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Autore: I Sogni di Elen    30/08/2015    3 recensioni
DAL SECONDO CAPITOLO
"Fu a quel punto che qualcuno prese il polso di Meredith, tirandola verso di sè.
Meredith sorrise felina e accarezzò la mascella del ragazzo, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli di lui rimase pietrificata.
Charlotte le aveva ripetuto tante volte cosa fare in caso qualcuno l’avesse riconosciuta, a sentire la rossa era una cosa che accadeva abbastanza spesso, ma in quel momento sentiva la testa maledettamente leggera, il panico cominciò a stringerle lo stomaco."
Meredith è una studentessa universitaria che per pagarsi gli studi lavora come stripper in un locale. Daniel e Meredith si incontrano prima casualmente, poi lui scopre il 'lavoro' di lei.
Da quel momento sembrano destinati ad incontrarsi ovunque.
***
Una (e più) storia d'amore fuori dagli schemi ..e ho detto tutto.
[Con la collaborazione di Maki Chan]
Se vi abbiamo incuriosito, passate a dare un'occhiata!! ^_^ (inserite la vostra storia fra le ricordate per ricevere da parte mia un messaggio in cui vi informerò di ogni aggiornamento 😊 oppure lasciate una recensione!)
Elen;-)
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Capitolo Quindici
(POV Mike)
betato da Maki Chan
Mike non riusciva a capire come mai avesse detto quelle cose alla ragazzina. 
Le era sembrata troppo innocente per il luogo in cui l’aveva trovata. Gli occhi troppo grandi e sognatori, che si erano fissati per un po’ sulle sue labbra, facendogli capire quando realmente fosse debole. Troppo debole per quel vicolo, troppo debole per le persone che avrebbe potuto incontrare lì e sicuramente troppo debole per le persone che nel futuro sicuramente avrebbe incontrato.
Troppo debole e troppo simile a Emily. 
Forse era proprio questa la ragione per cui le aveva detto quelle cose: Emily. 
Sicuramente se si fosse preso la briga di avvisare anche Emily, di metterla in guardia, non sarebbe finita come invece era andata a finire.
Gli si velò lo sguardo di lacrime al pensiero di quella ragazzina ossuta. La sua sorellina, la piccola bambina che aveva sempre voluto proteggere, la piccola Emily. Avrebbe voluto urlare, prendere a pugni il mondo.
Prese un grosso respiro, sentendo la gola dolorante per le lacrime.
Sentiva di aver espiato un po’ la colpa con Florence, ma tutti i suoi sforzi sarebbero sempre stati vani. 
Solitamente si sarebbe fatto una canna per dimenticare il dolore. Avrebbe chiamato Daniel per chiedergli di fare un giro e sbronzarsi insieme. Daniel aveva il pregio di essere sempre concentrato su sé stesso e quindi non gli faceva mai domande quando lo vedeva a pezzi per il ricordo di Emily. A Daniel non importava niente di nessuno e così era meglio per Mike. 
Chiunque altro avrebbe fatto domande. E a lui non andava di buttare al vento i fatti suoi come se niente fosse. 
Emily era il suo segreto. Ciò che le era successo era il motivo del suo fallimento. Il motivo del fallimento del matrimonio dei suoi. Il motivo del fallimento di suo padre, che passava le ore buttato sul divano come un qualsiasi rifiuto umano, troppo stordito dall’alcol. Il motivo del fallimento di sua madre, che per il dolore non sapeva neanche più il suo nome.
Eppure, in quel momento -stravaccato sul sedile della metro, intento a giocherellare con una sigaretta spenta fino a quando questa non si fosse rotta-, l’unico viso che vedeva davanti a sé non era quello di Daniel. L’unica voce che avrebbe voluto sentire non era quella di Daniel e, stranamente, le uniche parole che avrebbe voluto sentirsi dire da quella voce erano parole di conforto. 
A Mike non era mai capitato di sentire il bisogno di avere qualcuno accanto a sé, tranne nel caso di Emily ovviamente. Avrebbe dato di tutto per sentire il timbro acuto di quella ragazzina.
Fu in uno stato simile al sonnambulismo che scese alla fermata seguente e prese la metro per tornare indietro.
L’unico posto dove avrebbe potuto far finta di incontrare per caso quella persona era il Timmy’s.
 
Mike si appoggiò con la schiena al muro dall’altra parte della strada, si accese una sigaretta e socchiuse gli occhi inspirando il suo veleno personale. Osservò i clienti schiumare fuori dal Timmy’s in chiusura. Ormai erano le tre e mezza di mattina. 
Dal vicolo spuntarono Meredith e la Rossa, Charlotte gli sembrava che si chiamasse. Dietro di loro Fred chiacchierava con un tipo che Mike aveva già visto sul palco del Timmy’s. Sentì una specie di fitta: forse Fred preferiva parlare con quel tipo che andare a bere con Mike.
D’un tratto tutti i suoi propositi, di andare lì e chiedergli se gli andasse una birra, crollarono come spazzati dal vento.
Buttò fuori il fumo, abbassò lo sguardo e quando lo rialzò vide che Fred lo aveva notato. In effetti, Mike si era messo proprio sotto ad un lampione e la strada era vuota. La sua figura attirava l’attenzione.
Fred gli sorrise raggiante e dopo aver salutato le ragazze e il tipo, attraversò di corsa la strada.
-“Ehi” lo salutò allegramente, sulla spalla portava un borsone nero.
-“Ehi” borbottò Mike.
Fred si incupì nel sentire il tono di Mike -“C’è qualcosa che non va?” gli chiese, facendo un passo verso di lui e mettendogli una mano sulla spalla.
Mike si accorse di trattenere il fiato. Gli era mancata la sensazione di avere qualcuno accanto che si preoccupasse per lui.
In quel momento, l’unica cosa che gli parve giusto fare fu abbracciare Fred. 
C’erano tanti perché ma nessuna motivazione valida. 
Era giusto e basta.
Doveva farlo.
All’inizio Fred rimase immobile contro di lui. In quel momento, lì, stringendolo tra le sue braccia, avvertì la sensazione di dover andare oltre, di dover raggiungere quelle labbra che lo attendevano a pochi centimetri.
Fu come ricevere l’ennesima, fatale, coltellata allo stomaco.
Si scansò in fretta ed ebbe la sensazione di sprofondare quando vide gli occhi di Fred. Non era arrabbiato, né deluso.
Lui capiva. Fred capiva.
Mike avrebbe voluto sotterrarsi e non riemergere mai più, ma l’unica cosa che fu capace di fare fu correre via.
Avrebbe voluto correre fino ai confini del mondo. Correre via da tutto quel casino. Ma era impossibile, perché il casino da cui stava fuggendo era nella sua testa.
Voci si mescolavano a ricordi in cui non avrebbe mai più voluto sprofondare. Senza che se ne accorgesse, le lacrime gli rigarono le guance come rivoli di pioggia.
Corse fino ad una chiazza scura. Un parco. Si sedette sua una panchina e si prese la testa fra le mani, dando libero sfogo alle lacrime ed evitando di pensare. 
Avrebbe dato tutto ciò che possedeva per cancellare ogni singolo pensiero. 
Rimase così per ore, anni, minuti o secondi. Mike non lo sapeva, né gliene importava. Il mondo poteva anche continuare a girare, però Mike non voleva più girare con esso. Voleva pace. Voleva che la sua testa affollata si zittisse.
Ma non si può mai avere ciò che si vuole.
Sentì una vibrazione nella tasca. Non sapeva da quanto stesse squillando, forse da tanto, forse da poco. Sapeva chi lo stava chiamando e, nonostante quello che era successo, il pensiero che Fred fosse preoccupato per lui lo fece stare meglio.
-“Pronto?”
-“Ho comprato una bottiglia di Jack Daniel’s, due pacchetti di sigarette e dell’erba. Ti aspetto davanti al Timmy’s” disse Fred, aveva una voce dolce.
Mike avrebbe voluto scusarsi, dirgli che al momento era troppo confuso per raggiungerlo. Ma Fred aveva nominato le parole sacre: tutti i suoi farmaci, gli unici che riuscissero a guarirlo anche per un’ora o due della sua malattia.
-“Arrivo” disse, la sua voce era così diversa e al contempo familiare. Così vuota.
-“Allora, ti aspetto. Fai presto che qui si gela” 
Mike chiuse la chiamata, si passò una mano sul viso e tornò al Timmy’s, cercando di fare il più in fretta possibile.
 
***
 
Fred non lo abbracciò, si limitò a guardarlo come se capisse, ma le sue braccia fremevano per allungarsi intorno a Mike. Però sapeva anche che non sarebbe stato giusto.
-“Andiamo a casa mia” disse senza pensarci. Mike scosse la testa.
-“Sai, non so…se…se sia il caso….dopo quello…” non capitava spesso che Mike balbettasse…
-“Shh” Fred gli sorrise divertito -“Siamo amici, niente di più. Stai tranquillo, non permetterò che succeda nulla fra noi. Però tu hai bisogno di una bella sbronza e di un amico che ti ascolti” il suo sorriso si addolcì -“Sono un’ottimo ascoltatore, sai? E’ per questo che le ragazze mi amano” e Mike, senza volerlo, ridacchiò.
L’espressione di Fred non aveva nulla a che fare con la compassione e ciò fu come una ventata di aria fresca sul cuore dolente di Mike. 
Fred abitava in una palazzina anonima vicino al Timmy’s. Aveva un piccolo appartamento al terzo piano, arredato come se il trasloco fosse ancora in atto. C’erano scatoloni e valigie un po’ dappertutto e alcuni facevano anche da mobili. Su uno scatolone rovesciato accanto al divano, ad esempio, si innalzava un’abat-jour dall’aria malconcia. A Mike piacque subito quell’aria ‘di passaggio’ che aveva l’appartamento.
Si trattava di un appartamento minuscolo con pochissimi mobili.
Un angolo cottura su un salottino che conteneva a stento un divanetto scassato, la televisione vecchia, un impianto stereo dall’aria costosa, e una libreriola. C’erano due porte, strette e lunghe: una dava sulla camera da letto di Fred e l’altra su un bagno che era la metà dell’angolo cottura. 
Mike ridacchiò -“Tu vivi qui?!”
-“Stai zitto, lo so che fa schifo”
-“Nah… non è poi così male” in una sola frase la voce di Mike era riuscita a diminuire di tono sempre di più mentre gli occhioni di Emily tornavano ad affiorargli alla mente -“Passami quel whiskey” borbottò, stravaccandosi sul divano.
Fred gli passò la bottiglia e stavolta non riuscì a nascondere la preoccupazione -“Mi vuoi dire cosa è successo?” non era una domanda insistente, era una domanda. Solo una domanda.
Mike rimase in silenzio, Fred, senza esprimere il minimo fastidio per il fatto che la sua domanda era stata ignorata, si sedette accanto a lui e lo osservò di sottecchi mentre Mike buttava giù sorsate di whiskey.
Poi Mike cominciò a parlare, quando ormai Fred non si aspettava più che rispondesse.
 
-“Emily era mia sorella, capisci?” Mike aveva lo sguardo perso nel vuoto -“Lei -sospirò-, lei aveva sedici anni quando incontrò James” nel pronunciare quel nome, i muscoli di Mike si irrigidirono. Parlava velocemente e poi faceva grandi pause fra una frase e l’altra. Fred ci mise un attimo a capire che non aveva mai raccontato quella storia a nessuno, si sarebbe sentito privilegiato se solo Mike non fosse stato così male nel raccontarla.
-“Era sempre stata una ragazzina allegra, tanto allegra che avrebbero potuto scambiarla per una ragazza superficiale. Ma Emily non era superficiale. Era intelligente, aveva il massimo dei voti in tutto e sapeva fare qualsiasi cosa, persino giocare a basket. Però da un giorno all’altro era diversa” Mike guardò distrattamente Fred, per vedere se lo stesse seguendo o meno, poi tornò a fissare il vuoto -“Si era innamorata” aggiunse -“Lo diceva dalla mattina alla sera, come se non riuscissi mai ad afferrare il concetto. Micky, diceva, mi sono innamorata, ci credi?! A te non è mai successo? E’ stupendo, sai? E io facevo finta di essere annoiato e non le ho mai detto quanto in realtà fossi felice e preoccupato per lei. Prima di allora non avevo mai capito che si potesse essere felici e preoccupati, e invece sì…” sospirò -“Non me lo presentò mai anche se sapevo di chi si trattava. Quando scoprii che era…” gli si ruppe la voce -“ …era…” una lacrima solitaria gli solcò la guancia -“quel bastardo era persino più grande di me, capisci? Non potevo crederci all’inizio… insomma, avevo sentito dire che i ragazzi del college non si interessavano delle ragazzine del liceo quindi all’inizio pensavo di essermi sbagliato. Ma non era così” Mike si era asciugato violentemente le lacrime, ma era come se una diga fosse stata distrutta. Era inutile asciugare le lacrime, perché dopo ne uscivano altre. Fred si sentì stringere il cuore, avrebbe voluto abbracciarlo ma sapeva che così lo avrebbe solo fatto sentire peggio. 
-“Finii per pestarlo di brutto. Lo avrei ammazzato, quel figlio di puttana” disse a denti stretti. Fred lo guardava con attenzione, notando ogni piccolo particolare del suo viso. Non avrebbe mai più voluto rivedere quell’espressione sul viso di Mike. 
-“Ma Emily si arrabbiò con me, lei non riusciva a vedere quello che vedevo io…quello che vedevano tutti… per lei quel tizio era il suo principe azzurro…” Mike tirò su con il naso -“Scappò di casa, quella stupida. Se ne andò via come se niente fosse…” ormai le lacrime erano inarrestabili e Fred non poté resistere a mettergli una mano sul braccio. Ma Mike non sembrò accorgersene, si piegò su sé stesso, tenendosi la testa fra le mani, la schiena scossa dal pianto. 
-“Io avrei dovuto proteggerla…”mormorò fra le lacrime. All’inizio Fred non capì la frase ma poi Mike prese a ripeterla come un mantra e un cupo presentimento si fece strada nella sua testa. 
-“E poi?” sussurrò Fred, forse Mike non lo aveva sentito. Continuò a piangere per un bel po’ e Fred sospettò che fosse la prima vera volta che piangeva per sua sorella.
Aveva ragione. Mike non si era mai lasciato andare così tanto.
-“E poi -Mike tirò su col naso mentre finiva le lacrime, sospirò- poi, l’hanno trovata qualche giorno dopo, in Colorado, in un campo abbandonato. E’ morta per overdose.” lo disse con sicurezza, come se ormai non ci fosse più nulla da fare, come se fosse sceso a patti con quella realtà. 
Ma Mike non era sceso a patti con la realtà e difficilmente sarebbe mai successo. Fred ne era quasi certo.
 
 
Le loro labbra si incontrarono quasi per caso. Forse per necessità. Ormai erano entrambi troppo storditi per dire di no. Almeno, il giorno dopo, Mike avrebbe potuto dare la colpa all’alcol. Ma non era così: entrambi sapevano che non era così.

Angoletto autrice!
Ciao ragazzi, lo so che sono in ritardo ma la follia di questi giorni di studio mi ha fatto completamente dimenticare l'appuntamento...spero che mi perdonerete ss vi dico che in questa settimana ho scritto il primo capitolo del sequel di "La Stripper". Io e Maki ci stiamo ancora mettendo d'accordo ma sono quasi certa che il sequel uscira verso Ottobre, forse anche prima!
Alloora...che vi aspettate dal sequel? 
E cosa ne pensate di questo capitolo? Il livello di tragicità in questa storia sta raggiungendo picchi altissimi...vi piace oppure vorreste qualcosa che si confaccia di più all'estate? Beh, vredrete che da qui in po' forse la storia migliorerà un po'.
E cosa pensate di questo Mike che si lascia finalmente andare? Anche lui ha i suoi fantasmi e le sue ferite. Fred riuscirà a guarirlo dal senso di colpa?
Il prossimo capitolo tornerà ad essere dal punto di vista di Meredith ma vi preannuncio che forse sarà un po' noioso dato che ormai lei e Daniel hanno raggiunto una sorta di equilibrio *profondo sospiro*
In ogni caso, vi ringrazio perchè con questo capitolo arriveremo a 1000 visualizzazioni!!!!!! Vi adoro, vi ringrazio enormemente e mi sento commossa ogni volta che vedo la lista di persone che seguono la storia aumentare sempre più...vi vorrei ringraziare uno ad uno (una ad una dato che siete per lo più ragazze ahahahh)!
Quindi, GRAZIE! E alla prossima,
Elen;-)
P.s.
Il prossimo appuntamento è per sabato pomeriggio, ma come sempre vi invito a passare dalla pagina Facebook per gli aggiornamenti ^_^
  
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