Anime & Manga > Lupin III
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Autore: monsieur Bordeaux    31/08/2015    1 recensioni
Sembra incredibile, ma Lupin è stato catturato e adesso è bloccato dietro le sbarre! Ma non è stato acciuffato dalla polizia, ma bensì da Balalaika, la nota mafiosa a capo del cartello russo di Roanapur. Ma che ci faceva da quelle parti il noto ladro, in quel paese affacciato sul mare della Thailandia e corrotto fino al midollo? Bhe, forse era lì per uno dei suoi incredibili furti... forse...
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 - Rivincita


Più o meno nello stesso momento in cui Jigen arrivò a poca distanza dall'Hotel Moscow, Goemon stava per raggiungere a piedi il luogo indicatogli nel biglietto. Per maggior sicurezza, lo spadaccino per tutto il viaggio tenne la valigetta con la mano sinistra, in modo da recuperare velocemente la spada in caso di attacco. Uno stratagemma molto utile, soprattutto se si ignorava l'identità della persona da contattare.
Quando Goemon arrivò nei pressi di una spiaggia sabbiosa, il cielo era ancora buio e pieno di stelle, ma nel giro di pochi minuti il sole si alzò oltre l'orizzonte. I suoi caldi raggi illuminarono l'intera costa e lo spadaccino fu costretto, per qualche secondo, a rallentare il passo. Doveva far abituare i suoi occhi al cambiamento di luce e col passare del tempo iniziò a distinguere i vari elementi del paesaggio, come gli alberi presenti alla sua sinistra o le conchiglie vicino ai suoi piedi.
Superato quel breve momento di difficoltà, Goemon percorse velocemente la spiaggia e ad un certo punto vide in lontananza una piccola grotta semisommersa dal mare. Era la stessa descritta nel biglietto di Jigen, non aveva dubbi a riguardo. Essendo arrivato a destinazione, lo spadaccino si guardò attorno e poco dopo notò una figura seduta su un masso, non troppo lontana dalla sua posizione. Sembrava che stesse aspettando proprio lui, così Goemon con passo sicuro gli si avvicinò. Rimase un po' sorpreso quando incontrò la persona a cui doveva consegnare i soldi: era una ragazza di chiare origini orientali, la stessa che aveva incontrato Lupin il giorno prima, Shenhua.
«Oh! Finalmente sei arrivato...» accennò la ragazza, alzandosi in piedi. «Ci sono tutti?»
Rimanendo impassibile, Goemon consegnò la valigetta a Shenhua, che immediatamente la aprì per verificare se la cifra fosse quella pattuita.
«Tu devi essere Goemon Ishikawa...» commentò il killer, sfogliando una mazzetta di banconote.
«Sì, sono io.»
«Sei uguale a come mi avevano raccontato, freddo e distaccato. Il tuo nome è ancora famoso nel nostro ambiente, lo sapevi?»
In effetti Goemon, prima di incontrare Lupin, era stato addestrato per essere un perfetto assassino, quindi non c'era da sorprendersi se la ragazza lo conosceva per sentito dire.
Finito di contare i soldi, Shenhua chiuse la valigetta e poco prima di andarsene si lasciò scappare un commento, quasi sorridendo. «E' stato l'incarico più assurdo della mia vita!»
«Che vuoi dire?» chiese Goemon.
«E' la prima volta che un cliente mi paga per essere catturato! Quel Lupin è veramente matto!»
«Se era così assurdo, perché hai accettato il lavoro?»
«Semplice! Per i soldi!»
Qualche minuto dopo Shenhua sparì in mezzo alla giungla, con la valigetta piena di soldi in mano. A quel punto Goemon, per nulla sorpreso dalla risposta data dalla taiwanese, tornò indietro, per dare una mano a Lupin per la sua fuga da Roanapur.

Era da poco passata l'alba e di colpo nel sotterraneo dell'Hotel Moscow si avvertì un rumore metallico, qualcuno aveva aperto la botola dal piano superiore. Era stato uno dei sergenti di Balalaika, che con passo spedito andò verso la cella di Lupin. Sebbene avesse ancora dei dubbi sull'intera faccenda, alla fine il capo del cartello russo aveva deciso di eliminare il suo prigioniero. L'ordine fu dato con molta freddezza, ancora una volta Balalaika dimostrò di essere una donna molto cinica.
Dopo aver fatto il saluto militare al suo superiore, una delle guardie lasciò la sua posizione per recuperare le chiavi della cella. Ma appena le prese in mano, una forte esplosione fece tremare l'intero sotterraneo per qualche secondo, creando non poca agitazione tra i presenti. Subito dopo una seconda esplosione colpì nuovamente l'Hotel Moscow, che per fortuna era abbastanza robusto per resistere ad un botto del genere. Un po' stordito, il sergente di Balalaika urlò al sottoposto di aprire subito la cella di Lupin, temeva che il ladro stesse tentando di fuggire usando dell'esplosivo. Ma appena la porta fu spalancata, il sergente e le due guardie rimasero stupefatti nel vedere che tutto era rimasto intatto. Non c'erano buchi o fessure sulle pareti, ma il dato più preoccupante era che Lupin era sparito, senza lasciare alcuna traccia. E fu in quel momento che il noto ladro, ben nascosto sotto il soffitto, ne approfittò per prendere tutti e tre gli uomini alla sprovvista.
Aggrappandosi ad un asse di legno prima delle esplosioni, Lupin si gettò contro i suoi avversari, mettendoli tutti al tappeto con un colpo solo. Lo stragemma usato dal noto ladro aveva funzionato alla perfezione: per simulare che Lupin stesse scappando usando dell'esplosivo, Jigen aveva iniziato a bombardare l'Hotel Moscow con un mortaio. Sentendo tutto quel frastuono, le guardie di Balalaika avrebbero aperto senza indugi la porta della cella, proprio quello che voleva il ladro dalla giacca rossa. Era un vecchio trucco, ma funzionava sempre...
Libero di andarsene, Lupin uscì di corsa dalla cella e velocemente recuperò la sua pistola, insieme a qualche proiettile. Poi, facendo un altro scatto, il ladro si aggrappò alla scaletta che portava alla botola e in un attimo la risalì. Appena arrivò al pian terreno, Lupin sentì un forte rumore vicino a sé, alcuni sottoposti di Balalaika stavano per raggiungere la sua posizione. Per non ritrovarsi circondato, alla disperata il ladro dalla giacca rossa si gettò fuori da una finestra, atterrando all'esterno dell'edificio. Una volta rimesso in piedi, chiamò per l'ultima volta Jigen, consigliandogli vivamente di andarsene da lì al più presto. Ricevuto il messaggio, il pistolero rimise lo zaino in spalla e in fretta e furia abbandonò la sua postazione.

Come previsto dal loro piano, ora Lupin e Jigen dovevano raggiungere la barca che avevano nascosto nel porto di Roanapur, sotto un pesante telone nero. Ma per farlo, i due scelsero di prendere due strade diverse: il ladro dalla giacca rossa decise di correre direttamente verso la zona costiera, gli uomini di Balalaika era alle sue calcagna, mentre il pistolero preferì far perdere le proprie tracce passando per qualche vicolo. Non potendo correre a causa del pesante carico sulle spalle, Jigen cercò di evitare ogni possibile scontro allungando la strada tra sé e il porto.
Dopo aver corso per diversi minuti, il socio di Lupin si fermò nei pressi di una piazzetta, per riprendere un po' di fiato e controllare se stava proseguendo nella direzione giusta. Verificato ciò, il pistolero riprese a camminare, ma appena fece qualche passo sentì un rumore a lui molto familiare. Qualcuno, nascosto in una via laterale, aveva sparato un proiettile contro Jigen, che d'istinto si era gettato dietro un muretto per evitare di essere colpito. Dopo aver velocemente recuperato la sua arma, il pistolero con molta calma si affacciò di lato, per capire chi lo aveva preso di mira. Quando la vide arrivare nella piazzetta, Jigen rimase senza parole: era Revy, la ragazza che gli aveva sparato il giorno prima sulla scogliera. Come la volta precedente, il suo sguardo sembrava quella di una posseduta, ma stavolta sfoggiava un largo sorrido, come se provasse un senso di piacere nell'aver rivisto quell'uomo vestito di nero.
«Ero sicura che non eri morto cadendo in mare!» esclamò a gran voce. «Devo ammettere che sono quasi felice di rivederti!»
«Io lo sono un po' meno...» ribatté Jigen.
«Mi hanno detto che tu e il tuo socio avete fatto un bel po' di casino a casa della sorellona... ne avete di coraggio voi due!»
«Scommetto che vuoi la rivincita.»
«Ben detto, bastardo! Voglio vedere il tuo sguardo di terrore sotto quel tuo fottuto cappello!»
Ma Jigen non aveva alcuna intenzione di duellare con Revy, il suo unico pensiero era quello di arrivare sano e salvo alla barca. Nel tentativo di distrarla, il pistolero sparò alcuni colpi verso la ragazza, ma capì subito che non sarebbe stato facile scappare da Revy. Lo zaino gli impediva di correre e ciò non lo favoriva nei movimenti, senza contare che la mercenaria lo teneva sottotiro con una pioggia di proiettili. Jigen non poteva muoversi da lì, ma all'improvviso qualcosa attirò la sua attenzione.
Un vecchio furgone grigio era sbucato da dietro un angolo, finendo per essere coinvolto nella sparatoria tra Jigen e Revy. Usandolo come riparo momentaneo, il pistolero si portò dietro il mezzo e usò il tempo guadagnato per ricaricare la pistola. Ora che la visuale della mercenaria era occupata, aveva l'occasione per ribaltare le scorti del duello...
Infastidita dal furgone, Revy lo superò di slancio e corse incontro al suo avversario, sicura di averlo messo in trappola. Era pronta a sparare, ma di colpo si ritrovò davanti l'uomo vestito di nero, che in rapida successione sparò due colpi di fila. Colta di sorpresa, la mercenaria provò a rispondere al fuoco, ma in un lampo si ritrovò disarmata. Rimase incredula da ciò che era accaduto, le sue pistole erano state centrate in pieno ed erano volate lontano da lei. Erano stati due colpi perfetti, quasi una normale routine per uno come Jigen.
Avendo la situazione in pugno, il pistolero si avvicinò a Revy, che fu costretta a tenere le mani alzate. La ragazza era terribilmente arrabbiata, avrebbe voluto saltargli addosso per strozzarlo, ma Jigen la tenne a bada puntandogli la pistola alla fronte. Era veramente una tipa ostinata, per tutto il tempo fissò il suo avversario senza mostrare al segno di timore.
«Che aspetti? Spara, bastardo!» urlò. Sentendo quelle parole, il pistolero fece un leggero sospiro.
«Proprio una come te dovevo incontrare?» domandò Jigen, con tono desolato. «Però devo riconoscere che hai una buona tecnica. Gestire due pistole allo stesso tempo non è facile, ma in precisione e rapidità sono più bravo di te. Ma col tempo puoi ancora migliorare...»
«Non dirmi certe stronzate!» ribatté Revy, ma subito dopo si bloccò. Aveva sentito muoversi il tamburo della pistola, Jigen era pronto a sparare da un momento all'altro. Per tutto il tempo la mercenaria tenne lo sguardo puntato sul suo avversario, ma ad un certo punto chiuse gli occhi, pochi istanti prima di udire il proiettile uscire dalla canna della pistola.
Nella piazzetta scese di colpo il silenzio, interrotto solo da un veloce rumore di passi. Quando Revy riaprì gli occhi, si accorse che Jigen non c'era più, l'aveva mancata di proposito. Infuriata, la ragazza lo mandò all'inferno, per un momento aveva veramente creduto di morire. Ripresa dallo shock, la mercenaria velocemente recuperò le sue pistole e si mise all'inseguimento di Jigen. Voleva a tutti i costi vendicarsi dell'umiliazione subita.


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