21 Capitolo
A testa alta
“Percorreremo
nuovamente le dodici case” affermò Hyoga, osservando il
cupo cielo d'Atene.
“Già. Ma questa volta, almeno,
non saremmo contrastati.”
“Questa volta, Shiryu, il
tempo ci è ancora più tiranno.”
✾
“...Fratello,
la tua ambizione era frenata dalla parte migliore di te. La mia non
lo sarà: non ho coscienza di cui rispondere. Così
dicesti. E la mia anima t'ascoltò amara di quella
constatazione.- Marie aveva appena varcato la soglia della terza casa,
quando ascoltò il triste monologo di Saga sussurrato nella
penombra del tempio. Non le era ben chiara la situazione, ma il certo
era che quel corpo giacente sul pavimento doveva essere in qualche
modo... Kanon.
Colui che in realtà non doveva
morire. Ascoltò in silenzio, mentre un'amara malinconia le
oppresse il cuore: -Eppure Kanon, ora è stata proprio la TUA
parte migliore a non darti coscienza...-
-...E a portarti alla
deriva.” Adagiò il suo mantello sul corpo del fratello,
mentre l'armatura piano si distaccava dalle membra di quest'ultimo, a
riformare la dorata immagine dei Gemelli.
“Ti ho lasciato
fare. Tornato alla vita credevo che la Cloth sarebbe stata tua leale
compagna, anche se ella si fregia di portare anni e anni di sciagure.
Ti ho donato la nostra vestige, per concessione d'Atena... te l'ho
donata per farmi perdonare. Ma non l'avevi compreso questo dono,
bensì l'avevi accettato con rabbia... Pensavi che non t'avessi
perdonato, quando in realtà era me stesso che cercavo di
perdonare.” Strinse gli occhi, dei brividi improvvisi lo
scossero sin nel profondo.
S'inginocchiò dinanzi al suo
gemello, quasi come fosse l'ultimo saluto che si sarebbe permesso,
poi si rialzò. Come nulla fosse successo.
Come se
l'armatura fosse sempre appartenuta a sé. Di
nuovo.
“Cavaliere...” Pyxis doveva pur far notare
la sua presenza se voleva passare oltre il terzo tempio, eppure si
sarebbe fermata anche solo per pietà. A stringere le mani di
Saga solo per dargli conforto... dopo averlo visto con occhi suoi,
forse per la prima volta, fragile. Instabile.
Il Saint la
osservò sgusciare via dall'ombra e sviare lo sguardo
nonostante portasse la maschera e non potesse realmente guardarla
negli occhi. Un senso di inadeguatezza e soggezione riempì la
dimora di Gemini. E ancora sofferenza, dolore, angoscia mal
celata.
“Cosa ci fa qui il Cavaliere della Bussola?
...Sarai forse la prima a portarmi le condoglianze?!” Chiese
Saga con insofferenza, cercando di dare il solito tono sprezzante e
distaccato anche in quell'occasione. Un tono profondo.
Marie
aveva avanzato di qualche passo, mentre i suoi occhi ancora una volta
erano stati rapiti dalla figura di Kanon, ai piedi del fratello.
Gli
occhi di Saga invece incatenati nell'osservare l'argentata maschera
dell'intrusa.
“N-no...- Rispose forse sin troppo intimidita.
-Non credo che in questo momento li possiate accettare..”
“Dici
bene. Dunque cosa ci fai qui? Non sai forse che siamo in guerra...
Dovresti farti da parte, va via.” Concluse sbrigativo egli,
cercando senza giri di parole un modo per restare solo, nel buio del
suo tempio in cui la poca luce che filtrava era quella dell'entrata.
Poiché l'uscita era ancora l'illusione lontana e profonda del
labirinto creato da Kanon.
“Non posso, Nobile Saga. –
S'avvicinò ulteriormente la ragazza. Il cuore le martellava
incessante nel petto, eppure la determinazione era forte. -Devo e
voglio proseguire. Anche i Cavalieri di Bronzo stanno salendo la
lunga scalinata, ed io come cavaliere d'Argento, ma anche come
persona ho l'obbligo e la voglia di andare avanti per questa
direzione...”
Spronata dalle parole di Mu forse, o magari
dai buoni insegnamenti del suo maestro Shura che nei momenti
opportuni le veniva sempre incontro, poté controbattere con
tono austero e fiero. Il cambiamento repentino di quella ragazzina
che da spaurita aveva dimostrato un carattere deciso e tenace, gli
fece increspare le labbra in un tiepido sorriso: “E allora vai,
passa pure, non ti trattengo.” Con un gesto della mano il
labirinto venne meno, l'oscura uscita divenne più chiara,
poiché il cielo anche se grigiastro sempre più chiaro
era di quel tempio.
Gli altri cavalieri delle Moire avevano
trovato l'uscita dall'illusorio labirinto non appena Kanon era
morto, Saga solo pochi istanti dopo aveva ricomposto
l'illusione. Troppo tardi. Ma Gemini aveva fatto il suo dovere
e poteva ora piangere la morte del suo gemello.
Si spostò
di lato, non tanto per farla passare -lo spazio lo permetteva-, ma
più che altro per far comprendere che poteva procedere senza
impedimenti.
Il Cavaliere di Pyxis non se lo fece ripetere due
volte, ma poco prima di attraversare e oltrepassare la stanza
dichiarò con convinzione: “Pregherò Atena anche
per lui.”
Poi scomparve dalla visuale
dell'uomo.
“Venerabile Aiolia... !”
No. Non
voleva crederci, non voleva assolutamente. Magari stavolta era
davvero un'allucinazione*, magari era davvero in vita! Eppure il
polso non segnava nessun battito cardiaco, eppure sin da quando era
nel tempio dei Gemelli non percepiva più alcuna fonte del
Cosmo di Leo... Possibile che il Grande Leone Dorato fosse anch'egli
morto lottando contro i Cavalieri delle Moire? Colui che l'aveva
salvata da fine certa lì in Sicilia contro il Cavaliere del
Destino Implacabile e che ora, per mano dello stesso, era perito. La
fronte era divenuta fredda, gli occhi seppur chiusi se l'immaginava
di un pallido chiarore ceruleo.
“Non dovevate neppure
morire... questo non è il comportamento che mi sarei aspettata
dai Cavalieri del Destino.” Affermò coprendo il volto
del giovane con il bianco mantello e stringendo i pugni in una
morsa.
Arse il suo cosmo in tutta la sua potenza: mai... mai si
era sentita così piena di collera. Forse neppure quando aveva
visto il candido pallore di Cristian sulle sue gote sempre così
imporporate.
Era un'ingiustizia. Una forte ingiustizia... perire
ad opera del Fato, quando il Fato stesso non doveva farti morire.
Tutta quell'ira che, incessante, si sovrapponeva ad altri sentimenti:
sofferenza, dolore, tristezza e senso di impotenza.
Persino
Shura, tenendo all'erta i sensi, poté percepire quel cosmo che
con potenza si espandeva a vista d'occhio: un cosmo del colore del
cielo, del colore dell'aria, del colore delle viole.
Il cosmo
della sua allieva che, come sbloccatosi, si era energicamente
svegliato quando l'animo di Marie aveva avuto così tante
emozioni che l'avevano sconvolta. Fu un dolore sordo, un dolore
intimo e un dolore che non si poteva quietare, poiché quel
medesimo sentimento rivangava su ferite ancora non
rimarginate.
Cristian.
I bambini dell'orfanotrofio. La sua
stessa famiglia.
La morte, la paura.
Un dolore che fece
sussultare il suo maestro, perché in fondo chi meglio di lui
poteva sapere cosa celava il cuore di quel neo cavaliere d'Argento.
A
grandi passi il Saint di Pyxis superò anche la quinta casa e
proseguendo il cammino la sua fede divenne sempre più tenace e
accesa. Era un Saint di Atena, un Saint devoto alla Giustizia.
Nell'ultima Guerra Sacra e prima ancora nella lotta contro le Dodici
Case, nulla aveva potuto fare come apprendista, ma solo lasciare
invariato il corso della storia. Era stata potenzialmente inutile.
Ora, anche se ben piccola era rispetto all'intera forza dei
Cavalieri, lei avrebbe fatto la sua parte. Anche Saga l'aveva
lasciata libera di perseguire il suo cammino. Il suo destino
Si
sentiva orgogliosa, sentiva il suo cosmo scoppiare le sue stesse
stelle protettrici; si sentiva semplicemente pronta per
combattere.
Un po' come il suo maestro: avrebbe combattuto per se
stessa, per gli altri e per Atena.*
Continuando con l'avanzata dei
Cavalieri delle Moire, Shaka aveva fermato ben tutti e cinque i
Guerrieri. Jonah, che possedeva in sé lo spirito della
divinità Atropo, raggiungendo non per suo volere i suoi
compagni aveva infatti assistito alla parziale disfatta di
quest'ultimi: Seth aveva perso il senso della vista, così come
Therapon e Mel l'uso del tatto e Helene, avendolo attaccato per
prima, il senso del gusto e quello dell'olfatto. I Cavalieri delle
Moire erano sì forti e quasi alla pari dei Gold Saints, ma la
Vergine si fregiava di essere l'uomo illuminato, una reincarnazione
del Buddha*, e per di più egli non era da uccidere. Indi per
cui loro cercavano altre possibilità per sfiancare
l'avversario e oltrepassare la soglia.
Erano Cavalieri pronti a
tutto, promessi al Fato e a lui soltanto. Una privazione di qualche
senso certo non li avrebbe corrotti a lasciare la battaglia, questo
Shaka ben lo sapeva. Quando arrivò Marie però, lo
scontro era terminato tutto sommato con una somma parità:
Virgo aveva sconfitto Helene, Cavaliere dell'Acqua, ma grazie
all'intervento divino che albergava in Jonah gli altri avevano potuto
superare -anche se non indenni- il sesto tempio.
Atropo era pur
sempre la divinità più temuta fra le tre sorelle del
Fato. Non era da sottovalutare e Shaka della Vergine con la sua più
spiccata percezione aveva compreso il cosmo sin da subito.
I
Cavalieri erano ormai giunti all'ottavo tempio, di cui Milo di
Scorpio era detentore.
Con un vago cenno del viso la invitò
a sorpassare anche la sesta casa, e lei -cercando di tenere alta la
testa dopo l'ennesima vittima di quella guerra- proseguì. Una
domanda sola la inchiodò alla soglia della sesta casa: sia
Saga dei Gemelli, sia Shaka della Vergine avevano un potere immenso.
E sebbene sapesse per il primo quanto valesse lo scontro uno contro
uno, non si spiegava il perché il Saint di Virgo non avesse
eliminato nella battaglia i cavalieri delle Moire rimasti.
“Perché
li avete lasciati passare?” Chiese, seppur le parole che
pronunciò poco dopo Shaka non tolsero i suoi dubbi e non
risposero al suo quesito.
“Cancer dista pochi metri dai
Cavalieri, impaziente com'è neppure avrà fiutato la
grande minaccia che incombe.
Shura voleva avvertirlo e tu, sua
allieva, sembri avere lo stesso scopo*” forse era una domanda,
forse un'affermazione. Nel non poter costatare lo sguardo del Saint,
Marie non sapeva bene come rispondere.
Provò: “Mia
intenzione principale è aiutare il mio maestro. Egli non deve
morire... non se lo merita.”
“DeathMask se lo
merita?”
“Nessuno merita la morte.”
Alla fine
il Cavaliere del Cancro fu raggiunto da Pyxis solo alla nona casa.
Casa in cui unico cavaliere rimasto era il vittorioso Aiolos e lo
sconfitto Seth.
Seth, quel guerriero che seguiva sin dall'inizio,
colui che non aveva infierito sul corpo di Mu.
Se fosse stato per
Jonah, seppur egli non voleva neanche più combattere appreso
che non si stava battendo davvero per il Destino, il suo onore da
Cavaliere lo avrebbe condotto a restare lui come avversario del
Sagittario... avendo ucciso suo fratello. Invece Antropo proprio
perché sapeva l'indole dei suoi guerrieri, accecata dal voler
terminare la guerra con almeno la testa di qualche cavaliere o della
stessa Atena, fu la prima a lasciare la nona casa per continuare
verso la decima. Ovviamente sperava nella vincita dei suoi cavalieri,
coloro che si battevano per le Moire. E non per lei.
“Marie,
cosa fai qui?” La fermò Sagittarius, una striscia di sangue
sulla fronte calcava quanto quello scontro fosse stato spietato.
Cancer invece era ormai giunto al decimo tempio -come d'accordo,
infatti, lui non si sarebbe fermato se non per uccidere quei
cavalieri-.
Il fatto era che di pari passo loro, anche se
impegnati nelle battaglie, erano comunque in vantaggio di una
scalinata. Non s'affaticava a ricorrerli però, ne erano
rimasti solo tre e la spada di Shura già vibrava nell'attesa.
Non sarebbero andati oltre, sapeva. Credeva.
La ragazza
appena si sentì chiamare rivolse i suoi occhi verso il
fratello di Aiolia e si fermò: “Dunque avete avuto la
vostra vendetta.” O almeno così vedeva lei la morte del
Cavaliere dei Ghiacci, quei ghiacci che l'avevano bloccata nella
radura fuori dalle dodici case. Quei stessi ghiacci feriti e
frantumati da frecce di luce.
Aiolos chinò il capo e
dissentì: “No. Non dovrebbe mai prevalere la vendetta
sul campo di battaglia, accecato dall'odio non sarei sopravvissuto.”
Marie abbassò la testa per poi distrarsi nell'osservare
l'uscita, un vento rigido soffiava sin dentro le mura del tempio:
“Siete proprio un esempio da seguire, Nobile Aiolos...”
Rispose schiettamente. Lei non ce l'avrebbe fatta forse, lei avrebbe
combattuto per vendetta.
Egli sorrise amaro, mentre piano le ali
del Sagittario si mossero: “Non venerarmi, cavaliere. Aiolia,
mio fratello, non me lo avrebbe permesso... lui è ancora qui
con me, -poggiò una mano sulla spalla.- Dal Muro del Pianto ci
siamo riuniti e neanche la morte ci ha mai separati.”
Quante
lezioni stava apprendendo Marie proseguendo verso il suo cammino. E
come era vero ciò che gli diceva sempre il Venerabile Shura:
“Potrai divenire Cavaliere d'Argento, la stessa costellazione
t'appartiene. Ma quello che farà di te un buon cavaliere
fedele ad Atena sarà l'esperienza.” Esperienza. In quei
giorni anche soffrire era un insegnamento. Essere dei Saints
implicava proseguire nonostante tutto e in quel momento la mente di
Pyxis pensò immediatamente al suo maestro:
“...anche
io ricevo ordini. E quanto vorrei sottrarmi alle volte! Alle guerre,
alle rappresaglie...! Ma vengo mandato in missione proprio per
togliere di mezzo quelle folli gesta che uomini pieni di
rancore compiono. Ciò mi sprona a non indugiare e a persistere
nella causa della Giustizia.” Le vennero in mente le parole
di Capricorn, ancora una volta.
Quella confidenza stretta dettata
ad una bimba che, forse allora più di oggi, già sapeva
riconoscere il turbamento e la sofferenza nell'animo del suo mentore.
Si chiamava sintonia, e non aveva mai abbandonato né il
maestro, né la sua allieva. Almeno fino ad ora.
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DA
QUANTO non aggiornavo? Vado a bastonarmi con una penna. Buona sera a
voi tutti! Chissà se fra voi c'è ancora qualcuno che si
ricorda questa mia storia! 3
*allucinazione:
ricordate nel capitolo in cui Marie ritrova Mu? Per un attimo pensa
che non sia vivo, anche se sente il COSMO del Cavaliere d'Oro si
ritrova persino a pensare che la sua percezione l'abbia tratta in
inganno. Invece, ovviamente, l'Ariete non è morto. ;) qua è
l'opposto. Aiolia è morto
*Atena:
quando Shaka lo ferma, Shura resta nel suo tempio e promette questo.
Ora la stessa cosa la stava pensando la sua allieva, la quale stava
percorrendo la scalinata.
*Buddha:
dunque, mi sono fatta un casino di problemi su questo. Shaka come
ricorderete tutti ha donato la vita al Muro del Pianto (Le Moire
-Atropo- vogliono morti solo quelli che erano già morti, indi
per cui NON lui... ma non è questo il problema), mi stavo
domandando se fosse ancora "l'illuminato". Nel senso, a mio
avviso di nuovo in vita ha nuovamente il suo 'essere il più
vicino agli Dei' (ho chiesto opinioni in merito) se voi foste
contrari esponetemi! Perché vorrei restare IC ç_ç
*scopo:
lo scopo è ovviamente diverso: Shura voleva avvertire DM per
ciò che gli aveva detto Atena, Marie invece vuole raggiungerlo
anche per le parole di Mu. Però Shaka avendo fiutato che in
Jonah -più che altro sulla sua pelle l'avrà
sperimentato così come percepito- alberga Atropo comunque
osserva questa curiosa coincidenza: entrambi -allieva e maestro-
vogliono andare/avvertire Cancer.
Ho ripostato questo capitolo
perché l'ho riscritto da capo. Scusate per coloro che
l'avevano già letto -e sì, se l'avranno già
letto leggeranno alcune parti differenti-. {La targhetta ad inizio capitolo è una targhetta che feci nel 2012. Non so se pubblicarla ancora, ma era un legame col passato di questa fanfiction e quindi... ho voluto postarla ♥
Il prossimo capitolo è incentrato su i miei amati. Finalmente sono arrivata alla meta, yo oh!