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Autore: Neflehim    03/09/2015    1 recensioni
Cosa vorresti se potessi veder avverato un desiderio, qualunque esso sia?
" Voglio diventare una cantante!"
" Voglio diventare ricco!"
" Voglio l'immortalità!"
Ce ne erano moltissimi da scegliere, ma lui scelse quello più potente e devastante.
Lui scelse la distruzione del mondo.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daichi Sawamura, Koushi Sugawara, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Il destino mescola le carte, ma è l'uomo a giocare la partita-





Sono passati esattamente cinquecento anni, da quando il mondo fu scosso improvvisamente da misteriosi fenomeni distruttivi che rasero al suolo le città mondiali e arrestarono il progresso scientifico, riportando la gente in un epoca medievale.

Cinquecento anni da quando centinaia di migliaia di persone perirono sotto le macerie dei terremoti o tra il fuoco dei vulcani eruttati o ancora in mezzo alle acquee degli Tsunami.
La popolazione mondiale fu ridotta di due terzi rispetto a quella originale e i Governi caddero mandando i Paesi nel caos.
In contemporanea a quei fenomeni distruttivi, apparvero delle persone i cui desideri erano stati realizzati e che cercarono di prendere il controllo con la Tirannia.
Si narrava che fossero stati gli stessi dei a donare lor quei poteri e per questo presero ad asservire sotto il loro controllo coloro che non erano stati così fortunati.
Da essi si distaccarono un gruppo di persone che invece di distruggere e tormentare ancora quel mondo già sofferente, decisero di creare un Paese in cui vivere pacificamente e come terra di origine scelsero quello che era rimasto del Giappone riportandolo al vecchio splendore.
La tecnologia era ormai inutilizzabile, così si tornò ai metodi medievali fatti di pozzi,caccia, campi e focolari.
Le case di cemento vennero sostituite da quelle in mattoni.
L'elettricità, dalle vecchie lampade a candela.
Quelle persone vennero acclamate come le salvatrici del Giappone e per questo messe a governare il nuovo paese che si era venuto creare.
I cittadini presero a chiamarli con un nuovo nome: Karasuno, per il loro vestiario sempre scuro come i corvi.
Costruirono per loro un enorme castello al centro della Nazione e vi si affidarono completamente.
Molti altri Orders -così vennero chiamati i Prescelti degli dei- seguirono il loro esempio e riunirono sotto di loro numerosi cittadini, Orders e no dando così vita ad altri tre grandi Regni: Seijo, Akuira e Azuma con i loro rispettivi sovrani.
Il giorno in cui la civiltà sembrò tornare nel mondo venne definito il Festival della Rinascita e divenne motivo di festa soprattutto a Karasuno dove ogni anno, tutte le attività venivano interrotte allestendo un vero e proprio festival.
Tutto pareva andare bene.
Nessuno poteva immaginare che esattamente cinque secoli dopo la Grande Distruzione, la situazione sarebbe precipitata drasticamente.
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" Mio Signore! Dove diavolo si é cacciato?!"
Le urla assordanti di Takeda, distolsero Daichi, dal paesaggio che stava osservando, seduto sopra il davanzale di una delle finestre più alte.
Sotto di lui poteva benissimo vedere la gente, che affannata stava allestendo preparativi per il festival che si sarebbe tenuto di lì a poche ore.
Sospirò sentendo quel lamento e si voltò verso la voce: un uomo sui trent'anni , capelli scuri e gli occhiali squadrati, si guardava attorno con un espressione esasperata.
"Che ha fatto quell'idiota stavolta, Takeda-sensei?" lo chiamo Daichi scendendo dal davanzale e avvicinandosi all'uomo che appena lo vide i suoi occhi brillarono speranzosi.
" Oh Daichi-sama! Non riesco a trovare Sua Maestà da nessuna parte!"piagnucolò Takeda.
Daichi ci pensò su, ma non ci mise molto per capire dove poteva essersi cacciato l'amico.
" Tranquillo Takeda-sensei... credo di sapere dov'è... appena lo trovo ve lo mando a suon di calci!"
Takeda parve ignorare l'ultima parte- piuttosto irrispettosa verso il Sovrano – ed emise un sospiro rassicurato "Ti ringrazio Daichi-sama! Se sua Maestà salta le prove per il Festival anche oggi, il Consigliere Ukai stavolta me le suonerà!"
Daichi diede una pacca compassionevole all'uomo ed uscì dal piccolo salone .
Imboccò sicuro un corridoio laterale, rimanendo in ascolto del vociare che risuonava tra quelle mura. Sulla sua strada incrociò una decina di bambini che giocavano a rincorrersi spensierati e sorrise.
Quando la gente di Karasuno aveva costruito quel castello per ringraziarli, lo avevano subito giudicato troppo grande per sole dieci persone, così il loro Re aveva proposto di farci vivere anche i bambini orfani di cui le chiese non potevano prendersi cura.
Da quel giorno quell'enorme maniero si era riempito di vita.
Sospirando continuò il suo percorso e si diresse verso la torre più alta.
Solitamente quell'idiota era solito rifugiarsi lì quando spariva.
Salì fino in cima, fino a trovarsi una botola che portava all'esterno. L'aprì e sentì la leggera brezza che proveniva dal "tetto".
Si ritrovò ad osservare l'intero regno dal suo punto più alto.
Voltò il viso alla ricerca di una figura conosciuta che ritrovò esattamente dove si aspettava: un ragazzo di circa vent'anni era seduto in bilico sul cornicione e guardava assorto un punto imprecisato all'orizzonte.
I capelli dello stesso color del tramonto spiccavano a confronto del cielo azzurro pallido mentre sul suo corpo ondeggiava leggero il manto color pece.
Si avvicinò proprio nel momento in cui una creatura scura scendeva in picchiata dal cielo per andarsi ad appollaiare sulla spalla del piccolo ragazzo che le carezzò la testa dolcemente.
Daichi si avvicinò continuando ad osservare l'espressione assorta e un po' angosciata dell'amico, mentre il petto gli si stringeva in una morsa a quella vista.
Appena gli fu accanto Shouyo parve accorgersi di lui ma non si voltò.
" Daichi-nii..."mormorò solamente come saluto mentre proseguiva nel suo scrutare il cielo alla ricerca di chissà quale risposta esistenziale.
" Takeda ti sta cercando, idiota... Hai bigiato di nuovo le prove per il festival."
A quelle ultime parole Shouyo sobbalzò "Così é passato un altro anno..." affermò solamente, la voce leggermente incrinata.
Daichi si ritrovò ad abbassare la testa senza poter dire nulla.
"Con questo sono cinquecento anni... quanto ancora durerà il mio castigo?"
Il moro strinse i pugni mentre un pugnale invisibile gli trapassava il cuore.
"Quanto ancora dovrò far sopportare a te e agli altri il frutto del mio peccato?"
Daichi sospirò.
Per una qualche strana ragione che nessuno sapeva spiegare, nel momento in cui un Order si univa a Karasuno entrando a far parte del suo regno ad esso veniva imposta l'immortalità.
Nessun Order sarebbe mai morto per cause naturali.
Gli stessi Daichi e Hinata vivevano da più di cinquecento anni ormai.
Ogni anno che passava, la crescita del loro corpo continuava a rallentare e solo cento anni prima avevano assunto il fisico di due ventenni.
Shouyo aveva sempre sostenuto che fosse il suo castigo ma Daichi non aveva mai concordato.
Gli scompigliò i capelli con un gesto irritato " Hei smettila di dire stronzate! Ogni Order presente in questo regno sapeva benissimo a cosa andava incontro unendosi a noi! Nessuno te ne fa una colpa!"
Shouoyo si girò verso di lui con un sorriso amaro " Solo perché sono all'oscuro della verità..."
A quella frase Daichi non seppe rispondere.
Era la verità.
Nessuno sapeva, tranne davvero poche persone fidate.
Nessuno.
Sentì un sospiro e così alzò lo sguardo e con suo enorme orrore lo vide in piedi sul cornicione, le braccia spalancate, il volto rivolto verso l'alto, gli occhi socchiusi.
Non fece in tempo a sporgersi che il ragazzo si era già buttato .
Il cuore di Daichi smise di battere attanagliato dal terrore per poi riprendere in una corsa furiosa, mentre lo vedeva precipitare senza poter fare nulla per impedirlo.

Solo dopo pochi minuti successe il miracolo.
Si diede dell'idiota mentre vedeva il corvo sulla spalla di Hinata spalancare le ali e fondersi con la schiena del piccolo ragazzo.
Gli tirò i peggiori insulti da lassù mentre Shouyo risaliva verso di lui librandosi in aria, con un enorme sorriso divertito.
" Giuro che appena ti prendo..." iniziò Daichi sporgendosi verso l'amico che però si spostò, scoppiando in una risata che spense sul nascere la rabbia di Daichi.
Era una fortuna che l'umore di Hinata cambiasse così velocemente.
"Daichi-nii dì a Ukai-san che oggi non me la sento proprio di andare alle prove. Farò un giro in città per vedere come vanno i preparativi!"
Detto questo, senza che Daichi potesse minimamente protestare, svolazzò via.
Il moro si ritrovò ad osservarlo sparire tra le nuvole per poi puntare in picchiata verso il basso e sospirò di nuovo.
Il consigliere Ukai non sarà stato per nulla contento.

Contrariamente da quello che aveva detto a Dachi, non andò immediatamente in città.
Puntò vertiginosamente verso l'alto e sorrise esaltato.
Le ali di Kuro si agitavano potenti sulle sue spalle, potandolo sempre più in alto.
La città sotto di lui si rimpicciolì fino a diventare un sottile nastro multicolore.
Salì fino alle nubi: l'aria era satura di umidità gelata. Un informe coltre grigia lo avvolse decimando la visione ad un braccio di distanza. Stranamente non ebbe paura di urtare da qualche parte in quella massa nebulosa. Tese la mano verso una nuvola e rise quando si ritrovò ad afferrare solo aria. L'acqua si condensò e gli colò lungo il braccio, inzuppandogli la manica.
Accanto gli passò una sagoma grigia e da una nube uscì fuori una colomba che agitava le ali freneticamente.
Quando emerse dalla sommità delle nuvole, i suoi vestiti erano ormai zuppi e rabbrividì quando una folata di vento gli si schiantò contro. Si scrollò, spruzzando acqua da tutte le parti.
Abbassò il capo verso il terreno e non si stupì di non vedere null'altro che colline di nuvole.
Faceva freddissimo. Le gocce tra i suoi capelli gelarono. Il mantello scuro e i pantaloni neri erano gusci durissimi contro la sua pelle.
Non aveva mai volato così in alto e la cosa lo entusiasmava.
Rivolse il suo sguardo verso il sole e socchiuse gli occhi accecato dalla luce.
Il suo respiro si fece più pesante, più in alto volava e più l'aria si faceva rarefatta.
Si ritrovò a boccheggiare. Il suo cervello si azzerò, mentre il panico prendeva il posto della gioia del volo. Davanti agli occhi iniziarono a danzargli una miriade di puntini colorati.
Annaspò in cerca di aria. Sforzandosi di pensare.
Alla fine, l'unica soluzione a cui riuscì ad arrivare fu di smettere di battere le ali, lasciandosi precipitare prima di rischiare di perdere i sensi.
Mentre cadeva nel vuoto, sentiva il vento fischiargli nelle orecchie e schiaffeggiargli le guance.
Più tornava ad un'altezza accettabile e più l'ossigeno circolava nuovamente nelle vene facendo tornare le attività celebrali .
Quando si rese conto che tutte le sue funzioni si erano riattivate Kuro si fermò a mezz'aria.
Schiuse le palpebre, prese un bel respiro e il suo volto si allargò in un sorriso raggiante.
Ogni volta che raggiungeva un nuovo record il brivido della vittoria gli accendeva i sensi.
Era da pazzi che per continuare a vivere in quei cinquecento anni aveva dovuto provare il brivido del rischiare la vita.
Si disse soddisfatto del fremito ricevuto quel giorno, così riprese quota e si diresse verso la città.

Decise di atterrare sul tetto di un palazzo, per non spaventare i cittadini.
Quando toccò con i piedi per terra, d'istinto Kuro si separò dalle sue spalle.
" Kuro... invisibile."
Il grande corvo perse pian piano consistenza, fino a sparire del tutto.
Shouyo poteva ancora sentire i suoi artigli sulla spalla ma nessuno poteva vederlo.
Scese abilmente in strada e si calò il cappuccio nero sul viso per non farsi riconoscere confondendosi tra la folla affaccendata.
Passeggiò allegramente guardando a destra o a sinistra, fissando affascinato le bancarelle, i festoni e gli operai che li allestivano.
Mentre stava osservando dei piccoli oggetti fatti in casa su un banchetto, sentì una forte pressione nella testa. Come se la sua attenzione fosse irrimediabilmente attratta in un posto ben preciso.
Si voltò e si diresse verso il luogo da cui sentiva quella stranissima sensazione.
Era in un vicolo non molto trafficato.
Dopo aver percorso una decina di metri, vide una piccola folla raggruppata attorno ad un particolare banchetto a cui era seduto una figura incappucciata.
Si avvicinò alle persone radunate attorno a quello che pareva un veggente.
" Non preoccuparti... tua moglie Miina é pazza di te. Vada a festeggiare."
L'uomo a cui stava leggendo la mano emise un'esclamazione sorpresa " Mia moglie si chiama davvero Miina, e non glielo avevo detto!" Prese le mai del veggente e le baciò" Grazie mille ! Non sa che peso che mi ha tolto! Che lei sia benedetto dal Nostro grande Re!"
Shouyo arrossì a quel complimento immotivato e ringraziò il cappuccio che gli copriva il volto, celandolo da qualsiasi espressione.
La folla dopo altre ovazioni si diradò seguendo il marito geloso che voleva offrire da bere a tutti per quanto era felice.
Si era nascosto nell'ombra e quando non vide più nessuno vicino al banchetto uscì dal buio rivelandosi al veggente che però non parve per nulla sorpreso.
"Povero scemo! Sua moglie si sta facendo il giardiniere..."
Shouyo sorrise divertito.
" Venga avanti, Altezza, a parte me non c'è nessun altro glielo assicuro."
Stavolta non nascose il suo stupore.
" Non sia così sorpreso... sono certo che non é la prima volta che vede un veggente con veri poteri."
Il ragazzo si sedette davanti al veggente e si scoprì il volto, invitando l'altro a fare lo stesso.
Doveva avere più o meno l'età di Daichi-san. Forse era divenuto un Order da poco. Si ritrovò inconsciamente a sperarlo.
Il volto di quel giovane era così gentile che gli doleva il cuore al pensiero di aver condannato anche lui ad una vita dannata dall'eternità.
" E' un Order di Preveggenza?"
Scosse la testa.
" Gli dei mi hanno donato la Vista, che sia di qui a dieci chilometri, come ho fatto con quell'uomo prima, o da ora a due anni Non fa differenza."
" E' un potere molto potente."
" Quanto inutile per proteggere le persone a me care."
Shouyo aggrottò le sopracciglia confuso.
"Leggo il futuro solo di coloro che conosco e posso toccare, mio Re. Non posso vedere il futuro del mondo o di persone a me lontane. Mi é successo solo una volta, ma da quel giorno quella parte del mio potere, é come sigillata. Inoltre, é raro che io riesca ad andare più avanti di qualche anno."
"Capisco."
Rimasero in silenzio per qualche minuto, fino a quando non fu il veggente a riprendere parola.
" Vuole sapere cosa le accadrà, Mio Sire?"
Shouyo abbassò il capo riflettendo.
C'era sicuramente un motivo se le dee lo avevano spinto in quel vicolo per incontrare quella persona.
" Con piacere."
Gli pose la mano che il ragazzo prese delicatamente. Il suo tocco era gentile quanto il suo volto.
Lo vide stringere gli occhi in un espressione concentrata. Passarono i minuti e la pelle del giovane iniziò a cosparsi di sudore mentre le sue labbra si storcevano in una smorfia dolorosa.
All'improvviso lasciò la sua mano come scottasse e Shouyo se la portò al petto preoccupato da quella reazione.
Lo vide prendersi la testa tra le mani con un espressione disperata e il sovrano si alzò di scatto accostandosi al giovane per soccorrerlo.
Gli toccò la spalla con una mano per scuoterlo e solo allora il veggente parve calmarsi.
Passarono i minuti in silenzio, con Shouyo che ancora lo stringeva a se e l'altro che respirava affannosamente.
Quando il giovane riuscì a calmare il respiro riaprì gli occhi, lucidi, quasi sull'orlo delle lacrime e spaventati.
" State bene?"
Il ragazzo annuì e si scostò piano dal suo appoggio, per tornare in una posizione eretta.
" Le chiedo perdono per averle mostrato un così patetico spettacolo, mio sire."
Shouyo si rialzò in piedi e si sedette nuovamente sulla sedia davanti al banchetto.
" Non si preoccupi... l'importante é che ora stiate meglio."
Il veggente sorrise dolcemente.
" La ringrazio ma non merito parole così gentili."
Shouyo fece un gesto incurante con la mano "Se la sente di dirmi cosa ha visto di così terribile nel mio futuro da portarla ad una simile reazione?"
Possibile che le parche non avessero ancora finito con lui?
Avrebbe dovuto portare altra sfortuna sul quel mondo che piano si stava riprendendo?
Che senso aveva la sua vita?
" Molte cose mio sire, ma non tutte così terribili. Le sue scelte, determineranno i cambiamenti futuri del mondo: lo salverà o lo distruggerà. Dipenderà tutto dalle sue scelte..." aggrottò le sopracciglia pensieroso " é strano che io sia riuscito a vedere così lontano. E' raro che io vi riesca."
Shouyo non ascoltò quel commento, troppo preso a valutare le parole precedenti del veggente.
Strinse il pugno mentre il terrore si faceva largo dentro di lui.
Il mondo era già stato distrutto una volta... davvero c'era la possibilità che accadesse ancora?
Sentì un calore sulle dita e alzò lo sguardo, incrociando quello rassicurante del veggente.
" Ciò che successe cinquecento anni fa, non fu colpa sua. Non deve angustiarsi in questo modo."
Gli sorrise grato, ma nonostante tutto, quelle parole non cancellarono la sensazione del tempo che passava come una sentenza oscura dietro l'angolo.
"Ha detto di aver visto molte cose..."
Il veggente annuì ma non gli rispose subito, probabilmente alla ricerca di parole adatte per spigare quello a cui aveva assistito come spettatore di una vita altrui.
" Dovrà fare attenzione ad un corvo nero come la pece, alla cerimonia di quest'oggi, mio sire.
La vostra vita sarà in pericolo, ma dovrà anche prendere una decisione importante per il vostro futuro : salvare quel corvo oppure condannarlo ad una morte certa per mano amiche."
Shuoyo rimase in silenzio per qualche altro secondo " Cosa comporteranno l'una o l'altra scelta?"
" Se deciderà di dargli salvezza, questo potrebbe portare a guerra e distruzione con un nemico conosciuto e la sua attuale sofferenza non sarebbe nulla a confronto di quella futura. Avrà anche molta felicità ovviamente."
Il sovrano rimase un attimo in silenzio, poi prese coraggio e gli fece la domanda che aleggiava nell'aria " E se invece lasciassi che quelle mani amiche lo uccidessero?"
"Probabilmente quella guerra sarebbe evitata. Non per sempre, ovviamente . Ma sarebbe posticipata ad un tempo lontano e ancora inconsistente per il momento."
Era palese che la seconda scelta fosse la migliore, eppure qualcosa gli diceva che se mai quello che aveva predetto quel veggente si fosse avverato... non sarebbe stata più così ovvia, la sua scelta.
Non sapeva dirne il motivo, ma la cosa continuò a tormentarlo per tutto il viaggio di ritorno al castello.


" Sua Maestà! Dove era finito?!"
Sospirò Shouyo, quando Takeda-sensei si aggrappò lagnante al suo braccio.
" Ukai-san mi ha quasi ucciso quando gli ho detto che non vi trovavate da nessuna parte!"
Sorrise.

Aveva visto mille volte quella scena.
" Shouyo!" una voce conosciuta gli fece allargare il volto in un sorriso sincero.
"Yu-san!" esclamò vedendo il piccoletto avvicinarsi a loro con il solito sorriso e quello sguardo penetrante che da sempre lo caratterizzava.
" Dì la verità, te la sei andata a spassare vero?"
Il sorriso malizioso che gli rivolse lo fece arrossire, ma appena ricordò la sua piccola fuga gli tornò alla mente anche la predizione del veggente e il suo volto si oscurò, facendo preoccupare l'amico che lo fissò con uno sguardo ansioso, di cui Shouyo non si rese conto fino a quando non alzò gli occhi su di lui.
" Allora ? Come é andato l'allenamento oggi?"
L'espressione dell'amico mutò immediatamente in una orgogliosa, tipica di lui.
"E' stato perfetto anche oggi , ma ho comunque ancora molto da imparare! Asahi-san continua a scusarsi con gli altri quando li batte e Ryu é esagitato come al solito!"
Un rapporto nei dettagli.
Si ritrovò istintivamente a ridere per quel rapporto decisamente strano rispetto a quello che gli riportava Daiki o Takeda-sensei.
" Non siete proprio cambiati!"
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia un po' offeso " Parli proprio tu che quando ti alleni, non fai altro che saltellare contento da una parte all'altra!"
" Suvvia Yu-san... dovresti sapere che al nostro caro regnante, di fare le cose come si deve non va proprio a genio."
Quella voce ebbe la tipica capacità di far andare il sangue al cervello a Shouyo che si voltò verso di lui " Qui l'unica cosa che non mi va a genio sei tu... Tsukishima!"
Il ragazzo fece un sorriso sghembo " Oh ma quale dolore!"
" Dai Tsukki, finiscila."
La voce dietro di lui di Yamaguchi parve far irrigidire il biondo che gli rivolse uno sguardo annoiato.
"SHOUYO HINATA!" quell'urlo bestiale fece irrigidire tutti, Takeda-sensei compreso.
" Daichi-nii...."mormorò il ragazzo interpellato, facendosi piccolo piccolo sotto la tangibile rabbia dell'amico, che lo prese per l'orecchio e incurante della presenza degli altri, se lo trascinò via.

All'uscita della star, tutti si dileguarono lasciando solo Takeda-sensei a fissare assorto il punto in cui Shouyo era sparito.
Aveva visto anche lui lo sguardo abbattuto del suo Re e si chiese se fosse successo qualcosa quando era fuggito qualche ore prima.
D'istinto e con un brutto presentimento che si faceva largo dentro di lui, si diresse verso la direzione in cui era scomparso Shouyo ma si ritrovò davanti ad una porta chiusa e ad un uomo piuttosto scocciato che faceva la guardia.
Ukai-san? Come mai non é dentro con Shouyo-sama?”
Kyoko e Yachi-san mi hanno cacciato per chissà quale motivo!”
Gli rispose assottigliando gli occhi e poi voltando il viso offeso verso la finestra e facendo notare all'altro le cinque dita stampate sulla guancia.
Kyoko é stata abbastanza chiara nel farmi capire quanto se ne faceva delle mie proteste” borbottò, chiarendo i dubbi di Takeda che lo sentì borbottare “ Mi ha trattato come fa con Nishinoya e Tanaka... dannata donna!”
Takeda sorrise.
Kyoko era una specie di segretaria di Daichi e lo aiutava nelle faccende burocratiche che Shouyo si era opposto nel portare avanti.
Era una ragazza molto silenziosa e raramente la si era sentita parlare ma quando voleva, sapeva essere molto incisiva.
C'è qualcosa che la preoccupa, sensei ?”
La domanda di Ukai lo riscosse dai suoi pensieri.
Come?”
L'uomo davanti a lui alzò un sopracciglio “ Quando é arrivato aveva un volto scuro..”
Il sensei rimase un attimo in silenzio poi “ In realtà...”


" Daichi-nii, mi hai fatto male!" si lamentò Hinata massaggiandogli la parte dolente.
" Sua Maestà ... rimanga fermo la prego" lo rimproverò la Kyoko che gli stava prendendo le misure mentre dietro di lei Yachi teneva tra le bracia un vestito che probabilmente gli avrebbero fatto indossare presto.
Odiava quella dannata cerimonia per ovvi motivi e uno dei tanti era anche per quei vestiti ingombranti che era costretto ad indossare.
Vedi di non lamentarti! Avrei dovuto prenderti a calci visto il ritardo con cui sei arrivato!”
Il ragazzo non rispose,distratto dai rumori che provenivano da dietro la porta.
<< Kyoko mi ha detto di non far entrare nessuno.>> Ukai-san decisamente.
<< Quello é solo per gli uomini!>> Yui-san... forse?
<< E perché diamine?! E' un uomo anche lui!>>
<< Senta Ukai-san... se non vuole una coppia di mano sull'altra guancia, mi faccia entrare!>>
Dopo pochi minuti la ragazza fece capolino dalla porta con un sorriso birichino sulla faccia.
Michimiya non hai picchiato sul serio Ukai-san, vero?” le chiese Daichi preoccupato.
La ragazza fece un gesto disinteressato mentre si avvicinava tutta contenta a Shouyo che la fissava sospettoso, cercando di sbirciare cosa teneva dietro la schiena.
Sua Maestà! Guardi cosa ho trovato! Le starà d'incanto !”
Con orrore di Shouyo e anche con un po' di pena da parte di Daichi, Yui tirò fuori dalla schiena una collana piena di gioielli e pietre grosse quanto un pollice.
Daichi, Kyoko e Yachi – che mollò il vestito lasciandolo cadere per terra- si coprirono le orecchie.
NON METTERO' MAI QUELLA ROBA!”

Camminava lentamente, mentre il peso sul suo collo si faceva sentire e l'irritazione per ciò a cui era stato costretto, raggiungeva livelli altissimi.
Alla fine non era riuscito ad impedire a Yui di infilargli quella cosa sulla testa.
Non poteva di certo picchiare una ragazza.
Così si era ritrovato per l'ennesima volta, agghindato tanto da farlo sudare e con l'umore nero carbone.
Dai Shouyo, su con la vita!”
Un 'occhiata irritata lo mise a tacere in una risata.
Secondo la tradizione Daichi in quanto sua Guardia Personale sarebbe dovuta restare al suo fianco per tutto il rituale di benedizione.
Arrivarono davanti alla porta del castello che avrebbe portato fuori dalla città e si fermarono .
Shuoyo prese un bel respiro e solo quando sentì il cuore battere ad un ritmo decente diede il segnale alle guardie di aprire.
La folla lo acclamò.
Il calore lo prese alla sprovvista facendolo barcollare.
La confusione fatta di grida, scoppi e risate gli fece girare la testa.
Senza farsi vedere Daichi lo sorresse sospingendolo fuori.
Il Rituale della Rinascita era semplice: tutti gli Order presenti nella città si inchinavano davanti al loro Re ed Hinata doveva baciare la fronte di ognuno dando loro la sua benedizione per l'anno seguente.
Passò in fretta e la parata poté avere inizio.
La maggior parte delle volte il sovrano doveva percorrere le strade su una carrozza o comunque su un mezzo che lo avrebbe tenuto lontano da un qualsiasi pericolo.
Hinata però era diverso.
A lui piaceva camminare tra la gente ed avere un contatto fisico con loro.

Era quasi finita quando accadde.
Mentre passeggiava e Daichi si era allontanato per qualche minuto da lui, la vide.
Non fece in tempo a reagire.
Un ombra nera calò su di lui.
L'ultima cosa che vide Hinata prima di cadere, fu il mantello scuro svolazzare che gli ricordò le ali nere dei corvi, poi sbatté la schiena a terra e chiuse d'istinto gli occhi per il dolore del colpo.
Sentì una lama premere contro la sua gola ed aprì gli occhi.
Trattenne il fiato.
Quel volto...
Ora avrai la fine che meriti Re maledetto!” gli urlò contro la figura con disprezzo.
Rimase in sua contemplazione, Shouyo, mentre la lama calava sul suo petto.
Tobio...”
Quelle cinque lettere lo salvarono.
La punta del pugnale si fermò a pochi millimetri dalla stoffa in cui stava per essere affondato.
Vide il volto giovane del ragazzo trasfigurarsi in una smorfia sorpresa.
Poi un calcio lo colpi alla tempia sbalzandolo via da Hinata ancora frastornato.
SI mise seduto e con orrore vide Daichi scagliarsi contro la figura a terra con rabbia e spada sguainata.
Incrociò gli occhi impassibile del veggente tra la folla e comprese che la profezia di quella mattina si stava avverando.
Fece la scelta più difficile.



-E' nel momento delle decisioni che si plasma il nostro destino.-







Angolo dell'autrice:
Ho pubblicato questa storia per mettermi alla prova su un tema fantasy.
Aggiornerò probabilmente una volta al mese rispetto alle altre.






   
 
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