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Autore: mudblood88    29/08/2015    4 recensioni
Seguito di "I cattivi non hanno mai un lieto fine, ma Regina ha Emma."
TRATTO DAL TESTO:
«Vuole il tuo cuore, Emma».
«Non mi importa» rispose la bionda, con fermezza. «Non ti lascerò andare da sola».
Regina fece un passo verso di lei, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«Emma, ascolta...»
«No» la interruppe, alzando le mani in un gesto deciso. «Non mi importa, qualsiasi cosa dirai ho preso la mia decisione. Avevo promesso a Henry che mi sarei presa cura di te. Che ti avrei protetta. Ed è quello che ho intenzione di fare. Io sono la Salvatrice!»
«Emma» disse Regina, in tono grave. «A volte... anche la Salvatrice deve essere salvata».
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16
Cinque giorni prima del solstizio d'estate




Dopo il loro scontro con l'ombra, Emma e Regina erano riuscite a passare qualche giorno in tranquillità, senza però uscire mai dalla cripta, se non per andare a prendere da mangiare. Ormai non si separavano più l'una dall'altra; uscivano sempre insieme, e portavano con sé il libro per non rischiare che gli venisse portato via. Perché erano sicure che, anche se non si faceva vedere, l'ombra era lì a controllare ogni loro mossa, e loro attendevano il momento in cui avrebbe provato ad attaccarle di nuovo. Per questo avevano deciso di restare nella cripta, anche se la casa di Regina era libera; la cripta godeva ancora dell'incantesimo di protezione, e ora che entrambe erano prive della loro magia, era un luogo più sicuro.

Sapevano ormai che l'ombra voleva rigenerarsi, e per farlo aveva bisogno della loro magia e di un cuore puro. Probabilmente aveva lanciato il sortilegio per attirarle lì e tendere loro una trappola, e il fatto che avesse disattivato il portale e creato una barriera lungo il confine per non farle andare via, lo confermò. Ma nonostante tutte queste informazioni, loro si sentivano più vulnerabili che mai. Senza contare che l'ombra era in possesso dello scrigno contenente il medaglione, e senza quello non avrebbero potuto spezzare il sortilegio. Avevano creduto che, una volta scoperto chi aveva lanciato il sortilegio e perchè, sarebbero state in grado di mettere a posto la situazione; si resero conto solo in quel momento che non potevano sbagliarsi più di così.

I giorni stavano passando velocemente, e loro non potevano fare altro che aspettare che l'ombra facesse la sua mossa. Era strano che non le avesse più cercate, e le due donne capirono che potevano esserci solo due spiegazioni. O l'avevano indebolita a tal punto che aveva bisogno di tempo per riprendersi, oppure era a conoscenza del loro piano e quindi del poco tempo che era rimasto, e stava cercando di ostacolarle.
Entrambe si augurarono che la spiegazione giusta fosse la prima.

Regina non riusciva a chiudere occhio da giorni. Avevano cercato invano informazioni per contrastare l'ombra, avevano letto tutti i libri di magia presenti nella cripta, ma tutto sembrava portare a un buco nell'acqua. Continuava a tormentarsi per trovare una soluzione, visto che il giorno del solstizio era vicino, e nonostante non avessero per il momento una possibilità concreta di tornare a casa, la sua mente cominciò a vagare pensando a cosa sarebbe successo una volta che fossero tornate nella loro Storybrooke. 

Si voltò a guardare Emma, addormentata accanto a lei. Non avevano più parlato di quella notte in cui entrambe avevano abbassato le loro barriere e parlato dei loro fantasmi passati, quella notte in cui per la prima volta avevano dormito insieme. Non si erano più fatte domande a riguardo, semplicemente dormire assieme era diventata una cosa naturale.

Regina si ritrovò a sorridere. Forse avrebbe potuto parlare con Emma e dirle quello che provava. Non era mai stata brava a farlo, ma c'era qualcosa in Emma Swan che la spingeva ad aprirsi e a fidarsi.

Avrebbe voluto dirle che aveva parlato del bambino a Robin – il finto Robin – e che nel momento in cui ne aveva parlato, aveva capito che non gli importava più niente di lui, che non era lui la sua famiglia.

Aveva ripensato tanto a quello che Emma le aveva detto. "Tu e Henry siete la mia famiglia. Io non ho mai avuto una famiglia, sono sempre stata sola". Soltanto in quel momento comprese il motivo per cui aveva provato quel senso di tristezza, il motivo per cui si sentiva in colpa verso Emma, e si ripromise di darle ciò che in passato le aveva tolto. Voleva darle una famiglia, voleva essere lei la sua famiglia. Avrebbe voluto crescere quel bambino con lei.

Ma si rese subito conto del peso che quelle parole avrebbero avuto sulla bionda, così si limitò a girarsi su un fianco, dicendosi che ogni cosa sarebbe andata a posto con il tempo. Doveva lasciare Emma libera di prendere le proprie decisioni; non si era certo dimenticata che a Storybrooke la aspettava il Pirata, oltre che due genitori particolarmente invadenti.

Improvvisamente il pavimento della cripta cominciò a tremare e un boato si levò tutt'attorno.

Regina sussultò, rischiando di cadere dal letto dallo spavento, mentre Emma scattò in piedi, ancora addormentata ma pronta a difendersi.

«Che diavolo succede?» sbraitò, guardandosi intorno.

«L'incantesimo di protezione» disse Regina, alzandosi. «Sta cedendo!»

Restarono immobili, in attesa, finché non ci fu di nuovo silenzio e la terra smise di tremare.

«E' l'ombra...» sussurrò Regina. «E' qui».

«Siete molto perspicace, Vostra Maestà» rombò una voce, quella voce metallica, fredda, gelida, che apparteneva all'ombra.

Emma e Regina sussultarono, guardandosi freneticamente intorno. Ma l'ombra sembrava non essere da nessuna parte.

«Non mi troverete» continuò l'ombra. «La tua magia è piu potente di quel che immaginavo, Regina. Ma anche se non posso entrare, posso comunque riferirvi un messaggio».

«Quale messaggio?» domandò Regina, a gran voce.

«Voglio proporvi uno scambio».

Nè Regina nè Emma risposero, ma l'ombra continuò comunque.

«A voi serve lo scrigno. E a me serve qualcosa dalla Salvatrice. Penso che sia uno scambio equo».

Regina guardò Emma, muovendo la testa per dire no.

«Questo scrigno mi pare di capire sia un oggetto molto importante» continuò l'ombra. «L'unico modo per riaverlo è darmi in cambio qualcosa che, per me, ha lo stesso valore».

Regina sentì un bruciore alla bocca dello stomaco, pensando che ciò a cui l'ombra si riferiva era il cuore di Emma. La bionda, tuttavia, non sembrava altrettanto scossa.

«Va bene» gridò, all'improvviso.

Regina si tappò gli occhi con i palmi delle mani.

«Verrò a fare lo scambio personalmente, così puoi prendere quello che vuoi» continuò Emma. «Ma in cambio mi devi promettere che darai lo scrigno a Regina e la lascerai in pace. Sono stata chiara?»

Regina afferrò il braccio di Emma, attanagliandolo con tutta la forza che aveva per farle capire, senza dover usare le parole, che non era per niente d'accordo. Emma le fece segno di stare zitta, e si divincolò dalla sua presa.

L'ombra non rispose subito, ma fu come se riuscissero a captare un sorriso maligno e sinistro nell'aria.

«Affare fatto» disse, gelida. «Vediamoci al pozzo di Storybrooke tra cinque giorni. Al tramonto».

Poi ci fu di nuovo lo stesso boato, lo stesso terremoto, che in pochi minuti cessò. Emma e Regina capirono che l'ombra se n'era andata ma comunque restarono in silenzio per un lungo momento.

«Ma sei impazzita?» sbraitò Regina, lasciando un respiro che sembrava avesse trattenuto per ore.

«No, non sono impazzita» rispose Emma, calma. «Ci serve lo scrigno. E' l'unico modo per riaverlo».

«Il tuo cuore non vale il rischio» disse Regina, afferrandole un polso con la stessa presa salda di prima. Emma la guardò. «E poi, pensi davvero che ci ridarà lo scrigno? Non vedi come è stata furba a non farci capire che cosa volesse da te? Si sta prendendo gioco di noi».

Emma si liberò dalla sua presa e si girò, dandole le spalle, pensierosa. «Dobbiamo trovare un modo per liberarci di quell'ombra, prima dell'incontro».

«Abbiamo consultato tutti i libri che ho. Non so più come fare per...» Regina si interruppe, sospirando.

Emma si voltò a guardarla, comprendendo cosa stava pensando. Si scambiarono un'occhiata seccata.

«Lo so» borbottò, alzando gli occhi al cielo. «Lo so che è l'unico modo. Ma detesto dover chiedere sempre aiuto a Tremotino».

Regina arricciò le labbra in un sorriso rassegnato. «Lo capisco, ma purtroppo non abbiamo altra scelta. Tremotino è la nostra ultima possibilità. L'ombra vuole fare lo scambio tra cinque giorni. Ed è...»

Emma annuì. «E' il giorno del solstizio».

 

**

 

«Dimmi, ragazzino» iniziò Emma, salutando Henry che, nonostante fosse mattina presto, aveva risposto al loro appello. «Com'è la convivenza col Signore Oscuro?»

Regina le tirò una gomitata, ed Emma rise di gusto.

«Ti dirò» iniziò il ragazzo. «A volte sa essere anche gentile».

«Ma non mi dire!» esclamò Emma, tra le risate. «Stiamo parlando dello stesso Tremotino che conosco io?»

«Emma...» Regina la ammonì. «Potresti aspettare a fare queste battute quando ci avrà aiutate?»

Emma non rispose, ma continuò a ridere.

Dopo aver salutato Henry, Tremotino comparve sulla superficie liscia dello specchietto. Regina gli spiegò per filo e per segno dell'ombra, di ciò di cui era capace, di ciò che voleva fare, e Tremotino ascoltò tutto quanto impassibile.

Fu soltanto dopo un lungo momento di silenzio che si decise a parlare.

«Ditemi una cosa. Quando siete state nel mio negozio, avete per caso toccato qualcosa che non avreste dovuto toccare?»

Emma e Regina si lanciarono un'occhiata.

«Non mi sembra» rispose Emma.

«Quando abbiamo attraversato l'armadio, da Arendelle» aggiunse Regina. «Abbiamo distrutto la teca delle pozioni, sbattendoci contro. Per il resto, io ho cercato la pergamena, e basta».

«Non avete per caso visto un vaso, molto simile a un barattolo? Non l'avete per caso... aperto?»

Regina sbuffò. «Tremotino, ci spieghi dove vuoi arrivare? La comunicazione potrebbe interrompersi da un moment...»

Emma si alzò di scatto.

Regina trasalì. «Emma?»

«C'era un barattolo!» esclamò la bionda. Regina la squadrò. «Regina, quando siamo andati a prendere la pozione localizzante, prima di partire... ho urtato quel barattolo, ricordi?»

Regina annuì, ricordandosi dell'accaduto. «C'era quella polvere nera... ma l'abbiamo rimessa dentro».

«Quella polvere nera, mie care» intervenne Tremotino. «Era l'ombra. E voi l'avete liberata».

«E perché mai tenevi l'ombra dentro quel barattolo?» gridò Regina, visibilmente infastidita.

Tremotino sbuffò. «L'avevo catturata, ovviamente».

«E ovviamente tenevi il barattolo nel bel mezzo del negozio alla portata di tutti!» sbraitò Emma, pestando i piedi a terra. «Un posto più sicuro no?»

«Emma, calmati» disse Regina. Emma si allontanò, camminando avanti e indietro nella cripta. «Quindi dobbiamo recuperare quel barattolo e rinchiuderla di nuovo?»

«Esattamente» rispose Gold. «Quel... barattolo, come lo chiamate voi, è uno degli oggetti più potenti che esistano al mondo. E' il Vaso di Pandora».

Regina trasalì. «Scherzi? E lo tieni davvero alla portata di tutti?»

Tremotino fece una smorfia. «Prego, non c'è di che» disse, acido.

Regina lasciò perdere, sbuffando.

«Tremotino, abbiamo bisogno di un'altra informazione» continuò Regina. «Forse non avremo molte altre occasioni per contattarvi, quindi vorrei una spiegazione su come aprire lo scrigno e come applicare l'incantesimo».

«Lo scrigno lo si può aprire con la magia» rispose Tremotino. «Ci vuole una magia potente, e per vostra fortuna, mie care, voi disponete di questa magia».

Regina lanciò un'occhiata ad Emma, che ancora girovagava per la cripta, arrabbiata. Era inutile spiegare a Tremotino che in quel momento entrambe erano senza magia, avrebbero rischiato di allarmare Henry e basta. E poi, se c'era una cosa di cui Regina era sicura, era che non avrebbe lasciato quella strana Storybrooke senza la sua magia.

«Per applicare l'incantesimo» proseguì Tremotino. «Al tramonto dovrete recarvi nel luogo in cui dovreste tornare, in base al momento che avete scelto. Da lì dovete cercare la giusta angolazione, in modo che la luce della luna possa illuminare il libro, ma mi raccomando... deve essere nell'esatta pagina. La luce della luna deve illuminare proprio quella pagina».

«Va bene, che altro?»

«Quando la luna ha illuminato la pagina, dovete azionare il medaglione, aprendolo. A quel punto si aprirà una scia di luce, e tutto il resto verrà da sé».

Regina sospirò. «Ti ringrazio, Tremotino».

L'uomo non rispose e si allontanò dallo specchietto. Subito dopo ricomparve Henry.

«Problemi?» domandò il ragazzo.

Regina cercò di sorridere. «Niente che non si possa risolvere, tesoro».

«Mi mancate» bisbigliò Henry, malinconico.

Regina sentì un groppo alla gola. Emma la raggiunse, cercando di guardare il viso di Henry dallo specchietto.

«Anche tu ci manchi» disse la bionda. «Ancora qualche giorno e saremo di nuovo insieme».

Henry annuì.

Quando si salutarono e chiusero la comunicazione, Regina non riuscì più a trattenersi e scoppiò a piangere. Emma non disse nulla; si limitò ad abbracciarla e offrirle una spalla su cui piangere, esattamente come aveva fatto la bruna per lei molte altre volte.

 

**

 

«Tu resta qui e fammi da palo».

Emma era davanti alla porta del negozio di Gold. Senza la magia, avrebbero dovuto ricorrere ai vecchi metodi per entrare, ma con il rischio di essere beccate dallo Sceriffo.

«Ma cosa intendi con "palo"?» domandò Regina, a pochi metri dalla porta.

Emma sbuffò. «Devi fare la guardia. Se vedi qualcuno arrivare, avvisami».

Regina annuì, guardandosi intorno.

Emma infilò una forcina nella serratura e cercò di farla scattare. Era sempre stata piuttosto brava in quel genere di cose, ma in quel momento sembrava che la porta non volesse collaborare. Fu solo dopo qualche minuto che sentì un sonoro clack, e la serratura scattò.

«Ci sono» disse a Regina, che subito le si avvicinò. «Credo che una delle due dovrebbe restare fuori a fare la guardia».

Regina alzò una mano, come per offrirsi volontaria. «Ormai sono diventata un'esperta nel fare il polo».

«Palo...» specificò Emma, ridacchiando. «Senti, se vedi arrivare qualcuno, intenzionato ad avvicinarsi o... qualsiasi cosa ti sembri sospetto, dai un colpo alla porta. Così da dentro io so che devo muovermi».

«Un colpo alla porta?»

«Si, ma con disinvoltura. Fai finta di sbatterci contro accidentalmente. Così...»

Emma fece finta di stiracchiarsi, per poi colpire la porta con un pugno, mostrando una finta disinvoltura. Ma la mora la guardò perlpessa.

«Dai, Regina, è facile! L'ho insegnato anche a Henry!»

Regina corrugò la fronte. «E perché avresti insegnato a Henry certe cose?»

Emma sbuffò. «Ascolta, resto io a fare il palo. Entra tu. Se senti bussare, sai che devi sbrigarti ad uscire».

Regina non parve convinta, ma capì che sarebbe stato più facile per lei cercare il Vaso, piuttosto che fare la guardia. Emma fece qualche passo avanti e indietro, davanti alla porta, per controllare la situazione.

Regina restò dentro al negozio per quella che sembrò un'eternità. Emma continuò a guardarsi intorno freneticamente, mentre gli abitanti -sconosciuti- di Storybrooke procedevano con la loro vita normale.

Emma sospirò a lungo, pensando al momento in cui sarebbero tornati nella loro Storybrooke, tutti e tre insieme, e finalmente sarebbero potuti essere una famiglia. Però c'era anche la sua, di famiglia, e fu la prima volta che Emma si rese conto di cosa le aspettava, una volta tornate a casa. Ora che erano sole, nonostante tutti i problemi con l'ombra e il sortilegio, era come se fossero chiuse in una loro realtà, una specie di bolla di sapone rosa e ovattata. Ma questa bolla si sarebbe inevitabilmente rotta una volta che Mary Margaret, David e soprattutto Killian si sarebbero trovati davanti alla nuova situazione.

E la nuova situazione, ormai Emma lo sapeva bene, era che lei e Regina, seppur non se lo dicessero, stavano insieme. Pensò che glielo avrebbe dovuto dire, almeno prima che succedesse qualcosa di irrimediabile. Perché affrontare l'ombra non sarebbe stato semplice, il suo cuore era a rischio, lo sapeva bene. E se lo avesse perso aveva paura che avrebbe potuto dimenticare quei sentimenti che stava provando. Quei sentimenti che ormai non voleva più dimenticare. La loro bolla di sapone rischiava di potersi rompere molto prima del previsto.

«Signorina Swan!»

Emma sussultò. Si voltò in direzione di chi l'aveva chiamata e non fu sorpresa di vedere suo fratello Neal, scendere dall'auto della polizia.

«Mi vuole arrestare di nuovo, Sceriffo?» disse Emma, con un sorriso furbo sul viso.

Dentro di sé si sentiva terribilmente stupida per essersi distratta, ma forse poteva ancora rimediare. Facendo finta di stiracchiarsi, allungò una mano contro la porta e cercò di fare più rumore possibile, gesto che però non passò inosservato a Neal.

«Me lo dica lei» rispose il ragazzo, avvicinandosi. «Le piace proprio questo negozio, non è vero?»

«In realtà non sono una grande esperta di antiquariato» replicò Emma, cercando di non farsi prendere dal panico. Era proprio davanti alla porta, cercando di nascondere alla vista di Neal un qualsiasi spiraglio per guardare all'interno. Avrebbe voluto voltarsi e guardare cosa Regina stava facendo, ma non era prudente. «Sai, non sono un tipo così sofisticato. Preferisco cose come i fumetti, le serie tv...»

Neal sorrise. «Abbiamo gli stessi gusti, allora».

Emma annuì, cercando di prendere tempo.

«Quindi cosa ci fa qui?» continuò il ragazzo.

«Sto...» Emma esitò. «Sto aspettando una persona».

«Si fermerà molto qui in città, signorina Swan?»

Emma rise. «Ti interessa saperlo per qualche motivo in particolare, o solo perché speri che ti onori della mia presenza ancora un po'?»

Neal rise a sua volta, una risata che Emma notò molto simile alla sua. «Direi la seconda» rispose, sporgendosi un po' verso di lei. «Mi sono quasi abituato alla sua presenza qui, sa?»

Emma sentì che la conversazione stava prendendo una brutta piega.

«Sta aspettando qualcuno, come ad esempio... un uomo?» chiese cauto il ragazzo.

La conversazione stava decisamente prendendo una brutta piega.

Emma si morse l'interno delle guance, tesa. Si guardò intorno, sospirando per prendere tempo e cercando una soluzione per uscire da quella conversazione ambigua. Certo che aveva un talento naturale nel mettersi nei guai, pensò.

«Ehi, scusa il ritardo!»

Regina comparve alla sua destra, apparentemente dalla strada. Emma sgranò gli occhi, ma al tempo stesso cercò di non mostrare la sua sorpresa.

«Scusami, è molto che aspetti?»

Regina le si avvicinò, prendendole la mano, intrecciando le proprie dita con le sue. Le rivolse un'occhiata rassicurante, facendole tacitamente capire che doveva stare al gioco.

«No, non... non aspetto da tanto» balbettò. Strinse un po' la mano nella sua, sorpresa dal gesto.

Neal lanciò uno sguardo alle due donne, curioso.

«Vi lascio alle vostre occupazioni, signorine» disse, salutandole con un gesto della mano. E così come era arrivato, se ne andò, a bordo della sua auto da Sceriffo.

Quando l'auto svoltò l'angolo, Regina lasciò andare la mano di Emma che, tirando un sospiro di sollievo, subito si voltò verso di lei.

«Ma come hai fatto a...»

Emma non finì la frase, perché Regina le diede un colpo dietro la nuca.

«Ahia!» si lamentò la bionda. «Ma che ti ho fatto?»

«Sono uscita dalla finestra del retro, e tu...» le puntò un dito accusatorio contro. «Ci stavi provando! Ci stavi provando con tuo fratello

«Regina, è disgustoso!» replicò Emma, con una smorfia. «Io non ci stavo affatto provando. Era il contrario, piuttosto! Se non fossi arrivata tu mi avrebbe probabilmente chiesto di uscire...»

Un altro schiaffo, che stavolta Emma prontamente schivò.

Emma ghignò. «Smettila di essere gelosa e dimmi se hai preso il Vaso di Pandora!»

Il viso di Regina si colorò di rosso. «Certo che ho preso il Vaso, è nella borsa. E non sono gelosa. Adesso andiamo».

Regina si incamminò, ed Emma, con un largo sorriso sulle labbra, la seguì.

 

**

 

«E questo sarebbe l'oggetto che può contenere tutti i mali del mondo? Sembra un barattolo di caffé».

Emma si rigirava il Vaso di Pandora tra le mani, squadrandolo da cima a fondo. Era cilindrico, argentato, un piccolo barattolo dietro alla cui apparenza nascondeva un enorme potere.

«Tremotino l'ha camuffato per fare in modo che passasse inosservato» rispose Regina, ma quando si voltò e vide che Emma lo teneva in bilico sul proprio palmo della mano come un giocoliere, le si avvicinò e lo afferrò. «Stai attena, maledizione!»

Emma sussultò per il gesto repentino di Regina. «Ma è vuoto, quindi è innocuo».

«Lo so, ma non voglio correre rischi. Conoscendoti, potresti anche romperlo».

Emma sbuffò. «Non penso che si possa rompere così facilmente, e ti ricordo che non ho più la mia magia per fare danni».

Regina rise, posando il Vaso di Pandora su una mensola. «Finché non affronterò l'ombra non dobbiamo mai perdere di vista questo oggetto, esattamente come il libro».

Emma annuì, prima di rendersi conto delle parole che Regina aveva usato. «Aspetta un momento... hai detto "affronterò"?»

Regina si bloccò. «Ho detto...»

Emma fece qualche passo per ritrovarsi faccia a faccia con lei. «Regina, non starai pensando di andare da sola».

Si guardarono per un lungo momento, in silenzio.

Regina sospirò, socchiudendo gli occhi. «Vuole il tuo cuore, Emma».

«Non mi importa» rispose la bionda, con fermezza. «Non ti lascerò andare da sola».

Regina fece un passo verso di lei, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso.

«Emma, ascolta...»

«No» la interruppe, alzando le mani in un gesto deciso. «Non mi importa, qualsiasi cosa dirai ho preso la mia decisione. Avevo promesso a Henry che mi sarei presa cura di te. Che ti avrei protetta. Ed è quello che ho intenzione di fare. Io sono la Salvatrice!»

Emma gesticolava freneticamente con le braccia; Regina capì che era agitata, così la afferrò per i polsi, bloccandoglie le braccia a mezz'aria. I suoi occhi scuri si piantarono in quelli chiari della bionda che, per un solo breve istante, si rilassò.

«Emma» disse Regina, in tono grave. «A volte... anche la Salvatrice deve essere salvata».

Emma restò immobile, riflettendo sulle parole di Regina. Poi scossò la testa.

«Non andrai da sola» disse, di nuovo. «Se fosse una trappola anche per te? Se ti facesse del male? Se ti...»

«Ok, ok» la interruppe Regina. «Se proprio vuoi venire, dovrai però farlo alle mie condizioni».

Emma restò in attesa, guardandola curiosa.

«E sarebbero?»

Regina lasciò i polsi di Emma, poi fece qualche passo avanti e indietro nella cripta, senza guardarla. Emma, invece, non le toglieva gli occhi di dosso.

«Una delle poche cose che mi ha insegnato mia madre» iniziò Regina. «E' quella di non portare mai il proprio cuore, in un duello tra streghe. Bè, penso che questa regola si possa adattare anche alla nostra situazione».

Emma trasalì. «Vuoi dire che...»

Finalmente Regina la guardò. «Se sei d'accordo, sì».

Emma si morse un labbro, pensierosa. Guardò il pavimento, riflettendo.

Farsi estrarre il cuore non era certo una delle sue attività preferite, ma doveva ammettere che era una buona soluzione. Regina l'avrebbe messo al sicuro, e lei sarebbe potuta andare con lei e proteggerla.

Così acconsentì. 

  
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