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Autore: fubukywaive    29/08/2015    0 recensioni
Amy e Sean erano fidanzati e dopo un malinteso si sono lasciati, ma sono comunque rimasti in ottimi rapporti. Ma qualcosa fra di loro è cambiato, prima erano ragazzi felici sempre con il sorriso sulle labbra, ma dopo la drammatica scelta ognuno sembra essersi chiuso in se stesso. Ma non possono negare di amarsi ancora. Infondo, trascorrono molto tempo insieme. Lui l'accompagna a scuola e lei lo invita a casa sua (anche a dormire qualche volta), per non sentirsi sola e stare lontana dai problemi famigliari. Tra abbracci di conforto, occhiatine furtive, pensieri significativi e parole dolci. Amy inizierà sempre di più a convincersi che Sean sia stato l'errore più bello della sua vita, lui invece, continuerà sempre a trattarla come se fosse la sua piccola principessa. I problemi, non mancheranno di certo, come anoressia, sfruttamenti sessuali e problemi adolescenziali.
Concederà una seconda opportunità a Sean?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Il giorno seguente, come ogni mattina, Sean si faceva trovare fuori da casa puntuale come al solito. 
Mio padre non c'era e potevo calmarmi e alzarmi all'ora che volevo, passare tutta la giornata come volevo io. Lui sarebbe ritornato alle 3 del mattino, quindi niente stupro come tutti i fottuti giorni. 
Mi misi dei pantaloncini e una canotta bianca con una camicia rossa che lasciai aperta con le maniche a 3/4, amavo le camicie, le metterei anche a dormire. 

Scesi ed entrai in macchina di Sean, feci un respiro profondo, il giorno prima, mi addormentai fra le sue braccia e lui mi mise a letto. Avevo dormito, fino alle 6 del mattino, gli incubi non mancarono ma riuscii a mantenere la calma. 
Sean si protrese dalla mia parte e mi diete un bacio sulla fronte.

"Hai dormito?" Disse mettendo in moto la macchina e andando verso scuola. 
"Si, ho dormito ma... gli incubi c'erano comunque..." come ogni mattina appoggiai la testa al finestrino e guardai il tragitto. 
Sean rimase in silenzio, sapeva che ormai era inutile chiedere, era troppo ovvio. 
Da quando mia madre morì 3 anni fa, la mia vita cambió drasticamente. Mio padre inizió a bere, ad arrivare a casa sbronzo fino al limite, arrivando pure a violentare la propria figlia all'età di 14 anni, fino a portarle via la verginità. Lui riuscì a trovare un lavoro in un Night Club, e tornava a casa alle 3-4 del mattino sbronzo fradicio. Quello stesso anno conobbi Sean, che aveva 16 anni. Divenne il mio migliore amico, il mio confidente sino a diventare il mio ragazzo, il mio ex e ora il mio migliore amico, ma quest'ultima cosa mi tormentava la testa, come se qualcuno non fosse d'accordo. 
La macchina di fermó, scesi dalla macchina ed entrai a scuola con Sean, come al solito Jake mi venne incontro e fece la solita scenetta sdolcinata di ogni mattina. 

"Oggi vieni a casa mia?" Chiese guardandomi negli occhi, esitai a rispondere, sentivo gli occhi di Sean puntati su di noi, e forse la mia risposta non se l'aspettava.
"Mh... va bene, dopo scuola vengo con te" Jake sembrava felice, mi diede un bacio a stampo e sparì tra la folla. 
3... 2... 1... 

"Ma sei pazza?" Tempismo perfetto Sean, come al solito. 
"Vuole solo... passare del tempo con me" risposi aprendo l'armadietto e riponendo i libri. 
"Brutta decisione Amy, non andare".
"Non sei il mio babysetter Sean, decido quello che voglio".
"Non venirmi a chiamare se succede qualcosa" odiavo quando lo diceva, alla fine avevo sempre bisogno di lui. 

Andai a psicologia, ne Jake ne Sean erano in classe con me, potevo seguire la lezione tranquillamente, senza nessuno che provava ad avere rapporti con me. L'ora passó in fretta come il resto della mattinata. Fuori da scuola Jake mi accompagnó alla sua moto, mi porse il casco e salii in moto. 
Sentivo lo sguardo di Sean, il peso per non averlo salutato, Jake sembrava troppo preso, tanto da non permettermi di fermarmi e dirgli almeno "a domani". 
Arrivati a casa sua, non mi aspettavo niente di tutto cio. 

Sentivo una strana sensazione, come se dovessi stare attenta, mi portó in camera sua, li mi guardó si avvicinó, mi scostó i capelli da davanti e inizió a baciarmi, prima semplici baci poi... sembrava troppo desideroso, mi morse il labbro inferiore e iniziammo a baciarci con la lingua, poi mi bloccai. 
"Che vuoi fare...?" Guardavo per terra, i miei piedi, poi le sue scarpe, tutt'altro ma non il suo viso. 
"Amy, sono 6 mesi, 6 mesi che aspetto questo momento, lo aspetto dal primo giorno che ti ho vista" lui si avvicinó al mio collo, inizió a baciarlo. Sentivo il cuore battere forte, iniziai ad ingoiare saliva inutilmente, a sudare nonostante non ci fosse caldo. Jake inizió a passarmi le mani per tutto il corpo, mi attiró a se e continuó a baciarmi, volevo fermarmi, dirgli No, ma sembravo bloccata. 
La mano che mi teneva scese nel mio fondoschiena, sentivo il cuore come se volesse uscirmi dal petto, abbandonare la cassa e andarsene a puttane. 
Trovai la forza di allontanarmi.

"No, basta... n-non sono pronta" mi diressi verso la porta ma lui sembrava non voler cedere, sentivo ogni sua parte del corpo fremere solo al desiderio di avermi per una notte. 
Mi attaccó al muro e sentivo le sue mani muoversi per tutto il corpo, qualunque punto, qualunque azione, qualunque tocco, cercavo di mandar giu il nodo che si era creato.

"Basta Jake, ti prego" la voce sembrava rotta, pronta a perdere il lume della ragione.
"Fammi almeno arrivare alle mutande" le lacrime iniziarono ad uscire, no, non ancora. Insisteva, inizió a toccarmi in punti come seno e sotto le mutande. 
Basta, non ce la facevo più. Lo allontanai con forza e iniziai a piangere in modo isterico, un'altra crisi. Pensavo di passare una giornata senza sesso e violenze, ma mi sbagliavo. 
Lacime, singhiozzi e urla rieccheggiavano nella stanza, Jake sembrava spaventato. 
"S-scusa Amy io non lo faró piu" mi prese per un braccio ma le immagini di mio padre mi balenarono in mente come se volessero uccidermi nel profondo. 
"BASTA CAZZO! NON TOCCARMI!!" 

Voleva, lo so, voleva aiutarmi, ma lui non migliorava un cazzo della situazione di merda che aveva creato. 
Sean, volevo lui, ora, qui, vicino a me...
"Sean..." Jake inizió ad alzare il tono della voce incazzato.
"COME CAZZO SAREBBE A DIRE SEAN, SAPEVO CHE MI TRADIVI PER QUELLO STRONZO DEL TUO EX! VAI AFFANCULO AMY!" urlai, tremavo, singhiozzavo e infine, panico. Ero entrata nel panico, il respiro stava inziando a mancare, e lui se ne accorse. 
"... chiamalo... chiamalo..." lo implorai di chiamarlo, prese il mio cellulare dalla tasca e lo chiamó.
*inizio telefonata*

-che succede? Perchè hai chiamato?

-Sean...

-porc- Jake! C-che succede?!

-devi venire a casa, Amy...

-merda, arrivo!

*fine chiamata* 

(Pov. Sean)
Salii in macchina lasciando quello che stavo facendo, sapevo che sarebbe successo qualcosa, lo sapevo. 
Al telefono sentivo le urla di Amy, doveva sbrigarmi. 

Arrivai in 10 minuti.
Trovai la porta aperta ed entrai precipitandomi in stanza di Jake, lui era sconvolto, in un primo momento non trovai Amy, ma quando abbassai lo sguardo la vidi ai piedi del muro, con le ginocchia al petto, tremante come una foglia. 
"Amy..." mi abbassai e iniziai a chiamarla, sembró riconoscermi, vedevo i muscoli rilassarsi e i nervi stendersi.
"Tranquilla, va tutto bene" la presi in braccio a mo di sposa e mi sedetti sul letto sedendomela in grembo, mi appoggiai la sua testa sul petto, l'abbracciai in modo delicato e rassicurante, le baciai la fronte e iniziai a cullarla. 

"Tranquilla, ci sono io... Ssh.." inizió a tremare, il suo sguardo era perso. 
"Cosa le hai fatto?" Chiesi a Jake, in tono molto serio, quasi da rimprovero. 
"N-niente" 
"Non dire cazzate cosa le hai fatto?" Cullavo Amy accarezzandole la guancia con un dito a stringendomela al petto. 
"Volevo... volevo far sesso con lei, ma non so cosa le prese"
"Lei voleva?"
Lui non rispose, bastardo te la faró pagare.
"Rispondi"
"No, non voleva"
"Perchè cazzo hai insistito allora!?" Sentivo la rabbia ribollirmi dentro, volevo spaccargli la mascella e picchiarlo a sangue.
"Tanto lei mi sta tradendo con te! Eh bastardo, te la vuoi riprendere! QUELLA É SOLTANTO UNA STRONZA, E TU SEI SOLO UN-" lo interruppi.
Amy sembrava agitarsi.
"Abbassa le voci, la stai agitando" non smettevo di guardare la reazione di Amy, dovevo capire se stesse meglio o no. Non ti lasceró piu nelle sue mani. 
"VATTENE SEAN!" disse.
"... portami a casa..." Amy parló con un filo di voce, io mi alzai tenendola in braccio e feci per andarmene.
Jake mi bloccó, ed Amy cercó di rimettersi in piedi, ma sentire me e Jake litigare, non ha fatto altro che peggiorare la situazione. 
"Fammi andar via con lei, sta tremando Jake!" Lui non voleva cedere, alla fine, la vidi perdere i sensi e cadermi davanti agli occhi, questa situazione si era gia ripetuta la volta che litigai col padre. 
La presi al volo.
"Fanculo Jake, io me la porto a casa. Dovrai prepararti una bella scusa per domani" la caricai in macchina, quello, non era il ragazzo giusto per lei. 
Le allacciai la cintura e misi in moto la macchina. Quel bastardo non gli permetteró più di avvicinarsi a lei. 
Stavo guidando mettendo un po il turbo, quando sentii il mio nome dal sedile del passeggero. 
Accostai la macchina.

"Sean..." Amy mi guardava, con un aspetto stanco, sfinito e senza forze. Piccola mia, finirai per uscire fuori di testa se continua così. 
La guardavo, per tranquillizzarla accennai un sorriso, ma dentro ero rosso, rosso come il fuoco di rabbia, rabbia che sarebbe esplosa da un momento all'altro. 
"Grazie, grazie ancora, non so come avrei fatto... senza di te" 
non sentivo quelle parole da quando stavamo insieme, non ebbi il coraggio di guardarla, ma potevo sentire il suo inbarazzo nella voce. 
"Tranquilla, per mé é solo un piacere, venirti a salvare dall'orco cattivo" cercai di sdrammatizzare, e ci riuscii. Lei fece una risatina leggera, la guardai, anche con gli occhi gonfi e rossi era sempre bella, sempre la mia piccola principessa. Quanto avrei voluto prenderla e caricarmela sulle ginocchia e non lasciarla andare mai più. 

Risi e poi cadde un silenzio imbarazzante. 
"Mh, cosa pensi di fare... adesso? Con Jake?" Chiesi guardando il volante dell'auto e tenendolo stretto con un braccio. 
"Forse... forse lo lascio, non sono sicura". 
"Forse? Hai idea di cosa ti abbia appena fatto?" La guardai confuso per la decisione che stava predendo. 
"Lui non sa di mio padre, é meglio che resti un segreto, non voglio che tutto ció venga a galla." Non c'era da biasimarla, ma io ero ancora piu incazzato dentro, sentivo tutti gli organi bruciare di rabbia, feci un respiro profondo e misi di nuovo in moto la macchina. 
"Non pentirtene" dissi. 
 
(pov. Amy)

Mi accompagnó a casa, sarei stata tutta la sera da sola ed erano solo le 16, chiesi a Sean di rimanere, lui non ci pensò neanche a dare una risposta ed entrò facendomi compagnia.
"Sarai stanca" fece Sean chiudendo la porta. 
"No, solo un po confusa." mi tolsi la camicia rossa e restai in canotta bianca. Mi era venuta una vampata di caldo e iniziai ad aprire le finestre di casa.
"Caldo?" domandò sedendosi sulla sedia che stava in cucina.
"Si, vuoi un gelato?" mi diressi verso il frezzer e tolsi fuori due grandi vaschette di gelato al cioccolato, caffè e tiramisù. 
Lui mi guardó come se gli stessi facendo vedere uno scrigno pieno di monete d'oro. 
Sorrisi e presi due grossi cucchiai, gli porsi una vaschetta e il cucchiaio, mi sedetti vicino a lui e iniziai a mangiare. 
Fantastico, ci voleva dopo una giornata di merda, detto chiaro e tondo. 
"Ti farò passare una bella giornata, promesso" lo guardai sorpresa, nel mio viso si formó un leggero sorriso, guardai per terra ed esclamai un Si. 
Lui tiró fuori il cellulare, mise "When your gone" si alzò dalla sedia e mi porse la mano, potevo fidarmi di lui, non mi avrebbe fatto niente. 
Gli presi la mano e mi attiró a se, mi mise una mano sul fianco, sentivo il cuore iniziare a battere cercai di stare calma.
"tranquilla, non ti faccio niente" mi sussurró all'orecchio.
Sentii dentro di me smuoversi qualcosa che ormai si era addormentato. Continuavamo a ballare anche se ero rigida con i nervi tesi, sempre pronta a qualunque evenienza. 
"appoggia la testa sulla spalla" sussurrò, ero pietrificata. Lui delicatamente mi passò una mano sulla nuca e mi appoggio la testa sulla sua spalla e rimise la mano sul mio fianco. 
Sentii il suo profumo, dolce, delicato non troppo forte. Adoravo quel profumo. 
"Hai messo il profumo che ti ho regalato al compleanno" eh si, gli e lo avevo regalato io. Sorrisi.
"lo metto sempre, non... Non posso separarmene ormai" sembrava avesse la voce tremante e imbarazzata. 
Alzai lo sguardo, era un po rosso e guardava altrove, come se volesse evitare il mio sguardo. 
"Sean..." mi staccai e lo guardai.
"Amy... Perdonami" non capivo perchè dovesse scusarsi, poi avvenne, mi baciò ma si staccó subito imbarazzato. 
"Non ce la facevo più... Scusami" appoggia la pronte sulla mia spalla, ero senza parole, mi aveva baciata, non sapevo che Sean provasse ancora qualcosa per me. Sentivo il cuore battere forte, ma non era per la paura, forse emozione, forse gioia o felicità. Ma perchè? ero veramente ingenua da non capirlo.
"Sean... Guardami" lui alzò lo sguardo, mi guardò. Non so cosa mi prese, gli presi il viso fra le mani e lo baciai, mi staccai appoggiando la fronte sulla contro la sua. 
Poi ci guardammo, un altro, un altro e un altro. Non potevo credere che lui mi piacesse ancora. Ma non eravamo andati oltre. 
"perchè non me lo hai detto?" chiesi mettendogli le braccia attorno al collo.
"gia da quando ti dissi che Jake non era il ragazzo giusto per te, dovevi capirlo. Ma, non fa niente".
Lo guardai e sorrisi, era da tempo che non provavo una sensazione simile. Mi fece compagnia a cena, lo implorai di rimanere a dormire. Il problema era mio padre, ma lui non sarebbe entrato in camera alle 3 del mattino tutto sbronzo. Tanto poi sarebbe uscito alle 6 e non avrebbe visto Sean. 
Ci coricammo, ma non successe niente di particolare, quella notte, riuscii a dormire senza incubi, senza paure. Una notte tranquilla. 
La mattina seguente ci preparammo per andare a scuola e quando arrivai, vidi Jake venirmi in contro. 
"Possiamo parlare Amy?" 
"Dimmi" risposi in modo secco e impassibile.
Lui guardò Sean, capivo che voleva parlare solo con me. 
"Io rimango, non me ne vado" ed ecco Sean serio alla riscossa.
"Volevo chiederti scusa, ti prego perdonami Amy, se non volevi scusami veramente Amy, io voglio continuare a stare con te io-" lo bloccai.
"Jake..."
"Si amore?"
"vaffanculo" presi Sean per mano e lo lasciai li, sotto gli occhi di tutti, fra prese in giro e risatine. 

Sean mi accompagnò all'ora di matematica, mi salutò dandomi un bacio sulla fronte e se ne andò. passai l'ora tranquilla, senza distrazioni e senza Jake nella testa. Ad un tratto, venne proclamata un'assemblea straordinaria, rimisi tutto dentro lo zaino e uscii dall'aula per andare in aula magna, che era grande quasi quanto un campo da Baseball.

Fuori dall'aula, non poteva che mancare lui, mi prese per mano e andammo all'assemblea. Ottima notizia, la settimana prossima ci sarebbe stato il ballo scolastico, sapevo già che mettere, Lily si offrì per farmi i capelli e il trucco, le rivolsi un dolce sorriso, di quelli che non facevo da tempo. Poi guardai per terra, un pensiero mi stava invadendo la mente.

E se Sabato, avessi visto mio padre? ora che ci pensavo, non lo vedevo da un po, gli avevano allungato gli orari del lavoro tanto da farlo uscire alle 6 del mattino e farlo ritornare alle 3 del mattino seguente. L'dea di vederlo bianco come un cadavere, con due borse grandi come due noccioli di Pesca sotto gli occhi, strusciante per terra privo di forza e con la schizzo frenìa a mille, mi faceva rabbrividire, il mio cuore venne stretto in una morsa di dolore.

E se mi avesse violentato brutalmente?  sarebbe stata la mia fine, Sean sembrò accorgersene, mi strinse la mano, con il pollice mi accarezzò il dorso della mano e intrecciò le dita alle mie, mi guardò con un dolce sorriso, tanto da farmi rasserenare. 

Arrivata a casa, feci entrare Sean, non si sa mai che mio padre avrebbe varcato la soglia della porta e mi avrebbe violentato. Salii in soffitta e cercai una scatola, enorme, rosa confetto, trovata la scatola tutta piena di polvere, scesi da Sean, lui mi guardò incuriosito.

"Cosa è?" disse avvicinandosi a me.

"Era di mia madre, lo metterò sabato" parlavo con una tale gioia che non vedevo l'ora di mettermelo sabato. 

"Wow, ma non posso vederlo, deve essere una sorpresa, dimmi almeno il colore"

"color champagne" lo guardai e poi presi la scatola e la portai in camera mia, aprii l'armadio e lo riposi infondo. 

Passarono 3 giorni, Jake non si fece più vedere, sembrava evitarmi, la stessa cosa avrei fatto io, tranquillo. Da quella volta, che io e Sean ci baciammo, non successe più niente, solo baci sulla fronte e prese di mano, ma la cosa non mi pesava più di tanto, lo volevo vicino, questo mi basta. 

A breve avrei compiuto 18 anni, avrei sparso denuncia e me ne sarei andata di casa, non saprei dove andare, forse dai miei nonni, ma avrei dovuto abbandonare Sean e lasciare la scuola, se sarei andata dai miei zii, avrei dovuto cambiare anche stato. Anche se a dir la verità, questo era il mio ultimo pensiero al momento. 

Stavo a casa da sola, in camera mia, che come al solito con la porta chiusa a chiave, decisi di provare il vestito. Mi stava a pennello, ero bellissima, stavo davanti allo specchio a girarmi e rigirarmi, mi piaceva troppo. Provai dei sandali con il cinturino color oro, col tacco alto 10 cm. Mi risaltava le gambe, ero bellissima. Si vedevano solo un paio di lividi, ma li avrei coperti con un correttore e poi il fondotinta.

Ma facendoci caso, il vestito sembrava talmente nuovo, profumava ancora di nuovo. Iniziai a pensare, a mia madre piaceva? ricordavo di averglielo visto in mano, ma indosso, no. Forse non le era piaciuto. Non vedevo l'ora che Sean Sabato mi vedesse con il vestito, sarebbe rimasto senza parole. 

  
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