Te, che me lacrimaso e disperato,
Dolce accogliesti in grembo materno,
Vo ringraziando e benedicendo grato.
Mi fosti vicino quanto l'amato quaderno
Che fu bensì più alla poesia portato
Ma mai quanto te poté me indarno
Alla vita portare a nuovo sfarzo, lodato
Quasi come L'Olimpio d'alloro adorno.
Portavoce di pace e di tempesta
Colui che accoglie l'amore
E onde la vita nasce fatata o funesta
Ancora ti prego, Orfeo, di sopportare
La povera mia anima mesta
E di accogliermi sul tuo santo altare.