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Autore: DAlessiana    28/08/2015    2 recensioni
“Cosa ti porta a Washington?” chiese, una volta incamminatosi con lei “Il BAU. Vorrei entrare nella squadra e, per miracolo, ho ottenuto un colloquio con l'agente Aaron Hotchner, che è a capo dell'unità. Devo sostenere il colloquio e se andrà bene e le mie preghiere verranno esaudite, lavorerò con la migliore squadra mai vista in campo!”
PRIMO CAPITOLO MODIFICATO!
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aaron Hotchner, Jennifer JJ Jareau, Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Aurora percorreva per l'ennesima volta il perimetro della stanza, in attesa di qualche illuminazione su dove potesse essere William. Possibile che le persone di cui un tempo si era fidata ora siano dei serial killer? Forse aveva una specie di attrazione per le persone marce dentro?
William era stato l'unico della famiglia Wilson a darle conforto durante la morte dei suoi genitori e si comportava in modo così...innocente e sinceramente dispiaciuto. Una cosa era certa, William Wilson, sarebbe stato un ottimo attore in un'altra vita.
“Perché non ti siedi, così ti calmi un po'?” le domandò JJ, rompendo il filo di pensieri che scorreva nella sua mente.
“Non posso. Non posso calmarmi sapendo che mi sono fatta scappare un serial killer!” esclamò bruscamente Aurora. Era entrato in centrale ed aveva parlato con lei, Morgan e JJ eppure nessuno dei tre aveva capito il suo bluff.
“Credi che io mi senta meglio? Aurora nessuno aveva collegato William agli omicidi, noi lo abbiamo interrogato come fratello del killer e non come sospettato. Quindi, ora ti siedi e cerchi di calmarti, perché tutta questa frustrazione non è d'aiuto a nessuno!” replicò la bionda, accompagnandola con una mano sulla spalla verso la sedia. L'agente Bianchi prese un grosso respiro e con fascicolo alla mano, analizzò, forse per la centesima volta, gli indizi che avevano a disposizione.
***
Quando Derek tornò alla centrale, dopo aver accompagnato Reid in hotel, trovò davanti a sé una folla di giornalisti accaniti e pieni di domande, si fece strada tra loro dicendo no comment alla rinfusa e varcò l'entrata del distretto.
“Meno male che nessuno doveva sapere che c'era un secondo SI!” esclamò un poliziotto e, con poca grazia, buttò in faccia un giornale al federale.
“E' uno scherzo?” domandò Morgan, leggendo il titolo in prima pagine che recitava a grandi caratteri l'esistenza di un secondo soggetto ignoto con annessa connessione all'ultimo omicidio.
“No, mio caro federale. Tra meno di un'ora lo saprà tutta la città!” replicò l'altro e Morgan lo riconobbe come quello che lo aveva provocato dopo la sparatoria. Fu preso dall'istinto di tirargli un pugno in faccia, ma si limitò a oltrepassarlo per raggiungere gli altri.
“Abbiamo un problema!” esclamò, sventolando il giornale davanti a JJ e Aurora. La prima lo prese e lesse per entrambe quanto scritto.
“Come l'hanno saputo? Ora di sicuro William capirà che lo stiamo cercando!” disse Aurora, passandosi una mano tra i capelli.
“Non ne ho idea, ma credo che ad Hotch non piacerà per niente questa sorpresa” replicò JJ, pensando ad un modo per calmare le acque.
“Come sta, Spencer...voglio dire il dottor Reid?” domandò l'agente Bianchi, dopo qualche minuto di silenzio. Morgan e JJ si scambiarono uno sguardo complice.
“Sta bene. Perché non vai a trovarlo?” rispose Derek, guardando prima la collega e poi Aurora.
“Non posso” rispose la ragazza, iniziando ad arrossire violentemente.
“Certo che puoi! Se ci sono novità ti chiamiamo” la incitò JJ. Aurora guardò entrambi e capì che sapevano che c'era qualcosa tra lei e Reid, anche se neanche lei sapeva che cosa fosse.
Alla fine cedette e si fece dare l'indirizzo dell'hotel da Morgan.
***
Quando Reid sentì bussare alla porta si affrettò a nascondere tutti i fogli su cui aveva scritto vari ragionamenti sul caso e le informazione che Garcia gli aveva passato. Si sarebbe potuto aspettare di trovare sulla soglia della porta Morgan o JJ, preoccupati per le sue condizioni di salute, ma mai avrebbe immaginato di trovarsi faccia a faccia con Aurora, la stessa ragazza che era fuggita via con le gote rosse dalla camera d'ospedale.
“Ciao, Spencer...” lo salutò timidamente, facendo un delicato e piccolissimo gesto con la mano, per poi riportarla lungo il busto.
“Ehi...” rispose Reid, facendo un cenno col capo, sentì improvvisamente la gola seccarsi come se fosse rimasto senza bere per mesi.
“Ti fa male?” domandò lei e istintivamente gli accarezzò la spalla lesa, invece di indicarla semplicemente.
“Non tanto, cioè finché l'antidolorifico fa effetto, ma non voglio abusarne...” rispose lui, beandosi del tocco delicato di lei, anche se per un attimo la sua mente ricordò il passato nel tunnel della droga, ma fu solo un flash quasi insignificante.
“Fai bene, mia madre mi ripeteva sempre di non diventare dipendente dai medicinali e di prenderli solo in caso di assoluta necessità” anche per Aurora fu un flash, un ricordo lontano delle tenere carezze di sua madre quando, da piccola, stava male distesa sul letto di una camera che le sembrava sempre troppo vuota, perché avrebbe voluto che quei gesti d'affetto fossero infiniti.
“Come stai?” chiese Reid, per portarla alla realtà, perché lei non era più la bambina di otto anni che si lamentava per un semplice mal di pancia, ora era un agente di polizia pronta a prendersi un proiettile in corpo pur di proteggere la propria città.
“Non lo so. Non penso che esista una parola che esprima ciò che accade dentro di me...” soprattutto quando sto con te, avrebbe voluto aggiungere, ma era ancora troppo timida per farlo. Il suo cuore, dopo la fine della sua storia con Stephen e la morte dei genitori, era come se fosse congelato in attesa che qualcuno lo liberasse dal gelo, che quel qualcuno fosse proprio Spencer?
Il discorso sembrò finire lì ed entrambi fissarono il pavimento, come a tratti dal colore scuro del pavimento.
“Mi dispiace. E' colpa mia se sei fuori dal caso, non so perché l'agente Hotchner se l'è presa con te, sono stata io a non avvisare e a mentire, non tu...tu hai mentito per me” disse Aurora, dopo aver calcolato bene cosa dire, perché non voleva che quel silenzio diventasse sempre più opprimente.
“Aurora, io ho fatto una scelta, pur sapendo le conseguenze a cui andavo in contro. Come ti ho detto già in ospedale, tu non hai colpe” ribatté Spencer e istintivamente la sua mano non fasciata andò ad accarezzare la guancia di lei, come era successo il giorno prima.
“Spencer...” pronunciò il suo nome e per Reid fu il suono più dolce che avesse mai udito in trent'anni di vita.
“Aurora...” sussurrò lui di rimando e per l'agente Bianchi il suo nome fu la parola più bella mai uscita dalle labbra del dottore.
I loro volti si avvicinarono molto lentamente finché non sentirono il proprio respiro uno sull'altro e allora fu questione di pochi millimetri e secondi, quando le loro labbra si incrociarono nel dolce bacio che nacque in quell'istante. Un bacio mutamente richiesto da giorni, dall'abbraccio che si erano scambiato davanti alla centrale.
***
Quando Aurora tornò alla centrale continuava a torturarsi il labbro inconsapevolmente, doveva parlare assolutamente con Derek.
“Agente Morgan! Ha un minuto?” chiese correndogli incontro, Derek annuì ed entrano in una stanza più piccola e lontana da orecchie indiscrete.
“Che succede? Il ragazzino bacia male?” scherzò il federale, ma dopo aver focalizzato lo sguardo su quello preoccupato di Aurora smise all'istante di ridere.
“Reid sta continuando ad indagare sul caso e credo che sia nei guai. Ha iniziato a parlare di nozioni e linguistica, sinceramente non ho capito granché. Comunque la cosa importante è che lui è convinto che la lettera di minacciata indirizzata a me alcuni giorni fa l'abbia scritta William e non Stephen. Vuole sorvegliare mio fratello da solo e senza un'arma...io ho provato a dissuaderlo, ma non c'è stato verso di fargli cambiare idea. Ho pensato di dirlo a te, perché forse tu puoi farlo ragionare. Ho paura che gli succeda qualcosa” parlò tutto d'un fiato Aurora e a Morgan ci volle qualche secondo per metabolizzare il tutto.
“Dimmi dove si trova e non dire una parola a nessun altro” replicò l'uomo di colore con espressione seria. La ragazza annuì e scrisse l'indirizzo di casa di Roberto su un pezzetto di carta.
Quando uscirono dalla stanza si promisero di far finta che non fosse successo nulla e di avere un'aria disinvolta. Morgan disse a Rossi che doveva fare una cosa e che sarebbe tornato dopo massimo mezz'ora e se poteva avvisare lui Hotch, Dave non obiettò.
“Come avete risolto per la notizia sul giornale?” chiese Aurora, per non destare alcun sospetto, al resto della squadra.
“Ho indetto una conferenza stampa tra un paio d'ore, così potremmo placare l'ira dei giornalisti e dei cittadini. Dobbiamo fare attenzione a non far saltare fuori il nome di William, altrimenti l'avremmo perso definitivamente” rispose JJ, così Aurora si offrì come supporto, tanto per occupare la mente in attesa che Morgan facesse cambiare idea a Reid e portasse al sicuro Roberto.
***
“Tanto intelligente quanto stupido! Che cosa pensi di fare da solo e con una spalla fasciata?” urlò Derek contro Spencer, non appena lo ebbe tirato in un vicolo vicino casa di Roberto.
“Tu che diavolo ci fai qui?” replicò il dottore, scacciando la mano di Derek che batteva contro il suo addome.
“Sono qui per non farti fare idiozie, ragazzino! Ora vieni in macchina con me e ti riporta all'hotel!” ribatté Morgan, in un tono che non ammetteva obiezioni.
“Assolutamente no. Sono sicuro che William verrà qui e tu non mi porterai via...neanche con la forza, Morgan” disse Reid e scandì bene ogni singola parola. Non avrebbe permesso che Derek lo obbligasse a fare qualcosa che non voleva e, in teoria, non era neppure in servizio quindi quello che faceva della sua vita non erano affari suoi.
“Se Hotch scopre che hai continuato ad indagare pur essendo fuori del caso sai già cosa rischi, Reid” disse il collega, tentando di giocarsi l'ultima carta del mazzo.
“Lo so meglio di te” ribatté l'altro e Derek vide nel suo sguardo una determinazione che raramente aveva visto prima, solo allora capì che non poteva fare altro che arrendersi.
“Almeno prendi questa” disse e si chinò per sfilare la seconda pistola che portava alla caviglia, gliela porse e Spencer, all'inizio un po' titubante, annuì.
“Grazie” sussurrò, mentre la riponeva nella fondina dove c'era la sua pistola, che il capo gli aveva confiscato.
“Se davvero William verrà a cercare Roberto, allora sarà sicuramente armato. Vedi di non colpire nessun altro a parte lui e poi chiamami immediatamente, chiaro?” disse Morgan con tono serio e Reid annuì per poi tornare nella posizione di prima, dove poteva sorvegliare la casa di Roberto. L'uomo di colore lo guardò e sorrise tra sé e sé, Spencer era davvero cresciuto.  



-Salve a tutti e scusatemi per il ritardo, ma ho avuto vari problemi di salute che mi hanno messo ko per un po'...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e, come sempre, ringrazio tutti quelli che mi seguono. 
A presto! <3

  
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