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Autore: saitou catcher    03/09/2015    4 recensioni
"A rigor di logica, Bilbo Baggins avrebbe dovuto essere morto.
Quando l'uomo aveva sparato, aveva avvvertito distintamente il proiettile attraversargli lo stomaco; aveva avvertito il dolore esplodere all'altezza del ventre in una macchia infuocata, e l'odore umido di pioggia e cemento, gli aveva riempito le narici, assieme a quell'unico, assillante pensiero:
Mi ha sparato. Mi ha sparato, maledizione."
***
Bilbo muore. Eppure il suo spirito rimane ancorato alla terra, incapace di passare oltre qualsiasi cosa ci sia dopo la fine, ancorato al dolore dei suoi cari e sopratutto all'amore per Thorin. Ma la morte non sembra essere la fine, e attraverso il velo che separà il mondo dei morti da quello dei vivi, Bilbo dovrà proteggere l'uomo che ama dai nemici che lo vogliono morto... e sopratutto da se stesso.
(AU! Modern; Bagginshield; ovvero cosa succede quando due pazze con troppo tempo libero a disposizione vengono invitate a vedere Ghost mentre sono in pieno sclero post-BOTFA).
Storia scritta a quattro mani da Saitou Catcher, leggete e recensite!
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Azog il profanatore, Bard, Bilbo, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9

7 luglio, ore 09:15

Thorin era uscito presto, quella mattina, in seguito a una telefonata di sua sorella, per un impegno che probabilmente gli avrebbe portato via tutta la giornata, ma Bilbo rimase, in attesa che Gandalf gli comunicasse l'esito della sua missione. Dopo un'attesa che parve infinita, Bilbo udì il rumore di una macchina che si fermava davanti al cancello, poi quello delle chiavi che giravano nella toppa, e infine la porta si aprì, rivelando l'alta figura allampanata di Gandalf.

-L'ho trovato, Bilbo-disse quest'ultimo, gli occhi azzurri scintillanti di soddisfazione.

-Davvero?- Bilbo si alzò dalla poltrona, avvertendo lo stomaco saltellare per l'eccitazione. -Di chi si tratta?

-Se te lo dicessi, dove starebbe il divertimento?- Gandalf si abbandonò sul divano e prese un lungo sorso d'acqua dal bicchiere che aveva raccolto in cucina. -Non è stato facile- disse con una smorfia- Ho dovuto svegliare il povero Radagast alle tre di notte per compiere quella che è stata, a tutti gli effetti, una violazione di domicilio.

-Gandalf!- sbottò Bilbo, scioccato.

-Ma era tutto a fin di bene, Bilbo caro. Ma penso che adesso sia il momento che tu ringrazil il nostro amico- volgendosi verso la porta, Gandalf gridò- Puoi venire, Radagast, ti assicuro che non c'è nessuno!

Bilbo alzò lo sguardo, sorpreso, e la figura familiare di Radagast fece il suo ingresso, avanzando con cautela nel soggiorno. Il chiromante si guardò intorno, preoccupato, e poi riportò lo sguardo sul fantasma, in piedi di fronte a lui con un caloroso sorriso.

-È bello rivederti, Radagast- lo salutò Bilbo, e non scherzava. Era così bello, dopo quasi tre mesi, parlare con due persone e sapere di essere visto. -Mi dispiace ancora per quello che è successo- aggiunse.

-Tranquillo, è acqua passata- Radagast agitò una mano al suo indirizzo. -Solo... mi garantisci che questa volta nessuno tenterà di strangolarmi?

-Sei tra amici qui, Radagast- Gandalf gli batté una pacca rassicurante sulla spalla.-Anche se in effetti è stato molto scortese da parte tua gettarlo in pasto a Thorin senza preavviso.

-Ero disperato-replicò Bilbo sulla difensiva.

-Beh, quel che è stato è stato. Esauriti i necessari convenevoli, che ne direste di cominciare ad avviarci? Bilbo potrà avere a disposizione tutta la giornata, ma si da il caso che io abbia del lavoro da sbrigare.

 

Durante il tragitto in macchina, Bilbo quasi non parlò, limitandosi a ascoltare Gandalf e Radagast che chiaccheravano, sentendo l'agitazione nel suo stomaco farsi sempre più pressante ed oppressiva. Alla fine, quando non ce la fece più, chiese:-Dove stiamo andando?

-Te l'ho detto, Bilbo, non voglio rovinarti la sorpresa. Tanto siamo quasi arrivati.

Bilbo sbuffò sonoramente, per fa sentire tutta la propria disapprovazione.-A proposito di lavoro...quella dei documenti era solo una scusa per convincere Thorin a farti entrare?

-No,solo una sgradevole incombenza che rimanderò fino a quando non sarà più evitabile-ribatté Gandalf, lanciandogli un lungo sguardo penetrante dallo specchietto retrovisore.-Tu eri un'ottima persona, signor Baggins, ed un carissimo amico, ma eri anche l'incubo di qualunque legale. C'è un tale caos tra le tue carte che temo non riuscirò a districarmene prima della prossima decade.

-Non c'è nessun caos tra le mie carte!-ritorse Bilbo, indignato.-Io so perfettamente dove sta cosa!

-Allora ti dispiacerebbe spiegarlo anche a me,quando questa storia sarà finita? Così potrò impiegare le mie giornate in modo più proficuo.

Bilbo emise uno sbuffo di disapprovazione e si lasciò andare contro il sedile. -Almeno vuoi raccontarmi come lo hai trovato?

Vide il riflesso di Gandalf aggrottare le sopracciglia. -Devo ammettere che, quando sono andato a cercare un fantasma che potesse aiutarti, non ho trovato quello che pensavo. Evidentemente, il defunto su cui avevo fatto affidamento era passato oltre, ma al suo posto ho trovato un'altro fantasma... una svolta inaspettata, ma non sgradita. Non è stato facile convincerlo ad uscire allo scoperto. C'è voluto tutto il talento di Radagast e la mia capacità di persuasione, ma, una volta che siamo riusciti ad avvicinarlo si è dimostrato subito disponibile a darti una mano.

-Ah, beh-disse Bilbo, colpito-questa è una buona notizia.

-Lo è davvero. Ecco, siamo arrivati.

Gandalf parcheggiò, accostando la macchina al marciapiede, e poi spense il veicolo, aprendo la portiera per scendere. Nel momento in cui fece il giro della macchina per fare lo stesso dal lato di Bilbo, quest'ultimo alzò lo sguardo, e quasi gli cadde la mascella, quando vide dove si trovavano.

-Ma, Gandalf...questa è casa di Dìs!

-Sì, non abbiamo molto tempo-rispose il vecchio. Si avviò immediatamente verso il portone con Radagast, e Bilbo venne loro dietro, troppo scioccato per riuscire a parlare.

Con la mascella ancora penzoloni, seguì l'avvocato e il chiromante oltre il portone, sulle scale, e infine di fronte a quella porta per lui tanto familiare. Per un istante si chiese come avrebbero fatto ad entrare, ma prima che potesse porsi seriamente la domanda, Gandalf estrasse dalla tasca un mazzo di chiavi e le infilò nella toppa.

-Gandalf?- disse, mentre il vecchio apriva la porta- Dìs lo sa che hai una copia delle sue chiavi di casa?

-Quello che Dìs non sa non può farle male, non trovi?- Gandalf aprì la porta e Bilbo entrò nell'appartamento, aspettando di sentire la familare ondata di ricordi sommergerlo e soffocarlo. Ma questa volta, tutto quello che avvertì fu il bruciante desiderio di chiudere quella storia una volta per tutte.

-Ora che ci penso- disse, voltandosi verso Gandalf- come ma tu hai anche le mie chiavi di casa?

-Ne ho una copia da che Belladonna Tuc mi nominò per la prima volta suo legale-replicò Gandalf con nonchalance. Poi i suoi occhi azzurri si strinsero a fessura, perlustrando l'ambiente attorno, e quando Bilbo capì cosa stava cercando, sentì contrarsi lo stomaco.Poi Gandalf lo guardò.

-Lui è qui-disse solo.

Per la prima si sarebbe trovato faccia a faccia con un suo simile, e non aveva idea di che cosa aspettarsi.L'ansia lo assalì.

-Mi stai dicendo che ho perso il primato di fantasma di famiglia?- chiese, in un debole tentativo di fare dell'umorismo.

-Non l'hai mai avuto.

Bilbo trasalì, e si voltò.

Un uomo ricambiò il suo sguardo, appoggiato alla parete, le braccia incrociate sul petto, sul volto un'espressione tra il curioso e il beffardo, e senza sapere come, Bilbo seppe,sentì, che colui che aveva di fronte era morto da molto tempo. L'uomo si staccò lentamente dalla parete e si avvicinò , dandogli così agio di osservarlo. Era di media statura, più alto di Bilbo, ma meno di Thorin e Frerin, e robusto. La linea netta della mascella dava un che di deciso al suo volto gioviale, e ciuffi di capelli biondo scuro gli ricadevano sulla fronte ampia. Indossava un'uniforme militare, ma non fu quel dettaglio a colpire Bilbo. Furono gli occhi, occhi scuri e brillanti, occhi da ragazzo,e la netta sensazione di aver già visto quel volto e quegli occhi.

L'altro fantasma lo fissò per qualche lungo istante, e poi piegò leggermente la testa, sollevando un sopracciglio. -Tu devi essere Bilbo Baggins- fu la prima cosa che disse. Poi sorrise, un sorriso leggermente sghembo, carico di fanciullesca ironia, e Bilbo fu sicuro di averlo già visto da qualche parte, anche se non riusciva a ricordare dove.- È un piacere poter fare finalmente la tua conoscenza.

-Ah. Ehm... salve- Bilbo scosse la testa. -Non vorrei sembrare scortese, ma... ci conosciamo?

Il fantasma scrollò le spalle. -Sì e no. Diciamo che io ti conosco, e tu hai sicuramente sentito parlare di me, ma in vita non ci siamo mai incontrati.

Bilbo aggrottò le sopracciglia, perplesso, e l'uomo mosse il capo per indicare qualcosa alle sue spalle. Bilbo si voltò... e rischiò di cadere, nel momento in cui lo sguardo del fantasma dietro di lui ricambiò la sua occhiata dall'interno di una cornice d'argento posta sul comodino, accanto ad una raggiante Dìs in abito da sposa.

Bilbo spalancò la bocca, e poi si voltò di scatto. -Tu sei Vili- esalò- Il marito di Dìs, il padre di Fili e Kili!

Vili sogghignò, e di nuovo, davanti agli occhi questa volta consapevoli di Bilbo, il sorriso di Kili danzò sul volto di Fili. -Al tuo servizio, Signor Baggins- s'inchinò leggermente, e quando si rialzò, Bilbo ebbe modo di osservarlo più attentamente. Ora che sapeva la verità, era fin troppo facile vedere Kili negli occhi scuri e nel sorriso beffardo di chi sta per combinarti qualche tiro mancino, ma, se si eccettuavano questi dettagli, Fili si rivelava una copia ringiovanita del padre.

-Noi vi lasciamo, Bilbo-giunse la voce di Gandalf alle sue spalle. Si voltò e lo vide sulla soglia con Radagast. Si sentì travolgere da un'improvvisa ondata d'affetto per quel vecchio, impagabile seccatore, e lo scalcagnato chiromante che per primo l'aveva aiutato.

-Grazie-disse a entrambi.-Per tutto.

Gandalf annuì, lo sguardo carico d'affetto. -Avrete a disposizione la casa per praticamente tutto il giorno. Proprio ieri sera ho convinto Dìs della sua impellente necessità di un armadio nuovo, e le ho anche detto che a Thorin avrebbe fatto bene passare una giornata con i suoi fratelli. Quindi avrete tutto il tempo di esercitarvi come si deve.

Sia Bilbo che Vili annuirono. Gandalf sorrise ad entrambi. -Buona fortuna, allora- quindi oltrepassò la porta.

Sulla soglia, Radagast si voltò. -Buona fortuna, Bilbo.

-Grazie, Radagast.

Il chiromante gli rivolse un brusco cenno d'assenso, e poi, dopo che la porta si fu chiusa alle sue spalle, i due fantasmi furono soli.

-Molto bene- disse Vili, quando Bilbo si fu di nuovo girato verso di lui. -Direi che possiamo incominciare.

-Direi di sì- rispose Bilbo- Toglimi una curiosità, prima: come mai non ti ho mai incontrato in questi tre mesi?

Vili scrollò le spalle.-Per un motivo molto semplice: tu stai sempre insieme a Thorin, suppongo, e io sto sempre insieme a Dìs. E da che sei morto, Thorin ha evitato praticamente tutta la sua famiglia.-Bilbo non poté fare a meno di notare l'inflessione di rimprovero nella voce di Vili.

-Comunque sia-disse l'altro uomo, portandosi di fronte a lui-Gandalf mi ha detto che ti serve aiuto.

-Sì-disse Bilbo. -Quindi tu sei in grado di muovere gli oggetti?

Vili sorrise, quindi con assoluta noncuranza si chinò e raccolse un portachiavi posato sulla poltrona, rigirandolo indolentemente tra le dita. Bilbo lo fissò, scioccato dalla naturalezza del gesto.-Quanto ci hai messo ad imparare?

-Quattro o cinque anni, più o meno.

-Anni?-Bilbo sentì la gola seccarsi. Era difficile non farsi prendere dallo sconforto, a quel punto.-E se ti dicessi che io ho soltanto un giorno?

-Allora imparerai in un giorno.-Vili lanciò in aria il portachiavi, e poi lo riprese al volo, lanciando a Bilbo uno sguardo beffardo.-Ci sono persone che imparano meglio, sotto stress. Forse tu sei una di quelle.

Aggirò Bilbo per andare a sedersi sul divano, e quest'ultimo rimase sconvolto, nel momento in cui lo vide piegarsi leggermente sotto il suo peso. -Allora. Prima di passare alla parte pratica, lasciami chiarire un concetto: tu sei morto.

-Grazie tante, non ci ero arrivato- ribatté Bilbo, secco.

Vili ridacchiò. -Quello che sto cercando di dirti, è che ogni dettaglio della situazione in cui ci troviamo è frutto di una pura illusione. Tanto per fare un esempio, tu credi veramente di essere in piedi su questo pavimento?

-Beh, sì...-replicò Bilbo, abbastanza sconcertato.

-Sbagliato-rispose immediatamente Vili.-Tu non sei in piedi su questo pavimento, io non sono seduto su questo divano, e non indossiamo realmente questi vestiti. Non abbiamo più un corpo su cui fare affidamento, e quindi dobbiamo affidarci alla mente. Per cui, se vuoi imparare a muovere gli oggetti, è con la mente che devi farlo.

-Ma come?

-Hai mai mosso qualcosa prima d'ora?-chiese Vili.

-Ieri sera ho rotto un vaso-rispose Bilbo, esitante.

-E quando è successo, cos'hai provato?

Bilbo si prese qualche istante per rievocare il momento.-Dolore. Rabbia. Frustrazione.

-Bene-disse Vili-La rabbia è un aiuto per queste situazioni. Quelli che devi fare è raccogliere tutte le tue emozioni, e concentrarle qui, in fondo allo stomaco- dicendo questo, serrò il pugno e lo portò all'altezza del ventre- Devi lasciare che ti dominino completamente, fino a diventare quasi una cosa concreta, e a quel punto, bam!, lasciarle andare- la sua mano si aprì improvvisamente. Raccolse il portachiavi e lo gettò ai piedi di Bilbo. -Forza, raccoglilo.

Bilbo gli lanciò uno sguardo dubbioso e si accovacciò lentamente. Esitante, allungò una mano verso il portachiavi e chiuse gli occhi, chiamando a raccolta tutta la rabbia, e il dolore e la frustrazione, tutto il miscuglio di emozioni che aveva sperimentato solo il giorno prima. Con decisione, serrò le dita attraverso le chiavi... e strinse il vuoto.

Riprovò un altro paio di volte, sentendo montare la frustrazione ad ogni tentativo fallito.

-Niente da fare- ringhiò, alzando lo sguardo- Non ci riesco.

Vili appoggiò i gomiti sulle ginocchia e gli rivolse un sorriso d'incoraggiamento. -Hai solo bisogno di un po' di esercizio. E noi abbiamo tutto il tempo che ci serve.- Improvvisamente, fece una smorfia e accennò col mento al portachiavi. -Ricordamioci di metterlo a posto, dopo. Dìs si irrita mortalmente quando le spostano le cose.

 

Ore 16:34

-Ce l'ho fatta!

Bilbo si alzò in piedi, un sorriso trionfante sul volto... e subito il portachiavi gli scivolò nuovamente di mano, andando a cadere con un sonoro tintinnio sulle mattonelle.

-Maledizione!-urlò Bilbo esasperato.

Vili rise. Lo faceva spesso, notò Bilbo, e la sua era una bella risata. Si chiese perché in famiglia gli avessero parlato così poco di lui.-Non abbatterti, nessuno va bene al primo tentativo.

Bilbo si chinò nuovamente, i denti serrati in un ghigno carico di determinazione e minaccia, e tese nuovamente la mano verso il portachiavi. Chiamò nuovamente a raccolta le proprio emozioni, le sentì ammassarsi in un groppo infuocato tra stomaco e polmoni...e poi la sua mano si chiuse sulla consistenza fredda del metallo.

Bilbo si alzò senza dire niente, le mani ben strette intorno all'oggetto, e un sorriso trionfante che gli si andava allargando irresistibilmente sulle labbra. Toccare le cose da fantasma era diverso da com'era stato toccarle quand'era vivo; era come se la sua mano ricordasse l'atto dell'afferrare e stringere oggetti, più che compierlo realmente.

-Ce l'ho fatta-ripeté, questa volta quasi a sè stesso.

Vili si alzò dal divano, e il sorriso sulle sue labbra era di ammirazione.-Niente male come risultato di un giorno di lavoro.

-E adesso?-domandò Bilbo. Gli sembrava impossibile che finisse lì.

-E adesso fai pratica- Vili si alzò e si portò dietro lo schienale del divano- lancia!

Con incredibile disinvoltura, Bilbo gli passò il portachiavi e l'altro fantasma lo afferrò al volo, rilanciandoglielo con altrettanta prontezza. Questa volta, Bilbo, non riuscì ad afferrarlo al volo.

-Bella presa- ghignò Vili.

-Mai stato bravo nelle faccende sportive- ribatté Bilbo, con tutta la dignità che possedeva- E comunque, tu hai avuto anni per imparare, quindi piantala di sfottere.

-Thorin aveva ragione quando diceva che non sai stare agli scherzi.

-Thorin dice un sacco di cose, e la maggior parte serve solo a riempirgli la bocca.

Scoppiarono a ridere insieme, non per la prima volta in quel pomeriggio. Da tutta la figura di Vili emanava un calore e un entusiasmo che risultavano stranamente confortanti dopo tutte le pressioni emotive a cui Bilbo era stato sottoposto negli ultimi mesi. Il cognato di Thorin non aveva solo il sorriso facile e la battuta pronta,ma era anche l'insegnante perfetto, paziente, comprensivo, incoraggiante. Più lo conosceva, più Bilbo non faticava ad accostare, nella sua mente, il carattere riservato, determinato e a tratti scontroso di Dìs con quello aperto e solare del marito.

-Beh, direi che possiamo anche prenderci una pausa, non trovi?-disse Vili, afferrando al volo il portachiavi e si sedette sul divano, invitando Bilbo accanto a sè con un cenno.Bilbo lo imitò, e una scarica di soddisfazione lo attraversò nel momento in cui vide la lieve depressione causata dal suo peso.

Adesso ho un modo per salvare Thorin. Adesso, ho un modo per fare la differenza.

-Mi è venuta in mente una cosa- disse improvvisamente. -Poco prima di entrare, Gandalf ha detto che, quando si è introdotto in casa di Dìs, in realtà si aspettava di trovare qualcun altro. Quindi c'era un altro fantasma qui?

-Oh-disse Vili, cupo.-Quello.

-Quello chi?

Vili gli lanciò un'occhiata indagatrice.-Immagino che Thorin ti abbia parlato di Thror.

Ci volle qualche secondo, perché Bilbo afferrasse appieno il significato di quelle parole.- Aspetta...mi stai dicendo che il nonno di Thorin è un fantasma?

-Era- precisò Vili.-E' passato oltre circa due anni fa, se ben ricordo. Non capitava spesso da queste parti...preferiva starsene nel luogo dov'era morto. Mi sono sempre chiesto se non si fosse accorto della mia presenza o se mi stesse ignorando volutamente.

Bilbo inarcò le sopracciglia.-Come avrebbe fatto a non accorgersene?

C'era un che di macabro nel sorriso che piegò le labbra di Vili.-Non tutti i fantasmi sono come me e te. Ce ne sono alcuni...rabbiosi, tormentati, talmente presi dal loro dolore da non rendersi conto di ciò che hanno intorno. Quelli che sono stati trattenuti sulla terra dal senso di colpa, dal rancore per un torto subito, dal dolore per una fine che ritengono ingiusta. Per quello che ho potuto capire, Thror non si perdonava di aver ceduto alla persecuzione di Azog, e sopratutto, di aver influenzato Thorin come ha fatto.

Mi riconosceva sempre. La voce di Thorin risuonò cupa nella mente di Bilbo.E ogni volta mi diceva che dovevo prendere il suo posto, che dovevo proteggere il negozio, perché io ero come lui, e dovevo seguire le sue orme. Me lo disse anche quel giorno, poche ore prima di suicidarsi.

-Quindi- stava continuando Vili- il suo tormento peggiore, quello che lo teneva ancorato alla terra, era l'idea che Thorin potesse diventare quello in cui si era trasformato lui. Era disposto a tutto, perché questo non si verificasse.

-E cosa l'ha convinto ad andare via?

L'altro girò la testa verso di lui con un sorriso. -Sai, ho sempre pensato che la causa fossi tu.

Bilbo sbatté le palpebre. -Io?

-Tu-ripeté Vili.- Tu eri esattamente quello di cui Thorin aveva bisogno per non prendere quella strada. Thror l'ha capito, e questo lo ha aiutato a liberarsi dal senso di colpa. Non poteva riparare del tutto quel che aveva fatto, ma sapeva di lasciarlo a qualcuno che l'avrebbe difeso da tutto e tutti, anche da sè stesso, se necessario.

Ma non l'ho fatto, non poté fare a meno di pensare Bilbo. E non potrò farlo mai più, ormai. Scosse la testa, cercando di liberarsi da quei pensieri. -È strano- rifletté ancora- Sei il marito di Dìs e il padre dei nipoti di Thorin... eppure io ho sentito parlare pochissimo di te.

Vili inclinò il capo verso la spalla. -Le ragioni sono diverse- rispose infine- In un certo senso, credo che Dìs abbia sempre cercato di “tenermi” per sé, di conservare quel legame esclusivo che avevamo non parlando di me a nessuno, se non ai bambini. Quanto a Frerin...- un sorriso amaro gli piegò le labbra- Frerin non ha semplicemente accettato la cosa, e dentro di me sono convinto che non lo farà mai. Quanto a Thorin, credo si possa parlare, molto banalmente, di senso di colpa.

-Chissà perché, non sono sorpreso- borbottò Bilbo. -Cosa ha fatto questa volta?

Vili rimase in silenzio, quasi stesse riflettendo sulla questione. Poi disse:-Thorin ti hai mai raccontato come ci siamo conosciuti io e Dìs?

Bilbo scosse la testa.

-E' stato merito di Frerin, in un certo senso.-Iniziò Vili.- A ventun anni, non sapeva che fare della propria vita... così decise di buttarsi nella carriera militare, e s'iscrisse all'accademia. Non ci era affatto portato, e si vedeva...forse fu per questo che iniziai a parlare con lui. Avevamo pochi amici, e Frerin aveva una famiglia numerosa, mentre io ero il figlio unico di genitori divorziati, quindi lo invidiavo un po'. Per farla breve, diventammo amici, una via di mezzo tra Fili e Kili e Thorin e Dwalin per intenderci.-Vili sorrise al ricordo.-Casualmente, la nostra prima licenza cadeva il diciottesimo compleanno di sua sorella, così Frerin m'invitò a stare da loro. Fu la prima volta che vidi Dìs.-Gli occhi di Vili si accesero di una luce di rimpianto e tenerezza, quasi difficile da sopportare. -Era un maschiaccio, all'epoca, ma comunque bellissima. In seguito, Frerin lasciò l'Accademia, e io rimasi, ma continuai a frequentare Dìs e alla fine riuscì a conquistarla, anche se lei si fece parecchio pregare. Un anno da allora, eravamo già sposati e in attesa di Fili.

-E' una bella storia-disse Bilbo.-Ma perché Thorin dovrebbe sentirsi in colpa nei tuoi confronti?

-Perché io volevo bene a Thorin, e so che lui ne voleva a me, ma non andavamo d'accordo nemmeno sulla quantità di zucchero da mettere nel caffé- replicò Vili, secco.- A Thorin non piaceva la mia scelta di vita, e a me non piaceva il suo ficcare il naso negli affari della mia famiglia.

-Non è ficcare il naso!- saltò immediatamente su Bilbo, indignato.-Lo fa perché si preoccupa!

-Fermo, non partire lancia in resta- Vili alzò le mani in un gesto di difesa-So com'è fatto Thorin, lo conosco da più vent'anni. So che praticamente da quando è entrato nell'età adulta, tutti lo vedono come una guida e un punto di riferimento, perché Thorin è fatto per comandare, e perciò tutti, lui per primo, sono convinti che non possa commettere errori. Non faccio una colpa a Thorin di aver voluto continuare a proteggere e ad avere il controllo su sua sorella, persino dopo il suo matrimonio, è stato abituato a ritenere che tutto quello che succede ai suoi parenti è respnsabilità sua. Ma tutto questo lo so adesso. All'epoca in cui morii, non vedevo tutto questo, e perciò pensavo che Thorin lo facesse semplicemente per poter fare come voleva lui.

Bilbo annuì con un cenno del capo.-E poi?-lo incalzò.-Che successe?

Vili abbassò lo sguardo.-L'ultima volta che fui chiamato al fronte, Kili aveva appena due mesi. Thorin mi disse che ero un pazzo irresponsabile a lasciare la mia famiglia così, e io gli risposi che mia moglie e i miei figli non erano affar suo... e queste furono le cose più gentili che ci dicemmo. Il giorno dopo, al momento di partire, non andai nemmeno a salutarlo, ma non ero particolarmente preoccupato per questo. Io e Thorin litigavamo sempre prima di una mia partenza, e di solito, facevamo pace quando ritornavo.-Vili chiuse gli occhi, e non c'era alcun traccia di sorriso sul suo volto: soltanto un dolore ormai vecchio, eppure ardente come il primo giorno.-Solo che quella volta non tornai.

Non c'era da stupirsi, pensò Bilbo, che Thorin non ne avesse mai parlato.

-Beh- Vili prese un respiro profondo e gettò la testa all'indietro, lasciando vagare gli occhi sul soffitto. -E poi Thorin ha fatto più di quanto avrei mai osato chiedergli, prendendosi cura dei miei figli come se fossero suoi. È per questo che mi sentirò sempre in debito nei suoi confronti, ed è per questo che aiutare il suo fidanzato a salvargli la vita mi sembra il minimo che possa fare.- Girò la testa verso Bilbo, rivolgendogli un sorriso affettuoso. -E comunque mi sei sempre piaciuto, Signor Baggins. Eri proprio la persona giusta per Thorin. Non sai quanto risate mi sono fatto, alle tue spalle.

-E ti pareva- borbottò Bilbo- Non bastavano i vivi, adesso ci si mettono anche i morti.

La risata che avevano incominciato venne interrotta dal suono di chiavi che giravano la toppa. Entrambi alzarono lo sguardo e Dìs Durin entrò in casa, scostandosi con uno sbuffo una ciocca di capelli dalla fronte.

-Ciao, amore- il sussurro colpì lieve l'orecchio di Bilbo, quasi inudibile, e quando si voltò, quello che vide fu il volto di Vili, illuminato da una tale tenerezza da risultare quasi insostenibile. Guardandolo, Bilbo si chiese se quella era la stessa espressione che il suo volto assumeva quando osservava Thorin.

-No, tu sei peggio-rispose Vili, senza distogliere gli occhi da Dìs.

-Cos...?-Bilbo fissò l'altro fantasma, estereffatto.-Leggi anche nel pensiero, adesso?

-No, ma dopo vent'anni che non faccio altro, sono semplicemente diventato bravo ad osservare.-In quell'istante, Frerin fece il proprio ingresso dietro alla sorella, e all'espressione adorante sul volto di Vili si sostituì qualcosa a metà tra l'esasperazione e l'affetto.-Ed eccolo qua- mormorò-Il mio idiota preferito.

Nel sentirlo, Bilbo si sentì quasi in colpa. Per motivi che non avrebbe saputo spiegare nemmeno a sè stesso, non era mai riuscito ad affezionarsi a Frerin come agli altri membri della famiglia Durin.

-Mi spiegate com'è possibile che un armadio sia più introvabile del Sacro Graal?- si stava lamentando il secondo dei Durin in quel momento- Insomma, non l'abbiamo mica chiesto in legno di baobab o cavolate simili! Dovrebbe essere una richiesta semplice da accontentare!

-Non dirlo a me, Frerin- Dìs sbuffò sonoramente e si chinò a poggiare la borsa sulla poltrona, fermandosi poi con le sopracciglia aggrottate. -Chi ha spostato il portachiavi?

-Ops- disse Vili- Ti avevo detto di ricordarmelo, Bilbo.

-Scusa se avevo altro per la testa.

-Ogni giorno è sempre la stessa storia- borbottò Dìs, rimettendo a posto il portachiavi- Torno a casa e trovo qualcosa fuori posto. Tra un po' comincerò a sospettare che qui dentro ci siano i fantasmi.

Alle sue spalle, Bilbo e Vili quasi si strozzarono.

-Evidentemente è una cosa di famiglia- Thorin entrò in quel momento, andando ad accasciarsi sul divano accanto a Frerin. -Ieri sera uno dei vasi si è suicidato.

Nel guardare Thorin sedersi , negli occhi lo sguardo assente che tanto spesso esibiva in quegli ultimi mesi, Bilbo fu attraversato da un pensiero, un pensiero che fino al giorno prima sarebbe stato follia, e che invece adesso avrebbe potuto assumere i contorni della realtà. -Vili-disse, esitante.

L'uomo si voltò verso di lui.-Dimmi.

-Se posso...-Bilbo faceva fatica a parlare. Sarebbe stato troppo orribile, concedersi di sperare, e poi scoprire che non era possibile.-Se posso toccare gli oggetti...allora, potrei anche...?

Lo sguardo di Vili lo salvò dall'imbarazzo di finire la frase.-Sì-disse semplicemente il fantasma, e la sua voce era piena di comprensione.

Bilbo gli lanciò uno sguardo esitante, quindi avanzò con lentezza verso il centro del soggiorno fino a trovarsi di fronte a Thorin. Si sedette di fronte a lui con estrema cautela, come se temesse che da un momento all'altro un suo movimento potesse spezzare l'incantesimo.

Thorin era proprio davanti a lui, così vicino che Bilbo avrebbe potuto sentire il suo calore, se ancora avesse avuto un corpo per sentirlo. Con gli occhi seguì i suoi lineamenti, contò le piccole rughe che lo solcavano, e si chiese quali pensieri turbinassero dietro la barriera degli occhi azzurri, se Thorin aveva in mente lui, o Azog, o quello che sarebbe successo l'indomani.

La sua mano attraversò la barriera d'aria che li separava con estrema lentezza, e poi si fermò a pochi millimetri dalla guancia di Thorin, così vicino eppure così incredibilmente lontano. Nella sua mente risuonò la voce di Thorin, bassa e spezzata, voglio, voglio, voglio, e qualcosa dentro di lui si contrasse.

Bilbo allungò la mano e toccò la guancia di Thorin.

Fu un tocco breve, fugace, eppure in quel momento gli parve che tutto il suo corpo ricevesse una scossa, nel momento in cui la realtà del gesto si trasmetteva alla sua mano: avvertì, distintamente come aveva fatto tante volte da vivo, la consistenza liscia della pelle di Thorin, la carezza ruvida della barba, il calore del respiro che lo colpiva ad intervalli regolari.

Ma durò solo un istante. Thorin sussultò, sorpreso, e Bilbo ritrasse di scatto la mano, avvertendo la delusione dentro di lui aggrovigliargli la gola.

-Perché mi hai toccato?-chiese Thorin, rivolgendosi al fratello.

Frerin lo fissò perplesso.-Io non ti ho toccato.

-Magari la prossima volta fallo quand'è da solo, così è più facile che lo scambi per un soffio di vento-Vili afferrò Bilbo per una spalla e lo tirò indietro, lanciandogli un'occhiata a metà tra il divertito e il rimprovero.-E togliti quell'espressione dalla faccia, non significa che tu possa passare al dunque. Ricordati che lui non ti vede.

-Cos...-Se fosse stato possibile, Bilbo Baggins sarebbe diventato rosso come un peperone.-Ma come ti viene in mente di dire certe cose!

Vili scrollò le spalle, con un'espressione niente affatto contrita.-Dopo vent'anni passati a poter dire quel che mi pare, ho perso un po' il controllo della lingua. E poi, come credi che abbia attaccato bottone con Frerin, parlando di fiori?

Risero entrambi, e poi uno strano silenzio calò tra loro, mentre il volto di Vili si riempiva di malinconia. -Sai, a volte Dìs mi parla- disse.

Bilbo gli lanciò un'occhiata perplessa. -Intendi dire che ti vede?

-No, nulla del genere. Semplicemente, a volte, dopo cena, si siede sul letto e comincia a parlarmi. Lei crede che non la senta nessuno, ma io sento tutto. È stato così che sono venuto a sapere di te- gli sorrise- Ti adorava, sai.

-Lo so- sussurrò Bilbo.

Vili tornò a guardare sua moglie.-Quand'era più piccolo, anche Fili lo faceva, ma crescendo ha smesso, così come ha smesso di andare in giro chiamando 'papà', nella convinzione che un giorno l'altro sarei spuntato fuori. Kili, invece...Kili era troppo piccolo per ricordare, e quand'è cresciuto abbastanza per capire, aveva già trovato un padre, quindi non aveva bisogno di me.

Quelle parole colpirono Bilbo come un'accusa, anche se sapeva che non intendevano esserlo.-Ma Thorin non ha tentato di sostituirsi a te.-Disse.-Gli ha parlato spesso di te, a tutti e due.

-Ma quando Kili cadeva e si faceva male, c'era Thorin a prenderlo in braccio, e io no-ribatté Vili, calmo.-Agli occhi di un bambino, è questo a fare la differenza.

Di nuovo calò il silenzio, punteggiato dal chiacchiericcio distratto di Dìs e Frerin, interrotto di tanto in tanto dai commenti di Thorin. Fu solo dopo diversi minuti che Bilbo si decise finalmente a porre quella domanda che gli premeva sulla lingua da molto tempo.

-Vili- disse- Perché siamo qui?

Vili non distolse lo sguardo da sua moglie. -Immagino perché non abbiamo capito di essere morti.

Bilbo sbuffò sonoramente. -Non so te, ma io l'ho capito piuttosto bene di essere morto.

-L'abbiamo capito, ma non l'abbiamo accettato- si corresse Vili. -In un certo senso, comprendiamo di essere morti, ma non accettiamo che la morte sia la fine. Entrambi siamo rimasti a metà strada tra questo mondo e qualsiasi cosa ci sia oltre, convinti di non aver portato a termine il nostro compito, di non aver completato il nostro cammino.

Mentre parlava, Bilbo non distolse un attimo lo sguardo dal suo viso. Per la prima volta, la nota beffarda era scomparsa dalla voce di Vili.

-Avevo promesso a Dìs che non l'avrei mai lasciata sola- sussurrò quasi a se stesso- Non potevo sopportare il pensiero di aver infranto la più importante delle mie promesse. E non potevo andarmene prima di aver visto i miei figli crescere e diventare i due splendidi uomini che sono ora.- rise, una risata che sapeva di lacrime. -E poi c'era Frerin. Ha decisamente bisogno di qualcuno che lo tenga d'occhio. Per certi versi è ancora più sbandato di Thorin, se questo è possibile- Gli rivolse uno sguardo ardente, rabbioso, e Bilbo ebbe l'impressione che stesse cercando più di convincere se stesso che lui- Io non potevo abbandonarli, capisci? Non potevo. E non posso neanche adesso. Dìs...

-Vili- lo interruppe Bilbo gentilmente- Dìs non ti vorrebbe qui.

Le sue parole sembrarono avere l'effetto di uno schiaffo. Vili barcollò, colto di sorpresa, e gli lanciò uno sguardo sconvolto. -Cosa intendi dire?

-Una volta, Gandalf mi ha detto che la condizione di fantasma è innaturale- rispose Bilbo- Che oltre il velo che chiude il mondo dei vivi c'è un altro luogo, un luogo dove vanno tutte le anime. È lì che dovremmo essere, Vili. È così che dovrebbero andare le cose.

-Quindi, tu lo faresti?- domandò Vili- Se avessi la certezza che lui è al sicuro, e felice, lo lasceresti?

Bilbo non si era mai posto la domanda, ma in quel momento seppe la risposta.

-Sì- disse.

-Perché?

Lo sguardo di Bilbo scivolò su Thorin.

-Perché la vita va avanti per tutti, anche per i fantasmi- rispose- E non si può restare a rimpiangere ciò che avrebbe potuto essere, e non sarà mai. Perché lui è vivo, e io sono morto, ed è giusto che la sua vita continui comunque, anche senza di me. Perché, se fosse stato lui a morire, io avrei trovato un modo di andare avanti e di conservare tutto quello che c'era stato, anche se solo nel mio cuore.

Accanto a lui, Vili era immobile, lo sguardo fisso su Dìs, e se in quel momento avesse potuto piangere, lo avrebbe fatto.

-Li ho già abbandonati una volta, quando più avevano bisogno di me- sussurrò. -Non posso farlo anche adesso.

-Tu non li hai mai abbandonati, Vili- Bilbo scosse la testa con decisione- Tu non li hai mai abbandonati. Tu li amavi, li amavi tutti, e loro questo lo hanno sempre saputo. Hai fatto quello che potevi, e non devi avere rimpianti.- Gli si avvicinò. -Dìs è forte. È sopravvissuta a questo, è sopravvisuta a tutto, e non ce l'ha con te per essertene andato. E Fili e Kili sono cresciuti, ormai. Possono cavarsela senza padre. E dovresti essere fiero di loro. Hanno ereditato da te il modo di amare- la mano di Bilbo sfiorò la spalla di Vili. La strinse. -Vai avanti, Vili. Vai avanti, come ha fatto lei.

Vili si girò lentamente.-E tu?-mormorò.-Tu che farai?

-Salverò Thorin-rispose Bilbo.-E quando sarà il momento, ti raggiungerò. Non essere triste, Vili. Hai fatto più di quanto avrebbero fatto altri nella tua situazione, e l'hai fatto bene.

Vili rimase in silenzio a lungo, il petto che si alzava e abbassava, poi si scostò dalla mano di Bilbo e s'inginocchiò di fronte a Dìs. La fissò a lungo, come se avesse voluto imprimersi nella mente l'immagine di lei per l'eternità.

-Ti amerò per sempre-le disse, a voce talmente bassa che nemmeno Bilbo lo udì.

Poi si sporse, e delicatamente, posò un bacio sulla tempia di Dìs. Lei trasalì e si portò la mano al punto in cui le labbra di lui l'avevano sfiorata...e qualcosa si agitò nei suoi occhi, come se una parte di lei sapesse cos'era successo e perché.

Vili si alzò e si portò davanti a Frerin.-Stammi bene, idiota.-sussurrò.-Non fare casini, senza me a tenerti d'occhio.

Poi i suoi occhi si posarono su Thorin. A lui disse solo poche parole, ma erano tutte quelle che non gli aveva mai detto in vita.

-Grazie, Thorin. Per tutto.

Un bagliore attrasse l'attenzione di Bilbo, e poi un raggio di luce scese apparentemente dal nulla, calando lentamente ad avvolgere la figura di Vili.

-Addio, Vili- sussurrò. -Mi mancherai.

Attraverso la luce, vide Vili voltarsi, e l'ultimo ghigno beffardo lampeggiargli sul viso.

-Anche tu mi mancherai, Signor Baggins- rispose- Mi andavi a genio.

L'ultima immagine che Bilbo vide, fu Vili che sollevava il pollice in segno di saluto, e il suo eterno sorriso.

Poi Vili si voltò e svanì nella luce.


 

Ok, signore e signori. Se a qualcuno venisse in mente di chiedere perché pubblichiamo sempre a questi orari così infausti, sappia che in questo caso è stata colpa di Saitou, che ha pensato bene di cancellare diciassette pagine di capitolo in punto di pubblicazione, e quindi abbiamo dovuto rifarlo da capo in una serata sola, dopo averci lavorato per tre giorni... ma forse non tutto il male vien per nuocere, dato che la prima versione era, a ben ripensarci, una schifezza. Il latte col cacao alle undici di sera aiuta...

Voi non avete IDEA di che parto sia stato trovare un personaggio a cui assegnare il ruolo del fantasma della metro. Ci eravamo già quasi ridotte a voler usare Gandalf, finché, durante una lezione di latino, Saitou non è saltata su urlando “Ho la soluzione ai nostri problemi!”.

C'è stato un momento in cui Vili se l'è battuta con Thror, ma abbiamo pensato che il caro nonnetto avrebbe appesantito troppo l'atmosfera. Anyway, speriamo che il capitolo vi sia piaciuto (noi ci siamo commosse a scrivere il finale). Sappiate questo, signore e signori: questo è il respiro profondo prima del balzo. Abbiamo voluto darvi un momento di pausa prima del gran finale...

Recensite numerose, mi raccomando!

Saitou Catcher

 

 

 

 

  
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