Capitolo 29
Sbattei
il fascicolo sul tavolino sghembo sollevando uno sbuffo di polvere, e
Fobos
starnutì, lasciando che una dorata folata pulviscolare gli
si appoggiasse ai
capelli.
-E
così questo è il famoso fascicolo, giusto? -, mi
chiese, sfiorando con i
polpastrelli la carta ruvida della copertina. Le sue iridi brillarono,
esaltate
dalla luce rossastra che penetrava dagli abbaini.
-Esatto-.
Fobos
si sporse in avanti per prendere il cartaceo e la camicia bianca che
indossava
scivolò lentamente sulle spalle, facendomi intravedere il
petto magro. Mi si
strinse il cuore quando scorsi le cicatrici che il defibrillatore gli
aveva
lasciato, ulteriore marchio sulla sua pelle già provata. Da
combattente.
-Sei
sicuro di non voler riposare? -, gli domandai nuovamente, allungando
una mano e
sfiorandogli il braccio.
-Non
pensi abbia già dormito abbastanza durante il coma? -,
sorrise lui, mostrandomi
quel luccichio che tanto mi era mancato. Non lo avrei mai ammesso, ma
ero
sollevata e davvero felice di averlo di nuovo al mio fianco.
-Già-,
ammisi. Poi mi sedetti di fronte a lui incrociando le gambe e
allungandomi per
appoggiare i gomiti sul tavolo.
-Mi
hai aspettato per leggerlo. Immagino ti mancassi davvero molto-,
sogghignò lui,
aprendo il fascicolo e leggendo distrattamente il titolo. Io arricciai
il naso,
fingendomi infastidita, e con un cenno gli feci capire che volevo
leggesse lui
il contenuto del file.
-Va
bene, vediamo un po’-, mormorò quindi, avvicinando
i fogli al viso e
immergendosi nella lettura. La sua voce profonda cominciò a
dare vita alle
battiture della macchina da scrivere e lentamente il contenuto di quel
plico di
fogli prese vita di fronte a noi.
Paragrafo1:
Deadly
Child #2
Data:
22/11/anno
5000 dalla discesa di Aion
Oggi
è nato il
secondo Deadly Child. Il soggetto è una femmina di sei anni
con disturbo della
personalità borderline.
L’esemplare
si è
mostrato recettivo all’esame
dell’EyeRetractor.
Posizionato di
fronte allo schermo a luci pulsanti, con utilizzo del divaricatore per
occhi e
camicia di forza, il soggetto non ha patito ed ha eseguito gli ordini
del
medico (K.) con completo disinteresse verso la sua condizione.
Data:
22/12/anno 5000
dalla discesa di Aion
Il
Deadly Child comincia
le visite psicologiche di accrescimento spirituale presso il Sanitarium
“Sora
Hera”
di Carthagyos. Il
paziente mostra un’intelligenza
sopra la media, una grande
propensione all’oscurità
e un gusto spiccato per la violenza.
Data: 22/01/anno
5003 dalla discesa di Aion
Il
Deadly Child ha
distrutto la camera di studio ed è stato sedato. Mostra
completo disinteresse
verso la propria esistenza e rimuove gli eventi interni al Sanitarium
opponendosi agli ordini. Per evitare l’incidente
DC#1
verrà somministrato al paziente una dose di Resurrection.
Data:11/09/anno
5007 dalla discesa di Aion
Il
Deadly Child
non risponde agli ordini del medico(K.). Tentato assalto alla madre e
al padre
biologici. Tentato suicidio alle ore 22:22.
Il
paziente è
stato prelevato dalla famiglia per richiesta del genitore maschile, in
pieno
possesso della facoltà podestarile.
Acquirente
designato: Cronyos, Accademia di Cypris
Testimone: Sorella
Dyana, Tempio di Carthagyos
K:<
Efesto:<<
Che cosa intende con condizione medica, dottore?>>
…
Efesto:<<
Dottore, non si preoccupi non diremo a nessuno di questa nostra
conversazione
privata. Non tema>>.
K:<<
La
bambina è nata da un parto gemellare>>.
Efesto:<<
E
la gemella?>>.
K:<<
Morta.
Non si è nemmeno formata. La sua perdita, tuttavia, ha
innescato una serie di
eventi a catena. La bambina ha maturato un disturbo dovuto a qualche
strana
connessione psicologica con la sorella. Una sorta di trauma prenatale,
se ne
parla molto nelle ricerche odierne, sa?>>.
Efesto:<<
Ne
ho sentito parlare, in effetti. Prosegua>>.
K:<<
La sua
personalità è unica, ma le sue
potenzialità sono scisse. E’
come se qualcosa
della gemella fosse rimasto, una sorta di embrione marcio che infetta
la mente
della paziente fino a farle sviluppare il disturbo per il quale ci
siamo
interessati a lei. Forza spirituale doppia per sostenere la
gravità del
trattamento>>.
Efesto:<<
E’
un progetto dell’Esercito?
O del
Tempio?>>.
…
Efesto:<<
Le
pongo la domanda in maniera differente. Da chi è stato
pagato per operare il
trattamento Deadly Child sul paziente femmina#2?>>.
K:<<
Molte
persone sono coinvolte, lo ammetto. Ma il progetto è stato
sostenuto
finanziariamente dall’Accademia
di Cypris>>.
Efesto:<<
Dottore, perché allora la bambina è stata
dirottata al Tempio di Sorella Dyana?
Come se lo spiega?>>.
K:<<
E lei
come fa a saperlo?>>.
Efesto:<<
Ho
conoscenze al Tempio, e anche nell’Esercito,
diciamo>>.
K:<<
Non mi
è stata comunicata la reale intenzione dei sottoscriventi il
contratto di
vendita, ma so che lo psicologo clinico e lo psichiatra infantile hanno
giudicato la paziente idonea per l’addestramento.
Mago e soldato assieme, solo un Deadly Child può riuscirci.
Almeno
credo>>.
Efesto:<<
Sappiamo che la ragazzina ha un timer. A quanto è stato
impostato?>>
…
Efesto:<<
Il
timer è fisicamente accessibile? E’
passibile di
manomissione?>>.
…
Efesto:<<
E’
destinata a
compiere la missione per la quale è stata programmata senza
scarti?!>>
K:<<
Ahahahah. Non mi dica che adesso ha paura, Efesto? Lei è un
soldato>>.
Efesto:<<
E
questo cosa significa?>>.
K:<<
Conosce
Upokrates?>>.
Efesto:<<
Naturalmente.
Fedele collaboratore dell’Esercito
e creatore dello
Scandalo>>.
…
Efesto:<<
C’entra
qualcosa lo
Scandalo in tutto questo?! E’
così?>>.
K:<<
Touché…>>.
Efesto:<<
E’
lui il
timer?>>.
K:<<
Sì, ma
non solo. Lui è qualcosa di più. Lui è
la sua “metà
mancante”.
Molto poetico
non trova? Così lo ha definito Upokrates…>>
Rapporto
#008
Luogo:
Accademia
di Cypris
Data:
22/09/5007
dalla discesa di Aion
Mittente:
Cronyos
Destinatario:
Tempio di Carthagyos.
Intercettato.
Sorella,
sono
contento di
comunicarle di persona che il soggetto è ancora in vita.
Nonostante gli sforzi
della Natura per toglierlo di mezzo, la razza umana oggi ha ottenuto
una grande
vittoria.
Il soggetto ha
superato la notte. Mancano solo pochi trattamenti e sarà
pronto.
Come diciamo
sempre circa la nostra preziosa coppia:<< Che il corpo
possa essere
presto ricollegato alla sua anima>>.
G.
Cronyos
-Memento
di
Prometheo all’Assemblea
dei Figli.
Trascrizione
di:
Perseus, Segretario.
Prometheo:<<
Che il corpo possa essere presto ricollegato alla sua
anima>>. Frase
concetto della Chiesa, da sempre rappresenta il legame tra
corporeità e aldilà.
Si pensa che il soggetto DC e il soggetto Scandalo siano da ricollegare
come
due pezzi non autosufficienti. Chi sia il corpo e chi l’anima
è presto
detto. Se Scandalo è nell’
Esercito e DC nel Tempio, chiaramente l’uno
sarà il corpo
dell’altra.
Forza
fisica e controllo mentale, unite in un esplosivo miscuglio. Nessuno di
noi
immaginava che un umano fosse in grado di sopportare tante
sperimentazioni,
senza alcuna “modifica”
oltretutto. Ma questo ragazzo ce l’ha
fatta. Vedete
questa foto? Capelli neri, occhi gialli. Nient’altro
che un uomo?
Guardate meglio…
Ah, ecco. Altezza sovrumana, forza sovrumana, rabbia
incendiaria. Guardate il filmato di questo addestramento.
Impressionante, no?
Bene, vi presento il compagno predestinato della nostra DC, Fobos.
Astreya e
Fobos. La coppia che ci seppellirà tutti se non riusciremo a
portarli dalla
nostra parte.
Quando
Fobos finì di leggere, i suoi occhi erano pieni di sconcerto
e il suo torace si
alzava ed abbassava in cerca di aria. Sollevò lo sguardo su
di me e per un
istante temetti di leggervi paura, paura per quello che aveva letto,
per aver
capito che lui era il mio interruttore e che io potevo in qualche modo
usarlo
come una marionetta. E invece, ciò che vi lessi fu
esclusivamente sorpresa.
Le
sue labbra si schiusero appena e i suoi occhi dal taglio feroce
divennero
grandi e liquidi, come catrame. Quasi ispirata dal suo sguardo, mi
sfiorai le
guance con i polpastrelli e mi accorsi che erano bagnate. Di lacrime.
Non mi
ero nemmeno resa conto di aver cominciato a piangere.
Ma in fondo come avrei potuto evitarlo? Tutto
il mio mondo di certezze era crollato e mi ritrovavo con solo della
sabbia fra
le mani. Tutto volava via, a partire dai miei ricordi. Non rimembravo
nulla
dell’assalto ai miei genitori, delle sedute. Nessun nome mi
era famigliare, non
sapevo chi fosse quel fantomatico K, né avevo idea di essere
orfana di sorella.
Il mostro che avevo dentro era lei, era un disturbo? Perché
Ysmen doveva avere
ragione su di me? Perché dovevo essere il Deadly Child? Mi
morsi un labbro,
cercando di frenare le lacrime, ma fu tutto inutile. Non ricordavo di
avere una
missione nella vita, né di essere un mostro. Non fin nel
profondo almeno. Ero
un’arma.
Lentamente
i miei occhi si fecero opachi e si sollevarono a osservare nuovamente
Fobos,
una creatura torturata per colpa mia. Mi guardava con quegli occhi
ambrati che
tanto avevano sofferto, forse chiedendosi perché, forse
domandandosi che cosa
avesse fatto di male per meritarsi che una tale piaga si abbattesse su
di lui.
-Hai
paura di me? -, gli domandai, la voce che tremava e le lacrime che
scorrevano
sulla curva magra del mio collo. Non riuscivo a impedirmi di essere
scossa da
fremiti, ma potevo mantenere un atteggiamento freddo e controllato.
Serviva
alla mia mente per non vacillare.
-Paura?
-, sussurrò Fobos aggrottando le sopracciglia. Non capiva.
Mi
morsi l’interno delle guance finchè non lo sentii
sanguinare, in attesa che
comprendesse da solo. Ci mise solo qualche istante, lo capii da un
evidente
cambio di luce nei suoi occhi. E quando ebbe la certezza di
ciò che la mia
domanda gli suggeriva picchiò con forza il pugno sul tavolo,
facendomi
rimbombare le ossa e tremare il cuore. Singhiozzai non appena lo vidi
issarsi
sul tavolino e il fiume d’olio nero dei suoi capelli
oscurargli il viso
pallido.
Mi
portai la mano alla bocca, terrorizzata. Fobos con un ampio gesto della
mano,
gettò il fascicolo in aria. Vidi pagine e pagine volare,
piovere dal soffitto
quasi al rallentatore mentre il ragazzo si scavava una via fra di loro.
In un
battito di ciglia mi fu addosso, gli occhi incendiati di una sfumatura
aranciata simile a fuoco. Chiusi gli occhi, aspettandomi uno schiaffo o
un
pugno, e parai con le braccia a croce di fronte al viso. Ma non accadde
nulla.
Sentii solo delle braccia circondarmi e il calore di un respiro
solleticarmi il
collo. Spalancai gli occhi con forza, scollando le ciglia umide, e vidi
le
braccia di Fobos circondarmi. Stringeva con forza, con rabbia, fino a
farmi
male. Lo sentivo artigliarmi la pelle e ringhiare appena.
-Non
potrei mai avere paura di te-, sussurrò. Sentii il cuore
esplodermi come una
mina, e involontariamente la mia fronte si appoggiò alla sua
spalla.
–
Ho solo paura di perderti-, aggiunse mentre le mie mani si aggrappavano
alla
sua camicia, stropicciandola senza pietà.
Rimanemmo
così a lungo, con il mio pianto come unica colonna sonora
per la nostra
disperazione. E forse saremmo rimasti così in eterno se
Eracleo non fosse
entrato nello stanzino, bussando più per
formalità che per altro. Subito Fobos,
come punto da un tafano, drizzò la schiena e
oscurò il suo sguardo. Si chinò a
raccogliere dei fogli con nonchalance salutando con un unico grugnito
il nuovo
arrivato.
-Tutto
bene? -, chiese circospetto Eracleo, osservando alternativamente il mio
viso e
quello di Fobos. Non gli sfuggirono le mie ciglia umide e le iridi
lucide.
Si
abbassò appena appoggiandomi la mano sulla spalla e
scostandomi i capelli
scuri. Le pupille di Fobos saettarono nella sua direzione e una sorta
di
elettricità attraversò l’aria. Era
evidente che Eracleo per lui era qualcosa di
più di un commilitone, anche se in senso negativo.
-Sì,
stiamo bene-, risposi, sfregandomi gli occhi e dando una pacchetta alle
dita di
Eracleo affinchè le spostasse. Lui mi sorrise affabile e ci
aiutò a raccogliere
tutta quella inutile carta in un mazzo scombinato e disordinato. Poi ci
dirigemmo nel nostro appartamento, in colonna come dei prigionieri. Io
stringevo ancora il fascicolo tra le mani, continuando a percepire lo
sguardo
di Fobos sulla schiena. Sembrava volesse trapassarmi.
-Dovremmo
raccontare loro cosa abbiamo scoperto? -, gli sussurrai, assicurandomi
che
Eracleo non ci sentisse. Fobos mi afferrò il polso e mi
trattenne un attimo,
lasciando che il Caporale ci precedesse sulle scale.
-E’
ovvio che ci seguiranno una volta abbandonato il Sandpit,
perciò non credo sia
saggio tenerli all’oscuro di tutto-, sospirò.
–Tuttavia, credo anche sia il
caso di edulcorare loro la faccenda. Raccontiamo essenzialmente solo
quello che
devono sapere per non farsi ammazzare-.
Annuii,
convinta che fosse la scelta giusta, e a grandi passi raggiunsi Eracleo
sul
pianerottolo.
Entrammo
nel salotto dove Aracne stava preparando il caffè.
L’aroma speziato di
quell’oro nero mi raggiunse le narici, facendomi brontolare
la pancia.
-Che
cosa succede? -, sorrise, pettinandosi la treccia quando ci vide tutti
sulla
soglia. –Avete una tale faccia -.
Fobos
non disse nulla, ma si diresse a grandi passi verso il divano. Vi
sprofondò con
un tonfo sordo e si accese l’ennesima sigaretta. Era chiaro
che stesse
meditando su cosa dire, su che parte del fascicolo soffermarsi.
-Abbiamo
scoperto un po’ di cose da quella merda…-,
cominciò aspirando il fumo fino a
far incendiare la punta della sigaretta. –A partire dal fatto
che in qualche
modo io ed Astreya siamo collegati-.
Fobos
raccontò brevemente la storia del Deadly Child e tutte le
congetture che ci
avevano spinti ad intraprendere il nostro viaggio nel Sandpit. Poi
verso la
fine, aggiunse qualcosa di suo, qualcosa che nemmeno io sapevo.
-Ora
il punto della questione è: cosa facciamo? A mio avviso le
strade sono due.
Possiamo cercare K, il dottore del fascicolo, oppure possiamo cercare
Prometheo-.
Eracleo
ingollò una buona dose di caffè, poi si sporse
verso di me.
-Tu
cosa ne pensi, Astreya? -.
Io
non pensavo. Non avevo idea di qualche fossa la scelta migliore, ma
sapevo che
dovevo fare i conti con le intenzioni di Ysmen. In fondo con i Figli
del Vento
avevo contratto un Debito e non potevo andarmene senza sapere cosa loro
intendessero farmi fare ora che il mio armadio si era riempito di
scheletri.
-Io
credo che dovremmo prendere in considerazione anche quello che i
Diarchi hanno
pensato per me. Ora che so che il nostro arrivo al Sandpit non
è stato casuale,
devo saperne di più. Devo capire cosa sta succedendo al
Vallum, che cosa vuole
dire essere un DC, ma soprattutto devo comprendere chi ha tentato di
farmi
saltare in aria sotto la breccia-.
Il
mio monologo colpì i presenti come una sferzata di vento sul
costone di un
promontorio. Persino Fobos era sorpreso dalle mie parole: mi ero
dimenticata di
non aver raccontato a nessuno dell’uomo che mi aveva quasi
ammazzata nel
sottosuolo.
Spiegai,
quindi, rapidamente cosa era accaduto e mi accorsi che
l’espressione dei
presenti si era fatta seria, quasi impaurita.
-Non
è sicuro per te andare in giro a cercare indizi. Potrebbero
tentare nuovamente
di ucciderti-, disse Eracleo, passandosi una mano fra i capelli e
sospirando. –
In fondo non sappiamo ancora cosa voglia da te la setta. Forse sarebbe
il caso
di incontrare Prometheo prima di procedere oltre-.
Fobos
si mosse appena sulla sedia, allargando le gambe e appoggiandovi sopra
i gomiti
spigolosi.
-Non
credo che entrare nella tana dei Figli del Vento sia così
“sicuro”, Caporale-.
Eracleo
fissò intensamente Fobos, sollevando il sopracciglio e
ingobbendosi. Sembrava
che tra quei due fosse in corso una sorta di guerra fredda. Aracne
interruppe
il filamento elettrico che li collegava versando a entrambi la seconda
dose di
caffè nero.
-E
allora cosa proponi, Fobos? Rimanere qui ed aspettare che
l’Esercito ci trovi?
-.
Fobos
si alzò e fece qualche passo per la stanza, meditando su una
soluzione. Lo
guardai attentamente per cercare di sondare le sue emozioni, ma a parte
un
alone di frustrazione, la sua aurea brillava tranquilla. Fobos stava
calcolando
le nostre future mosse con la dovizia e la serietà di un
vero Generale. Perciò sapevo
che avrei potuto fidarmi ciecamente del piano che la sua mente avrebbe
partorito.
-Vorrei
solo intervenire riguardo un punto…-.
La
voce flebile, ma decisa di Aracne squarciò l’aria
come il fendente di una
katana, attirando la mia attenzione quanto quella
dell’Ibrido, il quale con un
gesto secco ruotò gli occhi in direzione della donna.
-Hai
qualche idea? -, chiese gentilmente Eracleo, mentre il caffè
gli fumava davanti
agli occhi, annebbiandolo.
Aracne
scosse la testa e mi guardò intensamente. Non avevo mai
visto i suoi occhi
assumere una tonalità così scura di blu.
-Prima
di entrare in Accademia io ed Astreya abbiamo violato le leggi del
Tempio e
nella sala della Tessitura ho …-.
La
bloccai immediatamente.
-Quello
non è niente di importante… Sorvoliamo-.
Non
volevo che parlasse della Tela di fronte a Fobos. Ora che era chiaro il
legame
che ci univa, la forma umana che avevo visto emergere dalla trama
ordita da
Aracne aveva assunto una precisa identità. Il ricamo che la
Tessitrice aveva creato
di fronte ai miei occhi era rimasto senza volto perché io
ancora non avevo
conosciuto Fobos. Ma ora che ci pensavo seriamente, quale altro umano
avrebbe
potuto emergere dalle tenebre ricoperto di sangue e con i lunghi
capelli neri
al vento? La verità mi brillava davanti agli occhi, ma solo
ora, con il
fascicolo fra le mani, ero riuscita ad accettare l’idea che
il mostro assassino
della visione di Aracne fosse l’uomo che avevo innanzi. E,
pertanto, meno Fobos
sapeva, meno avrei dovuto coinvolgerlo nella mia vita. Così
facendo, forse gli
avrei risparmiato lo strazio di diventare un mostro alle mie
dipendenze.
Per
quanto riguardava me, invece, non sapevo esattamente cosa aspettarmi.
Per il
momento ero in grado di gestirmi tranquillamente, ma il futuro
è imprevedibile
e non sapevo ancora cosa dovermi aspettare.
-Se
Aracne desidera parlare, dovrebbe essere libera di farlo-, mi
fulminò Fobos con
un’espressione sospettosa. Mi voltai verso Aracne e
assecondando Fobos le feci
cenno di parlare: sapevo che non mi avrebbe tradita e che avrebbe
addirittura
mentito per me.
Lei,
infatti, mi indirizzò uno sguardo complice e timidamente
disse: - No, niente.
Nella Tela abbiamo visto che qualcosa sta cambiando. Un paesaggio
turbolento e
una guerra in vista. Suggerivo solamente di considerare la
possibilità che le
nostre azioni portino a una guerra. Le decisioni andranno pertanto
prese con
grande cautela-.
Fobos
era palesemente insoddisfatto dalla risposta che aveva ottenuto, ma in
ogni
caso non disse niente e tornò a riflettere.
Inspirò altro fumo e ingollò del
caffè, socchiudendo gli occhi per visualizzare meglio il
piano che lentamente
andava delineandosi nella sua mente.
-Forse
sarebbe il caso di dividerci. Io ed Astreya potremmo consultare i
Diarchi e
cercare di capire se ciò che ci chiederanno di fare sia
fattibile o meno.
Mentre voi potreste recarvi al Sanitarium di “Sora
Hera” e chiedere di K. La
presenza di una Custode dovrebbe intenerire le guardie-.
Eracleo
sgranò gli occhi e si alzò di scatto, gettando
malamente la chicchera sul suo
piattino.
-Sei
impazzito? Siamo ricercati a Carthagyos! Non voglio ritrovarmi di nuovo
in quel
focolaio-, sbottò avvicinandosi a grandi passi a Fobos e
prendendogli il
colletto della camicia. L’Ibrido si lasciò fare,
dimostrando tutta l’apatia di
cui era capace.
-Preferisci
che ci vada Astreya? Con la taglia che pende sulla sua testa non
sopravvivrebbe
nemmeno due ore in pieno centro. Tu devi essere completamente matto-.
Mi
alzai anche io e, scocciata, mi avvicinai ai due contendenti. Non solo
odiavo i
litigi, ma odiavo particolarmente il modo in quei due si piccavano. Lo
trovavo
davvero stupido in un momento come quello, oltre che completamente
inutile.
Afferrai,
quindi, la mano di Eracleo e con forza gli scollai le dita. Lo
allontanai con
uno spintone, poi tolsi la sigaretta di bocca a Fobos e gliela spensi
con
rabbia nel caffè.
-Non
so dove pensiate di essere, ma questo non è un salotto da
tè. Qui stiamo
discutendo della nostra vita o della nostra morte. E’
evidente che né io né
Fobos possiamo tornare a Carthagyos, tuttavia Aracne ha ancora il
diritto d’asilo
nel Tempio. Se tornasse sotto la protezione di Sorella Dyana potremmo
affidare
a lei le ricerche sul dottor K. Basterebbe far credere che è
stata rapita da
Eracleo, ma che è riuscita a scappare-.
Fobos
sorrise, compiaciuto dal mio acume. Poi continuò per me.
-Sì,
in questo modo noi tre potremo proseguire indisturbati e occuparci del
resto.
La trovo una buona idea…-.
Guardai
Eracleo per capire se anche lui fosse d’accordo, ma sul suo
volto vedevo
soltanto un’ombra, una sorta di colla oleosa che corroborava
l’alone di feroce
rancore della sua aurea. Perché fosse così
arrabbiato non riuscivo a capirlo.
-Beh,
io non sono d’accordo. Credo che voi due non dobbiate
viaggiare assieme.
Riflettete, se veramente Fobos è il tuo timer, Astreya,
sarebbe saggio
affiancarsi a lui per più del tempo strettamente necessario?
Io penso che Fobos
debba consegnarsi all’Esercito, così da essere
imprigionato e isolato. Solo
così tu sarai libera di portare a termine la tua indagine.
Non voglio che a
causa della testardaggine di un Generale tu metta a repentaglio la tua
stessa
esistenza-.
Guardai
Eracleo con serietà. Per me era inaccettabile mandare Fobos
al patibolo, ma
almeno finsi di scandagliare anche la sua proposta. L’Ibrido
dal canto suo
rimase immobile massaggiandosi la base del naso, infastidito. Cercava
di
resistere alla tentazione di prendere per il collo il Caporale, ma non
gli
stava riuscendo. Infatti, non molti secondi dopo, scattò in
avanti e gettò la
tazzina nel lavabo, fissando il liquido scuro che vorticava nello
scarico come
fosse sangue.
-E
tu pensi davvero di poterla proteggere come farei io? -,
sibilò poi, puntando
su Eracleo uno sguardo che non avevo mai visto in vita mia. Era
esplosivo e
rabbioso. Non c’era altro nei suoi occhi se non traboccante
violenza. Ebbi
improvvisamente paura e indietreggiai.
-Io
sono un soldato tanto quanto te-, mormorò Eracleo,
più remissivo di quanto mi
aspettassi. Stava studiando Fobos come un domatore il leone. Sapeva che
stava
per esplodere e che lo stava provocando, ma non sembrava intenzionato a
ritirarsi
dal conflitto.
-
Bene, allora. Se ne sei convinto, lascerò che sia Astreya a
scegliere-.
Voltò
le iridi nella mia direzione e con nonchalance mi fece gesto di
prendere la mia
scelta. Probabilmente sapevano entrambi che avrei scelto Fobos, ma
negli occhi
del Caporale leggevo la speranza. Non volevo deluderlo, ma ero convinta
che il
cammino che io e l’Ibrido avevamo intrapreso dovesse essere
un cammino
solitario. Chiunque ci avesse seguito avrebbe rischiato la vita, e io
non
volevo assolutamente prendermene la responsabilità. Ripensai
alla donna cui
avevo regalato un girasole e mi ritrovai a meditare sulla possibile
dipartita
di Eracleo o Aracne: era insostenibile per me pensare di essere la
causa della
morte di altre persone.
-Fobos
ha ragione-, mormorai. – Credo che tu, Eracleo, dovresti
tornare al Vallum e
scoprire qualcosa in più sui ribelli. Sappiamo che Deimos
potrebbe essere
coinvolto nella disattivazione dei Molossi, quindi potresti cominciare
la tua
ricerca da lì-.
Fobos,
ancora in piedi di fronte al lavabo, annuì appena, mentre
Eracleo inghiottì a
vuoto.
-Volete
tagliarmi fuori?! -, sbottò, perdendo totalmente la
compostezza che lo
caratterizzava.
-Non
è questo, Eracleo-, gli spiegai prontamente o almeno ci
provai. – Si tratta
della vostra sicurezza e poi saperti accanto ad Aracne per parte del
viaggio di
ritorno, mi darebbe la forza di riuscire a lasciarla-.
Il
volto di Eracleo si oscurò e i suoi occhi virarono sul
sorriso che increspava
appena le labbra dell’Ibrido. Non so perché Fobos
trovasse divertente quella
scena, ma io ero più che tesa. Sentivo che stavo tradendo la
mia amicizia con
Eracleo per allontanarmi assieme ad un uomo che potenzialmente era la
mia
miccia. Non credevo che quella fosse la scelta giusta, ma
l’unica possibile.
-Allora
è deciso, Caporale-, disse Fobos appoggiandosi con la
schiena al muro. –
Proseguiremo io e Astreya e vi terremo informati se sarà il
caso-.
Eracleo
avanzò deciso, fronteggiando la montagna d’uomo
che aveva innanzi. Sia io che
Aracne cominciammo a sudare freddo perché nonostante Fobos
ora stesse guarendo,
era ancora emotivamente instabile.
-
Se sarà il caso? Stai spingendo Astreya in un vicolo cieco,
esponendola a
rischi enormi-, sbottò afferrandogli con rabbia la camicia.
L’Ibrido lo fissò
con tale astio che percepii la pelle di Eracleo sciogliersi sotto
l’acidità di
quegli occhi alcalini.
-
Senti, microcefalo, nessuno ha chiesto la tua opinione. Ci sei capitato
tra
capo e collo per caso, quindi per favore non crearci altri problemi-.
Afferrò
la pistola che gli pendeva al fianco e la puntò al centro
della fronte di
Eracleo. L’indice tentennava sul grilletto, mentre il suo
braccio si tendeva
fino a spingere il foro circolare dell’arma nella carne del
Caporale. Aracne
strillò quando vide lo sguardo di Fobos indurirsi e il suo
busto protendersi in
avanti. Anche io mi
spaventai e l’unica
cosa che riuscii a fare fu appendermi al braccio di Fobos prima che
compisse
l’ennesimo folle gesto.
E
adesso questa che cazzo vuole? I
suoi pensieri mi raggiunsero con la violenza di un uragano,
implodendomi nella
testa con un ronzio metallico. Non so se si fosse accorto che ero
nuovamente
entrata nella sua testa senza permesso, ma intento come era a
minacciare di
morte il compagno, probabilmente non ci aveva fatto caso.
-Fobos,
piantala. Non vale la pena litigare, non in questo momento. Eracleo, tu
non
mettere in discussione le mie scelte. Ho appoggiato io stessa la
proposta di
Fobos, quindi non recriminargli nulla-.
Eracleo
sgranò gli occhi, solitamente così pacati e
allegri. L’espressione che il suo
volto assunse fu simile a quella di una cocente sconfitta e le mani si
mossero
da sole. Allontanò la pistola dalla sua fronte e, facendosi
sotto come Davide
contro Golia nella nota favola, afferrò il bavero della
camicia di Fobos. Il
ragazzo, dall’alto dei suoi due metri, resistette alla
tentazione di colpirlo.
Gli afferrò le dita e le fece scricchiolare nella ferrea
morsa delle sue.
-Cosa
le hai fatto? L’hai trasformata in una…in una cosa
come te! -, urlò, facendomi
accapponare la pelle. Non avevo mai visto Eracleo così
arrabbiato, né Fobos
così tremendamente calmo.
-
Senti imbecille, mi hai già stancato. So che non ti piaccio,
e ti assicuro che
la cosa è reciproca, ma non è colpa mia se non
riesci a ragionare. Ti stai
facendo guidare dalle parti basse-, sibilò Fobos
afferrandogli i capelli e
costringendolo a guardare me, rimasta al fianco dell’Ibrido
per tutto il tempo.
Vidi la vergogna e l’imbarazzo farsi largo sul viso di
Eracleo, mentre le sue
iridi scure baluginavano riflettendo la luce della lampadina spoglia
che
illuminava il soggiorno. Un rossore intenso gli macchiò la
pelle bianca e lo
costrinse ad abbassare gli occhi, mordendosi rabbiosamente il labbro
inferiore.
Ero ammutolita e non sapevo che dire. Persino Aracne, che come paciere
era
sempre stata bravissima, non sapeva cosa fare e se ne restava
imbambolata al
tavolo con le mani aggrappate alla tovaglia di plastica bianca.
-Smettila,
Fobos-, mormorai, gli occhi sgranati e la mano ancora appoggiata sul
suo
avambraccio.
Sì,
come no! Davvero, tu mi dici di
smettere? Tu che nemmeno ti accorgi di uno che ti spoglia con gli occhi
e che
ti segue la gonnella come un cane in calore?! Che pena.
-Proprio
tu mi dici certe cose? -, udii dire al Caporale, in riferimento
all’insulto
indirizzatogli prima dal commilitone.
La
risata ironica e incattivita di Eracleo interruppe il flusso dei
pensieri di
Fobos, obbligandolo a voltarsi e fissare la sua ambra negli occhi
catramati di
Eracleo.
-Che
vuoi dire? -, tuonò il giovane, spingendo via
l’altro. Questi inciampò nei suoi
stessi piedi, frenando la caduta solo grazie al mobiletto della cucina
alle sue
spalle. Aveva lo sguardo ferito e oltraggiato, i palmi delle mani
premuti con
forza contro il ripiano. Non riusciva più nemmeno a
guardarmi negli occhi.
-Che
almeno io ho ancora potere sulle mie parti basse! -, gridò
mentre i suoi
lineamenti cambiavano e diventavano quasi grotteschi.
Non
potevo credere a ciò che aveva detto Eracleo, non potevo
pensare che la sua
persona, così dolce e disponibile, avesse osato riportare a
galla un segreto
così intimo e privato solo per vendetta.
Mi
voltai terrorizzata verso Fobos, chiedendomi quale sarebbe stata la sua
reazione, ora che la situazione era definitivamente precipitata.
L’Ibrido
schizzò avanti come una furia, caricando il compagno e
colpendolo con forza al
mento. Sentii un rumore di ossa spezzate e il gorgoglio del sangue
nella gola
del soldato. Feci per intervenire, ma non riuscii a staccare Fobos dal
ragazzo,
ormai ridotto a una maschera sanguinante.
-Dai,
ripetilo. Ripetilo se hai coraggio-, gli urlava l’Ibrido,
scagliando su di lui
una raffica di pugni.
Non
riuscivo ad avvicinarmi a quel groviglio di carne e capelli. Non
riuscivo più
nemmeno a distinguere chi fosse l’uno e chi fosse
l’altro. Riuscii solo ad
afferrare l’orlo della camicia bianca di Fobos che,
però, a causa di un nuovo
attacco del giovane, mi rimase in mano.