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Autore: GioTanner    01/09/2015    3 recensioni
“Ognuno merita la morte. -Specificò DeathMask, scrocchiandosi il collo. -Ma non merita di sapere che sta morendo perché è... Destino. Sono cazzate.”
Capricorn abbassò il capo e quasi spuntò un sorriso sul suo volto, se non fosse che gli faceva davvero male muovere i muscoli facciali per le ferite e le escoriazioni: “L'uomo è nato per tradire il proprio destino; - decise di dire, mentre accarezzava il dorso della mano dove risiedeva la Spada Sacra.

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La volontà degli Dei duole saperlo, ma è a tratti più eccentrica di un umano; solo che l'uomo non ha potere mentre le Divinità quel che vogliono più volte ottengono.
E se dopo la sconfitta di Hades una nuova divinità - o forse è meglio dire tre- si destassero per un torto subito sul loro campo: il destino?
-Marie, nuovo cavaliere d'argento di Pyxis e i neo risorti Gold Saints potranno mai scampare alla divinità che pur da sempre fa parte della loro vita? Forse la più difficile da placare poiché in palio c'è la loro stessa sorte?
E c'è forse qualcosa più grande del fato stesso?
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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21 Capitolo

A testa alta

Percorreremo nuovamente le dodici case” affermò Hyoga, osservando il cupo cielo d'Atene.
“Già. Ma questa volta, almeno, non saremmo contrastati.”
“Questa volta, Shiryu, il tempo ci è ancora più tiranno.”

...Fratello, la tua ambizione era frenata dalla parte migliore di te. La mia non lo sarà: non ho coscienza di cui rispondere. Così dicesti. E la mia anima t'ascoltò amara di quella constatazione.- Marie aveva appena varcato la soglia della terza casa, quando ascoltò il triste monologo di Saga sussurrato nella penombra del tempio. Non le era ben chiara la situazione, ma il certo era che quel corpo giacente sul pavimento doveva essere in qualche modo... Kanon.
Colui che in realtà non doveva morire. Ascoltò in silenzio, mentre un'amara malinconia le oppresse il cuore: -Eppure Kanon, ora è stata proprio la TUA parte migliore a non darti coscienza...-
-...E a portarti alla deriva.” Adagiò il suo mantello sul corpo del fratello, mentre l'armatura piano si distaccava dalle membra di quest'ultimo, a riformare la dorata immagine dei Gemelli.
“Ti ho lasciato fare. Tornato alla vita credevo che la Cloth sarebbe stata tua leale compagna, anche se ella si fregia di portare anni e anni di sciagure. Ti ho donato la nostra vestige, per concessione d'Atena... te l'ho donata per farmi perdonare. Ma non l'avevi compreso questo dono, bensì l'avevi accettato con rabbia... Pensavi che non t'avessi perdonato, quando in realtà era me stesso che cercavo di perdonare.” Strinse gli occhi, dei brividi improvvisi lo scossero sin nel profondo.
S'inginocchiò dinanzi al suo gemello, quasi come fosse l'ultimo saluto che si sarebbe permesso, poi si rialzò. Come nulla fosse successo.
Come se l'armatura fosse sempre appartenuta a sé. Di nuovo.
“Cavaliere...” Pyxis doveva pur far notare la sua presenza se voleva passare oltre il terzo tempio, eppure si sarebbe fermata anche solo per pietà. A stringere le mani di Saga solo per dargli conforto... dopo averlo visto con occhi suoi, forse per la prima volta, fragile. Instabile.
Il Saint la osservò sgusciare via dall'ombra e sviare lo sguardo nonostante portasse la maschera e non potesse realmente guardarla negli occhi. Un senso di inadeguatezza e soggezione riempì la dimora di Gemini. E ancora sofferenza, dolore, angoscia mal celata.
“Cosa ci fa qui il Cavaliere della Bussola? ...Sarai forse la prima a portarmi le condoglianze?!” Chiese Saga con insofferenza, cercando di dare il solito tono sprezzante e distaccato anche in quell'occasione. Un tono profondo.
Marie aveva avanzato di qualche passo, mentre i suoi occhi ancora una volta erano stati rapiti dalla figura di Kanon, ai piedi del fratello.
Gli occhi di Saga invece incatenati nell'osservare l'argentata maschera dell'intrusa.
“N-no...- Rispose forse sin troppo intimidita. -Non credo che in questo momento li possiate accettare..”
“Dici bene. Dunque cosa ci fai qui? Non sai forse che siamo in guerra... Dovresti farti da parte, va via.” Concluse sbrigativo egli, cercando senza giri di parole un modo per restare solo, nel buio del suo tempio in cui la poca luce che filtrava era quella dell'entrata. Poiché l'uscita era ancora l'illusione lontana e profonda del labirinto creato da Kanon.
“Non posso, Nobile Saga. – S'avvicinò ulteriormente la ragazza. Il cuore le martellava incessante nel petto, eppure la determinazione era forte. -Devo e voglio proseguire. Anche i Cavalieri di Bronzo stanno salendo la lunga scalinata, ed io come cavaliere d'Argento, ma anche come persona ho l'obbligo e la voglia di andare avanti per questa direzione...”
Spronata dalle parole di Mu forse, o magari dai buoni insegnamenti del suo maestro Shura che nei momenti opportuni le veniva sempre incontro, poté controbattere con tono austero e fiero. Il cambiamento repentino di quella ragazzina che da spaurita aveva dimostrato un carattere deciso e tenace, gli fece increspare le labbra in un tiepido sorriso: “E allora vai, passa pure, non ti trattengo.” Con un gesto della mano il labirinto venne meno, l'oscura uscita divenne più chiara, poiché il cielo anche se grigiastro sempre più chiaro era di quel tempio.
Gli altri cavalieri delle Moire avevano trovato l'uscita dall'illusorio labirinto non appena Kanon era morto, Saga solo pochi istanti dopo aveva ricomposto l'illusione. Troppo tardi. Ma Gemini aveva fatto il suo dovere e poteva ora piangere la morte del suo gemello.
Si spostò di lato, non tanto per farla passare -lo spazio lo permetteva-, ma più che altro per far comprendere che poteva procedere senza impedimenti.
Il Cavaliere di Pyxis non se lo fece ripetere due volte, ma poco prima di attraversare e oltrepassare la stanza dichiarò con convinzione: “Pregherò Atena anche per lui.”
Poi scomparve dalla visuale dell'uomo.

“Venerabile Aiolia... !”
No. Non voleva crederci, non voleva assolutamente. Magari stavolta era davvero un'allucinazione*, magari era davvero in vita! Eppure il polso non segnava nessun battito cardiaco, eppure sin da quando era nel tempio dei Gemelli non percepiva più alcuna fonte del Cosmo di Leo... Possibile che il Grande Leone Dorato fosse anch'egli morto lottando contro i Cavalieri delle Moire? Colui che l'aveva salvata da fine certa lì in Sicilia contro il Cavaliere del Destino Implacabile e che ora, per mano dello stesso, era perito. La fronte era divenuta fredda, gli occhi seppur chiusi se l'immaginava di un pallido chiarore ceruleo.
“Non dovevate neppure morire... questo non è il comportamento che mi sarei aspettata dai Cavalieri del Destino.” Affermò coprendo il volto del giovane con il bianco mantello e stringendo i pugni in una morsa.
Arse il suo cosmo in tutta la sua potenza: mai... mai si era sentita così piena di collera. Forse neppure quando aveva visto il candido pallore di Cristian sulle sue gote sempre così imporporate.
Era un'ingiustizia. Una forte ingiustizia... perire ad opera del Fato, quando il Fato stesso non doveva farti morire. Tutta quell'ira che, incessante, si sovrapponeva ad altri sentimenti: sofferenza, dolore, tristezza e senso di impotenza.
Persino Shura, tenendo all'erta i sensi, poté percepire quel cosmo che con potenza si espandeva a vista d'occhio: un cosmo del colore del cielo, del colore dell'aria, del colore delle viole.
Il cosmo della sua allieva che, come sbloccatosi, si era energicamente svegliato quando l'animo di Marie aveva avuto così tante emozioni che l'avevano sconvolta. Fu un dolore sordo, un dolore intimo e un dolore che non si poteva quietare, poiché quel medesimo sentimento rivangava su ferite ancora non rimarginate.
Cristian.
I bambini dell'orfanotrofio. La sua stessa famiglia.
La morte, la paura.
Un dolore che fece sussultare il suo maestro, perché in fondo chi meglio di lui poteva sapere cosa celava il cuore di quel neo cavaliere d'Argento.
A grandi passi il Saint di Pyxis superò anche la quinta casa e proseguendo il cammino la sua fede divenne sempre più tenace e accesa. Era un Saint di Atena, un Saint devoto alla Giustizia. Nell'ultima Guerra Sacra e prima ancora nella lotta contro le Dodici Case, nulla aveva potuto fare come apprendista, ma solo lasciare invariato il corso della storia. Era stata potenzialmente inutile. Ora, anche se ben piccola era rispetto all'intera forza dei Cavalieri, lei avrebbe fatto la sua parte. Anche Saga l'aveva lasciata libera di perseguire il suo cammino. Il suo destino
Si sentiva orgogliosa, sentiva il suo cosmo scoppiare le sue stesse stelle protettrici; si sentiva semplicemente pronta per combattere.
Un po' come il suo maestro: avrebbe combattuto per se stessa, per gli altri e per Atena.*
Continuando con l'avanzata dei Cavalieri delle Moire, Shaka aveva fermato ben tutti e cinque i Guerrieri. Jonah, che possedeva in sé lo spirito della divinità Atropo, raggiungendo non per suo volere i suoi compagni aveva infatti assistito alla parziale disfatta di quest'ultimi: Seth aveva perso il senso della vista, così come Therapon e Mel l'uso del tatto e Helene, avendolo attaccato per prima, il senso del gusto e quello dell'olfatto. I Cavalieri delle Moire erano sì forti e quasi alla pari dei Gold Saints, ma la Vergine si fregiava di essere l'uomo illuminato, una reincarnazione del Buddha*, e per di più egli non era da uccidere. Indi per cui loro cercavano altre possibilità per sfiancare l'avversario e oltrepassare la soglia.
Erano Cavalieri pronti a tutto, promessi al Fato e a lui soltanto. Una privazione di qualche senso certo non li avrebbe corrotti a lasciare la battaglia, questo Shaka ben lo sapeva. Quando arrivò Marie però, lo scontro era terminato tutto sommato con una somma parità: Virgo aveva sconfitto Helene, Cavaliere dell'Acqua, ma grazie all'intervento divino che albergava in Jonah gli altri avevano potuto superare -anche se non indenni- il sesto tempio.
Atropo era pur sempre la divinità più temuta fra le tre sorelle del Fato. Non era da sottovalutare e Shaka della Vergine con la sua più spiccata percezione aveva compreso il cosmo sin da subito.
I Cavalieri erano ormai giunti all'ottavo tempio, di cui Milo di Scorpio era detentore.
Con un vago cenno del viso la invitò a sorpassare anche la sesta casa, e lei -cercando di tenere alta la testa dopo l'ennesima vittima di quella guerra- proseguì. Una domanda sola la inchiodò alla soglia della sesta casa: sia Saga dei Gemelli, sia Shaka della Vergine avevano un potere immenso. E sebbene sapesse per il primo quanto valesse lo scontro uno contro uno, non si spiegava il perché il Saint di Virgo non avesse eliminato nella battaglia i cavalieri delle Moire rimasti.
“Perché li avete lasciati passare?” Chiese, seppur le parole che pronunciò poco dopo Shaka non tolsero i suoi dubbi e non risposero al suo quesito.
“Cancer dista pochi metri dai Cavalieri, impaziente com'è neppure avrà fiutato la grande minaccia che incombe.
Shura voleva avvertirlo e tu, sua allieva, sembri avere lo stesso scopo*” forse era una domanda, forse un'affermazione. Nel non poter costatare lo sguardo del Saint, Marie non sapeva bene come rispondere.
Provò: “Mia intenzione principale è aiutare il mio maestro. Egli non deve morire... non se lo merita.”
“DeathMask se lo merita?”
“Nessuno merita la morte.”
Alla fine il Cavaliere del Cancro fu raggiunto da Pyxis solo alla nona casa. Casa in cui unico cavaliere rimasto era il vittorioso Aiolos e lo sconfitto Seth.
Seth, quel guerriero che seguiva sin dall'inizio, colui che non aveva infierito sul corpo di Mu.
Se fosse stato per Jonah, seppur egli non voleva neanche più combattere appreso che non si stava battendo davvero per il Destino, il suo onore da Cavaliere lo avrebbe condotto a restare lui come avversario del Sagittario... avendo ucciso suo fratello. Invece Antropo proprio perché sapeva l'indole dei suoi guerrieri, accecata dal voler terminare la guerra con almeno la testa di qualche cavaliere o della stessa Atena, fu la prima a lasciare la nona casa per continuare verso la decima. Ovviamente sperava nella vincita dei suoi cavalieri, coloro che si battevano per le Moire. E non per lei.
“Marie, cosa fai qui?” La fermò Sagittarius, una striscia di sangue sulla fronte calcava quanto quello scontro fosse stato spietato. Cancer invece era ormai giunto al decimo tempio -come d'accordo, infatti, lui non si sarebbe fermato se non per uccidere quei cavalieri-.
Il fatto era che di pari passo loro, anche se impegnati nelle battaglie, erano comunque in vantaggio di una scalinata. Non s'affaticava a ricorrerli però, ne erano rimasti solo tre e la spada di Shura già vibrava nell'attesa. Non sarebbero andati oltre, sapeva. Credeva.
La ragazza appena si sentì chiamare rivolse i suoi occhi verso il fratello di Aiolia e si fermò: “Dunque avete avuto la vostra vendetta.” O almeno così vedeva lei la morte del Cavaliere dei Ghiacci, quei ghiacci che l'avevano bloccata nella radura fuori dalle dodici case. Quei stessi ghiacci feriti e frantumati da frecce di luce.
Aiolos chinò il capo e dissentì: “No. Non dovrebbe mai prevalere la vendetta sul campo di battaglia, accecato dall'odio non sarei sopravvissuto.” Marie abbassò la testa per poi distrarsi nell'osservare l'uscita, un vento rigido soffiava sin dentro le mura del tempio: “Siete proprio un esempio da seguire, Nobile Aiolos...” Rispose schiettamente. Lei non ce l'avrebbe fatta forse, lei avrebbe combattuto per vendetta.
Egli sorrise amaro, mentre piano le ali del Sagittario si mossero: “Non venerarmi, cavaliere. Aiolia, mio fratello, non me lo avrebbe permesso... lui è ancora qui con me, -poggiò una mano sulla spalla.- Dal Muro del Pianto ci siamo riuniti e neanche la morte ci ha mai separati.”
Quante lezioni stava apprendendo Marie proseguendo verso il suo cammino. E come era vero ciò che gli diceva sempre il Venerabile Shura: “Potrai divenire Cavaliere d'Argento, la stessa costellazione t'appartiene. Ma quello che farà di te un buon cavaliere fedele ad Atena sarà l'esperienza.” Esperienza. In quei giorni anche soffrire era un insegnamento. Essere dei Saints implicava proseguire nonostante tutto e in quel momento la mente di Pyxis pensò immediatamente al suo maestro:
“...anche io ricevo ordini. E quanto vorrei sottrarmi alle volte! Alle guerre, alle rappresaglie...! Ma vengo mandato in missione proprio per togliere di mezzo quelle folli gesta che uomini pieni di rancore compiono. Ciò mi sprona a non indugiare e a persistere nella causa della Giustizia.” Le vennero in mente le parole di Capricorn, ancora una volta.
Quella confidenza stretta dettata ad una bimba che, forse allora più di oggi, già sapeva riconoscere il turbamento e la sofferenza nell'animo del suo mentore. Si chiamava sintonia, e non aveva mai abbandonato né il maestro, né la sua allieva. Almeno fino ad ora.


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DA QUANTO non aggiornavo? Vado a bastonarmi con una penna. Buona sera a voi tutti! Chissà se fra voi c'è ancora qualcuno che si ricorda questa mia storia!
*allucinazione: ricordate nel capitolo in cui Marie ritrova Mu? Per un attimo pensa che non sia vivo, anche se sente il COSMO del Cavaliere d'Oro si ritrova persino a pensare che la sua percezione l'abbia tratta in inganno. Invece, ovviamente, l'Ariete non è morto. ;) qua è l'opposto. Aiolia è morto
*Atena: quando Shaka lo ferma, Shura resta nel suo tempio e promette questo. Ora la stessa cosa la stava pensando la sua allieva, la quale stava percorrendo la scalinata.
*Buddha: dunque, mi sono fatta un casino di problemi su questo. Shaka come ricorderete tutti ha donato la vita al Muro del Pianto (Le Moire -Atropo- vogliono morti solo quelli che erano già morti, indi per cui NON lui... ma non è questo il problema), mi stavo domandando se fosse ancora "l'illuminato". Nel senso, a mio avviso di nuovo in vita ha nuovamente il suo 'essere il più vicino agli Dei' (ho chiesto opinioni in merito) se voi foste contrari esponetemi! Perché vorrei restare IC ç_ç
*scopo: lo scopo è ovviamente diverso: Shura voleva avvertire DM per ciò che gli aveva detto Atena, Marie invece vuole raggiungerlo anche per le parole di Mu. Però Shaka avendo fiutato che in Jonah -più che altro sulla sua pelle l'avrà sperimentato così come percepito- alberga Atropo comunque osserva questa curiosa coincidenza: entrambi -allieva e maestro- vogliono andare/avvertire Cancer.

Ho ripostato questo capitolo perché l'ho riscritto da capo. Scusate per coloro che l'avevano già letto -e sì, se l'avranno già letto leggeranno alcune parti differenti-. {La targhetta ad inizio capitolo è una targhetta che feci nel 2012. Non so se pubblicarla ancora, ma era un legame col passato di questa fanfiction e quindi... ho voluto postarla ♥

Il prossimo capitolo è incentrato su i miei amati. Finalmente sono arrivata alla meta, yo oh!

   
 
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