Anime & Manga > My HiME - My Otome
Segui la storia  |       
Autore: DezoPenguin    01/09/2015    2 recensioni
Elementary My Dear Natsuki parte quinta. Natsuki si avvicina alla verità sulla morte di sua madre, ma lo sguardo della Corte d'Ossidiana è caduto anche su di lei. Mentre Shizuru accetta di investigare sulla morte di un nobile straniero, ha il suo inizio un gioco di inganni con in palio il destino di entrambe.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Reito Kanzaki, Shizuru Fujino
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Elementary My Dear Natsuki'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il problema finale – capitolo 2

La mattina seguente mi svegliai relativamente presto, sentendomi sorprendentemente fresca e riposata. Non ero andata a letto troppo tardi dopo che Shizuru aveva curato la mia ferita; perfino io pensavo che gli attentati alla mia vita e le battaglie all'ultimo sangue fossero un ottimo motivo per concludere la giornata. Il sonno mi aveva fatto bene, e il taglio che avevo sulla schiena faceva male solo quando facevo movimenti che sforzavano l’area ferita.

Ha fatto un buon lavoro, pensai, probabilmente migliore di quanto sarei riuscita a fare io. Mi sentivo in colpa per averla costretta a prendersi cura di me in quel modo; quella non era la sua battaglia e non volevo portare i miei problemi a casa da lei.

Sapevo che era una cosa ben strana da dire, considerate tutte le volte in cui avevo rischiato durante i casi di Shizuru e mi ero trovata coinvolta in una rissa con un criminale disperato, o avevo sparato un colpo al cappello di qualcuno. Ma quelli non erano realmente i guai di Shizuru: non erano personali, perlomeno. Quello era il suo lavoro, i problemi erano dei suoi clienti. La sua vita personale, d’altra parte… con quella avevo avuto a malapena a che farci. Di certo non l’aveva portata da me ferita e sanguinante.

Non portava quel genere di difficoltà a casa da me, e mi dava fastidio il fatto che stavo facendo la stessa cosa con lei. Inoltre, ora—e dovevo affrontare quella verità a testa alta—le mie difficoltà si erano moltiplicate. La Corte d’Ossidiana aveva deciso che dovevo morire, e aveva cominciato a fare tentativi sempre più diretti. La notte precedente mi ero preoccupata che assumessero un cecchino armato di fucile oppure, se volevano diventare esotici ed evitare il rumore di uno sparo, di una carabina ad aria compressa. Quella mattina, tuttavia, temevo che tentassero con un altro sistema. Dopotutto non era trascorso molto tempo dagli attentati dei Dinamitardi, e una bomba non richiedeva precisione. E chi avrebbe mai sospettato che il bersaglio fossi io? Tutti avrebbero pensato che una banda di malfattori, o un singolo criminale, avesse tentato di vendicarsi di Shizuru  Viola e che invece avesse ucciso la sua amica e coinquilina.

O che avesse ucciso Shizuru Viola e la sua amica e coinquilina.

Il fatto che stessi immaginando quello scenario era un brutto segno. Non avevo dubbi che coloro che stavano dietro gli attentati alla mia vita fossero in grado di figurarsi questa eventualità molto più facilmente di me. Il che significava che senz’altro ci avevano già pensato.

Rimasi sopresa quando mi accorsi che il pensiero che Shizuru potesse restare ferita o uccisa dai miei nemici mi angosciava più della mia stessa morte o del fatto che, morendo, non avrei portato a termine la mia vendetta. Preoccuparmi dell’incolumità di Shizuru mi sembrava ingiusto, come se stessi tradendo la memoria di mia madre e tutta la vita che avevo vissuto fino a quel punto.

Le mie emozioni erano confuse, fuori controllo, e la cruda verità era che emozioni di qualsiasi genere erano l’ultima cosa di cui avevo bisogno. Ero arrivata troppo lontano per voltarmi indietro; i risultati potevano essere solo due. O avrei distrutto la Corte d’Ossidiana, o loro avrebbero messo fine alla minaccia che rappresentavo uccidendomi. Non sapevo quando ci avrebbero riprovato o come avrebbero fatto; tutto quello che potevo fare era stare in guardia e continuare per la mia strada.

Strisciai fuori dal letto, versai dell’acqua nel bacile e mi lavai la faccia, sperando di riuscire a schiarirmi la testa. Mi aiutò un po', quindi feci del mio meglio per prepararmi ad affrontare la giornata, uscendo dal bagno vestita con una camicia, pantaloni, e un panciotto blu scuro. La mia derringer era in una delle tasche del panciotto, e avevo un coltello infilato nello stivale. Queste cose non erano necessariamente insolite per me, ma pensare che fosse opportuno armarsi ancor prima di fare colazione lo era.

"Buongiorno, Natsuki," mi salutò Shizuru. Sedeva al tavolo, abbiagliata con una vestaglia viola, osservando i vassoi d'argento che aveva davanti. Dal vapore che usciva dalla caffettiera, era evidente che la signora Hudson doveva aver portato su la colazione non più di cinque minuti prima.

Che Shizuru fosse già sveglia non mi sorprese – ero sicura che a volte dormisse, ma non potevo confermarlo con sicurezza. Sospettavo che fosse colpa del tè. Tuttavia, il fatto che stesse mangiando mi stupì.

"Questa è una colazione abbondante per voi, Shizuru," notai. "Se la signora Hudson vi vedesse, vi prenderebbe per un'impostora."

"Dicono che un buon pasto sia un antidoto per l’umor nero," rispose lei col suo solito sorriso. "Posso consigliarvi di provare le uova?"

"Seriamente, che giorno è oggi? Di solito o fate una colazione continentale o non mangiate affatto."

"Natsuki dice sempre che dovrei mangiare di più e prendermi miglior cura di me stessa," disse in tono innocente. "Devo essere incolpata perché seguo il suo consiglio?"

"Incolpata, no. Ma nemmeno creduta. È come guardare Dracula che ti entra in casa dalla finestra, una persona normale starebbe lì a fissarlo per un po’ prima di correre a prendere aglio e croci."

"Ara, allora Natsuki teme che le morderò il collo appena avrò finito con le salsicce?”

Sospirai e mi arresi. Nessuno può vincere una battaglia d'arguzia con Shizuru, o almeno io non c'ero mai riuscita. Invece sedetti e cominciai a riempire il piatto, poi mi versai una tazza di caffè. Tenni la tazza sotto le labbra e inalai la fragranza della scura, profumata miscela.

Shizuru ridacchiò.

"Natsuki sembra persa in un mondo di beatitudine."

"Ehi, ho smesso di fumare. Il caffè è l’unica, piacevole dipendenza che mi è rimasta!"

"Non chiederei mai a Natsuki di rinunciare al caffè. Ho imparato guardando mio padre resistere ai tentativi fatti da mia madre di convincerlo ad abbandonare il caffelatte in favore del tè."

“Mossa saggia," dissi. "Anche un vero amore che trionfa sul dovere verso la patria e la famiglia non può rivaleggiare con la prima tazza di caffè la mattina."

Diedi seguito alle mie parole con le azioni, assaporando il liquido mentre mi scivolava sulla lingua.

"Oh? E chi è questo vero amore di cui Natsuki sta parlando?"

Sputacchiai, evitando per un pelo di spruzzare caffè su tutto il tavolo.

"S-Shizuru! Stavo parlando dei vostri genitori, non di me!" balbettai, asciugandomi le labbra con un tovagliolo.

"Oh, allora Natsuki ieri sera non è rimasta ferita mentre duellava per ottenere i favori di un gentiluomo?"

"Ma che diavolo potrei farci con un uomo?" sbottai. Come se la mia vita non fosse già abbastanza complicata? Non che conoscessi un uomo con cui potevo immaginare di iniziare una relazione. La semplice idea mi lasciava indifferente.

"Una bellissima donna come Natsuki dovrebbe avere una gran quantità di principi sui cavalli bianchi che fanno la fila per lei," continuò Shizuru.

"Riuscite a vedermi come una pricipessa? Tutta vestita come una torta glassata in quegli abiti pieni di pizzi e merletti che si usano a Corte?" sbuffai. "Vi prego, preferirei avere il cavallo piuttosto che il principe. Almeno sarebbe utile."

Shizuru fece una risata sommessa, senza dubbio al pensiero della sottoscritta nei panni della bella addormentata mentre veniva baciata da un cavallo, o qualcosa di altrettanto ridicolo.

"Bè, se la mettete così, allora non posso far altro che rassegnarmi."

"Idiota. Siete di umore strano, oggi."

"Forse è la mancanza di sole. Volete che apra gli scuri?"

"No, sto bene così. Sono ancora troppo assonnata per avere la luce del giorno che mi pugnala gli occhi, sempre che fuori ci sia il sole, e se non ci fosse, allora perché aprirli?"

In realtà stavo pensando alla copertura, un cecchino non poteva certo colpire ciò che non poteva vedere. Non che fossi il tipo di persona che sedeva dando le spalle alla finestra, ma il mio livello di cautela era aumentato considerevolmente. Mi portai di nuovo la tazza alle labbra, questa volta sorseggiando lentamente invece di ingollarlo, poi cominciai ad attaccare il cibo. Al contrario di Shizuru, mangiare mi piaceva. Una delle lezioni che avevo imparato nella mia gioventù dissipata era che cibo e riposo erano risorse preziose e che quando si presentava l'opportunità di ottenerle era giusto coglierla.

Quello era un consiglio che era arrivato da gente che di solito si trovava in situazioni molto più disperate di quanto potessi immaginare, visto che ero nel novero delle persone che avevano una situazione finanziaria stabile e un tetto sulla testa, ma nelle presenti circostanze era un consiglio che apprezzavo.

"Avete intenzione di uscire, oggi, Natsuki?" chiese Shizuru.

"Non ne sono sicura," risposi. "Ho un paio di commissioni da fare"—o, in altre parole, persone che potevo tentare di interrogare in cerca di informazioni sull'Illuminato Ordine della Corte d'Ossidiana—"ma posso rimandarle"—più che altro perché, con i miei contatti, ormai stavo raschiando il fondo del barile.

Era semplicemente una questione di scala—di campi d'influenza. Semplicemente, le persone che conoscevo erano tipi da illegalità, informatori della sfera criminale. La Corte d'Ossidiana usava i criminali, la cerchia più elevata, i loro capi, erano persone che avevano potere e alta posizione sociale, dai professionisti del ceto medio-alto alla nobiltà minore, all'aristocrazia, agli esponenti della politica. Operavano nelle sale del potere politico e finanziario, anche se il furto, l'estorsione, la violenza e l'omicidio erano sistemi che usavano con liberalità.

Non me ne importava niente degli strumenti. Non si può ottenere vendetta su un coltello o una pistola. Volevo quelli che avevano dato l'ordine, la persona o le persone che avevano deciso che mia madre doveva morire. Ma non erano molti i miei contatti che conoscevano le persone giuste, che frequentavano i circoli giusti per spremere le infomazioni di cui avevo bisogno: le identità del direttivo interno della Corte d'Ossidiana, quello che veniva chiamato Primo Distretto, e gli uomini e le donne che lo gestivano.

Parte del motivo per cui avevo finito per mettere a rischio la mia vita era che avevo indagato troppo nei posti sbagliati, senza trovare nulla di utile e finendo per farmi scoprire. La strategia migliore sarebbe stata aspettare e permettere alle mie risorse più qualificate, persone come Porlock, di darmi qualcosa con cui avrei potuto lavorare. Semplicemente non sapevo se avrei potuto permettemi di essere così passiva, viste le circostanze—e d'altra parte, buttarsi nella direzione opposta non era forse un'idea ancora peggiore?

Il suono del campanello al piano di sotto mi distolse dai miei pensieri.

"Bene, allora, questo forse vi aiuterà a prendere una decisione," disse Shizuru, illuminandosi.

"Pensate che sia una visita per me?"

Scosse la testa.

"Credo che sia un caso. Probabilmente non avete sentito, ma una carrozza ha accostato qui davanti un momento fa, e il nostro ospite dev'essere smontato in tutta fretta e dev'essere corso subito alla porta per riuscire a suonare il campanello in un lasso di tempo tanto breve. Quando vi aggiungete la violenza della scampanellata, allora penso che dobbiamo dare per scontato che sia qui per vedere me."

"Questi sono i soliti sintomi," fui d'accordo io. E, proprio così, qualche attimo più tardi la signora Hudson fece entrare nelle nostre stanze una donna sulla trentina, di corporatura robusta e volto severo, la cui espressione, che sospettavo fosse solitamente arcigna e critica, era devastata dallo shock e dalla paura. Pensai che fosse un'insegnante, e si scoprì che non mi ero sbagliata di molto.

"Signorina Viola?" sbottò.

"Sono Shizuru Viola. Prego, sedetevi e raccontatemi il vostro problema."

"Oh, non c'è tempo! Dovete affrettarvi, prima che quegli orribili poliziotti portino via la mia padrona! Pensano che l'abbia ucciso!"

"Vi prego, cercate di calmarvi. Non sarete d'aiuto alla vostra padrona se non riuscite ad esprimervi chiaramente. Respirate."

Si alzò e si portò al fianco della donna, costringendola a sedersi, perché la nostra aspirante cliente stava letteralmente vibrando di eccitazioone, evidentemente era sull'orlo di un attacco isterico.

Probabilmente la sottoscritta l'avrebbe seplicemente presa a schiaffi per schiarirle le idee, ma quello non era lo stile di Shizuru. Nel giro di pochi istanti, con serenità e gentilezza, aveva portato la donna in uno stato, se non di calma, almeno di coerenza.

"Mi chiamo Emmaline Gartner," esordì, "e sono la governante dei figli del barone e della baronessa Maupertuis, di Claremont Court, a Mayfair."

Fui felice che Shizuru non mi stesse guardando, in quel momento, perché non riuscii a contenere lo shock e la sorpresa. Conoscevo il nome del barone Maupertuis perché era stato una delle mie prime tracce sulla Corte d'Ossidiana! Non solo, ma avevo forti sospetti sul fatto che fosse un membro del Primo Distretto, qualcuno che aveva una posizione di potere ed influenza all'interno della società. Avevo raccolto parecchie informazioni su di lui negli ultimi mesi, dalle sue origini provenzali alle sue attività come direttore della Compagnia di Olanda e Sumatra, e di come fosse riuscito a dare le dimissioni prima del suo rovinoso fallimento ne 1897. E ora era stato assassinato!

"È la baronessa, dunque, che vuole assumermi?" chiese Shizuru.

"Sì, signorina Viola. La mia signora…la mia signora…oh, è un'orribile calunnia! Quegli uomini orribili la stavano interrogando, e lei era consumata dal dolore, ma loro continuavano. Non volevano sentire un no come risposta, l'hanno costretta a rispondere alle loro domande. Quel terribile ispettore Barrington..."

"Barrington?" Shizuru inarcò un sopracciglio. "Scotland Yard ha mandato l'ispettore Barrington a indagare su un omicidio che è avvenuto a Park Lane? Posso solo immaginare che fosse l'unico ancora sveglio in tutta la stazione di polizia."

"Non è adatto al lavoro di fino con i nobili?" parlai per la prima volta. Vivendo con Shizuru avevo avuto l'occasione di incontrare diversi ufficiali di Scotland Yard, ma non ricordavo quel nome.

"Immaginate, se potete, un uomo con tutta la delicata sottigliezza di Haruka Armitage e la totale mancanza del suo intelletto e della sua conoscenza sociale. Assomiglia a un bulldog, sia nell'aspetto che nei modi. Avete ragione ad essere preoccupata, signorina Gartner. Verrò subito con voi." Si rivolse a me. "Sarei felice di avere la vostra compagnia, Natsuki, visto che che so che non avete piani per la giornata."

In altre circostanze avrei rifiutato—l'ultima cosa di cui avevo bisogno era restare invischiata in uno dei casi di Shizuru mentre ero occupata a investigare sul mio. Ma comunque—Maupertuis! La fortuna mi aveva offerto l'opportunità di portare avanti i miei piani e contemporaneamente di aiutare la mia amica. Non potevo fare a meno di ricordare, tra l'altro, del fatto che indirettamente era stato grazie a Shizuru, grazie alla connessione dei casi Trepoff e Crosby, che ero stata in grado di fare le scoperte più significative nelle mie indagini sulla Corte d'Ossidiana. Ora stava accadedo per la terza volta e mi sentii come se il Fato mi stesse dicendo che ero destinata a stare al fianco di Shizuru quando avrei scoperto la verità.

Era solo una sciocchezza melodrammatica, probabilmente, ma anche così i fatti erano dalla mia parte, quanto le mie emozioni.

"Certo," dissi. "Ho bisogno di qualcosa?"

"Le vostre pistole, sospetto. Attaccare una delle idee fisse dell'ispettore Barrington è come assediare un avamposto militare e spesso richiede lo stesso equipaggiamento."

Anche se considerai quella frase come nulla di più di una prova dell'inconsueto senso dell'umorismo di Shizuru, presi la mia giacca con le fondine cucite all'interno, tagliata apposta per rendere meno ovvio il fatto che ero armata. Una carrozza ci stava aspettando dabbasso, senza dubbio dalle scuderie dei Maupertuis, e salimmo assieme alla nostra cliente. Il cocchiere fece schioccare la frusta e partì ad un'andatura che mi sarei aspettata da un vetturino a cui era stata offerta una mancia spropositata. Mi chiesi se il cocchiere provasse verso la baronessa lo stesso affetto e lo stesso timore per la sua sorte che provava la signorina Gartner.

"Ora che ci siamo avviate e che il nostro cocchiere sembra impegnato a tornare a Claremont Court prima che cominci il peggio," disse Shizuru alla governante, "forse potreste raccontarci quello che è successo?"

La signorina Gartner fece un profondo respiro e sembrò ricomporsi. Il semplice fatto che eravamo per strada, come aveva desiderato, sembrò restituirle la compostezza, perché i suoi lineamenti ripresero ben presto l'espressione severa che mi aspettavo da lei.

"Il crimine è stato commesso l'altra notte. Il Barone si era ritirato nel suo studio verso le undici e mezza—"

"Come lo sapete?"

"Me l'ha detto la mia padrona," rispose subito la signorina Gartner, come se quell'informazione fosse sicura come lo Spirito Santo.

"Lei e suo marito avevano l'abitudine di bere qualcosa assieme la sera tardi, poi lei si ritirava nella propria camera da letto mentre lui stava sveglio fino alle due, le tre del mattino, di solito nel suo studio o in biblioteca."

"Capisco. Prego, continuate."

"C'è poco altro da dire. La mia padrona si è svegliata la mattina seguente. In genere augura il buongiorno al barone nella sua stanza prima di scendere per la colazione, ma lui non era lì. È entrata nello studio e ha trovato la porta chiusa a chiave. Ha bussato ma non c'è stata risposta, così ha aperto la porta e ha trovato il padrone disteso sul pavimento. È corsa al suo fianco e ha scoperto che era morto! Abbiamo chiamato il dottor Arbuthnot, che ha scoperto che il barone è stato pugnalato alla schiena. Allora è stata chiamata la polizia" aggiunse, tirando su col naso, "e tutto quello che hanno fatto è stato tormentare la mia padrona!"

"Quindi credete che l'ispettore Barrington pensi che la baronessa abbia pugnalato il marito alla schiena, abbia chiuso la porta a chiave per impedire che il corpo venisse trovato fino al mattino, e poi che se ne sia andata a letto con tutta calma?" chiese Shizuru.

"È completamente assurdo! Nessuno che conosca la mia lady potrebbe crederlo!"

"L'ispettore l'ha accusata?"

"Non a parole, non ancora. Ma è l'unica spiegazione, non solo per il modo in cui l'hanno torturata con le domande dopo l'orribile shock che ha avuto, ma anche per la direzione in cui andavano le domande. La baronessa, ne sono certa, l'ha pensato anche lei, per questo mi ha mandato a chiamarla, signorina Viola, visto che la polizia si sta concentrando esclusivamente su di lei e sta ignorando ogni altra possibilità!"

"Bene, vedremo cosa possiamo fare."

"Spero che questo Barrington non se ne sia andato in giro con le sue scarpe numero quarantadue, distruggendo le prove," mugugnai.

"Numero quarantaquattro, di fatto," mi corresse Shizuru. "Ora, signorina Gartner, vi dispiace rispondere a qualche domanda?"

"Farò qualsiasi cosa per aiutare la mia lady e consegnare alla giustizia l'assassino del padrone."

Il che, notai, non era esattamente una risposta alla domanda di Shizuru. Non potei fare a meno di chiedermi da dove arrivasse tutta quell'appassionata devozione, e se fosse per la baronessa o per i bambini di cui aveva la responsabilità, e quindi di conseguenza per la famiglia—non era detto che un volto severo dovesse per forza avere una personalità altrettanto severa.

"Molto bene. Avete detto che la porta dello studio era chiusa a chiave. Presumo che non intendiate che la chiave era all'esterno della porta?"

"No, certo che no."

Questo era un bene, se il defunto barone fosse stato chiuso dentro dall'esterno, avrei cominciato a concordare con Barrington.

"Allora come ha fatto la baronessa ad entrare nella stanza? Da come avete raccontato gli avvenimenti sembra che abbia aperto la porta con una chiave, invece di chiedere alla servitù di forzarla."

"È esatto. Il barone possedeva le chiavi di ogni stanza della casa, che teneva in camera da letto in caso di emergenza. La baronessa ha aperto con quelle."

"Avete assistito?"

"No, signorina. Ho fatto colazione nelle cucine poi ho cominciato le lezioni del mattino con i bambini. Solo quando la mia lady ha scoperto che il padrone era morto la casa è piombata nel caos. Conosco queste cose dalle dichiarazioni che la mia padrona ha fatto alla polizia."

"Capisco. Ora, direste che il barone e la baronessa erano in buoni rapporti l'un con l'altra?"

"Certo!" se possibile, riuscì ad assumere una postura ancor più rigida.

"Di recente non ci sono state discussioni, nessuna lite?"

"Certo che no! non so cosa state cercando di insinuare, ma penso sia molto inappropriato che voi, che dovreste provare l'innocenza della mia padrona, facciate queste domande."

"Signorina Gartner, se la baronessa Maupertuis aveva un qualsiasi motivo per volere morto suo marito, allora potete star certa che che la polizia lo scoprirà e lo userà contro di lei. Non è un bene chiedermi di trovare la verità e poi darmi solo ed esclusivamente questi fatti per sostenere il risultato che desiderate. Come posso costruire una difesa ad attacchi che non so che arriveranno?"

"Senza contare che più nascondete le cose, più colpevole sembrerete," dissi bruscamente. "I poliziotti sono come cani, se correte vi inseguiranno per partito preso."

"Natsuki ha espresso il concetto meno gentilmente di quanto avrei fatto io, ma la sua similitudine è appropriata."

La signorina Gartner guardò prima Shizuru, poi me poi di nuovo Shizuru, come se gli occhi scarlatti di lei esercitassero una qualche attrazione magnetica sulla governante. Alla fine, lasciò cadere le spalle.

"Il Barone Maupertuis aveva un’amante," confessò, "un’attrice di nome Robin Grayle. Nell’ultimo mese ha litigato molte volte con la padrona a causa sua."

"La Baronessa era offesa da questo adulterio?"

"No; credo non fosse turbata dal fatto che il Barone avesse un’amante, ma dal fatto che si stesse rivelando troppo costosa da mantenere."

"Allora le andava bene che lui andasse a letto con un’altra finché riusciva a limitare le spese?" strillai. "I francesi sono proprio strani."

"Queste situazioni non sono sconosciute alla nobiltà inglese," mi rimproverò Shizuru, "in particolare quando i matrimoni sono combinati per motivi di status, politici o finanziari.  L’unica parte che sembra straniera è il fatto che la coppia sia perfettamente consapevole di questo." Evidentemente avevo ancora un'espressione incredula, perché aggiunse, "Nel Giappone feudale, per esempio, era responsabilità della donna gestire le finanze della casa, il che fra le altre cose significava che la moglie di un samurai doveva pagare i conti delle visite fatte dal marito al quartiere dei piaceri, assieme a tutte le altre sue spese.”

Incrociai le braccia sul petto.

"Beh, ditemi pure che sono una provinciale, Shizuru, ma non esiste che io accetti una situazione del genere. Se la persona che amo mi tradisse, l’unico dubbio che avrei sarebbe se prenderla a calci o spararle."

E allora Shizuru face una cosa che mi sorprese. Si voltò verso di me e sorrise. Non il sorriso falso – a volte sereno, a volte divertito – che non abbandonava mai il suo viso, ma quello vero, quello che diceva che c’era qualcosa che la rendeva profondamente felice. Non riuscivo a ricordare se avesse mai sorriso a quel modo di fronte ad un cliente; non… non era da lei essere così aperta in pubblico.

Era così strano.

Quel sorriso sparì un attimo dopo, e la carrozza cominciò a rallentare per poi fermarsi davanti al cancello di una casa imponente.

"Anche se sono felice di sentirlo, Natsuki," disse Shizuru, "speriamo di poter dimostrare che la Baronessa non condivide la vostra opinione."

XXX

Note dell'autore: i Dinamitardi di cui parla Natsuki erano terroristi che usavano, bè, la dinamite nei loro attentati durante il tardo '800.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > My HiME - My Otome / Vai alla pagina dell'autore: DezoPenguin