli accarezzarla con cura e attenzione, senza esagerare né far sembrare tutto troppo languido. 

 

"Dovete solo parlare" Matt tentava di rassicurare Morgana, che aveva ancora il viso affondato contro la sua spalla. "Capita a tutti di non andare d'accordo"
Morgana non rispose. Certo che capitava di non andare d'accordo, ma non per sei mesi consecutivi. Era tutto così semplice, quando erano a Salem; i problemi sembravano essere iniziati appena arrivate in California, e più precisamente quando Morgana aveva presentato alla sua ragazza i suoi amici di sempre. Amelia non ne era stata propriamente entusiasta, ma aveva preferito non farne parola con Morgana: pensava che magari, con il tempo, conoscendoli meglio, tutto si sarebbe sistemato. Si era imposta di attendere perché spesso le cose andavano così, per lei: i gruppi troppo numerosi la spaventavano, doveva conoscere una persona alla volta, frequentarla per settimane prima di poterne conoscere un'altra; entrare di colpo nella vera vita di Morgana, quella che aveva in California, era stato uno shock abbastanza grande per lei. Lì erano iniziati i problemi, che sembravano essersi affievoliti e quasi annullati durante il periodo di progettazione del Pentacle, ma che erano prepotentemente tornati subito dopo aver aperto il locale.
Morgana si chiese veramente se uno di quei problemi fossero i suoi amici: certo, erano un po' fuori di testa, avevano tutti un carattere ben diverso da quello di Amelia, ma non aveva mai preso in considerazione la seria possibilità che fossero così influenti, tanto da rovinare la loro relazione.
Forse avrebbe dovuto solo parlare con Amelia, come le aveva suggerito Matt, e capire se fosse il caso di allontanare almeno un po' i ragazzi dalle loro vite.

 

Amelia non sembrava di quell'avviso. In quel momento, si trovava stesa sul letto morbido della stanza cremisi, a fissare Brian negli occhi, aspettando. Anche il ragazzo, tutto sommato, stava aspettando: stava aspettando gli esiti della sua guerra interiore, che vedevano una resurrezione del buon senso, che fino a quel momento era sembrato spacciato.
Quell'attesa stava però iniziando a dilungarsi troppo, e a rovinare il momento creando una situazione decisamente imbarazzante per i due. Amelia passò le mani dietro la nuca di Brian, incrociando le dita. Sorrise debolmente, ma si voltò di scatto quando sentì un fruscio provenire da un angolo della stanza. Anche Brian portò improvvisamente lo sguardo verso quel punto, abbandonando gli occhi verdi di Amelia, e ricordandosi improvvisamente che non erano soli.
Pinkly si era svegliata ed era saltata giù dalla poltrona, decisa ad esplorare quel luogo nuovo e misterioso. I ragazzi risero, tornando a guardarsi negli occhi: la situazione era stata smorzata in un modo del tutto inaspettato, ma almeno era successo. Brian baciò Amelia, sentendola sorridere contro le sue labbra, ed entrò in lei senza foga, senza fretta o voglia di possederla; finalmente, istinto e buon senso avevano raggiunto un accordo, e tutto sembrava andare per il meglio.
Amelia sentì Brian. Lo sentì e lo lasciò fare, gli lasciò carta bianca, abbandonandosi completamente e abbattendo anche l'ultimo, sottile muro che li separava. Sciolse le mani intrecciate dietro la nuca del ragazzo e le lasciò cadere sui cuscini neri del letto. Socchiuse gli occhi e guardò un'ultima volta Brian, per poi chiuderli nuovamente e lasciarsi andare, totalmente in balia del ragazzo. Si limitò a muoversi lentamente, sentendo Brian dentro di lei, Brian che faceva scontrare i loro bacini senza irruenza, ma che faceva tutto per bene, facendolo durare il più possibile.
Tutto seguì quel ritmo lento ma costante, quel ritmo in grado di dare il maggior numero di brividi possibile. La cosa sembrò farsi più affannosa quando Brian sentì che si stava pericolosamente avvicinando all'apice: tentò di frenarsi, di far proseguire quel momento così perfetto ancora per un po', ma Amelia non aiutò.
La ragazza alzò le gambe, incrociandole sopra il bacino di Brian e facendo scorrere le proprie mani sulla sua schiena. Si inarcò e le sue unghie lasciarono un segno non indifferente all'altezza delle scapole del ragazzo quando una spinta più forte delle altre la colse alla sprovvista, un segno che Brian osservò giorno dopo giorno guardandosi allo specchio, finché non guarì e venne sostituito da un altro.

 

Amelia si accoccolò tra le coperte calde del letto, portandosi le ginocchia al petto, rilassata e, in un certo senso, felice. Brian, invece, si alzò e tentò goffamente di rivestirsi. La ragazza si sentì un po' morire dentro: lei non voleva che se ne andasse: per tutta la vita aveva avuto uomini che se ne andavano, lasciandola nuda e vuota su un letto, a fissare il soffitto. Lei non voleva che anche quella volta finisse così.
"Non andare via" mormorò Amelia, quasi impercettibilmente, senza riuscire a tenere a freno la lingua. Brian si fermò e guardò la ragazza.
"Non devo?" chiese, stupidamente.
"No" sussurrò di nuovo Amelia. "Per favore"
Brian tornò da lei, scivolò tra le lenzuola di seta nera; guardò la ragazza, la guardò più intensamente di quanto non avesse fatto mai, e la abbracciò, la strinse in quell'abbraccio protettivo e saldo, che urlava a pieni polmoni che non l'avrebbe mai lasciata andare.

  
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