Quel
posto che non c’è
Iniziò
tutto come uno di quei dialoghi che in genere mettono
all’inizio di un
videoclip musicale. Anche se ci sono parole, sembra che regni il
silenzio in
attesa che inizi la musica. E in quel momento la musica era chiusa
dentro un CD
nella sua custodia, sul bancone della cucina. Chris non sapeva quali
canzoni
racchiudesse ma poteva già sentirle,
un’immaginaria accozzaglia di canzoni
della sua infanzia miste alle sue canzoni preferite.
-
Che cos’è? – chiese all’uomo
davanti a lui che gli aveva dato il CD.
-
È una canzone – rispose Darren – Una
sola. Me la sono fatta mettere su CD
mentre ero in Italia.
-
È una canzone italiana?
-
Sì, è di una band chiamata
“Negramaro”.
-
Non capisco l’italiano.
-
Ti ho scritto una traduzione – Darren tirò fuori
dalla tasca un foglio piegato
un quattro e lo infilò sotto la custodia del CD.
-
Darren, non credo che… - fece per dire Chris.
-
Ascoltala e basta – lo interruppe l’altro, quasi
supplichevole – Solo…
ascoltala almeno una volta, ti chiedo solo questo. Poi potrai fare
quello che
vuoi: apprezzarla , buttarla, metterci sopra qualche altra canzone. Ma
almeno
per una sola volta, ascoltala.
Chris
rimase in silenzio per un momento, passando oziosamente un dito sulla
custodia
e un interrogativo formato da paura e curiosità che gli
martellava le tempie –
Come vuoi – disse alla fine – Lo
ascolterò.
Sperò
che questo avrebbe convinto Darren ad andarsene ma lui rimase, fermo,
imperterrito, al centro della stanza, buttando lo sguardo un
po’ di qua e un
po’ di là e più di una volta su Chris
che iniziava a sentirsi a disagio nella
sua stessa casa.
-
Lui non c’è? – fece Darren, calcando
molto sul “lui” iniziale per farsi
comprendere senza dire il nome del soggetto in questione.
-
No, è uscito – rispose Chris fulminandolo con gli
occhi – Tornerà tra poco.
-
E gli dirai della mia visita? – chiese Darren guardando Chris
con malizia e
avvicinandoglisi.
-
Certo che glielo dirò – lo affrontò
Chris, infuriato per il tono assunto
dall’altro ragazzo – Perché non
dovr…
Darren
non gli lasciò il tempo di finire di parlare.
Annullò la distanza tra loro con
un solo passo e catturò le labbra di Chris con le sue, con
l’egoismo e la
disperazione dell’amante costretto ad uscire solo di notte e
che vuole lasciare
una traccia evidente di sé per dire “Ci sono. In
questa storia ci sono
anch’io”. La foga del bacio li spinse contro il
lavandino alle spalle di Chris.
Darren lo toccò e lo seguì solo con le labbra, al
massimo lasciò che i loro petti
si sfiorassero e che le gambe incespicassero tra loro per un attimo, ma
non si
azzardò ad alzare un solo dito su di lui; non voleva che
quel bacio venisse
avvertito come una costrizione o peggio. Alla fine fu Chris ad
afferrare
involontariamente le spalle di Darren, attirandolo di più a
sé, illudendosi di
aver preso lui l’iniziativa. E così come lo aveva
afferrato, allo stesso modo
lo allontanò, consapevole e sconfitto, mentre Darren si
sentiva vittorioso.
-
Adesso glielo dirai? – chiese – Glielo dirai che
sono venuto qui?
-
Darren, vai via – riuscì a dire Chris con un filo
di voce.
-
Hai promesso che ascolterai la canzone.
-
Sì, te l’ho promesso, ma adesso vattene, per
favore.
Darren
esaudì quella preghiera, uscendo da quella casa alla quale
non apparteneva,
lasciandosi dietro solo il suono di una mano che batteva leggermente
sullo
stipite in legno della porta d’ingresso, in segno di saluto.
L’eco di quel
suono rimase talmente impressa nelle pareti della casa e della testa di
Chris
che quando la porta si aprì e si chiuse nuovamente,
l’unico nome che gli venne
inconsciamente fu “Darren”,
e il –
Will – che pronunciò gli uscì venato di
delusione e di senso di colpa. Senso di
colpa che all’uomo appena entrato, con un giocoso Cooper al
guinzaglio, non
sfuggì. Ma non recriminò né volle
spargere inutile rabbia sulle pene di Chris;
fece quindi ciò che poteva essere la cosa migliore e la
peggiore che potesse
fare: tacque.
Di
notte, Chris si alzò dal letto, fingendo di credere che Will
non stesse
fingendo di dormire, e scese in salotto dove aveva opportunatamente
lasciato il
suo portatile, col CD e il foglietto ripiegato, entrambi dimenticati
dai due
abitanti umani della casa ma “corteggiati”
ostinatamente dagli altri due
coinquilini pelosi e a quattro zampe. Tremante non tanto per la paura
di essere
sorpreso quanto per quello che stava per sentire, Chris accese il pc e
vi
collegò le cuffie e… si fermò.
Cosa
sto facendo? È
sbagliato? Perché?
Dubbi
e domande si accavallavano gli uni sulle altre, togliendosi significato
a
vicenda e annullandosi pochi istanti dopo essere stati pensati e
riducendosi ad
inutili involucri; un muro di paure che crollavano subito, lasciando
libero
sfogo al coraggio, all’egoismo.
Cliccò
sull’iconetta della canzone. Dispiegò il foglio.
Nella
grafia di Darren c’era scritto “Quel posto che non
c’è”.
E,
finalmente, Chris pianse sul serio.
*
* *
I
tuoi occhi dentro i
miei occhi, in quel punto infinitesimale in cui sembrano condividere la
stessa
sfumatura di colori quando il sole batte su di loro assieme ad un
sorriso. In
quel punto non mi riconosco, non so se sono te e tu sei me o se sono
uno
spettatore onnisciente che ci guarda da lontano, invisibile. Ma per la
maggior
parte mi confondo tra noi.
Le
mie mani diventano
prolungamenti delle mie intenzioni. Adesso sono Darren, davanti a
Chris, ma la
prima volta ero Chris, nei camerini del palco di Dublino, che afferravo
Darren,
a prendermi quello che prima tu avevi dato ad una folla urlante e che
adesso
volevo per me solo.
Ed
ero di nuovo Darren
che rispondevo a quell’assalto, ed ero entrambi, col cuore in
gola per
l’eccitazione e la paura che qualcuno ci sorprendesse. Ero
entrambi quando,
ubriachi di emozioni e di oblio facemmo l’amore per la prima
volta, scordando
chi fossimo e ritrovando i nostri nomi…
“Sono
Chris”
“Sono
Darren”
…
solo dopo aver
giaciuto, l’uno di fianco all’altro…
occhi dentro occhi, per riconoscerci… mani
dentro mani, per stringerci.
Io
sono quel bacio che
ci ha uniti.
Quel
bacio che
riaffiora adesso dalle note di questa canzone che sta diventando nostra.
Ascolta,
voglio raccontarti una storia. La storia di quando ci incontrammo,
quando
avevamo entrambi nelle orecchie quella canzone.
Gli
altri due personaggi di questa storia, Will e Mia, più
consapevoli dei due
protagonisti principali, indovinarono i pensieri di Chris e di Darren
prima
ancora che loro stessi li formulassero. Li conoscevano in maniera
così profonda
che bastò loro un gesto, uno sguardo, un sorriso rivolto
verso un punto
indefinito fuori dalla finestra. Seppero tutto senza bisogno di parole.
Reagirono
ognuno a suo modo: Mia con un sorriso di circostanza e buttando
indietro i
capelli; Will concentrando tutte le sue attenzioni su un Cooper con
tanta
voglia di giocare.
Si
fecero da parte di loro spontanea volontà, forse
perché sentivano che non farlo
sarebbe stato inutile e magari, inconsciamente, perché
sapevano che i sensi di
colpa di Chris e Darren sarebbero stati i loro giustizieri. Ma in
realtà era
perché li amavano più di quanto loro li amassero.
Chris
e Darren varcarono le porte delle loro rispettive case, vergognandosi
come i
peggiori dei criminali; ma cancellarono quella sensazione quando si
ritrovarono
lì, dove si erano dati appuntamento.
In
“quel posto che non c’è”.
Lì
non erano più nessuno, non avevano identità, si
spogliavano della loro
apparenza, restando un’unica pura essenza. Lì non
c’erano più catene a
bloccarli. Potevano sentirsi liberi di fare ciò che temevano
di fare nel mondo
reale perché talmente forte e talmente bello da aver paura
che non fosse vero.
Quel
posto non era nemmeno un luogo concreto, ma era semplicemente il fatto
che loro
due ci fossero, come erano stati quella sera a Dublino. Non erano i
veri loro o
due uomini diversi, erano e basta, come sarebbero dovuti essere in quel
posto
che non c’è.
Quando
si strinsero come se non dovessero più lasciarsi, iniziarono
a cantare, con le
voci, le mani, le cosce, i respiri, gli occhi, i battiti dei cuori che
adesso
erano uno.
Dovrei
trovare la forza
per non parlare, per non lasciarmi sfuggire la verità, ma
così devo ingabbiare
anche i gesti perché quelli mi tradirebbero in maniera
più infida, e non potrei
subire questa rivelazione perché la mia vita stessa non si
riconoscerebbe,
perché il suo desiderio più grande è
somigliare alla tua.
E
io, io sono messo
peggio di te. Non devo frenare solo le parole e i gesti, ma anche i
miei
pensieri che agiscono prima di me. Non ho il pieno controllo su di
loro, anche
se può sembrare il contrario; e devo chiudere gli occhi,
trattenere il fiato e
contare fino a dieci per poi rendermi conto se il momento è
passato e tu sei
andato via e posso tornare a respirare… o per vedere che
siamo rimasti solo noi
e posso respirare dalla tua bocca.
Si
strapparono via i vestiti di dosso con l’urgenza
dell’assetato e raccolsero con
la punta delle loro lingue le gocce di sudore che piovevano da fronte,
collo e
petti, e gli umori amarostici dei loro sessi. Chris spinse, con
più violenza di
quanto avrebbe voluto, Darren sul letto che cigolò e si
spostò leggermente di
lato, soffocando il verso di apprezzamento dell’uomo con lo
sfregamento sul
pavimento. Non sopportando la pur breve distanza che li separava, Chris
si
stese su Darren, arrampicandosi dentro di lui a ghermirgli il cuore
addentandolo a piccoli morsi che strappavano gemiti all’uomo
che, a sua volta,
si cibava dell’anima del suo compagno, succhiandola come un
filo d’acqua che
sgorgava da una roccia umida e liscia.
Tra
le dita che si incontravano intorno ai sessi e tra le natiche, i petti
che si
strofinavano armonizzando i battiti dei loro cuori, i respiri che si
mischiavano, le lingue che si intrecciavano, le bocche che si univano,
presero
forma due parole dette da due voci.
“Ti
amo.”
Vedo
spuntare lampi di
luce dalla punta delle mie dita e nei bagliori d’ombra mi
accorgo che ci sono
frammenti della tua pelle che accarezzo e vedo vibrare dando forma a
tutto il
tuo corpo. E quando ti vedo così, mi vergogno…
perché mi rendo conto di non
essere abbastanza per te… non ho un’anima bella
come la tua.
Mi
capita parecchie
volte di pensare, mio malgrado, e con grandi rimorsi, a chi ci aspetta
fuori e
mi chiedo quanto sia grande la nostra colpa nei loro confronti. Ma
possiamo
essere condannati per una colpa che, fosse dipeso da noi, non avrebbe
causato
dolore a nessuno? E se ci penso ancora… noi li amiamo e
siamo felici con loro,
ma è con te che voglio stare ed è me che tu vuoi.
Al diavolo la felicità e la
stabilità e benvenuto dolore, mi basta stare assieme a te.
Si
stesero uno di fianco all’altro, uniti per le labbra che non
smettevano di
accarezzarsi, le mani alte sopra di loro a tracciare disegni speculari,
le
cosce che si strofinavano pigramente tra loro.
Lasciando
ricadere la mano sul petto dell’altro, Chris prese ad
accarezzare ogni fibra
palpitante di Darren, contando i minuti, le ore, ricordando solo dopo
un po’
che in quel posto che non c’è, dove il tempo
è un foglio di carta stropicciato,
anche mille anni sono troppo pochi e non vale la pena mantenere il
conto. Ma
non interruppe quella carezza; non si sarebbe mai fermato neanche se
avesse
dovuto sostituire la mano con un pensiero.
Darren,
intanto, poggiò la sua mano sulla pancia
dell’altro, mettendo il palmo
sull’ombelico, in modo che il suo braccio tracciasse un ponte
da Chris a lui
unendo i loro ombelichi, facendoli finalmente sentire come sarebbero
dovuti
essere da sempre: un corpo solo e una sola anima, fratelli conservati
nello
stesso ventre e partoriti con un cordone ombelicale in comune che
continuava ad
unirli, incorrotto e inscindibile.
-
Respiro attraverso te.
Portò
la mano più giù, incontrando gli ispidi peli
pubici e il sesso che premeva
contro le sue dita con timida malizia; lo accarezzò con
delicatezza e si fece
più vicino a Chris che lo accolse, il capo di uno adagiato
sulla spalla
dell’altro, le mani che si intrufolavano tra le loro
intimità e si muovevano in
maniera evidente. Mentre la tensione tra loro si faceva sempre
più violenta, i
loro gemiti diventarono più acuti e gutturali.
Spingendolo
sotto di lui, Darren gettò il capo in mezzo alle cosce di
Chris, prendendogli
in bocca tutta la sua calda erezione. E Chris, inarcando la schiena,
venne
interamente dentro di lui, spingendogli la testa ancora più
in profondità,
mentre anche Darren, sul punto di annegare in quel seme che gli
riempiva la
gola, lo seguì, premuto contro le lenzuola del materasso.
-
Vieni qui – riuscì a sussurrare Chris,
sollevandolo per le ascelle e
stringendolo a sé, infondendogli nuova forza accarezzandolo
e baciandolo.
Non
voglio che questo
momento finisca. Voglio restare così ancora un
po’, non mi importa quanto,
basta che sia un tempo abbastanza sufficiente da saziarmi per il resto
della
vita dal momento che non so nemmeno se e quando ci rincontreremo
ancora… ma il
tempo smuove rumorosamente le sue lancette, crudele, e ci strappa anche
questa
volta al nostro mondo di autentica desiderabilità. Uno di
noi due dovrà fare la
prima mossa, per slegare il laccio che ci unisce.
Conservare
le due
estremità di quel laccio sarà un lavoro da faremo
in due… anche se separati da
grandi distanze.
Fu
Chris, quello più forte dei due, a lasciare la stanza per
primo. Era arrivato
sulla soglia, un piede già sospeso nel mondo reale e
l’altro ancora nel vortice
di quel posto che li aveva rapiti entrambi e che adesso conservava solo
Darren,
nudo, sul letto, la testa appoggiata sul braccio, i riccioli neri che
piovevano
sul cuscino come oro nero, una mano a coprirsi pigramente le pudende.
Chris si
tuffò di nuovo nel loro mondo e lo salutò con un
bacio a fior di labbra.
E
parlarono come se fossero un’unica entità.
Torneremo?
Torneremo.
E
noi ci saremo?
Ci
saremo.
Fine
Nota
dell’autore:
Pensavo
non avrei mai più scritto una CrissColfer, dopo le prime due
che scrissi di
getto quando mi iscrissi su questo sito. E invece eccomi qui. Quando si
suol
dire, “mai dare per scontato”.
Penso
che il merito di questa OS vada principalmente alle mie due amiche e
colleghe,
nonché maestre (loro non lo sanno ma le chiamo,
rispettivamente, “le mie Ipazia
e Diotima”) LaFatinaScalza e Ginny_Potter e alle nostre
chiacchierate su
argomenti vari, tra i quali vanno inseriti anche i nostri due beniamini
che mai
si riposano.
Metteteci
poi Darren al Giffoni, un mese fa, a pochi metri di distanza da me, che
cita i
Negramaro e la mia mente parte con la quinta inserita e la canzone
“Quel posto
che non c’è” che ascolto
ininterrottamente, ed ecco questo ammasso di deliri
senza capo né coda. A mia discolpa posso dire che quando
scrivo sotto effetto
di dosi massicce di musica e canzoni, scrivo senza starci troppo a
riflettere.
Avevo
detto che, salvo i miei staterelli comici su facebook, i miei
CrissColfer
affogano nell’angst, ma ogni tanto prendono il sopravvento
sulla mia volontà;
vi basti sapere questo: il bacio iniziale di Darren non era nelle mie
intenzioni, è stato il soggetto sopracitato a fare tutto da
solo (storia vera,
non scherzo).
Sui
miei Will e Mia, dico solo che odio il bashing e che preferisco sempre
dipingere
in maniera equilibrata personaggi che non rientrano nelle mie simpatie.
E in
questo ambito, Will e Mia si prestavano bene al ruolo che ho dato loro.
Non
so quanto riuscirò ad essere presente per il prossimo mese,
tra università
nuova e nuova città e vita nuova e il non sapere se
avrò ancora una linea
internet o meno, ma sappiate che sarò sempre presente, in
ogni occasione che mi
si ripresenterà e non smetterò mai di
scrivere… purtroppo XD
Per
sapere se sono vivo o sono disperso a Guantanamo, potete sempre
seguirmi sulla
mia pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Lusio-EFP/162610203857483
Ed
è così che Lusio vi dice
“Ciao” ;)