Pov. Ester
Trovarmi bene? Scherziamo? Abitare al Campo Mezzosangue era fighissimo! E non lo dico solo perché puoi fare quel che cavolo ti pare da mattina a sera, senza preoccuparti di avere responsabilità o altro. Lo dico per i numerosi passatempi che ci sono, per i miei fratelli e le mie sorelle, per il cibo già pronto che trovi a colazione, pranzo e cena senza che tu debba muovere una pentola. Effettivamente l'addestramento non poteva di certo definirsi un passatempo, era più come l'ora di educazione fisica a scuola, solo che invece di schivare innocue palle di gomma hai a che fare con fiumi di lava bollente. Cose così insomma. Una cosa era sicura: il Campo Mezzosangue si distingueva da qualsiasi altro campo al mondo.Pov. Seal
-Gab, mi puoi dire dove cavolo stiamo andando? —-Tra poco arriviamo, abbi pazienza! -
Non ce la facevo più. Le gambe mi dolevano, la milza pure e sono sicura che i miei polmoni si sono fermati all'Autogrill per fare rifornimento di ossigeno.
-Scommetto che il raiv era tutta una cazzata, vero? — dissi schivando un cespuglio di bacche.
-Vero. Scusa ma dovevo portarti qui. — Gab era mio amico da tanto. In realtà odia essere chiamato Gab perché si chiamerebbe Gabriel, ma mi importa `na sega, io ce lo chiamo lo stesso. Comunque, di solito ce ne andiamo in discoteca ma 'sta volta ha avuto la brillante idea di venire ad un raiv. Inizialmente pensavo che ci fossimo persi, poi mi sono resa conto che il mio amico aveva l'aria di chi sa esattamente quel che sta facendo. Così ho continuato a seguirlo, non tanto perché lo volessi fare, ma perché girare per i boschi durante la notte tutta sola non mi pareva una buona idea.
Ah, non mi sono ancora presentata. In realtà non c'è molto da dire, sono solo una delle tante ragazze complesse che ci sono al mondo. Mi chiamo Seal, sono le cinque del mattino e sto scalando una collina. E ti giuro che se quel coglione del mio amico mi ha portato fin lassù per farmi vedere un panorama lo avrei buttato giù da lì.
-Qui dove? Nella terra di mezzo? Se volevi farmi perdere dieci chili ci sei riuscito, sappilo. -
Schivai qualche altro albero, mi tolsi un po' di foglie che sì erano incastrate tra i capelli quando ero caduta in una buca, qualche altro passo e finalmente arrivammo in cima alla collina.
-Cogliona, intendevo qui - Okay, niente raiv, questo potevo accettarlo. Scalare una collina con delle zeppe di 10 cm, infondo un po' dí esercizio fa bene. Ma trovarsi di fronte un campo zeppo di persone nonostante ci trovassimo a chilometri e chilometri di distanza dalla città é troppo!
-E questo cosa dovrebbe essere? - dissi continuando a guardare giù, verso tutte quelle personcine che si divertivano a giocare con spade di plastica estremamente reali.
Lui allargò le braccia, fece un enorme sorriso e guardò davanti a se.
-Benvenuta nella terra di mezzo! -
-Tu hai un forte desiderio di morte, che oltretutto sta per essere realizzato.-
Non so esattamente come successe, ma si senti uno stridio acuto per niente invitante provenire dalle nostre spalle. Ammetto che sono una tipa molto curiosa, avrei fatto di tutto per sapere perché cazzo c'era un non so cosa nel bosco che faceva quel che sembrava il verso di un gatto in pieno orgasmo. Purtroppo non ebbi il tempo di scoprirlo perché Gab mi urlò di correre non appena intravidi due zanne spuntare dai cespugli. L'attimo dopo mi ritrovavo a correre giù per la collina con un matto che imprecando e borbottando compiva frasi come: "per Zeus! C'era andata bene fino a poco fa, e guarda chi sbuca!". Poi inciampò sui suoi stessi piedi e continuò a rotolare, lo invece dopo poco urtai una roccia con il mio piede ferendomi gravemente il mignolo e mi unii a Gab nel suo viaggio verso l'ignoto. Okay, in verità ci scontrammo e atterrammo su un prato sul quale sembrava veramente che ci fosse stato fatto un raiv.
Subito delle persone ci vennero in contro ma io non lo potevo ancora percepire perché ero troppo occupata a contorcermi dal dolore. Poco dopo aiutarono me e Gab ad alzarci dicendo che ci avrebbero portato in infermeria.
Di una cosa mi resi conto prima di arrivarci: le spade non erano finte.
Arrivammo e ci fecero sedere, iniziarono a fare domande a Gab mentre io me ne stavo ferma a tenere la busta di ghiaccio sul mento. Fissavo il mio amico e mi chiedevo cosa cavolo fosse successo. Mi chiedevo perché fossimo andati fino là. Volevo sapere cosa volevano quelle persone e soprattutto perché c'erano delle persone. Distolsi lo sguardo.
Iniziai a fissare il resto del piccolo edificio. C'erano persone ovunque, ma solo tre di loro attirarono la mia attenzione. Era un ragazzo e due ragazze. Lui se ne stava seduto sul letto. Era un bel ragazzo: alto, muscoloso, un bel moro con occhi color smeraldo. Una ragazza bionda era intenta a tamponargli una ferita sulla spalla, sembrava perdesse molto sangue ma lui non ci faceva molto caso, così come all'infermiera. Sembrava che tutte le sue attenzioni fossero rivolte alla castana in piedi accanto a lui che continuava a borbottare su quanto gli uomini fossero fragili. Lui, d'altra parte, se ne stava zitto. Continuava a fissarla senza emettere un singolo rumore, credo non ascoltasse nemmeno quel che diceva, troppo preso da lei. Solo dopo notai la scintilla nei suoi occhi. Non la stava semplicemente guardando, la stava ammirando. Lodando ogni parte del suo corpo, ascoltando quell'armonia che usciva dalla sua bocca senza comprenderne il significato, troppo concentrato per non baciare le labbra che si muovevano freneticamente, appartenenti alla ragazza che parlava della sua strabiliante mossa che lo ha messo al tappeto non notando che mandava occhiate fugaci alla spalla di lui e a come l'altra ragazza lo toccasse.
Non conoscevo quelle persone. Ma in poco tempo capii però che la verità era molto più semplice e meravigliosa di quello che si potrebbe pensare.
La bionda in verità non c'entrava più di tanto, molto probabilmente stava solo svolgendo il suo lavoro, ma in qualche modo suscitava alla castana la voglia di essere al suo posto, non sicuramente per pulire le persone dal sangue secco ma per ritrovarsi davanti la persona più importante per lei, perché infondo dopo tutte quelle cattiverie dette su di lui non ne pensa nemmeno una, ma è troppo orgogliosa per ammetterlo. Sarà anche questo uno dei motivi per cui viene amata così tanto da quel ragazzo. Si perché, in quello sguardo così attento, in quell'espressione rilassata e in quel sorriso così sincero, l'unica cosa che riuscii a vedere era amore.
Li avrei scrutati ancora un po' per capire quanto l'infermiera si sentisse a disagio da 1 a 10, ma un ragazzo mi si piazzò davanti oscurandomi la visuale.
Era un ragazzo parecchio alto, molto più di me, purtroppo non perché lo fosse in maniera smisurata ma perché ero io quella tappa. Comunque, aveva dei capelli biondi e ricci, rasati di lato perché alquanto pare ora vanno molto. I suoi occhi azzurri mi fissavano intensamente e pensai subito che stesse per chiedermi qualcosa tipo chi ero e perché mi trovavo lì, invece andò più sul classico.
-Perché hai i capelli blu?-
*Angolo autrice*
Buonsalve a tutti quanti!
Lo ammetto, sono orgogliosa di me stessa per essere arrivata al capitolo 10. Finalmente!
Comunque, confesso anche che ho avuto dei problemi nel continuare la storia, così ieri ho avuto un illuminazione e ho pensato "perché non aggiungere un altro personaggio?", ed eccola qua! La nostra Seal (col nome proveniente spudoratamente dalla mia mente), alla quale purtroppo non ho ancora dato un cognome.
Abbiate pazienza e capirete perché ho aggiunto questa strana ragazza dai capelli blu.
Per finire: spero che ci sia piaciuto, un parere è sempre gradito ecc.
Alla prossima people!