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Autore: Donixmadness    03/09/2015    1 recensioni
La vita ci mette, alle volta, dinnanzi a scelte tanto difficili quanto importanti.
Non è ammesso lasciare il foglio in bianco e questo ci mette in sotto pressione, perchè è ovvio che si voglia beccare la risposta giusta.
Quattro adolescenti di IE Go dovranno superare la prova in assoluto più difficile: vivere al meglio.
"Quando varcai per la prima volta la soglia del Sun Garden, mi imposi di non fidarmi mai di nessuno, per quanto gentile si mostrasse. E invece ora?
Sono stato adottato da due tizi che –ne sono certo– non hanno tutte le rotelle apposto, frequento la Raimon e ho perfino dei compagni di squadra, dei quali mi fido.
O almeno credo. Tenma dice che siamo “amici”.
Sì, forse. Ma credo che sarà il tempo a stabilire se sia davvero così. Alla fine io il vizio non l’ho perso, ma come si dice … sto smettendo, no?"
Coppie: Shin x Nuovo; Ran x Masa, (Mina x Kura accenni).
Buona lettura!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Capitolo 6*
 




Masaki rimane immobile con la cornetta ancora attaccata all’orecchio. Non riesce a muovere un muscolo, tanto che gli riesce difficile articolare una sola sillaba. Le labbra tremano. Gli occhi miele si velano.
-Masaki …? Mi senti?- anche la voce all’altro capo è titubante e a quel richiamo il turchese si riprende.
- Mamma … - pronunciano le sue labbra ormai secche. Ryuuji dall’altra stanza ha un sussulto e volge un’occhiata ad Hiroto, il quale però rimane in silenzio a braccia conserte.
-E’ un po’ che non ci sentiamo … - comincia la donna con voce sottile e delicata, la stessa che Masaki ha sperato di poter udire di nuovo negli ultimi due anni.
-Già.- si limita ad affermare.
-Mi dispiace non essermi fatta sentire negli ultimi tempi, ma ci sono state delle tempeste di neve qui nell’Hokkaido che hanno interrotto tutte le vie di comunicazione.- spiega desolata, arricciando il filo attorno al dito.
-Sì, ne ho sentito parlare alla televisione.- risponde il figlio.
-Come stai?- continua la sua interlocutrice.
-Bene … meglio di quel che sembra.- risponde calcando il “bene” come a rassicurala.
Infatti l’altra recepisce il messaggio del figlio: - Capisco. Ne sono contenta …
Cala un profondo silenzio in cui Kariya vorrebbe abbandonare lì il telefono e fuggire in camera sua senza uscirne più. Ma alla fine si limita stringere di più la base della cornetta mentre serra le labbra. Che succede all’improvviso?? Prima spunta dal nulla suo padre e adesso ci si mette anche sua madre?
-Masaki … io- comincia la donna per poi venire interrotta improvvisamente dal ragazzino.
-E lei come sta?- a quella domanda la madre si blocca, le ciglia cominciano ad imperlarsi di lacrime di dolore e commozione allo stesso tempo. Si passa la nocca di un dito sull’occhio, per poi rispondere: -Adesso è tutto a posto, il dottore dice che sta molto meglio e che la cura ha dato i suoi frutti. Se la vedessi … è pimpante ed energica come sempre!- esclama con un lieve sorriso.
-Meno male.- commenta sinceramene sollevato il tredicenne.
-Non ha mai smesso di chiedere di te, la tua sorellina.  
Masaki ha un colpo al cuore. Abbassa il capo deglutendo a vuoto, mentre immagini della sua infanzia riappaiono nella sua mente. Così come quel paio di occhi ambrati, luminosi, così simili ai suoi … Quanta sventura a quella povera bambina! Solo ora si rende conto di quanto sia stato egoista!
Come rianimato da nuovi pensieri, solleva il capo tirando leggermente su col naso:
-Ah, sì? Davvero?- domanda molto dolce.
-Sì. E a proposito di questo … - comincia con un tono più tranquillo la donna -Dato che le sue condizioni sono migliorate, i dottori hanno deciso di dimetterla momentaneamente dalla clinica,  ci andrà solo per controlli periodici.
Gli occhi del ragazzino si sgranano increduli: dopo anni passati avanti e indietro da un ospedale all’altro, finalmente una buona notizia.
-Davvero?! Ma è fantastico!!- esclama euforico, come non aveva mai fatto prima.
A parte rare volte, non ha più avuto notizie o telefonate dirette da parte della madre, né lui riusciva a contattarla in qualche modo. Pensava di essere stato definitivamente abbandonato da entrambe le parti ormai: padre e madre, quest’ultima portandosi anche la sorellina che necessitava di urgenti cure mediche sin dal momento della nascita. In realtà, non si trattò di una decisione della donna: dopo l’arresto del padre e l’evidente difficoltà economica in cui versava la famiglia, per giunta con un invalido sulle spalle, fu il giudice a scegliere cosa fosse meglio per lui. Quindi si era ormai rassegnato all’idea di dover ricominciare una nuova vita lontano da loro, forse, pensava, senza il fardello di un altro figlio a cui badare sarebbero stati meglio.
Ma Masaki era davvero felice in quel momento, felice per la sua sorellina che non vede da due maledettissimi anni. Quando, in realtà, nacque ne fu un po’geloso, però alla fine non durò a lungo, infatti si divertiva a fare boccacce sporgendosi nella culla per farla ridere.
-Inoltre c’è stato concesso anche un permesso per poter viaggiare … insomma, quello che voglio dire è che, sebbene per un breve periodo, possiamo tornare in città. Lì ad Inazuma-cho.
Per la seconda volta dall’inizio della conversazione, Masaki non può che boccheggiare allibito. Davvero non crede alle sue orecchie, tuttavia un senso d’angoscia si impossessa di lui, stringendogli la gola. Se sua madre e sua sorella desiderano rivederlo, vuol dire necessariamente che dovranno conoscere chi si occupa di lui, cioè Hiroto e Ryuuji. Lancia loro uno sguardo voltandosi appena, incrociando così le loro espressioni composte e pensierose al tempo stesso. Non lo stanno fissando con insistenza, tuttavia è evidente una certa preoccupazione la quale, in altre circostanze, avrebbe definito ‘irritante’.
Distoglie lo sguardo ambrato per concentrarlo sulle dita della destra, le quali continuano a tormentare il filo dell’apparecchio. Ha paura, Masaki. Teme che il fatto di essere stato adottato da una coppia gay la possa in qualche modo infastidire, ma non ne è sicuro. Insomma non ha convissuto abbastanza con sua madre tanto da poter conoscere sue opinioni in merito. Ma forse, non è nemmeno questo a preoccuparlo, visto che la donna dovrebbe sapere chi siano i suoi attuali tutori … l’amara verità è che si sentirebbe a disagio comunque. Come dovrebbe comportarsi una volta di fronte a loro? L’idea di rivederle ancora, così come suo padre, non gli era mai passata per l’anticamera del cervello; almeno non adesso che ha tredici anni e fra poco quattordici. Da piccolo appena lasciato alle cure di Hitomiko in orfanotrofio,
fantasticava spesso su una possibile riconciliazione, purtroppo però con il trascorrere dei giorni questo sogno andò via via sfumando.
Cosa dovrebbe dire loro? Come lo troverà sua madre dopo tutto quel tempo? La sua sorellina si ricorderà di lui?
Una valanga di domande cominciano a vorticargli in testa, inghiottendolo in un oblio senza fine in cui non trova risposta. Sta parecchi minuti in silenzio al ché sua madre comincia a preoccuparsi.
-Ehm … Masaki?- domanda timidamente e il turchese ritorna bruscamente alla realtà. Tuttavia prima che possa trovare qualche giustificazione la donna lo interrompe dolcemente.
-Stai tranquillo. Se non te la senti io … capisco.- pronuncia flebilmente e il ragazzino se la immaginava mentre abbassa il capo, sconsolata.
-Fi–Figurati! Non è questo!! Solo … - si affretta a rispondere ma non conclude.
-Tranquillo, non c’è bisogno che ti sforzi. Magari facciamo un’altra volta
Non sa bene il perché, ma a Masaki quel “un’altra volta” non gli è piaciuto per niente. Sente come se non ci sarà un’altra volta.
-No invece! Va benissimo.- risponde fulmineo, senza battere ciglio.
-Ne sei sicuro? Non voglio crearti problemi …
-Davvero, non vedo l’ora di rivedervi.- spezza nuovamente quell’insicurezza con un piccolo sorriso, imperscrutabile ai due uomini lì con lui. Il turchese si volta leggermente verso i suoi tutori i quali hanno capito perfettamente la situazione.
-Per noi va bene.- prende parola Hiroto intuendo già la domanda del figlioccio.
Ryuuji lo appoggia con un cenno del capo: -Ci farebbe piacere.- afferma con il tranquillo sorriso di sempre.
Kariya, un po’ rosso in viso, si volta di scatto e si affretta a rispondere.
-Anche Hiroto-san e Ryuuji-san sono d’accordo. Quindi … - nella foga si è dimenticato di respirare. Dall’altro capo la donna sorride teneramente immaginandosi la reazione del figlio: “Scommetto che è diventato tutto rosso!” pensa.
-Allora vi farò sapere entro questa settimana. E Masaki …- il turchese perde un battito -Grazie per aver risposto.- conclude la donna placida, ma felice.
Calano interminabili minuti di silenzio in cui il tredicenne non riesce a spiccicare parola. La donna sta per congedarsi e chiudere la chiamata, ma repentinamente il il figlio la blocca.
-Sono entrato nel club di calcio della Raimon!- pronuncia tutto d’un fiato. Sentiva il bisogno di dirglielo. Lei sorride intenerita.
-Lo so. Abbiamo visto le partite in tv. Sono rimasta sbalordita! Sei bravissimo Masaki. - si complimenta e per riflesso il piccolo si gratta la nuca imbarazzato.
-Beh … adesso non esagerare … ecco me la cavo.- fa sorprendentemente il modesto, quando normalmente alzerebbe il mento orgoglioso accompagnato da uno dei suoi soliti ghigni stampati in faccia.
-Vorreste venire a vedere la prossima partita?- domanda con lieve timore.
-Ma certo! Ne sarei davvero felice!! E anche la tua sorellina ne sarà entusiasta!!- esclama con un’insolita euforia: sua madre è la sua fan numero uno.
-Bene … allora penso andranno bene dei posti in tribuna, così lei potrà respirar…
-Non è necessario che ci procuri i biglietti!
-Pff!- sbotta -Non dire sciocchezze! Sono stato io ad invitarvi, no? E poi non c’è problema. Li abbiamo gratis i biglietti, noi. Cosa credi?
La donna non ci crede molto ma infine si arrende: - E va bene! Mi fido.- sospira.
-Allora ci vediamo domenica.- conclude a quel punto il piccolo difensore.
-Sì, a domenica … Buonanotte Masaki . Ti voglio bene.
-Mhm … Buonanotte e … ti voglio bene anch’io. - la cornetta viene così riagganciata. Masaki avverte uno strano calore infiammargli le guance e gli occhi pizzicare.
 
 
Il giorno dopo alla porta del club di calcio della Raimon si presentano delle vecchie conoscenze, che vengono accolte con grande entusiasmo di tutti. Ovvero Minamisawa Atsushi e il capitano, nonché portiere, della Gassan Kunimitsu. Una sorpresa alquanto inaspettata, che ha lasciato stupiti e lieti tutti tranne Kariya. Il difensore non li conosce bene, sa solo che il tipo dai capelli viola è stato un ex componente della squadra. Di certo non può di dire di non essere rimasto nel vederli, ma la cosa non lo sfiora più di tanto
-Minamisawa! Che sorpresa!! Cosa ci fai qui?- domanda Sangoku, emozionato.
-Sono passato a vedere come ve la state passando, voi della Raimon.- risponde con non-chalance ravvivandosi il ciuffo viola. “Ah ecco …” pensa intanto il kohai con uno sbuffo. Ma non è l’unico apparentemente irritato dato che Kurama gli lancia occhiate di fuoco, le quali il malva avverte ma ignora palesemente.
-E dato che d’ora in poi le partite si faranno sempre più difficili, ho pensato di darvi una mano con gli allenamenti.- si spiega -Per questo ho portato con me anche Hyuudo.
-E’ un piacere rivedervi.- saluta quest’ultimo facendo un passo in avanti.
-Anche per noi lo è. - risponde ancora una volta Sangoku.
“Quanti convenevoli …” pensa annoiato l’azzurro appoggiando il mento sullo schienale del divanetto. Kageyama accanto a lui, invece, sembra tutto il contrario con quegli occhi sbrilluccicosi.
-In realtà, vorrei che mi aiutaste ad allenare un’altra persona.- accenna il portiere rivolgendo una breve occhiata di assenso a Shindou.
-Di chi si tratta?- domanda  quel punto il suo ex compagno di classe.
-Di Nishizono Shinsuke. Ho visto delle potenzialità in lui e credo che abbia tutte le carte in regola per diventare portiere.
L’ultima affermazione lascia i due ospiti alquanto meravigliati. Nel team, invece, correva da un po’ di giorni la voce che Shinsuke potesse diventare il nuovo portiere della squadra, ma non c’era ancora nulla di ufficiale.
-Che ne dici Hyuudo?- chiede Atsushi al compagno che conferma la sua complicità.
-Io ci sto.- risponde.
-Allora è deciso!- interviene alla fine Takuto, rivolgendosi ai compagni.
Così si cambiano velocemente indossando la divisa da calcio e nel momento in cui Minamisawa e gli altri si avvicinano alla porta questa si apre automaticamente rivelando la figura della new entry della Raimon, ovvero Furude Rin.
-Ah sei arrivata … - esordisce Sangoku, il quale si trovava davanti al gruppo accanto al malva, ma si interrompe osservando l’espressione stupita della ragazza lì ferma sulla soglia a fissare stupita Minamisawa. Quest’ultimo non è da meno, infatti sbatte più volte le palpebre allibito.
-Atsushi …?- parla alla fine la ragazza, ricomponendosi.
-Allora avevo visto giusto! Sei proprio Rin. - le risponde l’altro accennando ad un sorrisetto divertito. La ragazza ribatte con una lieve smorfia di disgusto.
-Ma come vi conoscete?- interviene Kirino per ulteriori chiarimenti.
-Siamo amici di infanzia.- fa spallucce il malva come se stesse parlando di qualcosa di ovvio e scontato. Rin lo guarda con disappunto, limitandosi a sospirare seccata.
Non ha mai sopportato quella faccia di bronzo che si ritrova.
-Vero Ricchan ̴ ?- e anche quel nomignolo fastidiosissimo che pronuncia con quella voce irritante che si ritrova. La giovane con un tic nervoso al sopracciglio si sforza di trattenersi dal prenderlo letteralmente a pugni: “Stai calma Rin …” .
Tuttavia non è proprio nel suo stile non mostrare almeno un minimo di reazione, non con il ragazzo dai capelli viola almeno.
-Come no … - afferma ironica assestandogli un colpo dritto allo stomaco con il borsone da calcio -Spostati idiota!- ribatte brusca entrando nella sala del club.
-Aahaha … Non sei cambiata di una virgola! Sempre molto gentile, eh?- la schernisce ancora un po’ piegato dal colpo.
-Sei l’ultimo che può farmi la paternale!- ribatte stizzita aprendo di scatto la zip della sacca. I ragazzi fissano la scena divertiti e perplessi allo stesso tempo: nessuno di certo si aspettava una cosa simile!
-Bene ora che abbiamo chiarito la situazione direi che possiamo andare.- interviene il senpai Subaru per svegliare gli animi.
-Io arrivo fra un momento.- avvisa la ragazza dalle iridi cristallo, mentre estrae la divisa da calcio.
-D’accordo.- risponde Shindou raggiungendo il gruppo che si avviava, dopo di ché la porta si richiude. Resta sola a guardare per un momento quella lastra di metallo automatizzata, figurandosi in testa la schiena di Atsushi che si allontana con i vecchi amici. Poi si volta e torna a cambiarsi per indossare maglia e pantaloncini.
-Chissà perché ti sei trasferito alla Gassan Kunimitsu … - mormora tra sé e sé.
 
 
Grazie all’aiuto di Hyuudo, di Minamisawa-senpai e dei suoi compagni, Shinsuke è riuscito ad evocare un grandissimo keshin parando addirittura il Lost Angel di Tsurugi.
Adesso è tardo pomeriggio e gli allenamenti si concludono con grandi risultati per il team. I due ospiti della Gassan sono andati via e i ragazzi restano ancora un po’ fuori in panchina a riprendere fiato e dissetarsi.
Furude sta bevendo dalla bottiglia mentre Sangoku le si avvicina.
-Oskaresama*.- dice il ragazzo porgendole un asciugamano.
-Oh … Oskaresama-desu, senpai.- accetta volentieri asciugandosi il viso.
-Oggi abbiamo un altro portiere nella squadra!
-Già, ci hai visto giusto senpai. Io non l’avrei mai detto!- ammette la corvina sistemando l’asciugamano sul collo.
-Anche Minamisawa ne è rimasto soddisfatto.- continua il portiere dando uno sguardo al campo immerso nella luce aranciata del tramonto.
-Visto che lo nomini, posso farti una domanda?- l’altro annuisce incuriosito.
-Perché ha lasciato la Raimon?- chiede seria.
-Beh … All’inizio le cose non andavano affatto bene nel club. Eravamo pressati dal calcio del Q.S. e con i nuovi arrivati e l’allenatore Endou, che volevano giocare per vincere, ha mollato prima dell’inizio del campionato. Non credeva in questa idea di libertà e decise di schierarsi con il calcio del Q.S. . Tuttavia alla fine ha compreso perfettamente le nostre intenzioni.
Rin ascolta assorta quelle parole: “Sarà davvero così?” pensa poco convinta.
-Capisco … - si limita a dire.
-Quindi siete davvero amici di infanzia?- chiede il ragazzo con un’espressione lievemente divertita, ripensando a quella buffa discussione negli spogliatoi. Ma Furude volge lo sguardo di fronte a sé.
-Semplice. Sia mio padre che il padre di Minamisawa sono soci in affari. Ecco perché ci conosciamo da piccoli, non che ci sia tutto questo legame comunque …
Il senpai rimane in silenzio senza toccare più l’argomento.
-Furude? - riprende poi, il più grande.
-Mmh?- si volta in direzione del suo interlocutore.
-Avrei un favore da chiederti.
 
 
Ancora una volta le iridi azzurro cielo spiano dall’ingresso di quel, ormai familiare, parco giochi. Ranmaru sta davvero considerando l’idea di esser diventato uno stalker. Sebbene all’inizio non avesse intenzione di seguirlo, non ha resistito all’idea di passare di nuovo di lì per vedere se il suo compagno ci fosse. E infatti c’è, ma non solo. È di nuovo in compagnia di quell’uomo che, più lo guarda, più si convince che sia il padre. Sospira impotente per quella situazione: non ha poi tutta questa confidenza con Kariya per potersi impicciare nei suoi affari. Del resto non stanno facendo nulla di male. Tuttavia ammette a se stesso di essere rimasto sbalordito dall’atteggiamento del compagno. Anche adesso lo vede, lo sente … felice.
Felice gli pare, ma forse dentro di sé si sente nostalgico o triste, chi lo sa? Non riesce a leggergli dentro alla perfezione e Kirino prova un senso di inettitudine nei confronti del kohai, perché vuol dire che non si fida completamente di loro, figuriamoci di lui.
Ognuno ha i suoi tempi, ma il rosa avrebbe voluto tanto vedere quell’espressione serena e gioiosa sul volto del compagno mentre giocavano a calcio. Come quella che sta mostrando in questo momento con quel uomo: ovviamente, non si intende che si sia trasformato da brontolone all’individuo più ottimista di questo mondo  (tipo Tenma), ci sono quei dettagli, quei maledettissimi e conturbanti dettagli che lo rendono diverso dal solito.
Si stacca un attimo dalla parete, convincendosi che deve smetterla di guardare Kariya come un povero disgraziato solo perché è finito in orfanotrofio. Decide di andarsene e mentre da un’ultima occhiata al quel parco ammette comunque che è un peccato che mostri questa doppia faccia. “Ha un bel sorriso, in fondo”.
Ma il nostro senpai non può di certo sapere quale tragica e nefasta tempesta investirà il fragile equilibrio di Masaki. E quel sorriso che Ranmaru non vuole rovinare tra non molto sarà lavato via dalle lacrime.










Minnnnaaaaa!!! Sono tornata finalmente!!!
Ovviamente sono assolutamente imperdonabile per aver atteso quasi ... un anno? UN ANNO per postare il capitolo successivo! Non ho scusanti ma il 5° anno e la maturità (sono uscita con n bel voto sapete? XD) mi hanno prosciugato tempo e ispirazione ... però a voi non frega niente e perciò ecco qui il capitolo! TADA!! Ok basta -3-
Spero, nonostente tutto, che continuiate a seguirequesta storia e già che ci snon ringarzio a chi l'ha inserita nelle preferite, nelle ricordate, nelle seguite e soprattutto a chi ha ecensioto. Vi ringrazio dal profondo dell'animo! 

Kisses <3<3



 
  
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