Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Ray46    02/09/2015    5 recensioni
[Kristanna; accenni di Helsa]
Primo episodio della serie "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco"
Dopo il famoso incidente da piccola con i poteri di Elsa, anche Anna scopre di possedere un dono: la capacità di creare e di manipolare il fuoco. Anna però, priva dei suoi ricordi a causa della magia dei troll, cresce nella convinzione di essere l'unica con tali poteri, fino a quando, il giorno dell'incoronazione, non scopre la verità.
Questa sarà in sostanza una rivisitazione del celeberrimo film di Frozen e fungerà da introduzione per le altre incredibili avventure che coinvolgeranno Anna, Elsa e tutti i loro amici. Spero di avervi un po' incuriosito e se la risposta e sì, allora vi auguro buona lettura :D
Attenzione: la serie non avrà niente a che fare con l'omonimo libro, da questo ho solo tratto il titolo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO OTTAVO

I poteri di Anna





La luce dell’alba si affacciò delicata sul costone dell’altopiano.
Attraversato il lungo tunnel in pendenza, solo pochi raggi solari raggiunsero il fondo della caverna, ma essi furono sufficienti per infastidire il povero montanaro, il cui viso era proprio rivolto verso l’uscita dell’antro.
Kristoff strigliò prima gli occhi per poi aprirli a poco a poco, abituandosi alla nuova luminosità dell’ambiente. Anche Sven fu investito dai raggi solari, e come l’amico si svegliò terribilmente assonnato. Entrambi avevano dormito molto poco, due, tre ore al massimo (avevano trovato la grotta solo a notte inoltrata), ma questo non li disturbò più di tanto: il lavoro di tagliatore di ghiaccio, infatti, spesso richiedeva di lavorare la notte per evitare che il sole estivo sciogliesse lo strato di ghiaccio mentre veniva raccolto, per cui erano abituati a fare le ore piccole.
Tuttavia, Kristoff temeva che Anna, essendo di nobili origini, fosse abituata a ben altri orari, ma quando si girò per verificare se stesse ancora dormendo, con grande stupore la vide già in piedi con indosso la borsa a tracolla, pronta per partire.
«Buongiorno» gli disse mentre terminava di lisciare il pelo di Sven nel punto in cui si era coricata.
«Buongiorno» le rispose il ragazzo dopo un leggero sbadiglio «non mi aspettavo di trovarti già sveglia, per caso si tratta di un’altro effetto dei tuoi poteri?» concluse con un pizzico di ironia priva di cattiveria.
«Sembra strano ma sì. Da bambina ero una incorreggibile dormigliona, mentre adesso mi bastano poche ore di sonno per sentirmi del tutto riposata»
«Buono a sapersi» le sorrise il montanaro, alzandosi anche lui «bene, allora possiamo riprendere il viaggio»
Prima di ripartire, Kristoff controllò che non stessero dimenticando niente, e, a un certo punto, notò una cosa che lo lasciò a bocca aperta.
Dall’altro lato della grotta, era ancora presente la fiamma che Anna aveva acceso la notte prima... soltanto che sotto di essa non bruciava più la legna! Il fuoco aveva consumato tutto il combustibile, ma questo non accennava a spegnersi o a diminuire d’intensità.
«Oh, scusa» intervenne la rossa «per poco non me ne dimenticavo»
Come le volte precedenti, le bastò muovere leggermente la mano per estinguere immediatamente le fiamme. Kristoff, però, continuò a fissarla come in cerca di una spiegazione, la quale non tardò ad arrivare.
«Il mio fuoco non ha bisogno di alimentarsi e si spegne solo quando lo decido io»
«Capisco... e se gli versassi dell’acqua?» le domandò il biondo mentre incrociava le braccia al petto, sfidandola scherzosamente.
«Non pensare che sia così facile! Ne dovrai versare parecchia prima di riuscire nel tuo intento» gli rispose con finta offesa, facendogli pure la linguaccia.
Kristoff, allora, rise di gusto insieme alla ragazza. Oramai si intendevano perfettamente ed i litigi del giorno prima sembravano solo un lontano ricordo.
I tre viaggiatori percorsero il tunnel della caverna ed uscirono all’aperto.
L’impatto con la luce mattutina fu attenuata dalle fronde degli alberi che, frusciando per via del leggero venticello, proiettavano sulla superficie del terreno un luminoso mosaico in movimento. La neve era come sempre l’elemento predominante nel paesaggio e ricopriva l’intera zona boschiva. Il calore del sole, poi, per quanto intenso non riusciva minimamente a sciogliere la sostanza bianca, per cui, se fossero sopraggiunte altre nevicate, c’era il rischio che si accumulasse fino a formare delle vere e proprie montagne di neve.
«Sei sicura di non poter usare i tuoi poteri per sciogliere la neve?» le domandò il montanaro, rendendosi subito conto del pericolo a cui andava incontro l’intero regno.
«Sicurissima. Come ti ho già detto, la neve creata da Elsa è molto resistente. Per scioglierla dovrei utilizzare i miei pieni poteri, ma da quello che ho capito rischierei di carbonizzare tutto quanto, compresa la città e il fiordo. L’unico modo per riportare l’estate in sicurezza è che sia Elsa stessa a sciogliere la neve»
«In parole povere, dobbiamo sbrigarci a trovare tua sorella»
«Già... spero solo che non le sia accaduto niente di male» mormorò dispiaciuta, portandosi le mani al petto.
«Non preoccuparti, sono sicuro che sta bene» la rassicurò Kristoff.
La principessa gli sorrise e annuì con rinnovata fiducia. Dopodiché, senza indugiare oltre, si avviò per la direzione indicata dal biondo.


Dopo circa mezz’ora di cammino, Kristoff, Anna e Sven uscirono dal bosco e trovarono di fronte a sé un profondo crepaccio nel terreno che impediva loro di proseguire. Il montanaro osservò bene l’estensione della depressione e si fece scappare un sospiro rassegnato.
«Il burrone si estende per parecchi chilometri in entrambe le direzioni, aggirarlo richiederà molto tempo»
Sven non sembrò apprezzare la notizia ed emise un verso simile a un lamento. Kristoff, allora, gli accarezzò il dorso del collo per tranquillizzarlo.
«Avanti Sven, insieme abbiamo passato di peggio. Dai, proseguia-» le parole, però, gli morirono in bocca non appena vide ciò che la ragazza stava facendo.
Anna, infatti, aveva creato dalle mani due lunghissime colonne di fuoco orizzontali che, partendo dal ciglio del burrone, raggiunsero in un attimo l’altra sponda. Poi, le colonne si unirono per formare un unica grande fiammata, che la ragazza modellò con altri getti di fuoco fino a fargli assumere l’aspetto di un ponte molto simile a quello che collega il borgo al castello di Arendelle.
Kristoff, naturalmente, rimase meravigliato dalla grande abilità con cui riusciva a manipolare le fiamme, ma ciò che lo lasciò totalmente senza fiato, fu quello che accadde subito dopo: Anna poggiò la punta dello stivale sopra il pavimento del ponte infuocato... ed esso assunse consistenza solida! Il fuoco sotto di lei era stato tramutato in un materiale trasparente dello stesso colore del rubino, il quale si espanse molto rapidamente solidificando in pochi secondi l’intera struttura. Terminata l’opera, la principessa portò le mani ai fianchi, sorridendo soddisfatta.
Kristoff, invece, ripresosi dallo stupore iniziale, si avvicinò al ponte per analizzarlo: il materiale era liscio e levigato e, per certi versi, simile al ghiaccio. Il colore era di un rosso molto vivace e, osservandolo bene, al suo interno si potevano intravedere alcune venature di tonalità giallo-arancio le cui forme ricordavano delle lingue di fuoco. Quando sfiorò con le dita il parapetto, percepì distintamente che emanava un leggero calore. A quel punto, il montanaro realizzò di cosa si trattava.
«Incredibile, è cristallo di fuoco!» affermò, stupito.
«Sìììì, esatto!» gli rispose Anna, eccitatissima «Ti piace? Io l’adoro, lo trovo a dir poco stupendo! È la prima volta che lo utilizzo per creare un ponte così grande; non che non sapessi costruirlo, ovviamente, ma sai, dentro il castello non avevo sufficiente spazio e quindi mi sono sempre limitata a creare statuine o roba del genere; e poi una costruzione di queste dimensioni avrebbe dato troppo nell’occhio, ed io dovevo tenere segreti i miei po-»
«Ma non è possibile!» la interruppe Kristoff, mentre parlava a ruota libera «È un minerale che si origina solo all’interno di antichi vulcani spenti... ed è talmente raro da essere praticamente sconosciuto!»
La principessa annuì, lasciando intendere di essere già a conoscenza di tali informazioni.
«In effetti ho scoperto la sua esistenza per puro caso qualche anno fa, mentre leggicchiavo un barbosiss-, ehm, volevo dire, mentre studiavo un interessante trattato di geologia selezionato appositamente per me dal mio precettore. Quando ho letto che si trattava di fuoco allo stato solido, ho provato a ricrearlo e ho scoperto che mi veniva naturale, come se ne fossi stata sempre capace»
«Incredibile...» ripeté in un sussurro il montanaro, senza distogliere lo sguardo dal bellissimo ponte di cristallo. Era la prima volta che lo vedeva di persona, ma gran papà gliene aveva già parlato in numerose occasioni, descrivendolo come il gemello opposto al ghiaccio in grado di sprigionare calore proprio.
«Come lo conoscevi?» gli domandò curiosa la rossa, sorridendo ancora per l’apprezzamento che la sua opera riceveva dal ragazzo.
«Me ne hanno parlato i miei amici esperti in amore» le rispose con noncuranza, mentre tastava in più punti la struttura come a scoprirne ogni caratteristica.
«Un giorno me li dovrai presentare, sembrano dei tipi simpatici» aggiunse con sincerità la ragazza.
Il montanaro, allora, si voltò e le rivolse un sorriso tirato.
«Non credo ti convenga. Devi sapere che hanno un carattere... particolare: sono leggermente sfacciati e... chiassosi, molto chiassosi; sono anche testardi, a volte, e un po' prepotenti... e pesanti, davvero... davvero pesanti» le confessò con profondo imbarazzo.
La principessa ridacchiò sommessamente, immaginandosi i soggetti citati con il carattere descritto dal biondo. Lei, però, non credeva affatto che fossero cattive persone: “se sono amici di Kristoff, devono essere per forza meravigliosi” pensò infatti.
Il montanaro non poté fare a meno di ascoltare con attenzione la dolce risata della principessa... risata che l’aveva letteralmente incantato. Gli ci volle tutta la sua forza di volontà per distogliere lo sguardo dalla ragazza ed incamminarsi attraverso il ponte, seguito a ruota da quest’ultima e da uno Sven molto felice di aver risparmiato un lungo tratto di strada.
“Cosa mi sta succedendo?”


Passarono le ore e il sole si alzò alto nel cielo, rischiarando ogni angolo del regno.
Raggiunta una certa quota d’altezza, Anna poté vedere la città di Arendelle completamente ghiacciata. Kristoff, allora, per distrarla da eventuali pensieri tristi sulla sorella, decise di aprire una conversazione e le domandò della sua vita quotidiana all’interno del castello. Il ragazzo riuscì nel suo intento e, mentre proseguivano nella scalata, la principessa gli raccontò allegramente delle tante esperienze vissute da piccola e di tutte le birbanterie che riusciva a combinare con i poteri, senza -per fortuna- essere mai scoperta dal padre o da altri che non conoscevano il suo segreto.
«Sei entrata dentro un forno acceso per rubare i biscotti al cioccolato?» le chiese Kristoff, mentre sghignazzava sottovoce.
«Sì, e dovevi vedere la faccia di Gerda quando mi ha trovata là dentro, era del tipo “oh mio dio!”. A otto anni, invece, mentre mi allenavo nei giardini a creare sfere di fuoco, ho bruciato per errore l’albero preferito di mio padre. “Autocombustione” dissero... ma mia madre non ci ha creduto e mi ha messa in punizione per una settimana. Cioè, ti rendi conto? Sono rimasta senza cioccolata per una settimana intera! Al sesto giorno, l’astinenza era tale che credevo d’impazzire»
Kristoff, a quel punto, non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere, provocando uno sbuffo contrariato di Anna.
«Non c’è niente da ridere» incrociò le braccia al petto e lo guardò con un ghigno malefico dipinto sul volto «se impazzisco, posso diventare moooolto pericolosa... e la stessa cosa vale se mi arrabbio» concluse con gli occhi ridotti a due fessure.
«Oh, non oserei mai far adirare vostra altezza» le rispose con molta teatralità, portando le mani in avanti. Naturalmente sapeva che scherzava, e, infatti, poco dopo si coprì la bocca per trattenere le risate.


La mattinata proseguì tranquilla tra racconti, canzoni e tanta allegria.
Nel primo pomeriggio, i tre viaggiatori raggiunsero un piccolo spiazzo dove si ergevano maestosi dei bellissimi salici piangenti. Il gelo aveva incastonato dei pezzi di ghiaccio a forma di goccia lungo le sottilissime foglie degli alberi, rendendo ancora più suggestivo il panorama che si presentava ai loro occhi.
Kristoff, Anna e Sven rimasero estasiati da quel piccolo angolo di paradiso.
La renna, poi, si divertiva a saltellare tra le foglie, attorcigliando quest’ultime alle sue lunghe e ingombranti corna.
«Non ho mai pensato che l'inverno potesse essere così... bello» mormorò la principessa, mentre ammirava il paesaggio attorno a sé.
Una voce tutt’altro che familiare si fece strada tra le orecchie dei presenti, suscitando in loro prima curiosità e poi sgomento.
«Sì, è bello davvero, ma è tutto così biaaanco, non sarebbe meglio avere un po' di colore? Pensavo che un po' di rosso cremisi o verde Caraibi... che ne dite del giallo? No, giallo no, giallo sulla neve non va...»
I tre si voltarono e videro in mezzo a loro un pupazzo di neve... un pupazzo di neve che si muoveva e parlava!
«...dico bene?» concluse il discorso, allargando i due rametti che fungevano da braccia.
Anna emise un gridolino spaventato e, spronata dall’istinto, scagliò una fiammata in direzione del pupazzo. Il getto di fuoco lo mancò per un soffio, colpendo il terreno poco dietro il nuovo arrivato. Questi, ignaro del pericolo appena corso, si avvicinò alla fiamma come ipnotizzato.
«Cavolo, allora è questo il caldo, com’è beeeello...»
Il pupazzo fu sul punto di toccare il fuoco -che nel frattempo bruciava senza combustibile sopra la superficie innevata-, ma la rossa lo precedette e, resasi conto di cosa aveva di fronte, spense la fiamma prima che potesse danneggiarlo.
«Oh, che peccato, avrei tanto voluto toccarlo» si rattristò il pupazzetto, la cui altezza non superava i settanta centimetri.
«S-sei un pupazzo di neve?» gli domandò Anna, ancora incredula di ciò che vedevano i suoi occhi.
«Certo!» esclamò allegro «sono un pupazzo tutto d’un pezzo!»
«Beh, veramente...»
La ragazza si mise in ginocchio, prese dalla borsa una delle carote di Sven e la conficcò nella testa del pupazzo, all’incirca dove dovrebbe stare il naso. Purtroppo, impresse troppa forza nel colpo e l’ortaggio uscì per metà dall’altro lato.
«Oh scusa, troppa forza, scusami tanto... io volevo solo-»
«Ho le vertigini»
«Stai bene?» si preoccupò la rossa.
«Vuoi scherzare? Mi sento... una meraviglia! Ho sempre desiderato un nasino, quant'è cariiiiino! Sembra un piccolo unicorno»
Il pupazzo rimirò la piccola sporgenza della carota girando su se stesso, e la ragazza ne approfittò per sistemarla dandole una leggera spinta da dietro.
«Ahhh, mi piace ancora di più... va bene, ricominciamo d'accapo: ciao a tutti, io sono Olaf e amo i caldi abbracci»
«Olaf...» ripeté la ragazza, pensierosa «È vero, Olaf»
Anna si ricordò delle allegre giornate trascorse con Elsa prima della loro separazione. Ogni volta che giocavano con la neve, le due bambine costruivano un pupazzo il cui nome era sempre Olaf, il preferito della minore. Il diretto interessato, però, interruppe il filo dei suoi ricordi.
«E tu sei...?»
«Oh, io sono Anna»
«E chi è quella specie di somaro lì?» le domandò con tono complice.
«Quello è Sven» rispose, indicando la renna accanto al montanaro.
«Ah, e la renna invece?»
«Sven?» gli rispose di nuovo, un po' perplessa.
«Ah! Hanno lo stesso- ok, sarà più facile per me»
Sven notò la carota di Olaf e tentò di mangiarla. Il pupazzo riuscì a scansarsi in tempo, preservando così il nuovo naso, ma fraintese (come sempre, del resto) le intenzioni del quadrupede.
«Che carino, cerca di baciarmi il naso, mi piaci anche tu!»
«Olaf, ti ha fatto Elsa?» intervenne Anna.
«Sì, perché?»
«E tu sai dov’è?»
«Sì, perché?»
«Pensi di poterci indicare la strada?»
«Sì, perché?» nel frattempo Kristoff aveva staccato un braccio di Olaf per poterlo osservare meglio, ma il rametto gli diede un schiaffo e venne recuperato dal padrone «Smettila Sven! Sto cercando di concentrarmi... sì, perché?»
«Te lo dico io perché» rispose il montanaro al posto della principessa «Elsa deve far tornare l'estate»
« L'estate? Oh, non so perché, ma ho sempre amato l'idea dell'estate, e del sole, e del caldo afoso...»
Il pupazzo assunse un aria sognante, cosa che suscitò non poca perplessità nel biondo.
«Davvero? Direi che non hai molta familiarità col caldo»
«No, ma a volte amo chiudere gli occhi e immaginare come sarebbe se venisse l'estate...»


(Brano “Sognando l’estate”)


«Sì, andiamo! Elsa è da questa parte, facciamo ritornare l'estateeeeee!!»
Il gruppo stava per incamminarsi al seguito del pupazzo di neve, quando quest’ultimo si fermò di colpo per chiedere un’ultima cosa alla ragazza.
«Prima però posso toccare il fuoco?»
«Aspetta, che?» rispose stupita.
«Il fuoco che hai creato dalla mano... sei come la mia creatrice, vero?»
«Beh, sì, ma io-»
«Allora posso toccarlo?»
Anna sembrò pensarci su un attimo, ma lo sguardo speranzoso di Olaf intenerì la principessa, che decise di accontentarlo.
«Non credo che sia una buona idea» si intromise Kristoff.
La rossa non gli prestò attenzione e, chinatasi all’altezza del pupazzo, distese un braccio verso di esso. Dopo qualche secondo in cui sembrò concentrarsi, lasciò fluire il suo potere nel palmo della mano e lo rivolse verso l’alto. Sotto lo sguardo stupito del montanaro e della renna, dal palmo fuoriuscì un piccola fiamma... una piccola fiamma di colore blu!
Olaf si avvicinò felice alla mano di Anna ed allungò il rametto a forma di arto per soddisfare la sua curiosità. Quando entrò a contatto con la strana fiamma blu, questi non prese fuoco, ma l’attraversò rimanendo illeso.
«Fa il solletico» ridacchiò il pupazzo di neve, suscitando un dolce sorriso nel viso della ragazza.
Olaf continuò a giocherellare con le fiamme, tenendone addirittura un po' tra le piccole manine, finché non si estinsero del tutto.
«Certo che il fuoco è proprio divertente» esclamò pieno di gioia.
«Quello non era fuoco norm-» il montanaro si beccò una gomitata da parte della rossa.
«Fa' silenzio, non c’è bisogno che lo sappia» bisbigliò Anna.
«Dai, andiamo a trovare Elsaaaa!!» disse Olaf al massimo dell’eccitazione, poco prima di iniziare a correre nella direzione di prima.
Anna lo seguì sorridente, contenta di averlo reso così felice. Kristoff, invece, rimase indietro, ripensando con perplessità alle parole della rossa.
«Qualcuno glielo deve dire»



ANGOLO AUTORE: Salve a tutti cari lettori e recensori :) vi chiedo scusa per il ritardo nell’aggiornamento, ma in questo periodo ho avuto molto da fare. Sfortunatamente, ho avuto pochissimo tempo da dedicare a questo capitolo, ed è un vero peccato perché è forse il mio capitolo preferito in assoluto. Se avete letto la mia bio note, allora saprete anche che sono un fan sfegatato della Marvel e che adoro i superpoteri^^.
Bene, direi allora di fare un riassunto dei poteri di Anna, nel caso non sia chiaro qualcosa:
1. Come avevo già accennato al terzo capitolo, Anna non necessita di molte ore di sonno per sentirsi riposata (come si è visto, le bastano un paio d’ore). Il fuoco, infatti, le fornisce molta vitalità, ma niente le impedisce, se vuole, di dormire di più. Stessa cosa vale per Elsa, anche se non si avrà l’occasione di vederlo in questo capitolo della saga.
2. Il fuoco che crea Anna può bruciare (forse anche all’infinito) senza aver bisogno di legna o di altri combustibili. Come ha spiegato Anna, la neve e il ghiaccio di Elsa sono molto resistenti (altrimenti non si giustifica come mai nel film non si scioglievano sotto il sole estivo), ma anche il suo fuoco non è da meno: così come lei ha difficoltà a sciogliere la neve, anche Elsa avrebbe problemi a spegnere le sue fiamme (ecco perché ha risposto a Kristoff che avrebbe dovuto usare molta acqua)
3. Il cristallo di fuoco è la controparte del ghiaccio e sprigiona calore proprio. Ovviamente nella realtà non esiste, ma in questo mondo immaginario è un minerale quasi sconosciuto che si forma solo all’interno di vulcani ormai spenti. Anna ha sempre avuto la capacità di creare il cristallo di fuoco (va bene anche cristallo infuocato), ma ne ha scoperto l’esistenza relativamente da poco (da qualche anno), e, dato che al contrario di Elsa non ha mai perso il controllo dei poteri, non poteva creare volontariamente qualcosa che non sapeva esistere.
4. Il fuoco blu è un fuoco privo di calore. Anna controlla anche il calore, e quindi è in grado di eliminarlo dalle proprie fiamme, che di conseguenza assumono questo colorito particolare (in realtà, quando una fiamma è blu significa che è ancora più calda, ma vabbè, prendetela come una licenza letteraria ;)). Tuttavia, crearlo non è facile e richiede molta concentrazione (ecco perché non l’ha usato per spaventare i lupi e l’orso, non ne avrebbe avuto il tempo).
Spero di essere stato esauriente nelle spiegazioni, ma, nel caso in cui aveste ancora qualche dubbio, non esitate a chiedere ;). Nel prossimo capitolo compariranno tutti i personaggi ed avverrà il fatidico incontro tra Anna ed Elsa, nel frattempo, vi saluto augurando a tutti voi un buon inizio di scuola/università (questa è stata cattiva XD), ciaoooooo :)
   
 
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