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Autore: cosimoalce    01/09/2015    0 recensioni
Un padre e uno zio che mancano da sei anni, una locanda in mezzo alla selvaggia campagna scozzese, e un viaggio per mare alla ricerca di un mistero irrisolto. Un detective chiacchierone e un po' irritante, un inquietante criminale dagli occhi di ghiaccio, e un re indiano con le manie di grandezza. La famiglia O'Watty si preparava a trascorrere un'altra estate tranquilla, quando uno straniero piomba all'improvviso nelle loro vite, tutto gocciolante in mezzo a un temporale. Inconsapevolmente, in quella busta stropicciata che un naufrago gli ha chiesto di consegnare, reca con sé l'inizio di un'avventura inaspettata, in cui gli O'Watty si gettano a capofitto con entusiasmo. Affronteranno tempeste violente e rapimenti, scopriranno cose riguardanti la loro famiglia che mai avrebbero immaginato, e si lanceranno alla ricerca del padre scomparso. Ma riusciranno a tornare a casa?
Genere: Avventura, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Ventunesimo secolo*  

Era un'estate insolitamente fredda a Fiffelpeddely e fuori infuriava un temporale coi fiocchi. Perciò, quando William Catpythe si presentò alla locanda "The Wanderer's Rest" era tutto infangato e gocciolante. La proprietaria si precipitò subito verso il nuovo arrivato e gli porse una sedia vicino al camino scoppiettante. 

-Su, su venga, si sieda qui al caldo. Ecco qua! Ora mi dia la giacca, che gliel- 

-No, no! Aspetti! Devo... una lettera... nella tasca! 

Perplessa, Anne restituì il cappotto fradicio al proprietario, che fu subito rassicurato dall'averlo nuovamente tra le mani. Ne estrasse quindi una busta così stropicciata e malconcia da essere a malapena riconoscibile. La porse alla locandiera, che tese la mano completamente sbigottita. Poi, ripreso un po' di fiato, l'uomo cominciò a spiegare:  
-Un certo James 
O'Watty, sì, mi pare si chiamasse proprio così... è un naufrago della burrasca di stanotte... mi ha incaricato di consegnarle questo messaggio, e mi è sembrato piuttosto urgente. Mi chiedo perché non potesse telefonarle, ma a quanto pare era importante che ricevesse di persona questa lettera, così mi sono offerto di portargliela, era da un po' che non venivo da queste parti! 

Durante il breve resoconto del forestiero, Anne era sbiancata di colpo e si era accasciata sulla sedia più vicina, con un'aria impietrita e impenetrabile. La donna aprì la busta con dita tremanti e, non appena ebbe letto le cinque righe scarse di scrittura scarabocchiata che conteneva, si coprì la bocca con una mano e serrò forte gli occhi. Già quando aveva sentito il suo nome - James - aveva intuito cosa sarebbe stato scritto nel biglietto, ma fu ugualmente un colpo.  

Guardò nuovamente al foglio che teneva in mano. Era la pagina strappata da un'agenda, di quelle che si trovano in fondo, senza giorni, senza numeri, per annotare. Quella scrittura, seppur così familiare, aveva un che di diverso, anche se non sarebbe riuscita a dire esattamente cosa. La "J" era un po’ stravagante con la sua curva all’ingiù molto vistosa e la "Z" era decisamente bizzarra. L’aspetto generico era angoloso, e un po’ imbrattato, quasi come se qualcuno ci avesse inavvertitamente passato sopra con la mano. Ma più che il modo in cui erano scritte, erano state le parole stesse a sconvolgerla. La locanda si caricò di un silenzio teso e ricco di aspettativa. Tutti volevano sapere, ma nessuno osava chiedere. Il signor Catpythe era ancora seduto sulla sua sedia in mezzo alla stanza, imbarazzato, incerto se sentirsi fiero di sé per aver portato a termine il suo incarico, o dispiaciuto per il fatto che avesse comunicato una notizia così evidentemente disturbante. Infine, conscia degli occhi rivolti su di lei, Anne lesse ad alta voce: 

Anne, 

è passato molto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti. Lo so 

che vi ho abbandonati apparentemente senza motivo, ma  

ora sono tornato. Mi trovo alla locanda di Amberweed, sai il “Jolly 

Lantern”. Se vuoi sapere, se ancora provi qualcosa, e la delusione non 

ha avvizzito il tuo cuore, ti spiegherò tutto. 

Tuo come sempre, James 

Ci fu un silenzio basito. E poi... 

-Cosa? Tornato? 

-Ma come è possibile? 

-Che faccia tosta, neanche venire di persona! Se vuoi gli dico due paroline io, Anne... 

-Beh dai era anche ora, meno male! 

-Che buona notizia, bisogna festeggiare... Offro io! 

Molto tempo... Tsk! Come se sei anni potessero essere pochi, stava intanto rimuginando Anne. Continuava a fissare quel pezzo di carta con la stessa incredulità di due compagni d'infanzia che s'incontrano per caso al supermercato con i figli, dopo non essersi visti per tutta la giovinezza. E insieme al piacevole stupore, c'era anche la stessa sgradevole e inquietante realizzazione del tempo trascorso. La calligrafia del marito le era familiare, certoEppure non riusciva a capire perché sembrasse al tempo stesso così diversa. Proprio come due vecchi amici, conosciutisi da bambini, faticano a riconoscersi da adulti. Certamente gli occhi sono quelli, il sorriso anche, ma qualcosa è cambiato; la forma del viso, una cicatrice che prima non c'era, o forse il timbro della voce. Era quasi come aver davanti uno straniero... 

Lo straniero! All'improvviso Anne interruppe i suoi turbinosi e filosofici pensieri, e si ricordò dov'era. Si assicurò che il nuovo arrivato fosse a suo agio e se ne andò dietro il bar, dove si versò un cicchetto di whisky doppio malto invecchiato, che teneva da parte per le occasioni particolari. Era circondata dal coro di vocioni ruvidi e robusti che apparteneva ai frequentatori abituali della taverna. Erano perlopiù uomini solidi e un po' burberi, abituati al  lavoro duro della campagna, ma dal cuore d'oro e molto affezionati alla loro locandiera, provvidenziale dispensatrice dell'amata pinta serale che toglie dalla gola il sapore di una pesante giornata di lavoro, e la conforta, preparandola per la cena.  

Per quanto fosse difficile, Anne cercò di concentrarsi nuovamente sul lavoro. Dopo lo shock iniziale, l'atmosfera era tornata allegra, e il locale si riempì pian piano del suono di grasse risate e pacche sulle spalle, di palle da biliardo e il tintinnare della posate, del suono di vetro su legno e birra nei bicchieri. Fortunatamente c'era così tanto da fare, che nonostante gli occasionali commenti preoccupati dei clienti, Anne riuscì a non pensare alla lettera, né al marito finché non ebbe suonato la campana d'ottone che serviva a segnalare l'imminente chiusura della cassa e del pub. Bevute le ultime gocce e sgranocchiate le ultime briciole, a mezzanotte i clienti rimasti si riversarono in strada, pronti a sopportare le insidie della tempesta pur di arrivare a casa e raccontare il pettegolezzo fresco. 

-Buonasera Anne, a domani! 

-Grazie, ci si vede! 

-'Notte! 

Si udirono lo scalpiccio delle scarpe fradicie sul marciapiedi e il vociare confuso allontanarsi nella pioggia, e finalmente la locanda fu vuota. Rimasero solo Anne e il signor Catpythe, l'una che cercava di mettere a posto, mentre l'altro, un po' brillo, stava ronfando beatamente con la testa appoggiata al bancone.  

-Signore... 

Anne provò a svegliare l'ometto addormentato, ma senza molto successo. 

-Signore, mi scusi, si svegli! 

Ancora nulla. Sciaff! Lo straccio umido decise di schiaffeggiarlo leggermente. Il signor Catpythe si alzò così di scatto che per poco non rotolò giù dalla sedia. 

-Buona sera signore! Vedo che alla fine si è integrato bene col gioioso popolo di Fiffelpeddely... 

-Oh! Devo essermi appisolato un secondo... però, buona la vostra birra alla spina! Locale? 

Anne ridacchiò sorniona sotto i baffi -Eh eh, gliel'avevo detto che avrebbe fatto bene a fidarsi... sì, la birreria Brewolf non è lontana da qui in effetti, forse un giorno dovrebbe vistarla. 

-Caspita, senz'altro! A proposito, non saprebbe per caso se c'è un posto dove potrei stare la notte? Sa, con la macchina rotta non posso esattamente andare lontano... 

-Beh, se non è già stanco di questo pub potrebbe stare qui. Abbiamo un paio di camere che teniamo sempre pronte.  

-Oh, davvero? Sarebbe fantastico! 
-Non per niente ci chiamiamo "il riposo del viaggiatore"! Tenga, le do la numero 5. Se domattina quando si sveglia mi viene a trovare, le friggo due uova e un po' di pancetta, che ne dice? E poi le cerchiamo un meccanico. 

Il signor Catpythe sorrise raggiante alla prospettiva di una golosa colazione, e la ringraziò di cuore. Mentre era già a metà strada verso le scale di legno che conducevano al piano superiore, Anne lo chiamò nuovamente. 

-Ah, straniero! Mi è appena venuto in mente che non le ho neanche chiesto come si chiama... 

-Sono William Catpythe, il nuovo aiutante in drogheria del signor Pesset, vicino al porto di Amberweed.  

Tese la mano paffutella, che quella affusolata della locandiera strinse amichevolmente. 

-E io sono Anne O'Watty. Piacere d'averla conosciuta, e grazie! 

Un cenno d'assenso e il signor Catpythe scomparve su per le scale.

   
 
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