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Autore: fefi97    30/08/2015    2 recensioni
Chris e Vince sono una coppia di lunga data, una coppia in "crisi", perché per Vince non é una crisi, per Chris lo è anche troppo.
Vince ha quarantanni, é un poliziotto pragmatico e scorbutico, un pò orso, che ama Chris più della sua stessa vita, ma non é bravo a dimostrarlo.
Chris ha trentaquattro anni, é un attore, o almeno ci prova, é irruento, genuino, allegro, dolce e sfacciato insieme,tutto cuore, esattaemente il contrario di Vince. Ama Vince, ma a volte si chiede se sia ricambiato.
Dopo un litigio che porta Chris a chiudersi ottusamente dentro il bagno, Vince ripercorrerà mentalmente i passi della loro storia, a partire da quando era cominciata, dieci anni prima, intrecciando i ricordi ai momenti difficili del presente.
Riusciranno a superare la loro "crisi"?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO 2
 
 
-Ahi, mi amor, hai combinato un bel guaio –  Robbie canzona allegramente Chris, esaminando la macchia che Vince sta mostrando con la faccia di un martire, le dita che tirano i lembi della camicia con una delicatezza  tale che sembra regga un cucciolo di cane morto.
Chris sbuffa forte, aggiungendo il quarto, il quarto!, cucchiaino di zucchero al suo caffè. Vince lo guarda disgustato, chiedendosi come faccia a bere qualcosa di così dolce e soprattutto perché non sia ancora morto di diabete.
-Ma va, un po’ di sapone e sarà come nuova. – taglia corto, gettando un’occhiata di sfuggita ai due poliziotti.
Dopo un’imbarazzante presentazione, Robbie ha convinto Chris, un po’ irritato per quell’improvvisata nel bar dove lavora, a prendersi una piccola pausa e sedere con loro, ragion per cui ora sono incastrati tutti e due, Vince e Chris, in delle sedie scomodissime, a un tavolo troppo piccolo che fa continuamente cozzare il gomito di Chris contro quello di Robbie e le ginocchia di Vince contro quelle di Chris, a fingere di sopportarsi, quando è evidente che nessuno dei due ha superato l’incidente “caffè bollente addosso”.
Vince guarda male Chris, e Robbie interviene con una piccola risatina conciliante.
-Ah, il mio Chris è un’ottimista! – sorride scompigliando con una mano i capelli chiari del più piccolo, che si ritrae con un verso sdegnato.
Per un momento, un folle, minuscolo, momento, Vince si chiede cosa si provi ad affondare le dita in quei capelli lisci e scompigliatissimi, del colore della paglia bagnata. Poi Robbie lo guarda, uno sguardo allegro, luminoso e sincero, e Vince si sente stranamente in colpa, imponendosi di concentrarsi solo sul suo migliore amico e smettere di lanciare occhiate di sottecchi a Chris, che sta bevendo il suo caffè con piccole lappate al cucchiaino, come i bambini.
-Chris è un attore, te l’ho detto? –
Vince alza gli occhi verdi al cielo, sentendosi vagamente, giusto vagamente, esasperato.
-Si, Robbie. Me l’hai detto circa sessanta volte. –
Chris lascia perdere il suo caffè per rivolgere uno sguardo al suo ragazzo, un’espressione tra il divertito e l’esasperato sul bel volto tondo.
-Non gli avrai rotto le palle parlando di me fino allo sfinimento, eh Robbie? –
Robbie ride e gli afferra le guance tra le mani strizzandogliele appena, costringendo Chris a una faccia buffa e tenera allo stesso tempo.
-Sempre, mi amor.- lo prende in giro, prima di posare un bacio casto sulle labbra imbronciate e compresse di Chris. Vince distoglie lo sguardo, aumentando considerevolmente la presa sul proprio bicchiere di aranciata –davvero non se l’è sentita di ordinare altro caffè.
Chris ridacchia e si sottrae dalla presa del maggiore, esibendosi in un’allegra linguaccia.
-Mmm.. quindi.. ehm.. – Vince cerca di riportare l’attenzione dei due sulla conversazione, e se ne pente quasi  subito quando si rende conto che effetto gli fanno gli occhioni vividi di Chris puntati addosso – Mh, si insomma, un attore,eh? – conclude, dando sfoggio di tutta la sua eloquenza.
Chris inarca un sopracciglio, in un gesto che, Vince ancora non lo sa, ma diventerà abitudine per lui vederlo,  e sorride, divertito dal disagio di quel poliziotto grande e grosso, con le spalle larghe e due occhi piccoli e verdi che sembrano scavargli dentro.
-“Il teatro è una forma di felicità interrotta dall’esistenza!”* – recita in tono solenne, e Robbie scrolla testa e spalle insieme quando Vince gli rivolge un tenero, per Chris, sguardo incerto.
-Non chiedermi niente, è tipo il suo mantra. – gli spiega il messicano alzando gli occhi al cielo e beccandosi una gomitata non troppo scherzosa dal suo ragazzo.
-Quindi fai teatro? – tira a indovinare Vince, e Chris gli rivolge il primo sorriso sincero di tutta la mattinata e il poliziotto si sente come se qualcuno gli avesse gettato del caffè bollente addosso- di nuovo.
-Oh si – annuisce entusiasticamente Chris, gli occhi accesi di una luce emozionata e genuina – Sto frequentando delle lezioni, quando non lavoro qui, e tre sere a settimana mi esibisco al teatro Ophelia,qui a Brooklyn, non so se lo conosci! – dice tutto d’ un fiato, su di giri come un ragazzino, un sorrisone bellissimo e accecante sul volto.
-Quella bettola in mezzo ai vicoli? – si lascia sfuggire Vince, d’impulso, ottenendo un sospiro da parte di Robbie e un immediato adombramento da parte di Chris.
Vince alza le mani enormi, cercando di riguadagnare terreno.
-Cioè, no, non volevo dire.. ho sentito delle voci e.. –
-L’Ophelia è un grande teatro, con una storia importante ed è stato ingiustamente lasciato a se stesso! – lo interrompe Chris, sbattendo un piccolo pugno sul tavolo e guardando l’altro con una luce battagliera negli occhi azzurri.
Vince ricambia lo sguardo infastidito e fa per ribattere, ma Chris, mugugnando “torno subito”, si alza di scatto e si allontana frettolosamente in direzione del bagno, ignorando il braccio di Robbie che cerca di trattenerlo.
-Non te la prendere. – dice subito Robbie, una volta che Vince gli punta addosso uno sguardo confuso e incazzato insieme per quella reazione che gli pare esagerata. – Chris è un po’ drammatico. Poi quando gli parli male dell’Ophelia si incazza come non so cosa, c’ha un legame speciale con quel teatro, non so.-
-Si, però che carattere di merda. – borbotta Vince, anche se sa bene che in quanto a carattere di merda lui dovrebbe solo stare zitto. Per un attimo teme di aver offeso Robbie, ma quello scoppia a ridere di gusto, gettando il capo indietro.
-In realtà Chris è molto dolce e solare quando impari a conoscerlo meglio! – il suo sorriso prende una piega intenerita che Vince non gli ha mai visto – Ha un bel caratterino, quello si, ma è per questo che sono pazzo di lui.- conclude facendogli l’occhiolino.
Vince distoglie lo sguardo, puntandolo sulla porta in fondo al bar su cui c’è scritto “bagno”.
-Quanti anni ha? – domanda, perché è chiaro che sia più giovane di lui e anche di Robbie, che ha già due anni in meno di Vince.
-Ventiquattro. – risponde Robbie dopo aver dato un sorso al suo cappuccino – Ma ci siamo messi insieme che ne aveva diciotto, un pivellino! – ride e Vince gli rivolge uno sguardo sorpreso.
-Cazzo Robbie, sei quasi un pedofilo! – borbotta, curiosamente infastidito dall’idea di un giovanissimo Chris, con le guance ancora più paffute di adesso, che viene abbordato da uno scaltro e sgamato come Robbie.
-Ma dai, era maggiorenne! Guarda che io la rispetto la legge, sono un poliziotto! – si difende Robbie imitando in maniera pomposa la sua voce seria da “piedipiatti intransigente”, battendosi goliardicamente una mano sul distintivo.
Vince sbuffa, lanciando un’altra occhiata alla porta per assicurarsi che il ragazzo non sia di ritorno. Nota che Chris è uscito dal bagno, ma sta parlando con una ragazza, un’altra cameriera, quindi si rilassa e riporta lo sguardo su Robbie.
-E come l’hai conosciuto? –
-A una festa in discoteca. Ci ha provato lui, voleva anche farmi credere di avere ventun’anni, ma l’ho sgamato subito che era un chico. – spiega Robbie, sorridendo come perso in un altro mondo. Vince getta un’occhiata a Chris. Sta parlando con la ragazza gesticolando un sacco ed esibendosi in delle buffe espressioni, che fanno ridere la giovane di gusto. Anche Vince si ritrova a sorridere, di riflesso.
-Che in realtà neanche li aveva ancora compiuti diciotto anni! – continua Robbie, senza rendersi conto che Vince non sta guardando lui, ma qualcosa –qualcuno- da sopra la sua spalla.
– Certo, lo trovavo carino e tutto, ma non avevo proprio voglia di cacciarmi nei guai per un bel ragazzino con la lingua lunga. Così gli ho detto “vai a casa, Chico, i bimbi dormono a quest’ora” – Robbie scoppia a ridere, mentre Vince ancora guarda Chris, le fossette di Chris, il naso a patata di Chris, gli occhi di Chris, Chris.. – Ovviamente si è offeso a morte e se ne è andato e credevo sul serio che non lo avrei rivisto più. – Robbie sorride in maniera così inaspettatamente dolce che Vince non può fare a meno di prestargli di nuovo la piena attenzione – E’ venuto a cercarmi nella stessa discoteca, esattamente dieci giorni dopo. Era talmente determinato che faceva paura e mi ha sventolato in faccia la sua carta d’identità. “Ecco, ieri ho compiuto diciotto anni, contento?” ha esclamato, poi si è sporto e mi ha baciato. – Robbie scrolla le spalle con un sorriso, mentre Vince lo fissa intensamente – Il resto è venuto da sé. –
-State insieme da molto.. dovete.. dovete essere molto innamorati.- dice infine Vince, un strano groppo alla gola nel pronunciare quelle parole.
Robbie si fa pensieroso, mentre gioca con il cucchiaino nella sua tazza semivuota.
-Non so se tra noi si può parlare d’amore. Ci divertiamo, lui è il mio ragazzino.. – Robbie sorride -  E’ di sicuro la scopata migliore della mia vita. – dice e ride, e Vince lo sa che non lo ha detto per essere cattivo o stronzo, che quello è Robbie e Robbie prende tutto sul ridere, ma gli prudono lo stesso le mani a quell’uscita.
Cioè, giusto per capire,lo tormenta per anni per presentargli il suo ragazzo e poi lo liquida a una bella scopata? Vince sa che probabilmente Robbie prova un sentimento ben più profondo di questo, ma le sue parole gli danno fastidio lo stesso.
-Di che parlate? –
Chris ha rifatto il suo ritorno al tavolo, di nuovo con il suo bel sorriso luminoso sul volto, in piedi accanto alla sedia di Robbie. Il messicano gli avvolge la vita con un braccio, sorridendogli sfacciato dal basso.
-Di te, mi amor. –
-Chissà che stronzate hai sparato allora! – lo apostrofa Chris, dandogli una giocosa manata in faccia. Poi il ragazzo punta gli occhi in quelli di Vince, che si sente improvvisamente sotto pressione.
-E’ stato un piacere conoscerti, Vince. – recita, perché è ovvio che recita, con voce freddamente cortese – Mi dispiace ma ora devo tornare al lavoro. – getta uno sguardo a Robbie – Mi passi a prendere stasera? –
Robbie scuote la testa – Non posso Occhi Dolci, stasera ho la partita con i ragazzi.. –
Vince sa che Robbie è un patito del baseball e che gioca in una squadra di dilettanti, così per divertirsi. Anche Chris lo sa, e a giudicare dalla sua espressione non ne è molto entusiasta.
-Dai Robbie per favore, sono stanco morto e la moto é dal meccanico, me lo avevi promesso un passaggio a casa! – si lagna e Vince sa che dovrebbe essere infastidito dal suo comportamento infantile, ma Chris, in ogni suo movimento ed espressione, riesce solo a ispirargli un’immensa tenerezza.
Robbie invece rotea gli occhi, mentre lascia andare la vita morbida di Chris.
-Perché non ti fai dare un passaggio da Victoria, eh?- domanda lanciando uno sguardo alla ragazza con cui Chris parlava poco prima, la cameriera.
Gli occhi di Chris mandando lampi ma, in opposizione, il suo labbro trema rivelando il suo dispiacere e, ancora una volta, Vince lo trova tenero. Tanto tenero.
-Victoria ha un ragazzo che la viene a prendere, a differenza mia. – sibila Chris.
Robbie, che sembra piuttosto distaccato, fa per replicare, ma Vince, inaspettatamente, si intromette.
-Se ti serve un passaggio ti passo a prendere io, se vuoi. – propone, cauto.
Chris spalanca la bocca, con un’aria chiaramente oltraggiata, ma Robbie invece sorride entusiasta.
-Splendida idea Vince! Direi che è il compromesso che fa felice tutti, no? –
-No, Robbie. – Chris lo guarda male – Fa felice solo te, perché di sicuro il tuo amico ne ha per le palle di scarrozzare me a casa, e ne ha tutte le ragioni! –
-Senti, non è un problema per me. – interviene Vince, ma Chris lo guarda male.
-Non prendo passaggi dagli sconosciuti .- sentenzia testardo, incrociando le braccia al petto.
-Ma dai Chris, lo conosci è Vince! – replica Robbie, prima che possa farlo Vince, che sta cominciando a spazientirsi. Cazzo, non lo ha invitato a casa sua, gli ha solo offerto  un passaggio!
Chris si esibisce in un verso sarcastico.
-Accidenti! “E’ Vince”, ora si che mi hai rassicurato! –
-Facciamo così. – taglia corto Vince, guardando con decisione il più giovane negli occhi – O vieni con me, o vai a piedi. Scegli. –
Robbie gli lancia un’occhiata, sorpreso dalla sua presa di posizione, mentre Chris lo fissa con ostinazione, ma si vede che ci sta pensando sul serio.
-Va bene. – mormora infatti alla fine, abbassando lo sguardo e Vince si dispiace di essere stato forse un po’ brusco.
-Bene. A che ora finisci qui? – chiede, in tono più gentile.
-Alle otto. –mormora Chris, guardando ovunque tranne che negli occhi del più grande.
-Fantastico!- sancisce Robbie in tono allegro, alzandosi in piedi – Forza Harper, dobbiamo andare al distretto! –
Vince si alza in piedi, osservando attentamente Chris che si ritrae sdegnato al tentativo di Robbie di baciarlo.
-Vaffanculo Robbie, spero che stasera ti prendi una mazza in testa! – esclama, allontanandosi velocemente in direzione del bancone, senza salutare Vince.
-Cazzo Chris, sei più acido di uno yoghurt! – gli grida dietro Robbie, offeso, ma non riceve alcuna risposta, dato che Chris lo ignora ostinatamente, parlando fitto di lavoro con Victoria, che guarda incuriosita i due poliziotti.
-Dai, andiamo Robbie. – dice Vince, posando una mano sulla spalla dell’amico. Robbie fissa Chris, sembra indeciso se andare da lui o no, poi lo manda sottovoce a quel paese, si sottrae con uno scatto dalla presa di Vince ed esce in tutta fretta dal bar.
Vince lo segue, ma prima che possa oltrepassare la porta i suoi occhi si incrociano per una frazione di secondo con quelli di Chris.
 
 
 
-Chris, sei sicuro di non venire con noi? – gli chiede per la decima volta Victoria, mentre Chris si sfila il grembiule e saluta Phil, il collega del turno serale.
Chris sbuffa, mentre lui e Victoria si incamminano verso l’uscita.
-Si Vic, te l’ho già detto. No problem! – cerca di rassicurarla con un sorriso luminoso dei suoi, ma l’amica lo scruta con i grandi occhi nocciola, ancora un po’ preoccupata. Victoria è di qualche anno più giovane di lui ed è una ragazza d’oro, di quelle che credi non esistano più. E’ timida, gentile, altruista, con un viso dolce e grazioso e una frangetta castana che le va sempre negli occhi. Chris e lei sono subito diventati amici da quando hanno cominciato a lavorare insieme, qualche anno prima. E’ un po’ che Victoria esce con un certo Caleb, un tipo che è palesemente cotto e che farebbe qualsiasi cosa per lei, se solo Victoria chiedesse qualcosa in più di un semplice passaggio a casa la sera. Chris un po’ la invidia, sotto questo frangente.
-Ma se non ti va di andare con il poliziotto a Caleb non dispiace allungare un po’ la strada per accompagnarti a casa! – insiste Victoria,mentre Chris, con un sorrisetto rassegnato, le tiene aperta la porta per farla uscire per prima.
-Vic, tu e Caleb abitate dall’altra parte della città, l’unico motivo per cui non mi manderebbe a fanculo se gli chiedessi un passaggio sei tu, per cui falla finita e rilassati, d’accordo? –
Victoria si imbroncia, la leggera aria serale a scompigliarle i lunghi capelli castano chiaro.
-Robbie non si è comportato bene con te. – ci tiene a far presente e Chris sospira.
-Lo so Vic, ma lui non è Caleb, lui.. non sa fare il bravo fidanzato. –
-Beh, dovrebbe imparare! – sbotta Victoria, testarda, ma scricciolo com’è riesce solo a sembrare buffa agli occhi di Chris, che ride di cuore.
Il suono di un clacson fa sobbalzare entrambi. Un’auto sportiva, rosso fiamma, si ferma davanti al bar e Victoria si morde un labbro, combattuta tra il sorridere felice e il sentirsi in colpa, e Chris alza gli occhi al cielo, dando all’amica una leggera spintarella.
-Dai, sali che se ti prendi il raffreddore il tuo ragazzo mi gonfia di botte. – scherza e Victoria ride. Gli rivolge un ultimo sguardo incerto.
-Sei sicuro.. –
-Si Vic! – esclama Chris, esasperato. Victoria lo guarda un po’ male, poi si scioglie in un sorriso, gli bacia con affetto una guancia e si precipita verso l’auto.
Chris resta fermo sul marciapiede, osservando con un lieve sorriso Vic che entra in auto e saluta con un bacio Caleb, che si sporge oltre Victoria per fare un cenno di saluto a Chris. Il ragazzo agita la mano in risposta, Victoria gli manda un ultimo bacio soffiato e poi i due si allontanano e Chris rimane con la mano alzata, il sorriso ancora sulle labbra.
E’ felice per Victoria, Caleb è sicuramente l’uomo perfetto e insieme sono una coppia ideale, quasi da film, ma una parte di lui, quella stronza, si ritrova a pensare “ perché lei ha Caleb e io ho un messicano deficiente che mi considera meno di zero?”.
Sospira, mentre si siede sul bordo del marciapiede ad attendere quell’altro genio dell’amico di Robbie. Non gli importa se sembra un barbone depresso a stare seduto sul ciglio della strada, è troppo stanco per aspettare Vince in piedi.
Chris non lo sa se ama Robbie.
All’inizio probabilmente lo amava, o credeva di amarlo, perché era giovane, le cose a casa non andavano bene, e Robbie era più grande, un valido appiglio a cui fare affidamento. Quando dopo il diploma era andato via di casa, senza un soldo, aveva anche vissuto da Robbie per un po’, fino a quando non aveva deciso di voler essere indipendente. Robbie gli era stato di grande aiuto in quel frangente, aiutandolo nella ricerca di un appartamento poco caro e spulciando con lui i giornali alla ricerca di un lavoro che Chris avrebbe potuto accettare.
Sicuramente Robbie lo fa sentire bene, ma non lo fa sentire.. non lo fa sentire prezioso, ecco.
Caleb tratta Vic come la sua principessa, Robbie dice di Chris che è la scopata migliore della sua vita – oh si, Chris sa che lo dice.
Non è che pretende di essere trattato con i guanti, per carità,é un uomo anche lui, ma a volte vorrebbe che Robbie fosse più accorto nei suoi riguardi, che magari mantenesse le promesse che gli fa, invece di andare a una stupida partita di stupido baseball.
E poi.. il modo in cui lo ha scaricato a Vince.. quel Vince era insopportabile, tra l’altro! Ed è anche in ritardo.. probabilmente gli ha dato buca, pensa Chris storcendo il naso e mettendosi in testa che è meglio prendere la metro.
Sta per alzarsi e andare via, quando dall’angolo sbuca l’inconfondibile vettura della polizia e Chris rotea gli occhi perché, sul serio, ci sono troppi poliziotti nella sua vita  e comincia ad averne abbastanza. Vince abbassa il finestrino e si sporge attraverso, per poter parlare con lui.
-Ehi, che fai seduto lì? Stai bene? – chiede, un po’ interdetto nel vederlo seduto sul marciapiede,molto stile mendicante.
-Ti aspettavo. – risponde Chris sulla difensiva, alzandosi e spazzolandosi con le mani i jeans chiari. Indossa ancora la sua camicia bianca sbrindellata e non vede l’ora di sostituirla con una sciattissima e meravigliosa maglietta.
Sale in macchina sbattendo la portiera con poca grazia, ma fortunatamente Vince non fa commenti sul malumore dell’altro.
-Grazie per il passaggio. – bofonchia mentre si allaccia la cintura. Di solito non se le allaccia mai, ma Vince gli sembra un poliziotto ben più serio di Robbie, quindi meglio non rischiare.
Vince non gli risponde nemmeno, e Chris non ne è sorpreso, ha capito piuttosto in fretta che Vince non è uno di  molte parole.
-Dove abiti? – gli chiede solo e quando Chris glielo dice non apre più bocca, limitandosi a guidare in silenzio.
I primi cinque minuti di viaggio sono molto silenziosi e Chris, che con Robbie non è abituato al silenzio, si sente irrequieto.
-Non potremmo mettere la sirena così evitiamo il traffico? – butta lì dopo un po’, e dovrebbe essere una battuta per sciogliere il ghiaccio, ma lo sguardo di serissimo ammonimento che gli lancia  Vince lo getta nella più cupa disperazione.
-Non posso mettere la sirena, se non sono in servizio, è contro le regole. –
-Ow, stavo scherzando, rilassati. – sbuffa Chris, voltandosi imbronciato verso il finestrino. Okay, forse un pochino ci sperava che potessero mettere su la sirena per un paio di secondi, ma non c’è bisogno che reagisca così, Cristo.
 Quando passano davanti al teatro Ofelia, gli viene naturale schiacciare il viso contro il finestrino, sorridendo appena, lo sguardo puntato sull’edificio in procinto di rovina.
Vince lo nota, perché Chris riesce ad avvertire i suoi occhi verdi addosso. Non sa perché, ma a Chris gli occhi verdi di Vincent Harper mettono un po’ in agitazione.
-Mi dispiace per prima .- mormora piano senza voltarsi verso il poliziotto – Per la scenata, che ho fatto al bar . – sospira appena, appoggiando la fronte contro il vetro freddo del finestrino – Sono molto legato all’Ophelia. –
Vince non dice niente, e Chris si sente autorizzato a continuare a parlare. Non sa cosa lo spinga esattamente a confidarsi con quel poliziotto musone, forse la certezza che comunque rimarrà in silenzio e non lo giudicherà in alcuna maniera, forse solo il disperato bisogno di parlare con qualcuno.
-Sai, mia madre era una ballerina davvero brava. – mormora Chris, tenendo sempre il viso schiacciato contro il finestrino – Si esibiva all’Ophelia tutte le sere. – Chris sorride, perso nei ricordi – Io e mia sorella andavamo a vederla ogni tanto e ricordo che mi sembrava che volasse ogni volta che la vedevo fare una piroetta. Era un bel teatro allora l’Ophelia, rispettato. Poi.. beh, i tempi cambiano, la gente non ha più voglia di passare il sabato sera a vedere il balletto o l’opera e le cose sono cominciate ad andare male. Però io all’Ophelia ci sono rimasto legato, per questo voglio esibirmi lì, per questo amo quel posto. So che è stupido, ma mi sento più vicino a mia madre quando sto lì.–
Chris crede che Vince non gli risponderà mai, per cui quasi si strozza con la propria saliva quando invece l’altro, inaspettatamente, lo fa.
-E che è successo a tua madre? – la voce è neutra, non lascia trasparire pietà, curiosità o qualsiasi altro sentimento e Chris gli è grato di questo.
-E’.. è morta. – butta fuori con foce gutturale, premendosi tanto forte al finestrino da far diventare la pelle del viso bianca – Cancro al seno, diagnosticato quando avevo sei anni. –
Chris chiude gli occhi, aspettandosi che Vince si esibisca nei soliti luoghi comuni “mi dispiace”, “ una vera disgrazia”, “devi aver sofferto molto”.
Invece Vince non dice nulla di tutto questo, non una parola.
Chris si trova a sedersi dritto di scatto, quando il suono assordante della sirena rimbomba nell’abitacolo.
Per un attimo non capisce, poi sbotta in un sorriso allegro e grande, mentre lancia uno sguardo a Vince, che invece, un po’ a disagio, guida tenendo ostinatamente il viso davanti a sé.
-Ow, che ficata! Ho sempre sognato di farlo! – esclama Chris entusiasta, guardando con estrema soddisfazione come il traffico sembra aprirsi per loro al suono monotono della sirena, un po’ come le acque di Mosè.
-Si, vabbe ora non farci l’abitudine. – bofonchia Vince, spegnendo la sirena. Chris non protesta per quell’interruzione, ma siede dritto con un lieve sorriso sul volto.
Getta uno sguardo a Vince, e il suo sorriso si allarga nel vedere che l’altro è proprio in imbarazzo.
-Grazie. – gli sussurra dolcemente, e Vince fa un grugnito che suscita una risatina in Chris.
-Sai – esordisce dopo un po’ Chris, sempre studiando l’altro con i grandi occhi azzurri –Non l’avevo mai detto a Robbie. Di mia madre, intendo. –
Vince non può fare a meno di rivolgergli uno sguardo sorpreso.
-Sul serio? Voglio dire.. state insieme da parecchio tempo.. –
Chris sospira appena, guardando la strada davanti a sé.
-Robbie non è uno da discorsi seri. – spiega con un lieve sorriso amaro a incurvargli le labbra carnose –Per lui l’intera esistenza è un gioco. –
-Mentre per te l’esistenza è.. ehm.. la forma di felicità che.. mh.. – Vince si incarta, in difficoltà e Chris scoppia a ridere.
-Stai cercando di ricordarti il mio mantra? – lo prende in giro e Vince accenna un sorriso. Chris si ritrova a trattenere il fiato, come una mocciosa di dodici anni. E’ la prima volta che vede sorridere Vince, e deve ammettere che ha il suo fascino. Lo incuriosisce Vince, così  forte, così silenzioso, come uno scoglio che combatte le onde del mare.
-Non era male. – gli concede e Chris gli fa la linguaccia.
-Certo che non era male, è il mio mantra! – cantilena e Vince rotea gli occhi. Poi gli getta un’occhiata e corruga le sopracciglia, Chris ricambia lo sguardo, perplesso.
-Che c’è? –
-Stai tremando come una foglia, dovevi dirmelo se avevi freddo. –
Stupito, Chris abbassa lo sguardo sulle proprie mani, e si, in effetti sta tremando. Non se ne è neppure accorto. Forse uscire solo con quella camicia,per uno freddoloso come lui, non è stata una buona idea. Ma tanto, nel giro di due secondi, l’intero veicolo è avvolto in un piacevole tepore.
Chris getta un’occhiata a Vince, un po’ in imbarazzo.
-Non c’era bisogno che accendessi il riscaldamento per me.. –
-Zitto Chris, e la prossima volta portati una giacca, eh? – taglia corto Vince e Chris si limita a sorridere e annuire,  appoggiando la testa contro lo schienale del sedile.
Vincent Harper lo porta a casa, lo saluta con un grugnito e se ne va.
La sera dopo, alle otto precise, Vincent Harper è di nuovo ad aspettarlo davanti al bar, con un giaccone e una sciarpa appoggiati sul sedile del passeggero.
E, tanto per cambiare, lo saluta con un grugnito.
E Chris non fa domande, semplicemente sorride, indossa gli indumenti e sale sull’auto.
E nessuno dei due lo immagina, ma hanno appena dato una scolta decisiva alle loro vite, che non saranno mai più come prima.
 
 
 
ANGOLINO
 
Ciao!
Questo capitolo è tutto flashback, spero abbiate apprezzato. Nel prossimo invece torniamo al presente :)
Grazie alla persona che ha recensito il primo capitolo, mi farebbe piacere, ricevere anche altre opinioni, per migliorarmi e sapere cosa ne pensate!
Un bacione grande e a presto spero! :*
* E’ una frase di Pino Caruso, citata dalla mia prof di italiano.
  
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