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Autore: Matih Bobek    31/08/2015    2 recensioni
Il cosmo nel caos è una raccolta di poesie che racchiude le esperienze emotive dell'ultimo anno (2014/2015). Si toccano tematiche differenti: il senso di colpa e la ricerca dell'io, l'essere e il divenire, la rassegnazione in campo amoroso e l'inquietudine sociale, il tutto raccolto in contorni naturalistici ( che richiamano la poesia cinese). Segna una nuova tappa nel mio percorso di maturazione.
La raccolta presenta prevalentemente poesie in versi liberi, ma anche quartine brevi in quattro o cinque parole ( anche qui, sulla base di una struttura metrica appartenente alla poesia cinese).
Questi componimenti sono pensati per raccogliere in un microcosmo di parole due mondi distanti, : l'occidente e l'estremo oriente. Perciò sono frequenti i riferimenti al mondo letterario e culturale cinese, in particolar modo, e giapponese, nonché alla filosofie orientali.
Il cosmo nel caos appare senza la minima coesione interna. In realtà fa del suo caos il cardine per erigere un cosmo poetico.
Spero che la mia seconda raccolta sia di vostro gradimento. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Lente, le ombre della
notte si sgretolano sotto
l'incedere tenue delle nuove luci. 
Nuvole d'ovatta si ammassano
al disopra e mistificano
le violenza del giorno.
Lo specchio in bagno riluce
timido e riflette tagliente
il mio viso, senza giudizio.
Mi vedo diverso; 
la normalità mi ha reso
differente, mantenendomi
lo stesso. Il viso è scarno
ma nell'occhio guizza 
tremante una scintilla.
Nel petto una voragine
aperta inghiotte vorace.
Chi sono, oggi?
Anche il giorno cerca un
altro novilunio per precipitare
nel riflesso della sfera lunare.
E io, nel torace ho uno squarcio.
Come se la punta affilata
di una spilla da balia
avesse percorso le sue
miglia sulla mia pelle
aprendomi un sentiero
di stelle. 
Miro muto l'infinito gurge
e riconosco la natura doppia
dei miei respiri, che sonando
l'un con l'altro, sempre son parsi 
uno solo.
Ecco, sono doppio, io.
Io che ho navigato col vento
secco le vastità incomplete
dei miei anfratti segreti
per aggiungere alla mia sagoma
un altro frammento di me.
Io che ho marciato fluttuando
a passi uniti e incerti
i terreni polverosi dei miei tessuti
per ricongiungere estremità
che credevo in me spezzate.
Io, io che ho cercato te, 
chiunque tu sia,
nascosto in uno sguardo
sfuggente di un passeggero
distratto.
Io che ho crepato pareti
di cemento per evadere,
per poi cadere ancora
 in una scatola
di cartone, senza aver mai capito
che l'acqua penetra il suolo
perchè priva di angoli.
Io che ho voluto racchiudere
il celestiale e diabolico
scontro polifonico delle
urla dentro di me
In sillabe monolitiche
e marmoree.
Io, parte di questo noi
che ancora rifugge dal
tremolare sbrigliato
in questo gioco senza
forma che è l'esistenza.

   
 
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