Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: Clairy93    01/09/2015    7 recensioni
Si sa, il successo dà alla testa.
Per non lasciarsi ingannare dalla seducente e pericolosa luce della fama, il Detective Sara Carter dovrà ben ponderare le sue mosse per risolvere un caso di omicidio nel quale capire chi recita e chi no sarà indispensabile.
Sara è giovane, ma è intraprendente e sicura di sé.
Forse fin troppo.
Aggrapparsi alle proprie certezze può rivelarsi controproducente. Soprattutto quando dietro l'angolo, è appostato un affascinante attore inglese, pronto a smentirle.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Having butterflies in the stomach
– Avere le farfalle nello stomaco

 
In fretta e furia esco dal pub dove Ben ed io abbiamo trascorso la serata.
Una strana serata oserei dire.
Ma su questo punto torneremo più tardi.
Al momento sto facendo attendere Richard in linea (dice di avere qualche aggiornamento sul caso Seyfried), così porto il cellulare all’orecchio.
“Ric, ci sono.”
Richard è un fiume in piena ma non ascolto una parola.
Sono troppo impegnata ad osservare i gesti esasperati di Ben.
Vorrebbe che gli permettessi di ascoltare la conversazione, ma faccio finta di non cogliere.
Così, giusto per il piacere di vederlo rendersi ridicolo.
“Richard aspetta, c’è qui Barnes. Ti metto in vivavoce.”
Ben mi rivolge un’occhiataccia mentre si stringe infreddolito nel giubbotto.
Ciao Ben!” saluta Ric.
“Buonasera signor Mills!” ricambia lui.
“Ragazzo, ti prego, queste formalità mi fanno sentire vecchio! Allora, come sta andando? Bella città Brighton, vero?”
“Dacci un taglio Ric!” sbotto io “Come procedono le indagini?”
“Ho controllato l’alibi di Nicholas Hoult, come mi avevi chiesto.” dopo una breve pausa, aggiunge “Regge, il ragazzo sembra a posto Sara.”
Scorgo Ben tirare un sospiro di sollievo.
Io invece, non mi scompongo. Mi limito solamente a suggerire di non escludere nessuna possibilità.
“Sono d’accordo.” asserisce Richard “Ah! Un’altra cosa Sara: ricordi il signor Bradford, il direttore del Buckingham Palace Hotel? Ci ha inviato le registrazioni delle videocamere, quelle poste nei paraggi della suite in cui abbiamo trovato Amanda...”
Richard tace, lasciando che una vena di mistero s’infiltri tra noi.
“…Trovato qualcosa?” chiedo infine, ben consapevole di quanto adori creare quel pizzico di suspense.
“Oh sì, e ti piacerà! Si vede chiaramente una figura incappucciata uscire dalla stanza della Seyfried.”
Barnes ed io ci guardiamo per un istante, tesi come corde di violino.
“Siete riusciti a capire di chi si tratta?” domando a Ric.
“Purtroppo, ragazza mia, siamo in alto mare... La ripresa è lontana e la qualità del video non è sufficiente per individuarne i lineamenti. Al momento stiamo svolgendo qualche riscontro facciale, ma ancora non abbiamo trovato nessuna corrispondenza.”
“Continuate a provare!” gli raccomando “Sotto quel cappuccio potrebbe nascondersi il nostro assassino. Domani voglio comunque controllare quei nastri. Potrebbe esserci qualcosa di utile.”
Le mie parole sembrano cogliere Richard di sorpresa.
“Tornate già a Londra?!”
“Sì, certo. Il mio lavoro è terminato qui.”  
“Beh, potresti regalarti qualche giorno in più nella ridente cittadina di Brighton!”
“Non voglio nemmeno risponderti.” lo fulmino io.
“Se Sara dovesse trattenersi qui in mia compagnia…” s’inserisce Ben, rivolgendomi un’occhiata sagace “Credo che sarebbe capace di affogarmi nel porto!”
Richard scoppia in una fragorosa risata.
“Allora ti aspettiamo a braccia aperte piccola! E riportarci Barnes tutto intero, può ancora servirci per le indagini!”


Il nostro ritorno in albergo è stato all’insegna di occhiate sghembe e pause di silenzio interminabili.
Ben ed io ci saremo scambiati sì e no una decina di parole.
E una volta raggiunte le nostre stanze, l’ho liquidato con uno sfuggevole cenno.
Nonostante le considerevoli novità che Richard mi ha fornito sul caso Seyfried, la mia testa pare incapace di trovare la concentrazione necessaria.
Non riesco a non pensare alla conversazione di poco fa con Ben.
Mi sono comportata come fossimo amici di lunga data, finendo però per abbassare le difese e spifferare aneddoti sulla mia adolescenza e aspetti della mia personalità di cui fino ad ora non avevo parlato a nessuno.
 
Ma che fine ha fatto la mia professionalità?
 
E così, mentre spalanco lo sportello del minibar e stappo la terza bottiglia di birra della serata, m’infliggo il colpo di grazia sprofondando nell’oblio della più oscura disperazione.
Troppo melodrammatica?
Io non direi.
Ho mostrato a quell’attore da strapazzo il mio lato più vulnerabile, gli ho rivelato il mio punto debole!
Mi sento un’idiota per averlo permesso…
E al momento annegare la mia vergogna nell’alcool sembra essere la prospettiva più allettante.
Scolo l’ultimo goccio rimasto per poi lasciare rotolare la bottiglia vuota sulla moquette.
Raccattando quel minimo di dignità che mi resta, provo ad alzarmi dal pavimento.
In seguito a vari ed alquanto disastrosi tentativi (tra i quali includo appigliarsi a tutto ciò che ho trovato sottomano, comprese tende e cavi della televisione), riesco a mettermi in piedi.
Tuttavia me ne pento all’istante.
Vedo le pareti vorticare e… perché percepisco in bocca il sapore della cena?!
A tentoni raggiungo il bagno, gettandomi in viso un paio di manciate di acqua gelida.
Sbircio dall’asciugamano il mio riflesso allo specchio.
Ho un aspetto orribile.
Da quanto non mi prendevo una sbronza?
Da secoli…
E sai perché, Sara?
Perché tu non reggi l’alcool!

Sento bussare.
Dopo essere inciampata e aver sbattuto contro lo stipite, mi trascino fino alla porta.
“Che vuoi Barnes?”
La sua espressione sbigottita non mi incoraggia.
“Sara! Ma… sei ubriaca?”
“Non dire sciocchezze...”
“Dai, ti preparo un caffè.”
“Vattene...” farfuglio.
“Sara, ti reggi a malapena in piedi! Lasciati aiutare, per favore.”
Gli punto contro un dito, con l’intenzione di intimidirlo e suggerirgli di tornarsene nella sua camera, ma mi ritrovo con la bocca impastata mentre biascico qualcosa d’incomprensibile.

Tanto peggio di così…

Levo gli occhi al cielo e mi getto sul letto, affondando il viso nel cuscino.
“Sono una deficiente.”
“No, non lo sei.” mi rassicura Ben, richiudendo la porta e mettendo a scaldare la caffettiera “E’ solo che ti prendi troppo sul serio. Dovresti imparare a lasciarti andare qualche volta.”
“Sì, e guarda come mi sono ridotta.”
“La nostra conversazione ti ha così turbata da sentire il bisogno di ubriacarti?”
“Qualcosa del genere…”
Mi mordo il labbro.
“Barnes, mi dispiace.”
“E di cosa?”
“…Per essere una stronza.”
Ben scoppia a ridere.
“Questo non è vero, Sara!”
“Sì invece!” ribatto “Santo cielo Barnes! Il tuo modo di fare mi manda fuori di testa!”
“Il mio modo di fare?”
“Sei sempre così…calmo. E comprensivo. Tu dovresti odiarmi!”
Lui mi scruta dubbioso.
“Odiarti?! Non starai esagerando?”
“Ho fatto di tutto per renderti la vita impossibile.”
“Ma Sara, è il tuo lavoro. Lo capisco.”
“Balle! Questa è una grandissima balla! La verità è che sono un completo disastro, su ogni fronte…” mi massaggio le tempie mentre i pensieri mi martellano forsennati “M’impongo di apparire fredda, come se niente potesse scalfirmi... Ma non è così! La verità è che ad ogni vittima, è come se morissi anch’io. E ci sono volte in cui vorrei solo scappare, ma non posso. Ecco il motivo per cui innalzo questa dannata corazza…”
Avverto gli occhi bruciare e la vista farsi ancora più annebbiata.
“Sai una cosa, Sara?” Ben si siede accanto a me, porgendomi una tazza fumante “Anche nello spettacolo è necessario avere una corazza. Tutti saranno sempre pronti a giudicarti, esprimere sterili giudizi, insultare chi ami per farti crollare. E’ un mondo spietato.”
Mi stringo nelle spalle.
“…E come fai a sopravvivere?”
“Trovo ogni giorno qualcosa per cui ne valga la pena.” risponde lui, dolcemente “Individuo i miei cardini, rimango fedele a miei valori, cerco di non reprimere i miei sentimenti solo perché mi spaventano. E’ fondamentale per mantenere una propria solidità. E tu sei solida Sara!”
Abbozzo un sorriso poco convinto.
“Questo è solo un momento di debolezza.” Ben afferra la mia tazza e la colloca sul comodino “Domattina starai meglio, vedrai.”
“Sei tenero...”
Mi sollevo e gli scocco un bacio all’angolo della bocca.
E nel momento in cui i nostri sguardi s’incrociano, mi rendo conto della gravità del mio gesto.
Dovrei allontanarmi. Ora!
Ma è un pensiero che mi attraversa solo per un attimo.
Perché non appena Ben mi sfiora la guancia e posa le labbra sulle mie, non so più cosa sia giusto o sbagliato.
E non mi interessa.
Ciò che voglio, è lui.
Lo afferro per il colletto e lo tiro decisa verso di me.
Sprofondiamo avvinghiati nel piumone mentre sento il suo corpo premere contro il mio, le sue mani lambire i miei fianchi.
Gli slaccio frenetica i primi bottoni della camicia.
“Sara, hai bevuto.” sussurra al mio orecchio.
“Ti metti a fare il moralista adesso?”
Gli passo una mano dietro la nuca e lo bacio sul collo, stuzzicandolo.
“Non vorrei che tu facessi qualcosa di cui potresti pentirti...”
M’irrigidisco.
All’improvviso sento le guance bruciare e con un rapido gesto lo allontano.
Mi metto a sedere e, diamine, la testa gira in un modo spaventoso!
Ben appoggia una mano sulla mia spalla.
“E’ meglio che tu vada.” dichiaro, risoluta.
Lo sento sospirare, poi si alza dal letto e si sistema la camicia.
Prima di chiudersi la porta alle spalle, dice:
“Se hai bisogno di qualcosa, chiamami.”
Annuisco flebilmente, incapace di alzare lo sguardo.
Imbarazzata.
Ed impaurita di leggere il più profondo disappunto nei suoi grandi occhi scuri.


Odio, odio, essere svegliata dalla luce del sole sparata negli occhi!
Devo aver dimenticato di tirare le tende ieri sera…
Sara, niente più sbornie. Mai più!
Già infastidita dal brusco risveglio, serro gli occhi e mi giro dall’altra parte.
Tiro le coperte sopra la testa ma…qualcosa le blocca.
Non ci do peso. Voglio solo riprendere il sonno prima che la sveglia mi scaraventi definitivamente giù dal letto.
Ma è tutto inutile.
Dischiudo piano le palpebre.
E vorrei non averlo fatto.
Di fronte a me, addormentato e soprattutto nudo, c’è Ben.

Regola numero 5: Mai, per nessuna ragione al mondo, andare a letto con un sospettato.

Perfetto, sono nella merda.



Angolino dell'Autrice: Ben ritrovati miei barattolini di gelato Sammontana!
Come state? Ovviamente mi piacerebbe sapervi ancora in vacanza, spaparanzati sotto l'ombrellone a godervi il mare e il sole!
Se invece, come me, siete già tornati alla civiltà, mi auguro che il vostro rientro non sia stato troppo traumatico. E spero che il mio capitolo possa avervi tirato su di morale.
Io sono contenta. Non vedevo l'ora di risentirvi e continuare con voi questa bella avventura! E se volete fare quattro chiacchere, ecco la mia pagina Facebook --> 
http://www.facebook.com/pages/Clairy93-EFP/400465460046874?ref=settings
Buon inizio a tutti! Forza e coraggio!!!
Ve amo 'na cifra!
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: Clairy93