Capitolo
15
Elena's
POV
"Prima
la bella, la prego" faccio una risata
sarcastica e il dottore mi sorride.
Sono ancora in braccio a Damon e cerco di scendere, ma lui serra
più forte le
braccia intorno ai miei fianchi e mi è impossibile staccarmi.
"Dunque,
Elena..la buona notizia è che c'è un
donatore. Un donatore sano, pronto alla trasfusione e sopratutto a te
compatibile"
Damon
stringe la sua presa, e sento le sue labbra sui
miei capelli allargarsi in un sorriso.
Anche il resto della famiglia sorride, si stringe le mani..e hanno le
lacrime
agli occhi.
"Ce
l'hai fatta piccola" mi fa Damon
Ma
io non riesco ad esserne felice. Non completamente
almeno. Qualcosa non torna, lo sento nell'aria..
Uno sguardo di tensione passa tra me e il dottore.
"Ma.."
dico
"Ma
cosa?" mi fa Caroline "Hai sentito?
Hai un donatore! E' magnifico!"
"Care.."
"Ehi.."
Damon mi chiama, ed io mi volto
"Che c'è? E' una notizia stupenda, Elena"
Sospiro,
come se non loro non capissero. Se c'è una
cosa che ho imparato in tutta questa storia è che i dettagli
non vanno mai
presi sotto gamba, o ignorati..o superficializzati.
"C'è
anche la brutta notizia..vero dottore?"
Lui
mi guarda fisso.
"Dica"
"La
sua assicurazione non copre il costo
dell'operazione, e la richiesta inviata qualche settimana fa non
è stata
accettata. Come quelle precedenti. Mi dispiace."
"Cosa?!
Ma stiamo scherzando?!"
Damon
si alza, ma mi tiene ancora n braccio ed io ho un
capogiro
"Damon..mi
metti giù? Mi gira la testa"
"Oh..si.
Certo piccola. Scusa" mi poggia sul
letto "Scusami tanto.."
Gli
sorrido lievemente, ma lui si volta subito.
"Non
possono farlo. Lei sta male, ha bisogno di
questa cosa. Come possono far finta di niente?!"
"E'
inaccettabile!" interviene Giuseppe
"c'è in ballo la salute di una ragazza di vent'anni!"
"Già..non
possono. Dobbiamo intervenire,
Giuseppe" dice Elizabeth
"Esatto..parlerò
con quelli dell'assicurazione
e-"
"No"
Tutti
si voltano verso di me, perché la mia voce ha
pronunciato quella sillaba
"Come..che
vuol dire no? E' un ingiustizia, Elena"
dice Damon "Papà parlerà non quegli stronzi..o
possiamo fare ricorso!
Giusto, dottore?"
"Beh..fare
ricorso è un vostro diritto,
senz'altro"
"Lo
faremo!" urla Damon
"No"
insisto
"Elena.."
"Ho.
Detto. Di. No." scandisco a denti
stretti la frase, e mi costa..Dio quando mi costa, ma è la
cosa giusta
"Elena,
no."
"Mi
stai dicendo che vuoi arrenderti?"
"E
cos’è esattamente che staresti accettando? Il
fatto di morire?" grida
"Voglio godermi il tempo che mi resta, Damon. Ne abbiamo già
discusso»
"No.
No, non lo posso accettare"
Lo guardo negli occhi.
Mi guarda negli occhi, e in fondo al cuore, sento la sua
richiesta..pregandomi
di restare con lui, di non lasciarlo morire.
Damon's
POV
Non
so bene per quale motivo sono sveglio, ma qualche ora prima
dell’alba apro gli
occhi terrorizzato. Mi guardo intorno e cerco con la mano la presenza
di Elena.
La
trovo che dorme sul letto d'ospedale accanto a me, che sono su una
poltrona.
Sta ferma, un po’ troppo ferma. Respira piano, a fatica.
Per fortuna respiro, ma troppo piano, troppo poco.
Io sono con lei tutto il tempo. Le mettono una flebo e le prestano i
primi soccorsi.
Ci accompagnano in una stanza e mi permettono di stare con lei, ma poco
dopo me
la portano via per una serie di analisi.
Rimaniamo
tutti là seduti in silenzio, ad aspettare che ce la
riportino. Le lancette dell’orologio
di plastica appeso al muro scandiscono i minuti, ricordandoci dove ci
troviamo e
perché.
Era sveglia.
Non
è possibile che pensi ancora a quella cosa, non dopo
ciò che le avevo detto.
La guardo, scongiurandola con gli occhi di non farlo.
Fallisco.
Esco
di scatto dalla stanza in uno stato di trance. Vado ad appoggiarmi alla
parete del
corridoio e scivolo fino a terra.
Da là, mi metto a fissare la porta, ad aspettare,
chiedendomi che cosa le stiano
dicendo gli altri..la mia famiglia, e che cosa abbia deciso.
E
seduto a terra in quel corridoio deserto, con la schiena premuta contro
il muro,
ho la sensazione che la mia vita sia finita.
Ma
non può farlo. Vaffanculo lei e la sua voglia
d’indipendenza.
Ho promesso di fare di tutto perché viva, costi quel che
costi.
Costi
quel costi.
I miei mi aprirono un fondo fiduciario quando compii diciotto anni. Per
gli
studi. Per i master. Per il futuro. Per qualsiasi cosa volessi dalla
vita e
nella vita.
E io voglio lei. Voglio che lei viva, che sia felice, perché
non riesco ad
immaginare nessuno più meritevole.
Elena
sarebbe vissuta. Per questo l’avevo fatto.
Peccato
che io non sarei stato con lei...
-
"Non
lo deve sapere", insisto con gli altri e il dottore.
Siamo
nella mensa, al buio.