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Autore: Lake Of Fire    29/08/2015    3 recensioni
Prendiamo un soggetto A, casualmente femmina, diciottenne, dall'ironia pungente, un po' fuori di testa e con una petulante Vocetta nella testa che commenta ogni momento della sua vita.
Prendiamo un soggetto B, casualmente maschio, diciottenne, grande disegnatore, dalla famiglia invadente e il sarcasmo insostituibile.
Sullo sfondo di una cittadina del Canada dal nome particolare, i due soggetti in questione potrebbero creare scintille e combinare parecchi guai. Oppure innamorarsi.
"...da quanto disegni, piccolo Van Gogh?"
"Che gran battuta di spirito" borbottò Shane "Comunque da sempre" tagliò corto lui.
"Mh,forte. Quindi mi farai vedere i tuoi capolavori?"
Shane non potè far niente contro le sue orecchie che presero fuoco e distolse lo sguardo dal viso divertito di Iris.
"Scordatelo" disse secco.
"Sapevo che l'avresti detto"
"E allora perchè l'hai chiesto"
"Perchè mi diverto a vederti in difficoltà"
"Tu sei malata"
"Che fai ricominci?"
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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                                    Graffiti: come tutto ebbe inizio
1. Ranuncolandia 
La vita di Iris Brennan poteva essere riassunta con due aggettivi: movimentata e stancante. 
Figlia di una madre single e abbastanza disperata, aveva girato praticamente tutti gli Stati Uniti alla tenera età di diciotto anni, a causa delle disastrose storie d'amore della sua pazza genitrice.
Tuttavia, non seppe mai come aveva fatto a ritrovarsi a Buttercup, minuscola cittadina del Canada.
Circondata da boschi, nulla, montagne e nulla, Buttercup era il classico grande paesello in cui tutti sanno tutto di tutti e dove anche una piccola scoreggia mollata per impellente necessità diventava di dominio pubblico, con tanto di titoloni sul giornale.
In effetti, non era proprio esaltante vivere in una città il cui nome significava Ranuncolo. 
"Ma dico io, perchè quella invasata di mamma non ci costringe mai a trasferirci a Miami, con spiagge assolate, bagnini in stile Bay Watch e mare cristallino?!" protestò una vocetta nella testa di Iris 
"Ovviamente, considerando la nostra cosmica sfiga, ci siamo ritrovate a Ranuncolandia dove otto persone su dieci muoiono per ipotermia e scarsa igiene personale...che gioia" 
La vocetta non aveva tutti i torti. 
In più, essere il fatidico nuovo studente non migliorava affatto le cose. 
Iris si fece coraggio e, con un sospiro già stanco alle otto di mattina, varcò il portone della scuola.
Appena mise piede nell'atrio, l'immane,consueto casino che una massa di adolescenti produce la avvolse completamente, facendole sperare che arrivare alla segreteria per prendere moduli e chiavi dell'armadietto non sarebbe poi stata un'impresa del tutto titanica. 
Mai pensiero fu più sbagliato, ovviamente. 
Come mosse un passo, una specie di microbo con le gambe le si avvicinò, schiaffandole sotto al naso un foglio e una penna e chiedendole di firmare una petizione contro la chiusura del club di videogiochi. Quando lei si dichiarò "non interessata", il microbo prese inquietantemente a rincorrerla per i corridoi, gridandole dietro che in un futuro non troppo lontano la realtà virtuale sarebbe stata l'unica salvezza per l'umanità. 
Iris riuscì a seminarlo soltanto entrando in uno sgabuzzino per scope. 
Tuttavia, le sue peripezie non erano ancora finite.
Poco dopo, senza sapere come, si ritrovò circondata da uno stuolo di giovani pulzelle, munite di mini vestitini e pon pon, che le consegnarono un colorato volantino che recitava: 
"Se il 31 Ottobre mancherai, 
la grande festa perderai;
stai attento/a 
perchè una funesta ira vendetta attirerai!"

Iris apprezzò molto quell'aborto di poesia che quei quattro cervellini a forma di nocciolina erano riusciti a partorire e, con la vocetta che borbottava indignata qualcosa riguardo all'evidente degrado umano, proseguì per la sua strada. 
Dopo aver pregato Babbo Natale, la Befana e aver compiuto un sacrificio in onore di tutti gli dei dell'Olimpo affinchè le facessero raggiungere quella stramaledetta segreteria, riprese mestamente a camminare, incrociando preventivamente le dita nella tasca della felpa. 
Le sue preghiere/sacrifici non vennero minimamente presi in considerazione. 
E nemmeno i gesti scaramantici, che domande.
All'improvviso, un'ombra scura le oscurò la vista e, come alzò lo sguardo, potè ammirare l'intera foresta Amazzonica spartita tra capelli, sopracciglia e baffi di un armadio a tre ante identificabile anche come ragazza-scimmia. 
La suddetta le intimò caldamente (leggasi:minacciò) di votare per lei nelle vicine elezioni di rappresentante degli studenti, se non voleva perdere le sue "braccine rinsecchite", per citare la giovane aspirante moglie di Godzilla. 
Quando Iris, con una parvenza di avventato coraggio, si dichiarò neutrale in quanto nuovo studente, The Monkey (che secondo Vocetta era un ottimo titolo per un film horror) soffiò dal naso come un toro inferocito e ringhiò qualcosa che somigliava ad un "vota per me o ti ammazzo!". 
A questo punto Iris capì che forse era meglio filarsela se non voleva fare una brutta fine e morire senza aver mai provato un quadruplo cheese bacon.
Così, più di mezzora dopo, si ritrovò a vagare per i corridoi del liceo in cerca dell'aula di scienze, dove avrebbe avuto la sua prima ora di lezione. 
"Propongo di rimandare lo studio ad un momento in cui il tuo cervello sarà più rilassato" disse Vocetta, tentandola "Intanto, riscaldati con una bella cioccolata calda" 
Iris accettò. 
Ma di certo non si sarebbe mai aspettata che una banale cioccolata l'avrebbe condotta dritta dritta nell'ufficio del preside.                                               
                                                  
                                                                        §  §  §

Lo smalto nero era sbeccato in più punti e,onestamente, non era proprio un bello spettacolo da vedere. 
"Sarà perchè ti stai mangiando quelle benedette unghie da un quarto d'ora buono?!" ringhiò Vocetta, un filino alterata. 
Iris allontanò di scatto la mano dalla bocca e, cercando di limitare il suo crescente nervosismo, si mise a fissare maniacalmente la segretaria. 
La donna se ne stava là, seduta impettita sulla sua poltrona e ticchettava quasi furiosamente sui tasti del computer, alimentando in Iris la fantasia che uno di essi sarebbe schizzato via da un momento all'altro, come per sfuggire a tutta quell'ira. 
"Forse ha il ciclo..." disse Vocetta, ora più calma. 
Iris scosse inconsapvolmente la testa, capendo che la povera segretaria era una di quelle donne deluse dalla propria vita (e l'espressione arcigna ne era una prova). 
"Be', non è che fare la segretaria di un liceo a Ranuncolandia sia nelle più rosee aspettative di tutti..." 
In effetti...
All'improvviso, il telefono fisso poggiato sulla scrivania prese a squillare e la segretaria, efficientissima, alzò la cornetta in un lampo. 
"Hampton High School, buongiorno." 
Iris si perse nell'osservare le labbra rinsecchite della donna, messe stupidamente in risalto dal rossetto rosso fuoco che tra l'altro era finito un po' sui denti. 
Si ricordò, in un tremendo flash, la sua prozia Amy, uno di quei parenti che non appena ti vedono cominciano a sbaciucchiarti per evidente mancanza affettiva. 
"Ehilààà, non-principessa del non-mondo fatato, pensi di rispondere a questa povera tizia o la vuoi fare cadere definitivamente in depressione?" cantilenò Vocetta, vagamente divertita. 
Iris sobbalzò, rendendosi conto che la segretaria aveva detto qualcosa. 
"Come?"
"Ho detto che il preside può riceverla, signorina Brennan" disse evidentemente scocciata la donna. 
Iris si alzò e raggiunse la porta scura proprio accanto alla scrivania. 
Quando bussò, una voce profonda la invitò ad entrare e, mentre Vocetta le ricordava che, in caso di pericolo, poteva sempre ricorrere allo svenimento simulato, abbassò la maniglia. 
"Benvenuta signorina Brennan, si accomodi" la salutò il preside.
Iris si lasciò cadere su una delle sedie, osservando distrattamente l'acquario riposto in un angolo della stanza buia. 
"Non mi sembra che ci siano forme di vita in quella vasca sporca..." 
"Allora, mia cara" cominciò il preside, poggiando entrambi i gomiti sulla scrivania in legno e unendo le punte delle dita "sono venuto a sapere che lei, questa mattina, si trovava nei paraggi quando quel...delinquente commetteva il suo deplorevole atto vandalico" 
"Ecco, in verità io..." 
"E ovviamente lei sa quanto tengo alla reputazione di questa meravigliosa scuola e all'immagine che dà di sè..."
"Ma veramente io..." 
"...e credo che lei sappia che, come il bullismo, gli atti vandalici costituiscono un grave problema della vostra generazione e che vanno estirpati, recisi come dei rami secchi da una pianta..."
"Signor preside, non per interromperla, ma io..." 
"...per cui, signorina Brennan, le chiedo di rivelarmi, senza alcun timore o vergogna, il nome del...teppista che ha imbrattato il muro principale con quell'orrido graffito" 
Iris chiuse definitivamente la bocca, capendo che era inutile anche solo provare a spiegare. 
Abbassò lo sguardo. 
Chissà se il pavimento era abbastanza morbido da evitarle un trauma cranico quando sarebbe platealmente svenuta da lì a pochi minuti. 
  
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