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Autore: Storm Bringer    05/02/2009    0 recensioni
Sono seduta, le gambe incrociate, gli occhi ormai chiusi.Tanto non ho punti di riferimento, sono giorni che non vedo la luce ormai. Non ne sento la mancanza. Forse non mi ricordo già più com'è. Forse ci sono degli altri intorno a me, alla mia destra, alla mia sinistra. Forse sono anche vicini, forse tra noi invece rimangono miglia e miglia. Che importanza ha? Non li sento muoversi, non li sento respirare.
Genere: Malinconico, Mistero, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio.
Intorno a me solo quello, denso, viscoso, quasi opprimente. Lo respiro, sento come ormai è parte di me, della mia essenza.
Buio fuori e dentro di me.
Ma non sono agitata.
Sono seduta, le gambe incrociate, gli occhi ormai chiusi.Tanto non ho punti di riferimento, sono giorni che non vedo la luce ormai. Non ne sento la mancanza. Forse non mi ricordo già più com'è.
Forse ci sono degli altri intorno a me, alla mia destra, alla mia sinistra. Forse sono anche vicini, forse tra noi invece rimangono miglia e miglia. Che importanza ha?
Non li sento muoversi, non li sento respirare.
Ma non sono agitata.
Continuo a dedicarmi a quello che sto facendo. Intreccio i fili tra di loro, con le dita. Sto costruendo una specie di tessuto, forse. O forse quello che sto realizzando è solo un aggroviglio inutile. Non è importante. Preseguo in questo lavoro meccanico, ripetitivo. Non mi interessa cosa stia venendo fuori. Mi piace sentire i fili nelle mie mani, tra le mie dita. Solo quello. In fondo non so nemmeno di che colore sono.
Ma non sono agitata.

E' un colpo al cuore quando lo sento. Spalanco per un secondo gli occhi nel vuoto.
E' qualcosa che mi sfiora una spalla. Qualcosa... qualcuno... Sento qualcun'altro accanto. Un'altra entità, che pulsa vita esattamente come me! Smetto di cantarmi quella nenia ossessiva da sola nella mia mente. Ritorno nel buio. Sento il suo respiro. E' sottile, quasi timido. Come le dita che stanno sfiorando adesso la mia pelle nuda. Scorrono delicate sul mio braccio. Rabbrividisco, ho la pelle d'oca. Il contatto si interrompe.
Aspetto un minuto o due (o forse erano ore? giorni?). Continuo a intrecciare i miei fili, gli occhi di nuovo chiusi. Nervosamente. Cerco di cancellare quel miscuglio di sensazioni. Due gocce di sudore freddo mi scorrono lungo la schiena. Con una lentezza insopportabile. Mi concentro ancora di più sulle mie mani, sul movimento delle mie dita. Ricomincio a cantarmi la solita nenia, quel motivetto monotono ripetuto all'infinito. Rimbomba nella mia testa. Almeno non ci penso (Almeno non mi sento così sola).
E' un soffio sulla mia nuca.
Le due gocce di sudore si congelano, le mani hanno un tremito per un secondo. Sono due labbra, tiepide, morbide quelle che si posano appena sotto l'attaccatura dei miei capelli. Sento un'altra vita, un altro cuore pulsare attraverso quel contatto. La musica nella mia testa stona, cambia, diventa acuta. Mi acciglio, lotto per non riaprire gli occhi di nuovo. (in fondo fuori è buio, no?)
Ma è il suo respiro, caldo, appena affannoso, quasi sensuale, quello che sento sulla mia nuca.
Digrigno i denti fino quasi a sentirli stridere.
Le labbra si ritraggono. Un universo durato appena due secondi.
Chino il capo, mi faccio violenza e mi sforzo di riconcentrarmi di nuovo. La nenia riparte, forse troppo veloce, troppo nervosa.
Per due e duecento volte la scena si ripete.
Mi ritrovo ad avere sete di questi contatti. Le mani continuano a lavorare meccanicamente. Gli occhi li tengo forzatamente chiusi. Mi sforzo anche di mantenere un respiro regolare, come per far credere a me stessa di essere perfettamente tranquilla.
Di non essere agitata.
In realtà aspetto, aspetto, aspetto, aspetto.. solo quello! Isole di brividi in un oceano buio e appiccicoso. Oasi di pochi istanti, di respiri che si contano sulle punta delle dita in questo che sembra essere un luogo dimenticato dal tempo. La gola si fa secca, il desiderio spasmodico.
Questa volta tarda ad arrivare.
E nuovamente dietro di me.
Questa volta la sento ancora più intensamente.
Le dita si fermano, nella mia testa solo il suo respiro, amplificato mille e mille volte. Un gemito (forse apparteneva solo alla mia immaginazione?).
Mi volto di scatto, i muscoli atrofizzati gridano tutto il loro dolore, migliaia di spilli conficcati nel mio corpo. Lascio cadere l'intreccio a cui sto lavorando.
Non mi importa!
Sento le sue labbra, ormai a un soffio dalle mie. Apro gli occhi e ne vedo due identici ai miei (a come credo che siano i miei). Mi ci perdo.
Ad un tratto una luce abbagliante!
Accecata, porto le mani agli occhi, li richiudo di scatto.
Una risata sadica, crudele si espande tutto intorno a me, rimbomba dentro di me.
Mi accascio a terra, il rumore è insopportabile, il bruciore agli occhi è straziante.

Secondi o secoli dopo?
Piangendo, provo a cercare a tentoni i miei fili, il mio lavoro.
Nell'oscurità pare scomparso.

  
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