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Autore: Ssa    31/08/2015    0 recensioni
Dal testo:
Perché la vecchia Darcy Styles mi mancava. Mi mancavano i suoi sorrisi dolci e i suoi abbracci calorosi, mi mancavano i suoi vestiti color pesca e le sue calze di cotone bianco, mi mancavano i suoi capelli arruffati e il suo volto infiammato quando qualcuno le faceva un complimento, anche se, lo so, lo so benissimo, lei non ci credeva mai, mi mancavano i pomeriggi passati con lei a giocare ai Pokemon, mi mancavano le sue unghie laccate quasi sempre di azzurro, mi mancavano i suoi ‘ti voglio bene, papà’, mi mancavano le caramelle al limone che portava sempre con sé, mi mancava la sua spensieratezza, mi mancava, mi mancava, mi mancava, e la rivolevo, Dio se la rivolevo. Il dolore se la stava trascinando via, giorno dopo giorno, e io non sapevo quando e se si sarebbe mai ripresa. E la cosa peggiore, in tutto questo, probabilmente era che io non ce la facevo più, che un macigno mi opprimeva lo stomaco, tanta era la voglia che avevo di piangere e spaccare tutto, ma non potevo, perché il mio piccolo angelo veniva prima di tutto, e io volevo che rinascesse.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pov’s Darcy
Lacrime nere e salate mi rigavano il volto, accompagnate da tanti piccoli singhiozzi che, man mano, diventavano sempre più rumorosi. Il cuore mi batteva fortissimo, al punto tale che pensavo che sarebbe uscito dalla casa toracica da lì a poco. Il sangue sui polsi si stava facendo sempre più scuro, mentre vari ricordi stavano cominciando ad affollarsi nella mia mente. La carta stagnola in cui la mamma avvolgeva i suoi deliziosi panini al formaggio, il frullato alle fragole che mi preparava ogni pomeriggio per merenda, il bagnetto che lei e papà mi facevano il sabato sera, i mille baci sulle guance quando uscivo di scuola. Mi sentivo in trappola, fuori dal mondo esterno, senza vie di uscita. Ero destinata alla sofferenza e all’infelicità eterna. Improvvisamente le lacrime si fermarono, lasciando spazio a una sensazione di vuoto. Un vuoto pieno di emozioni, però. Non sapevo cosa provassi esattamente, sapevo solo che, qualsiasi cosa fosse, faceva male, fottutamente male, come tanti aghi infilati in un braccio. Mi sembrava di essere una statua di ghiaccio, tanto ero fredda. Mi rannicchiai su me stessa, portandomi le ginocchia al petto. Mi sentivo patetica, egoista e stanca. Ero abbattuta da me stessa e dalla vita che stavo conducendo, perché dovevo essere così debole? Ero quella da evitare, quella che veniva messa sempre in disparte. Eppure mi lavavo ogni mattina e non mi consideravo poi tanto stronza. Che la gente preferisse escludermi per via della morte di mia madre? Credevano che mi avesse segnata così tanto da farmi impazzire? O mi ritenevano la colpevole? I pensieri che stavo facendo mi stavano letteralmente uccidendo, una parte enorme di me si odiava, si odiava tanto. Respirai profondamente, massaggiandomi le tempie, e appoggiai le mani sulle braccia per fermare il sangue. La mia vista si era completamente appannata, nonostante gli occhi ormai asciutti, vedevo passarmi davanti tutti i colori, col nero più accentuato degli altri. Volevo urlare, ma non ci riuscivo, vari tremolii mi invasero il corpo e le orecchie iniziarono a fischiarmi. Che fosse giunta la mia fine?
  
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