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Autore: Sere J Potter DiLaurentis    02/09/2015    2 recensioni
La guerra porta distruzione: c'è chi crede che dia più forza al vincitore, non sapendo che invece lacera di più la sua anima.
Nella terra di Mathos, i sovrani di due regni decidono di fare una tregue e sancire la pace per risparmiare ai rispettivi popoli miseria e campi di sangue.
La principessa Cristalia, del regno di Glaestas, viene mandata nel regno di Solisot per incontrare il suo futuro sposo: re Awen. Ella è ben lieta di aiutare il suo popolo a trovare la pace, ma non sa che andrà incontro a qualcosa che non avrebbe mai immaginato. Aveva sentito parlare dell’amore solo tramite i cantastorie di corte e non si era mai chiesta cosa veramente fosse, sapendo fin da piccola che si sarebbe sposata per un’alleanza politica. L’incontro con il principe Tristane metterà in bilico tutto, compresa l’alleanza con il regno di Solisot.
A volte l’amore porta felicità e speranza… altre volte distrugge più di una malattia o una guerra.
L’amore tra Cristalia e Tristane sarà fatale per le loro stesse vite.
Profezie, magia e lotta di potere: una grande e devastante guerra incombe su Mathos, da tradimenti e intrighi.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La corona di sangue



Primo capitolo



«Si prospetta proprio una bella serata!» esclamò tutta eccitata la principessa Cristalia mentre la sua ancella l’aiutava a vestirsi. Aveva atteso quel giorno fin dal suo arrivo al castello del suo promesso sposo.
Da sempre vissuta a Glaestas, il suo regno, aveva solamente potuto sentir parlare dei gran balli che si tenevano negli altri reami e ognuno possedeva le proprie caratteristiche. Sua madre le aveva raccontato che i festeggiamenti duravano più a lungo perché fra tutti i regni, quello di Solisot, aveva la fortuna dell’arrivo tardivo della notte. Il reame del suo promesso sposo era veramente splendido; la zona ad est - dove era collocato anche il palazzo reale - si affacciava sul mare e le sue coste erano di una bellezza disarmante per la giovane Cristalia abituata a foreste e grandi vallate.
«Vedrete che ne sarete entusiasta! Il banchetto reale offre tutte le specialità del nostro regno e poi fanno sempre qualche spettacolo con il fuoco e con le tigri» raccontò la giovane ancella. «Ho anche scoperto dalle altre serve che il re ha intenzione di far suonare qualche musica dei regni nordici cosicché possiate sentirvi più a casa.»
«Davvero?» Gli occhi di Cristalia si illuminarono; con la passione per il ballo che possedeva, sarebbe stata molto triste se non avesse potuto partecipar alle danze perché non conosceva i passi. «È un gesto molto cortese da parte di re Awen.»
«Re Awen è diverso dal padre. Ci tiene veramente al suo popolo e credo che tenga anche a voi, in fondo presto sarete sua moglie! Sarete felice, ne sono certa!»
Cristalia sorrise contagiata dalla vitalità della sua ancella, anche se la felicità non era ciò a cui mirava il suo matrimonio. La loro unione sarebbe servita per appianare le forti divergenze che c’erano state tra i loro regni: in parole povere, un matrimonio politico. La principessa risiedeva alla corte di Solisot da due mesi su volere di suo padre, del resto doveva imparare a conoscere la nuova terra su cui avrebbe regnato.
Le usanze erano diverse e le persone di Solisot erano notevolmente estroverse rispetto a quelle del suo regno, ma ciò non le dispiaceva affatto. Passeggiando a fianco del promesso sposo le era stato regalato un mazzo di fiori, un gesto che apprezzò moltissimo e da una parte la rincuorò: presto sarebbe diventata regina e sperava tanto di non essere una delusione per il popolo. L’unica pecca che Cristalia trovò del regno di Solisot fu il clima molto caldo: i primi giorni furono estenuanti per lei, abituata al fresco della sua terra. Le sarebbe sicuramente mancata la neve che copriva le valli per mesi. E se questo bastava a causarle malinconia, saper che gli incontri con la sua famiglia sarebbero stati rari era devastante. Era molto legata a tutti loro e soffriva al pensiero che dopo il matrimonio non ci sarebbero state altre occasioni di stare tutti insieme, esclusi gli incontri diplomatici. Cristalia cercava di non pensarci per non fare l’anima in pena, in fondo aveva sempre saputo che sarebbe andata così da quando sua madre le aveva raccontato che, quando era nel suo grembo, una strega aveva predetto che un giorno sarebbe stata regina. Del suo regno era impossibile vista la presenza del fratello maggiore Aidan; sarebbe stata regina di un regno straniero e al suo fianco avrebbe avuto un grande re!
«Vostra figlia diverrà regina quando due regni sanguineranno. Farà cadere l’inverno e molti saranno pronti a marciare. La fanciulla accanto ad un re baciato dal sole riporterà la pace nella terra di Mathos!» aveva proferito una strega.
La regina Brianna, sua madre, mostrava un vasto entusiasmo quando raccontava quella storia - ovvero ogni giorno - e quando c’era da sancire la pace con il regno di Solisot si mostrò ancor più contenta, avendo la conferma che quello che la strega aveva predetto si sarebbe avverato. Al matrimonio sarebbe stata la persona più gioiosa, fino a quando non avrebbe visto uno dei suoi fratelli ubriaco a gridare a squarciagola una canzone dalle parole poco regali.
Nel periodo di permanenza a Solisot, Cristalia imparò a conoscere un po’ colui che sarebbe diventato presto suo marito: re Awen era un uomo dal portamento regale e i suoi modi sinceramente gentili riuscirono a farla sentire più a suo agio in quella terra straniera, anche se ancora non la sentiva casa sua.
I matrimoni combinati erano letteralmente un salto nel buio: c’era chi trovava fortuna e chi sfortuna. A Cristalia era stato insegnato di accettare ciò che il destino le avrebbe posto nelle mani e di farne tesoro. Non le sembrava che le fosse andata tanto male: il suo futuro marito era colto e gentile, e a lei questo bastava. Non pretendeva nulla di più.
«Siete bellissima, mia signora! Il nostro re rimarrà folgorato!» trillò tutta allegra la simpatia ancella Amalìa che le era stata affiancata dal suo arrivo. Avevano la stessa età e andarono subito d’accordo per via del carattere simile, rimanendo però ciascuna nella propria posizione.
La principessa Cristalia si guardò allo specchio sistemandosi meglio la gonna che dal busto stretto si apriva a campana. Quell’abito era stato fabbricato su ordine di re Awen con una morbida seta blu che lui stesso aveva scelto. Sorrise contenta, immaginando come quella festa sarebbe stata magnifica: avrebbe ballato fino a notte inoltrata e magari sarebbe riuscita a fare amicizia con qualche nobile della sua età. Non aveva dubbi che molti si sarebbero avvicinati per ottenere favori in futuro, ma credeva di esser abbastanza accorta per riconoscere coloro che non avevano ottimi propositi. Era stato suo padre ad insegnarle qualche trucchetto ed era giunto il momento di mettere tutto in pratica.
Bussarono alla porta e, pochi attimi dopo, re Awen fu nelle stanze private della sua futura sposa.
«Principessa Cristalia, sono venuto a prendervi per scortarvi nella sala dei ricevimenti cosicché potessimo fare la nostra entrata tanto attesa» disse l’uomo facendo una riverenza, in segno di rispetto. «Mi auguro che questo piccolo cambio di programma non vi dispiaccia.»
«Affatto, mio signore. Anzi, sono onorata di presenziare al vostro fianco di fronte ai nobili del reame. In questi due mesi ho cercato di assimilare il più possibile, mi auguro di non essere una delusione per loro.»
«Ne dubito fortemente. E in ogni caso non lo siete per me, è questo ciò che conta.» Re Awen le sorrise dolce mentre i suoi piccoli occhi cristallini osservarono la figura minuta della fanciulla. Sul suo capo v’era una tiara argentata, i lunghi capelli bruni erano stati legati blandamente dietro al capo e una lunga treccia ricadeva sulla spalla destra.
L’uomo era certo che Amalìa non l’avesse aiutata con i capelli, siccome era un tipo di pettinatura che a Solisot non si usava. La trovava incantevole seppur non fosse una bellezza rara, non tanto diversa da molte nobili che aveva incontrato. Ma ci fu un particolare che lo aveva colpito fin dal loro primo incontro: ogni sua parola o gesto veniva accompagnato da una tale grazia che poteva far invidia ad un cigno.
Re Awen scosse il capo scostando lo sguardo da lei e le mostrò il suo braccio di modo che potessero iniziare ad incamminarsi.
«Questo pomeriggio sono giunti i vostri fiori…»
«Vi sono piaciuti?» domandò velocemente Awen.
«Moltissimo.»
«Sono gigli del deserto. Non appartengono alle mie terre. Li ho fatti importare personalmente dal Deserto Rosso sperando di lasciarvi incantata e mi ritengo soddisfatto!» esclamò ridacchiando dopo aver visto l’espressione colpita - e affondata - della sua futura moglie.
Cristalia si sentiva spesso in soggezione in sua presenza; non principalmente perché era il re o perché doveva diventare suo marito, era più una sensazione a pelle. Ma forse era solo agitazione prematrimoniale e presto si sarebbe abituata a tutto quanto.
«Non ho potuto far a meno di notare che voi e la vostra ancella andate molto d’accordo» esordì re Awen.
«Oh, sì. Sono lieta di aver Amalìa al mio fianco e non posso che ringraziare voi.»
«Per me è solamente un piacere rendervi felice. Tra poche settimane diverrete mia moglie e, desidero essere franco, vorrei molto che tra noi si crei un rapporto d’amicizia e fiducia reciproca» iniziò Awen scendendo la scalinata e poi continuando a camminare per il corridoio. «Comprendo quanto per voi debba essere difficile stare in una terra straniera, impararne il dialetto e i costumi, senza contare che state per sposare un perfetto sconosciuto. Per questa serie di motivi ci terrei a sapere qualunque cosa vi faccia piacere o che vi mette a disagio. È davvero un mio gran desiderio costruire un rapporto d’affetto e chissà, magari un giorno d’amore, se saremo fortunati.»
Il viso della giovane Cristalia era rivolto al suo promesso sposo e tutta la sua attenzione era posta nelle sue parole così dolci e apparentemente sincere. Sarebbe stato un sogno se tutto ciò che udì si sarebbe avverato.
Non si fece illusioni e non pensò affatto che re Awen fosse un bugiardo, però preferiva affrontare tutto con i piedi di piombo. Certamente, sognare non faceva male, ma nella posizione che rivestiva poteva causare non poche delusioni. Cristalia aveva diciotto anni e non aveva visto il mondo con i suoi occhi, bensì aveva solamente potuto sentirne i racconti ed essi non le avevano mai riportato storie di matrimoni d’amore tra sovrani; rispetto sì, affetto forse, ma amore no di certo.
Aveva sentito di mariti che passavano più tempo nel letto delle prostitute che in quello della moglie e Cristalia aveva sempre pensato che in fondo una regina non aveva niente di diverso ad un'altra donna se non la corona. Ecco perché si accontentava della gentilezza di re Awen, senza sognarsi minimamente che potesse amarla. Se un giorno sarebbe veramente accaduto allora sarebbe stata una donna molto fortunata!
I suoi pensieri vennero scossi quando arrivarono nella sala dei ricevimenti. Cristalia rimase folgorata dalla sua maestosità: circolare e con una grande cupola decorata con ornamenti floreali. Re Awen non le aveva mai fatto visitare quella parte del palazzo proprio per attendere la festa che si organizzava in quel periodo. Dopo aver ammirato il visino incantato della sua promessa sposa, non ebbe dubbi che aveva preso la decisione giusta aspettando.
La principessa Cristalia si fece piccola-piccola seppur fosse abituata alle feste reali, ma senza aver al suo fianco una persona di famiglia faticava nel sentirsi a proprio agio. La compagnia di qualche nobile, presentatole da Awen, riuscì ad alleggerire la tensione e l’apertura delle danze ancor di più.
Ballare era ciò che riusciva a scostare ogni suo pensiero e che la rendeva più allegra di quanto già non fosse. Passò gran parte della serata danzando allegramente con gli occhi del suo promesso sposo addosso. Il sorriso di Cristalia destava nel giovane re emozioni che prima di quel momento non aveva mai provato. Egli si perse via spesso ad ammirarla e ogni volta ardeva nell’andare da lei per farla sua. Era attratto dal suo spirito più che dall’aspetto fisico. Abbandonò la conversazione con un amico di vecchia data per correre da Cristalia e danzare: era il loro primo ballo e, fino alla fine, gli occhi cristallini di re Awen non abbandonarono mai quelli spensierati della sua promessa sposa. Avevano gli sguardi di tutti puntati addosso, i nobili stavano sorridendo e mormorando quanto fossero una bella coppia. A quanto pare il loro matrimonio era ben visto da tutti o comunque anche le malelingue cessarono quella sera.
«Non attendo altro che diventare vostro marito» cominciò re Awen prendendola sottobraccio e iniziando a volteggiare. «Ora, solamente ora, ho la conferma che il nostro matrimonio porterà tanta prosperità a Solisot. La nostra unione non sarà solo politica, potete starne certa. Sappiate che vi desidero immensamente.»
Cristalia non sapeva se esserne lusingata o aver timore. Il disagio che ore prima era scomparso, riapparve, ma la giovane principessa cercò di nascondere le sue emozioni e accennò ad un sorriso. Era stata la madre ad insegnarglielo come molti altri trucchi che avrebbe messo in pratica diventato regina. Re Awen la prese per mano e l’attirò in un angolo per poter parlar più tranquillamente.
«La nostra unione è necessitata per mantenere intatta la pace tra i nostri regni. Siete qui da circa due mesi e
comprendo di non conoscervi bene, ma quel poco che mi è stato permesso è bastato per farmi comprendere che il detto “ai reali non è concesso sposarsi con chi più gli aggrada” sia errato.» La distanza tra loro si stava esaurendo sempre di più e l’agitazione di quel momento fece accelerare i battiti del cuore della giovane fanciulla. Il suo intuito le stava confermando che quel bel discorso sarebbe giunto ad un punto che non sarebbe stato tanto gradito dalle sue labbra. «Voi mi piacete, Cristalia, e credo che al mio fianco diverrete una grande regina. Il mio ingegno e la vostra buona presenza, ma specialmente la nostra felice unione, renderanno questo regno glorioso. Ci saranno momenti difficili, nonostante ciò cercherò di ascoltarvi. Vi prometto che non vi metterò mai da parte. Mai.»
Re Awen le carezzò una guancia con il dorso della mano mentre lei trasalì dall’agitazione. Abbassò lo sguardo sentendo il viso del futuro sposo avvicinarsi al suo. Sentiva il suo respiro, il suo alito che sapeva di vino. Se si fosse trattato di un altro uomo, di cui non avrebbe gradito il tocco, gli avrebbe tirato un bel calcio nello stinco. Ma era una principessa e soprattutto la sua futura moglie, doveva comportarsi bene. Sua madre si era raccomandata così tanto da farle venir la nausea.
Quel matrimonio era così importante per il suo regno, per la sua famiglia, per il suo popolo, che non poteva permettersi di far nessun passo falso. In fondo era solamente un bacio; forse quel gesto le sarebbe servito per capire che magari provava qualcosa per lui.
Vide gli occhi di Awen serrarsi mentre la sua bocca si appoggiava lentamente sulle sue labbra. Cristalia rimase immobile, esattamente come faceva una persona quando non voleva farsi attaccare da una bestia. E in un certo senso si stava sentendo preda. Fu un bacio casto e veloce, uno sfiorarsi di labbra, e lei non aveva provato niente. Né piacere, né disgusto. Niente di niente. Era completamente impassibile. Quando stava ballando, in mezzo a tutti quanti, aveva sprigionato una tale allegria che in quel momento sembrava esser stata risucchiata.
«Perdonatemi se esco per qualche attimo. Sapete, non sono abituata a questo caldo e poi penso che il vino stia cominciando a fare effetto» esordì Cristalia con un sorriso cortese. Non intendeva affatto offenderlo, ma una boccata d’aria le serviva proprio. Si divincolò in fretta e velocemente fece per andarsene.
«Permettetemi di accompagnarvi.»
«Oh, no. Rimanete, siete pur sempre il padrone di casa e la vostra presenza è importante» lo liquidò Cristalia continuando imperterrita per la sua strada. Uscì sul grande balcone che si affacciava sul mare sapendo che avrebbe trovato una grande scalinata in marmo. Tenendo stretto in una mano il lembo della lunga gonna scura, scese le scale con trepidazione volendo allontanarsi dal frastuono. Si sentiva soffocata, benché amasse le feste e il baccano che causava: era come suo padre da quel lato. Infatti era lei che rimaneva a fianco dell’uomo fino a quando l’ultimo invitato non tornava nelle proprie stanze.
«Per tua fortuna, hai ereditato la grazia e la testardaggine da tua madre. Per mia fortuna hai preso da me lo spirito allegro e, se devo essero sincero, sarà una fortuna anche per tuo marito. Fidati, noi uomini detestiamo quando la nostra donna ci ordina di smettere di far baldoria: se la facessero assieme a noi saremmo molto più contenti!»
Cristalia sorrise pensando a quelle parole. Suo padre, re Vidar amato dal suo popolo e dalla sua famiglia, era un uomo singolare e senza dubbio letale per la sua imprevedibilità. Un attimo prima pare in vena di scherzare e l’attimo dopo ti ritrovi con una freccia nel cuore. Cristalia volse gli occhi al cielo, mirò la luna da poco ascesa e sperava che qualcuno della sua famiglia la stesse ammirando. Sperava che il giorno del matrimonio arrivasse in fretta unicamente per rivederli. Due mesi lontana da casa, da loro: le mancava ridere e scherzare con i suoi fratelli. Le mancava confidarsi con Aidan, le mancava Hamish che voleva insegnarle a tirar di spada e ovviamente le mancava lo sguardo divertito di Roger quando ci provava.
Abbassò il capo sentendo gli occhi inumidirsi e ben presto riempirsi di lacrime. Sapeva che la distanza l’avrebbe fatta soffrire, ma non immaginava così tanto. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e si fece forza da sola: del resto sé stessa era l’unica forza su cui poteva contare. Prendendo un respiro profondo e alzando il mento si incamminò per tornare alla festa. Si sforzò di sorridere, era così che doveva mostrarsi.
«I momenti bui e quelli in cui vorrai rinchiuderti nella tua stanza, e mai più uscire, saranno innumerevoli. La cura? Non esiste. Tutto ciò che devi fare è trattenere le tue emozioni da debole e indossare una maschera d’acciaio. Se non lo farai, crollerai presto.»
Ecco il consiglio spassionato della madre. La regina Brianna - soprannominata anche regina di ghiaccio - era esattamente come appariva: forte e intransigente, un carattere contrastante a quello del marito. Non riscuoteva gran successo tra il popolo, ma sapeva essere coraggiosa e affrontava ogni problema a testa alta.
Spesso Cristalia si domandava se sarebbe diventata come lei: algida e implacabile. Per alcuni versi le somigliava, era la prole che aveva passato più tempo con lei - per ovvi motivi - però c’erano alcune sfumature del carattere della fanciulla che si distinguevano da quelle della madre.
«Un vero bene!» affermava sempre re Vidar.
I suoi pensieri vennero scossi dallo scontro con un ignoto individuo non appena svoltò l’angolo per salire la scalinata. Il forte impatto fece cadere entrambi, più precisamente Cristalia sopra di lui. La principessa accigliò la fronte pensando che quel fatto sarebbe finito sulla lista delle cose andate male lungo la serata.
“Ci mancava di cadere addosso ad uno sconosciuto!” pensò. Era stata talmente immersa nei suoi pensieri da non aver nemmeno visto chi le si presentava di fronte. Se sua madre l’avesse saputo le avrebbe fatto una ramanzina con i fiocchi!
«Vi prego di perdonarmi.»
«Oh, no. Il piacere è mio» commentò il ragazzo sotto di lei. Chiunque fosse aveva una voce calda che fece rimanere impalata Cristalia per qualche attimo. Quando tornò a rendersi conto in che posizione fossero, sembrò risvegliarsi. Si tirò subito in piedi, come se fosse atterrata su qualcosa che scottava, e nel più pacato silenzio se ne andò.
«Ma come? Mi piombate addosso e non avete intenzione di presentarvi?»
Cristalia si fermò di colpo e con un sopracciglio inarcato si voltò verso il ragazzo. Egli era avanzato di qualche passo e in quel momento stava sotto ad una delle grandi torce che illuminavano il giardino. La giovane principessa potè constatare che non era proprio un ragazzo, bensì un giovane uomo e anche di bell’aspetto. Prestante, con le spalle larghe coperte da una casacca rossa e lo stemma sul petto, i capelli biondi sbarazzini e il sorriso beffardo dedicato unicamente a lei.
«Suppongo lo conosciate il detto: non rivolgere parola agli sconosciuti» rispose Cristalia sfrontata e con un sorriso di vittoria.
«Certo e mi dispiace avvisarvi che l’avete appena infranto» replicò lui spavaldo facendo scomparire quel sorrisetto e irritandola di più. Cristalia boccheggiò qualche attimo non sapendo cosa rispondergli, anzi sapeva benissimo cosa dire a quello scavezzacollo, ma non sarebbe stato molto educato e “principesco”, quindi preferì ritirarsi.
«Vi piace così tanto scappare?»
«Non è scappare, è abbandonare una futile conversazione.»
Lo udì fischiare impressionato. «Che lingua tagliente! Sicuramente non siete del posto. Qui le giovani nobildonne sono accondiscendenti ed educate.»
«Felice di sapervi informato e di non essere una di loro» continuò Cristalia iniziando a salire la grande scalinata e sperando di incontrare quella faccia da schiaffi per il resto della serata. Erano bastati due minuti per farle passare la malinconia, ma altrettanti due per farla infuriare. Impulsiva come poche cercava di tener a freno quel lato di sé, però quel tizio lo stava animando e anche piuttosto in fretta. Cristalia non voleva neanche sapere chi fosse, desiderava solo che la lasciasse in pace. Ma ciò non sembrava rientrare nei piani di quello sconosciuto.
«Forse dovrei darvi un nomignolo! Madame spinosa… no, madame no… sono alquanto sicuro che non siete sposata. Allora miss spinosa! O magari potrei chiamarvi Rosalina, pungente quanto una spina!» continuò quel giovane uomo mentre la seguiva passo dopo passo standole davanti e alle volte barricandole la strada.
«Avete una scarsa fantasia, sapete?»
«Permettetemi di fare di meglio allora!» insistette lo sconosciuto parandosi completamente davanti a lei.
Cristalia alzò lo sguardo incerto prima di roteare gli occhi e annuire, lasciandolo intendere di continuare a parlare. Era curiosa di conoscere quale sciocchezza sarebbe uscita dalla sua boccaccia.
«Il vostro aspetto, il vostro accento… scommetto che provenite da qualche regno del nord.»
La fanciulla si mostrò impressionata anche se a dir la verità non lo era affatto. «Indovinato! Ora volete un applauso?»
Lo sconosciuto scoppiò fragorosamente a ridere di fronte ad una scioccata Cristalia: doveva toccare proprio a lei scontrarsi con quel matto? Non sembrava ubriaco… era quasi certa che non lo fosse, del resto gli era piombata letteralmente addosso e non aveva sentito odore di vino. Se era così al naturale, povera la donna che avrebbe dovuto sopportarlo per il resto della vita!
«Posso porvi una domanda?» chiese lui smettendo - a fatica - di ridere.
«Dubito di potermi opporre.»
«Siete sempre così pungente con chiunque?»
«E voi siete sempre così… sfacciato?»
«Sentite da che pulpito!»
Cristalia sbuffò, e con l’intento di andarsene, afferrò con forza il lembo del vestito e superò quello sfrontato dandogli un leggero spintone con la spalla. Si trattenne dal buttarlo per le scale, anche se le avrebbe fatto tanto piacere veder sparire quel suo sorrisone. «Se permettete, c’è una festa a cui devo presenziare.»
«Oh, guarda caso, sono qui per lo stesso motivo!»
«Davvero?» domandò Cristalia con tono stupito, e quella volta seriamente. «Eppure sono certa di non avervi mai visto là dentro. Forse dovrei chiamare le guardie per farvi interrogare, potreste essere una minaccia.»
«Se fossi una minaccia, come voi sostenete, non sarei stato tanto rispettoso quando mi siete saltata addosso» disse non nascondendo il lato malizioso della frase che fece accipigliare di più la giovane principessa. E lui lo aveva capito. «Ma se volete chiamare le guardie, fate pure. Io me ne starò qui ad aspettare, pronto a ridere di voi quando scoprirete chi sono. Chiaramente non un ladruncolo o indecente molestatore.»
Cristalia rimane a fissarlo, con occhi chiusi in due fessure, per qualche attimo immaginando che chiamando le guardie avrebbe fatto una misera figura e - ovviamente - lui si sarebbe preso gioco di lei. Chi diamine era quello sfrontato? No, preferiva tenersi il dubbio. La nordica principessa fece una lieve riverenza prima di riprendere a camminare verso il castello.
«Non volete proprio dirmi il vostro nome?» lo sentì urlare.
Ah no! Non l’avrebbe trattenuta un attimo di più. Cristalia entrò in fretta nella sala e appena vide la sua ancella corse da lei. Come molti altri servitori, era dovere di Amalìa presenziare.
«Dimmi che questa festa avrà presto termine.»
La giovane serva puntò i suoi grandi occhi sul viso alquanto speranzoso della sua padrona. Non capiva il motivo di tale affermazione, quando per oltre un mese aveva espresso esaltazione per quella serata.
«Va tutto bene, mia signora?»
«Quando finisce la festa?» replicò Cristalia ignorando la domanda della ragazza.
«Solitamente, arrivati a questo punto, ancora qualche ballo e…» rispose, ma Amalìa non riuscì a trattenersi e continuò. «Perdonatemi, ma siete sicura di star bene? Se volete ritirarvi nelle vostre stanze, sarò ben lieta di accompagnarvi. Sapete bene che sono al vostro servizio in tutto e per tutto!»
Cristalia le sorrise dolce, contenta di vedere che provava preoccupazione nei suoi confronti. Si erano affezionate a vicenda, suppose. «Perdona la mia insistenza. Sto bene, anche se ho avuto la sfortuna di aver fatto la conoscenza, per così dire, di un individuo arrogante, sfacciato e dannatamente insolente!»
«È mia speranza che non stiate parlando di me.» disse una voce roca alle loro spalle.
Entrambe le fanciulle si voltarono e Cristalia tirò un sospiro di sollievo nel vedere che si trattava del suo promesso sposo. Preferiva decisamente lui a quell’altro idiota!
«Non temete, Vostra Grazia. Questa persona è molto diversa da voi. Non può vantare la vostra regalità o la vostra indiscussa gentilezza.»
«Mi fate sentire molto meglio, mia cara» disse re Awen lasciandosi andare ad una risata. Le porse la mano. «Vi unite a me nelle ultime danze?»
Cristalia mise la sua mano in quella del futuro marito e fece un lieve inchino prima di seguirlo in mezzo alla pista. Nonostante avesse provato un lieve turbamento l’ultima volta che rimase con lui, la danza sembrò riparare lo strappo causato dal bacio galeotto. Per la giovane principessa, la danza era come magia; si trattava dell’unica cosa che riusciva veramente a distrarla. Che ballasse da sola, con suo fratello, con il re o anche con un garzone, si sentiva libera e spensierata. Mentre la principessa Cristalia era tornata a divertirsi in compagnia dei futuri sudditi e del suo re, due occhi profondi come l’oceano la osservavano da lontano.
Il misterioso giovane uomo con cui Cristalia si era scontrata, sia fisicamente sia verbalmente, la stava seguendo con lo sguardo come a volerla studiare. Preferì non avvicinarsi a lei per il poco tempo in cui la serata si sarebbe prolungata, ma le lanciò varie occhiate e in presenza di tutti quei nobili non sembrava così brusca come lo era stata con lui, al contrario era tutto un sorriso e pareva addirittura accomodante.
«Carina, non trovate?» gli chiese una donna avvicinandosi a lui. Dalla folta capigliatura, simile alla criniera di un leone, e dall’abito realizzato unicamente con piume di pavone. Una nobildonna con la voglia di attirare molta attenzione su di sé, ce ne era una per almeno ogni regno di Mathos. Il giovane uomo sperò di riuscire a liberarsene in fretta, ma non prima di aver ottenuto le informazioni interessate.
«Molto.»
«La conoscete?» continuò la pettegola signora trattenendolo.
«No.»
«Come è possibile che non sappiate chi sia?!» Il giovane uomo arrestò la sua fuga. Nella voce di quell’impicciona c’era un non-so-che di ovvio, come se fosse un dovere sapere chi fosse la fanciulla. Furbamente tornò dalla signora pavona mostrando uno sguardo interessato, non servì porle alcuna domanda che la risposta che cercava da metà serata giunse ai suoi piedi.
«È la principessa Cristalia Glasier del regno di Glaestas, la promessa sposa di re Awen!» affermò con tanta solennità poco prima di tornare a guardare la futura regina. «Oh, è così piccina in confronto a quell’adone del nostro sovrano. Se devo essere sincera, una sovrana del nord non era tanto gradita… osiamo solamente pensare al fatto che neanche dieci anni fa c’è stata la grande guerra con loro e non sono stati brutali, di più!»
«Suppongo sia qui proprio per evitare guerre in futuro.»
«Sì, certamente! L’unione tra re Awen e la principessa Cristalia risanerà il rapporto tra il nostro regno e quello di Glaestas. Ad ogni modo, quella fanciulla è adorabile: molto lontana dai modi di quei barbari, sicuramente ha preso l’eleganza da sua madre, una donna della costa! Ho scambiato poche parole con lei, ma penso proprio che renderà felice il nostro glorioso re e questo è la cosa fondamentale. Re Awen governerà e Cristalia darà sfoggio della bellezza del nostro regno…»
Il giovane uomo aveva perso interesse nel discorso da molto tempo. Sorrise soddisfatto quando gli venne rivelata l’identità della fanciulla. Non era mai riuscito a visitare il regno di Glaestas, ma ne aveva sentito parlare e sapeva perché quella donna era inorridita riguardo ai discorsi sui regni nordici.
Era noto in tutto Mathos che gli uomini provenienti dalle grandi catene montuose erano grandi combattenti, ma soprattutto leggendari conquistatori. Brutali nelle battaglie, ma magnanimi quando il nemico si inginocchiava di fronte a loro.
Erano tre i regni appartenente alla zona nord e due quelli della zona sud; non tutti erano alleati, alcuni preferivano stare lontani e non mischiare i propri affari. Nel corso dei secoli erano stati rari gli incontri di tutti e cinque i sovrani: molti preferirono tenersi a distanza dal “vicino” credendo che così sarebbero stati in pace.
Originariamente Mathos era una terra pacifica governata da un solo re e una sola regina, ma poi i ribelli insorsero uccidendo i loro sovrani. Per anni ci furono spargimenti di sangue e infinite guerre civili, solamente cinque famiglie riuscirono a sopraffare sulle altre e, per evitare di sterminarsi, trovarono una maniera per vivere in pace. Si riunirono per sette giorni e sette notti cercando di mettersi d’accordo sulla suddivisione delle terre. In questo modo si formarono i cinque regni di Mathos, ognuno con i propri regnanti e le proprie leggi. Sarebbero stati in pace fino a quando avrebbero rispettato i patti scaturiti dal Concilio Originario e ci sarebbero riusciti se l’avidità e il desiderio di primeggiare non sopravalsero sui loro valori.
Molte guerre si evitarono, ma altre vennero combattute fino all’ultimo sangue. Tutti conoscevano la storia dei cinque regni, una lunga e gloriosa storia sebbene ci fossero stati cattivi regnanti.
Nell’ultimo periodo Cristalia pensò spesso a coloro che mal usufruirono del proprio potere e non potè che domandarsi se lei sarebbe stata all’altezza del suo ruolo. Una strega aveva detto che sarebbe stata regina, ma che tipo di regina? Si fece quella domanda Anche quella sera mentre Amalìa la stava preparando per andare a dormire. Sapeva che essere una sovrana non sarebbe stato semplice, era da sciocchi pensare il contrario. Avrebbe dato il massimo per il suo popolo e non solo perché era un suo dovere, ma per principio morale.
«Vi è piaciuta la festa?» Cristalia annuì silenziosamente mentre Amalìa finì di allacciarle i ganci della camicia da notte. «Voi non potete saperlo, ma vi assicuro che c’era molta più gente dell’anno scorso. Tutti quei baldi giovani, anche stranieri.»
La nordica principessa non riusciva a trattener una risata divertita quando era in sua presenza. La sua ancella sembrava impossibilitata a rimaner senza parole. Parlava, parlava, parlava… forse più del dovuto, ma a Cristalia non importava. Era la sua unica compagnia e piuttosto di aver una serva austera e noiosa, preferiva la gioiosa Amalìa. Ella spesso si perdeva nei suoi discorsi, specialmente quando descriveva qualcosa che le piaceva.
«… lo so che non dovrei permettermi, ma il principe era così bello. Un raggio di sole! Scommetto che ha fatto strage di dame!»
Cristalia corrugò la fronte voltandosi verso di lei e non avendo proprio capito a chi si riferisse. Sembrava che stesse descrivendo il più bell’uomo dei cinque regni. Magari ci aveva anche ballato insieme e tutta quella bellezza non l’aveva vista per via dei gusti differenti. I gusti potevano essere diversi, ma la curiosità era donna e, seppur stanca, Cristalia non riuscì a trattenersi.
«Si può sapere di chi stai parlando?»
«Del principe Tristane Eristhorn. Non l’avete conosciuto?»
«Se devo essere sincera, non l’ho mai sentito nominare» rispose Cristalia sincera. Tentò di ricordarsi di tutte le persone che le erano state presentate, ma Tristane Eristhorn non le diceva nulla. Comprendeva la poca memoria vista l’affluenza degli invitati, eppure quel nome non significava nulla per lei. «Come hai detto che era, oltre a bellissimo?» chiese cercando di trattenere una risata divertita.
Gli occhi scuri dell’ancella si illuminarono e, contenta di continuare l’argomento, scattò in avanti. Era contenta di esser al servizio della futura regina, provava ammirazione per lei perché non v’era stata volta in cui l’aveva trattata come una pezza da piedi fatto abbastanza usuale per i servitori. Cristalia spezzò i pregiudizi che tutti ponevano verso i regni nordici: aveva dimostrato rispetto per le loro tradizioni e gentilezza verso i più poveri invece che disgusto.
«Biondo, con due occhi che paiono zaffiri…» Amalìa sospirò sognante mentre ricordava il volto dell’aitante straniero. «Siete proprio sicura di non averlo incontrato? Indossava anche lo stemma del suo regno: un grifone su manto rosso. Rosso come la casacca che indossava, ne sono sicura.»
«Un grifone hai detto? Uhm… su una casacca… oh!» Cristalia sgranò gli occhi di colpo. Aveva capito di chi stava parlando con tanta trepidazione. Era conscia che il grifone su un manto rosso fosse lo stemma del regno di Greenar: grazie agli studi intensivi conosceva tutti gli stemmi e i territori degli altri reami. Ma non ci aveva fatto caso poche ore prima quando incontrò niente poco di meno dell’erede al trono. «L’idiota sfrontato!»
«Come dite, principessa?»
«Nulla, Amalìa. Credo di essere solamente un po’ stanca» rispose Cristalia per liquidare in fretta il discorso. L’ancella le mostrò un sorriso compassionevole e le augurò una buona notte prima di andarsene. Cristalia rimase per qualche attimo in piedi, immobile. Non poteva credere che il giovane uomo sfacciato e irritante era l’erede di Greenar, il reame che confinava con il suo tra l’altro.
Le venne da ridere al pensiero che a momenti non spingeva giù per le scale il futuro re di Greenar. Doveva veramente stare attenta alla sua impulsività o avrebbe causato una guerra per un nonnulla. Scosse il capo e si avvicinò al letto sperando di non ricevere più la stessa “fortuna” di quella sera, pertanto di non incontrare mai più il principe Tristane Eristhorn. Si sarebbe sentita in imbarazzo sia per essergli piombata addosso sia per averlo quasi fatto arrestare.
Fece un lungo sospiro prima di avvicinarsi alla candela posata sul suo comodino per spegnerla. E mentre il fumo scomparve lentamente nell’aria e la giovane principessa si abbandonò al sonno, le linee del destino vennero tracciate.


Note Autrice:
Buonasera!
Ringrazio chiunque abbia dedicato un po' del suo tempo per leggere il primo capitolo. Questa storia è il nuovo progetto a cui mi sto dedicando.
La protagonista è Cristalia e imparerete a conoscerla man mano, così come accadrà con ogni personaggio che si presenterà. L'incontro con Tristane non è stato proprio un colpo di fulmine, vedrete come se la caveranno nei prossimi capitoli ;)
Seppur sia una principessa, Cristalia ha carattere però per via dell'alleanza non si più permettere davvero di fare passi falsi. Le aspettative dei genitori, sovrani di Glaestas, sono alte e conoscerete anche loro al momento opportuno.
La storia in sè non vede come protagonista la classica coppia romantica che alla fine supera gli ostacoli, ci sarà sì la storia d'amore ma... no, non vi anticipo nulla.
Sappiate solo che non amo quando va tutto rose e fiori, preferisco un giusto percorso che aiuta  i personaggi a crescere e non riguarda solo le relazioni tra due fidanzati.
Conoscerete i rapporti tra le varie famiglie reali e i loro componenti, difatti la storia non si ferma alla solita storiella d'amore, ci sono cinque regni e una guerra imminente che coinvolgerà tutti e sarà dettata da più fattori: a tempo debito arriverà tutto.
Ok, mi fermo qui per non annoiarvi ahahah
Che dire... spero vi sia piaciuto seppur sia il primissimo capitolo, l'inizio della storia.
Un bacione,
-S
   
 
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