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Autore: Tessa Fray    29/08/2015    0 recensioni
Mi chiamo Adele Morris, ho 18 anni e una vita normalissima. Normali drammi adolescenziali. Normale migliore amica. Normale ex ragazzo. L'unica cosa che non mi sembra normale sono io. Troppo chiusa in me stessa, troppo noiosa, troppo poco interessante. Volevo cambiare, essere normale come lo sono tutti gli altri.
Ma non mi sarei mai aspettata che il prezzo per cercare di ottenere la normalità sarebbe stato così alto...
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Belzebù fronteggiava Iblis con grande sicurezza, tenendo la schiena ritta e con un sorrisetto strafottente sulle labbra. La mia vista incominciò ad annebbiarsi ed emisi un mugolio. Io cosa c’entravo in quella faida? In cosa diavolo mi ero cacciata? Diavolo … Iblis era …
Osservai nuovamente i troni, tutto quel nero, il fuoco, la fissa per il rosso. Non ero affatto nelle mani di una famiglia eccentrica. Ero nelle mani di una famiglia infernale. La famiglia infernale per eccellenza, retta dal demonio in persona. Ciò voleva dire che Luc e Shaytan erano demoni. Che tutti quelli che mi circondavano lo erano. Guardai con orrore Harrison, ancora mutato in serpente, che ora non sembrava più prestare attenzione a Iblis, preferendo fissare minaccioso Belzebù. Anche Faizah mi aveva mentito per tutto quel tempo. Forse era quella la cosa che faceva più male di tutte, nonostante l’assurdità della situazione. Avevo creduto che in qualche modo lei si sarebbe presa cura di me e mi avrebbe aiutata. Ma era la moglie del diavolo, e avrei fatto meglio a non aspettarmi nulla da lei. Il suo sguardo incrociò il mio, ma non sapevo come leggerlo; non sotto a quella maschera nera che non riuscivo proprio ad associarle, non con quel senso di tradimento che a ogni secondo si instillava nel mio cuore. C’erano molte cose che non riuscivo a capire, ma se ero arrivata fino a quel punto, sarei potuta anche andare oltre.
- Adele resterà sotto la mia tutela, fratello. –
Quando Iblis rispose a Belzebù, rompendo il silenzio, ricominciai a respirare.
Belzebù tossi una risata sprezzante che veleggiò per l’enorme sala. Da dove mi trovavo riuscivo a vedere come portò il capo indietro per ridere di gusto, la faccia impassibile di Iblis, Luc sempre fermo dietro al padre e le persone intorno che osservavano la scena in allerta. Placate le risate, Belzebù si rivolse ai demoni nella stanza.
- Ancora temete questo capo così freddo e distante che è capace solo a punire e mai a ricompensare? Volete davvero seguirlo nel suo ennesimo atto di egoismo? Che vantaggio traete, voi tutti, dall’avere un’umana qui, nel nostro regno? – Fece finta di pensare alla risposta, accarezzandosi il mento con sguardo interrogativo. Poi, improvvisamente, l’espressione sul suo voltò si inasprì in una terribile smorfia. – Fatemi indovinare: nessuno. – E nel dire l’ultima parola scattò nuovamente con lo sguardo su Iblis. Una serie di mormorii incominciò a farsi strada fino alle mie orecchie.
Per la prima volta Luc fece sentire la propria voce.
- Loro tutti sanno che, se dovessero disobbedire, ci sarà di sicuro un posto nelle fosse infernali libero e pronto all’uso. Non arrabbiarti zio, ma Adele è un mio problema. –
Ero cosa? Ero così stupefatta che stavo per rivelare la mia presenza, ma Iblis mi precedette, lanciando uno sguardo di avvertimento al figlio.
- Taci, Luc. – I due sembravano comunicare silenziosamente. Il primo a cedere e a spostare lo sguardo fu Luc, che tornò a sedersi sul suo scranno.
La tensione era palpabile, l’atmosfera era così densa che si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
Belzebù si godeva lo scompiglio che stava provocando, mentre Iblis cercava di riportare i presenti all’ordine, prima di tornare a rivolgersi al fratello.
- Ricordati che sono io a comandare. Ricordati chi ha il potere. –
- Il tuo potere si sta sbriciolando, non serve a nulla nasconderlo. Se io adesso chiedessi ai tuoi fedeli di unirsi a me, quanti pensi che resterebbero al tuo fianco? –
Le parole di Belzebù mi fecero accapponare la pelle. Avevo sempre guardato a Iblis come a qualcuno che è meglio non fare arrabbiare, ma Belzebù sembrava esser peggio di lui.
Iblis manteneva la sua facciata di calma e compostezza, ma il tono della sua voce tradiva il suo umore.
- Ritorna subito a Ekrom. Adesso. – digrignò.
- Non prima di aver preso con me Adele. Chissà cosa potrebbe succedere all’altro tuo figlio, altrimenti. –
Faticavo a stare dietro al discorso, era tutto nuovo e disarmante per me, ma riuscivo a capire che la situazione stava degenerando, e sentivo il bisogno di uscire allo scoperto, solo per evitare che si scatenasse l’inferno … all’inferno. Forse era un proposito un po’ troppo ambizioso.
- Adele è mia, e resterà qui. – Iblis sputò a terra. – Piuttosto, perché Astaroth e Azazel non sono con te? Non dirmi che anche tu sei mosso da scopi egoistici. Proprio non me lo aspettavo … -
La frecciatina fece infuriare Belzebù. Una nuova scarica di vento attraversò la sala, accompagnato da un terribile ruggito. La potenza di quella folata d’aria mi costrinse a portarmi le mani agli occhi, per ripararmi dalle ciocche di capelli, che scudisciavano come fruste il mio volto. Un ronzio assordante riempì le mie orecchie, unito a un coro di esclamazioni. Quando riaprii gli occhi e cercai di individuare il demone, non c’era più l’uomo imponente e dai capelli biondi, ma una creatura alta tra i tre e quattro metri, con il volto di ariete, il busto umano e le gambe di un rapace. Sulla schiena si facevano strada due enormi ali nere squamate; l’aria era piena di insetti affamati. Le corna enormi e nere si allungavano verso l’alto. La parte del busto era attraversata da piaghe fetide, dalle quali sgorgavano pus e nuovi insetti. Al confronto, l’anaconda di Harrison sembrava un animaletto domestico. Faizah si ritrasse disgustata, mettendosi davanti a Luc per proteggerlo. Mi sembrò una cosa insolita per il momento e il luogo, ma fu un gesto che mi colpì. Iblis sembrava pronto a scatenarsi come una furia.
- Come tu non hai detto nulla sulle sue potenzialità, anche io tengo per me i miei segreti. -  tuonò Belzebù – dammela subito. – Gli insetti si agitavano intorno a lui.
Tutti i demoni nella stanza parevano confusi. Alcuni si chiedevano perché mai valessi così tanto. Altri mi avrebbero subito ceduta pur di mandare via Belzebù. Una parte più piccola accettava le decisioni di Iblis.
- Mai. –
Esplose il caos.
La furia di Belzebù era incontenibile. Migliaia di insetti presero ad attaccare ogni demone presente, pungendo, graffiando, nutrendosi di sangue. L’orrore che provavo mi paralizzò per qualche secondo. Belzebù si lanciò verso la famiglia infernale, ma Harrison lo rallentò, frapponendo la sua anaconda gigante. Le urla salivano fino al soffitto, ma sopra tutte sentii Glenna e Rexanne, che avevano i visi sconvolti, le bocche spalancate in grida laceranti. Non ci volle molto perché Belzebù scaraventasse Harrison al tappeto come una bambola rotta. Il serpente gigante scomparve nel momento dell’impatto, lasciando un enorme vuoto che permise a Belzebù di avvicinarsi rapidamente a Iblis, Faizah e Luc. L’adrenalina in circolo nel sangue mi fece muovere. Nessuno di loro meritava il mio aiuto, ma il sacrificarmi a favore degli altri era sempre stato qualcosa che mi riusciva bene. Così le mie gambe scattarono e, mentre Belzebù stava per avventarsi sui tre, raggiunsi il podio con i troni e mi parai davanti a tutti.
- Fermati! – urlai disperata, ma i suoi occhi infuocati dicevano il contrario. Era accecato dall’odio e dal risentimento, poco importava che dinnanzi a sé avesse l’oggetto del suo desiderio.
- Adele, no! – Il grido di Faizah sembrava tanto simile alle urla che avevo sentito prima che dei fari mi accecassero. Prima che saltassi nel vuoto.
- Adele! – Mi voltai per trovare chi aveva urlato ancora il mio nome. L’ingresso del salone era di nuovo aperto, contornato dall’alone luminoso dei simboli che lo decoravano. Qualcuno stava correndo velocissimo verso il podio dove ci trovavamo. Belzebù ormai era vicinissimo. Il tanfo permeava ogni particella nell’aria e gli insetti avevano formato una barriera che mi bloccava la vista. In un gesto infantile, sollevai le braccia sopra la testa per farmi scudo, ben sapendo che non sarebbe servito a nulla. Avevo scampato la morte una volta, solo per doverla affrontare nuovamente in maniera assai peggiore.
Chiusi gli occhi.
Un’improvvisa vampata di calore mi accarezzò la pelle. In pochi secondi tutto divenne rovente. Quando trovai il coraggio per osservare cosa stava succedendo, vidi che mi trovavo al centro di una tempesta di fuoco. Le fiamme degli alberi che bruciavano si erano levate e intensificate in enormi colonne infuocate, che si piegavano come i serpenti al suono del flauto degli incantatori, come le marionette nelle mani di un burattinaio. Stavano divorando tutti gli insetti che mi avevano intrappolata, trasformandoli in minuscoli coriandoli di cenere, e contemporaneamente creavano una barriera contro i cicloni di Belzebù. Qualcuno si era frapposto tra noi e il mostro. Ci dava le spalle, i capelli che vorticavano sollevati dalle volute di aria arroventata, il collo teso e traslucido per il sudore. Qualcosa si mosse dentro me, una sensazione più forte delle ondate di paura e stupore che mi avevano invasa assistendo a quella specie di riunione.
Lui voltò il busto quel tanto che bastò per vedere anche il profilo del volto. Mi lanciò un’occhiata devastante, ardente come le fiamme che imperversavano inghiottendo tutto ciò che si parava loro di fronte.
Poi spezzò quel flebile contatto, portando tutta la sua attenzione su Belzebù. Era una lotta tra elementi, tra l’aria e il fuoco. Capii subito chi avrebbe vinto. Il salone sembrava rispondere al volere di Shaytan, che con strani gesti delle mani e schiocchi della lingua dominava le fiamme, guidandole verso lo zio. Una prima e fondamentale regola della natura era che nulla brucia senza ossigeno. L’aria di Belzebù era come un proiettile pronto a essere scagliato da una pistola. Provò a resistere, ma le continue stoccate di Shaytan lo stavano mettendo a dura prova. Le urla che lanciava erano terrificanti, come se gli stessero strappando la pelle. E in un certo senso era così, le piaghe che si allargavano a dismisura, il pallore che aumentava visibilmente. Era uno spettacolo crudo e violento che stava minando seriamente il mio stomaco. Avrei dovuto provare paura, ma le uniche cose che sentivo erano il sollievo di non essere sovrastata da milioni di locuste e la strana ammirazione nei confronti di Shaytan, che sembrava essere un tutt’uno con il fuoco, un angelo vendicatore temibile ma bellissimo. La maglietta nera che indossava si tendeva per seguire i movimenti delle spalle, mostrando la forma perfetta del suo busto. Stava quasi per avere la meglio su Belzebù, quando quello si scompose in centinaia di mosche che, in una nube vorticosa e nera, si scagliarono fuori dal salone e scomparvero.
Le colonne di fuoco si riassorbirono, tornando a essere i gracili alberelli che bruciavano continuamente. Shaytan abbassò le mani, continuando a guardare con furia il portone. I demoni erano tutti ammutoliti e guardavano Shaytan come se fosse Iblis. Forse anche peggio. Mi resi conto che anche io lo stavo fissando a bocca aperta. Poi un mugolio richiamò la mia attenzione.
Faizah, con le lacrime agli occhi, si era portata entrambe le mani alla bocca. Luc aveva abbandonato le braccia sui fianchi, le gambe ancora in procinto di scattare verso un pericolo che non c’era più. Iblis avanzò fino a trovarsi alle spalle del figlio.
- Shaytan, sei stato … - fece per esordire.
Ma Shaytan lo bloccò, prima che tutti noi potessimo sentire cos’era stato.
- Non una parola. – disse, voltandosi verso il padre. – Non voglio sentirti. Risparmia il fiato per trattenere i tuoi sudditi. Mi avresti lasciato morire. –
Subito un’ombra oscurò il volto di Iblis, trasfigurandolo.
- Non te. – sembrava che ci fossero un sacco di sottintesi in quelle due parole, che nessuno poteva capire, ma che Shaytan sembrò afferrare.
- Ancora peggio. – sibilò. L’ira non rendeva più brutti i suoi tratti. In qualche modo li esaltava, facendo risaltare la sua forza. Non aggiunse altro. Girò i tacchi e percorse di fretta la distanza che lo separava dall’atrio, tra il silenzio generale. Solo quando fu uscito dalla stanza le mie gambe ripresero a funzionare.
- Aspetta! – quello che nelle mie orecchie era sembrato un urlo, probabilmente doveva essere uscito in un soffio. Iniziai a inseguirlo, ma qualcuno riuscì a trattenermi prima che arrivassi al portone, prendendomi con una stretta decisa. Era Faizah, che non avevo minimamente sentito muoversi, troppo presa dal suono del mio cuore che scalpitava nelle orecchie. La guardai malissimo, ferendola più che potevo senza dire una parola. Me la scrollai con forza di dosso, e ripresi a correre.
Trovai Shaytan poco lontano dal salone, seduto con  la schiena appoggiata a un muro fucsia e arancione. Sentendo i miei passi scattò in piedi per allontanarsi di nuovo.
Stava per prendere una svolta, ma riuscii a fermarlo in tempo.
- Ti prego, fermati! – gli corsi dietro. Lui si fermò di colpo, cosa che quasi mi fece andare a sbattergli contro.
Ruppi il silenzio per prima.
- Per prima. Eri incredibile. Io … volevo dire … il fuoco, tu … - Dio, che scena pietosa. Non riuscivo nemmeno a formulare una frase di senso compiuto.
- Quello che sto cercando di dire è … grazie. Per avermi salvata. –  dissi tutto in un soffio.
Ero tesissima. Perché ci metteva così tanto a rispondermi? Stava bene?
- Shaytan? – lo chiamai. Il suo nome rotolò sulla mia lingua appena sussurrato, un suono incredibilmente facile da pronunciare, con una particolare musicalità che mi piaceva. Mi resi conto con stupore che era la prima volta che mi rivolgevo direttamente a lui. Non lo avevo mai chiamato per nome ad alta voce.
Forse fu quello che lo fece voltare.
Aveva ancora una volta gli occhi con le iridi rossissime, e mi fece spaventare. Era infuriato, e non sapevo perché.
- Se mi avessi dato retta, non sarebbe successo nulla. – mi ringhiò in faccia. – Il casino che è successo è solo per colpa tua. -




Ciao a tutti! grazie a voi che siete arrivati fino a questo punto! se la storia vi piace, cercate di contagiare altre persone ahahahah
Fatemi sapere che cosa pensate di questo capitolo!
-Tessa Fray
   
 
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