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Autore: Manto    03/09/2015    5 recensioni
Colli Albani, 754 a.C.
Nella terra che i Greci chiamavano Esperia, nel Lazio, si nascondono uno specchio d'acqua di pura bellezza e la sacra selva di Nemi dove dimora la Cacciatrice.
Qui, all'ombra delle querce, durante la festa per l'avvento della Primavera ha inizio la storia di un amore immortale e triste, di Eternità e Tempo; qui, una Dea ed un uomo decisero la Storia e la loro stessa sorte.
Canto per Egeria e per il suo re, Numa Pompilio.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Immortali'
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IV - Luci Solitarie




Questa notte non è fatta per il riposo, mi ritrovo a pensare mentre accarezzo i capelli di Numa, che nella luce della Luna sembrano ancora più chiari.
La prova di oggi lo ha privato di ogni energia, e ora dorme di un sonno profondo e nero come un'ombra. Sembra ancora più fragile di quanto già non sia... e così vecchio. Ma c'è dell'altro.
Lui non può vedere quello che ha scatenato, ma io riesco a intuire il futuro. E qualcosa di grande sta per accadere.

Mi alzo e lascio la casa, perché tra quelle mura non c'è pace per me, e mi dirigo al fiume cercando riparo dal freddo sospiro del vento. Una fitta di dolore mi prende quando lascio sciogliere le mie membra tra i flutti e intravedo le mie antiche compagne evitare la mia presenza, persino il mio sguardo.
“Sorella. Pensavo ci avessi dimenticato”, sento sussurrare accanto a me. Mi volto e tra le correnti spuntano gli occhi neri, notturni, della mia adorata sorella.
“Camenia”, dico con emozione. Lei sorride e si avvicina e io noto che il suo sguardo, nonostante lasci trasparire la felicità, mi rivolge anche un duro rimprovero.
“Pur in mezzo agli umani, continui a mantenere parte del tuo splendore”, dice dolcemente mentre i miei capelli, sotto il tocco delle sue mani, sembrano diventare ancora più rossi, fiamme indomabili.
“Non ho mai perso la mia natura”, rispondo, e lei abbassa lo sguardo. “Davvero?”
Fingo di non aver sentito, perché il suo tono mi ferisce a fondo.
Lei sospira. “Comunque sia, sono qui per volere Suo. Diana ti chiede di raggiungere Nemi.”
Boccheggio. Nemi, adorata dimora. “Non è possibile, io non ho il permesso di varcare la zona sacra.”
Camenia scuote la testa, non riesce a contenere un sorriso. “Ti prego, seguimi.”
Io la blocco afferrandola per un braccio, e lei si immobilizza. “Aspetta”, sussurro, “prima vorrei da te un favore.”
“Un favore?”
Chiudo gli occhi. Non vale la pena mentire. “Devo vedere il suo futuro.”
Lo sguardo di Camenia si fa duro. “Perché?”
“Perché voglio essere pronta.”
Lei ride. “Credi forse di poter cambiare il suo fato?”
Chino il capo. “A volte vorrei cambiare il mio. Cedere la mia immortalità ed essere una donna.”
La sua bocca assume un ghigno orribile.
“Non posso mutare il destino di nessuno, come non posso in alcun modo mutare il mio. Ma ti prego, voglio vedere quello che gli accadrà”, rispondo alla domanda in un soffio.
Camenia attende qualche istante, quindi sospira. “Diana risponderà anche a questo. Ora seguimi; non possiamo tardare, è quasi l'alba.”
“Ma... Numa si starà per svegliare...”
Lui. Sempre lui.
Corrugo la fronte. “Sì. Sempre lui. Smetti di condannare la mia scelta; io non l'ho fatto quando ti sei innamorata di Irio.”
Camenia si volta, fulminea, e mi afferra la gola. “Non dire quel nome. Mai!”, sibila e io annuisco, presa dalla paura. Senza aggiungere altro lei mi prende per la vita, mi trascina nelle profondità della terra. Attraversiamo la regione, e quando sento l'aria di Nemi penetrare fino a me e il richiamo del lago, il mio lago mai dimenticato, il mio cuore accelera.
Dove sei?”, sento Numa chiamarmi mentre sento il suo battito farsi più lieve e Cures è sempre più lontana.
Non temere; presto sarò di ritorno”, lo rassicuro. Il tempo di pensarlo e affioro dal lago, popolato come sempre da ninfee di ogni colore.
Diana, la Signora del Bosco, avanza verso di me. Quando mi abbraccia sento il suo calore e la sua forza penetrarmi nell'animo, e riempirmi di pace. Dietro di lei Virbio, che mi guarda senza alcuna espressione. “Mia cara... ci sei mancata così tanto.”
Io mi stacco da lei, confusa. “Mia Signora... perché sono qui?”
Diana corruga la fronte e si gira verso Camenia, al suo fianco. “Non sa ancora?”
Mia sorella scuote il capo. “Voglio che lo sappia da te.”
La Cacciatrice annuisce. Si rivolge di nuovo a me, e sorride. Il Bosco Sacro si apre davanti a noi mentre la Dea mi conduce verso la radura illuminata.
Perché non sei qui?
La voce di Numa arriva lieve, smorzata, e io faccio per voltarmi. “Non temere. Non avere paura.
Diana mi trattiene per un polso, quindi si blocca. “Che ti succede, Egeria?”
Chino il capo, non riuscendo a reggere il suo sguardo. Non riesco a dirle di quanto sia diventata egoista e chiusa verso il mondo.
Diana sorride, mi accarezza il capo. “Il tuo amore per un umano è fonte di vergogna per molti di noi”, sussurra la Dea, “ma io non la penso così. Mi commuove il vostro sentimento, mi fa comprendere quanto il tuo animo sia ricco di bellezza.
Ma c'è un'ombra, nella tua luce: i tuoi voleri stanno avendo la meglio sulla realtà: tu consideri Numa al pari di un Immortale.”
Avvampo, mi libero dalla presa di Diana. Nei suoi occhi vedo il riflesso dei miei, pieni di follia. Improvvisamente il bosco mi sembra colmo di oscurità.
“Perché sono qui?”, sussurro di nuovo. Diana esita per qualche istante, quindi capitola. “Noi tutti continuiamo a vegliare su di te, anche se ti sembriamo ostili; alcuni, come me, anche su Numa. Abbiamo visto quello che è accaduto... e anche oltre.”
“Ho avuto anche io una percezione, come se un'ombra fosse calata su di noi”, ribatto, “ma non riesco a vedere nulla di più.”
“Hai imparato a vivere con lui, come lui. Non sei più una Dea”, dice Virbio facendosi avanti.
Diana non parla. Mi sfiora il viso, e io vedo... due cavalli bianchi, veloci come nuvole nel cielo, che attraversano Cures e si dirigono verso la nostra casa.
Pompone li scorge dal sentiero e corre ad avvertire il padre.
Nessun rumore. La Natura è in attesa, come me.
Infine i cavalli raggiungono la dimora, si impennano. I loro cavalieri saltano al suolo e si inchinano davanti a Numa, che li guarda senza comprendere.
Uno di loro afferra la bisaccia che porta a tracolla, ed estrae... una corona. “Numa di Cures, il Senato ti chiama... re di Roma.”

La visione ha fine perché io scatto indietro. Re. Il mio Numa diventerà re.
Avrà bisogno di me, ora. Io lo saprò consigliare, lo saprò proteggere.
Lo renderò la Luce che tutti si aspettano che sia.

Il bosco si chiude intorno a me, i fiori si attorcigliano intorno alle mie caviglie e impediscono che io me ne vada. Diana si avvicina e mi mette una mano sulla spalla.
“Devo andare da lui”, sussurro, ma la Dea scuote la testa.
“In tutti questi anni lo hai istruito su ogni cosa, lo hai reso migliore; ma ora deve farcela da solo. Egeria... tu devi separarti da lui.”
Le lacrime mi riempiono gli occhi. “Io... non ce la faccio. Io devo essere al suo fianco.”
“No!”
La voce della Dea mi fa tremare e io cado in ginocchio. “Mia Signora... come farò, senza di lui?”
Camenia mi corre al fianco, mi afferra i polsi. “Basta, basta! Tu sei una Dea! Perché te lo sei dimenticato? Non puoi rimanere con lui!”
Diana mi prende tra le sue braccia, cerca di calmare il mio pianto incontenibile. “Camenia ha ragione. Dovete stare divisi. Lui deve imparare a usufruire dei tuoi insegnamenti, solo, e tu devi ritornare ad essere quella che eri.”
Un'esitazione. “Ma non sarà per sempre. Verrà il momento, tra molti anni, che tu ritornerai al suo fianco. Fino a quell'istante, tu vivrai qui a Nemi.”
Annuisco, e Diana addolcisce il suo volto con un sorriso. “E ora vai: tra qualche istante i messi del Senato giungeranno da Numa, per offrirgli la corona.
Lui rifiuterà, per te e perché la sua umiltà gli impedisce di comprendere a cosa è destinato, e tre giorni passeranno; allo scadere di questi lui dovrà accettare la sua sorte, e anche tu.
In questi ultimi attimi nessuno vi disturberà, e niente lacrime: lasciatevi con la speranza nel cuore, non con il dolore.”
Annuisco; fuggo via, mi lascio alle spalle la selva di Nemi, ignorando le proteste di Camenia e Virbio. Le lacrime mi accecano, ma io so comunque come tornare. Saprò sempre la via che riconduce a casa.


C'è silenzio, nella grande dimora. Pompone e Mamerco hanno raggiunto i fratelli a Capua perché la situazione a Roma è instabile, e Numa non vuole rischiare di perderli.
Siamo rimasti solo noi. E siamo già soli, chiusi nella nostra tristezza.
Il mio sposo, sulla soglia, guarda i suoi boschi, la sua terra, e io osservo lui. Nessuno dei due ha il coraggio, la forza di parlare.
Infine lui si gira, mi guarda piangere. Sorride tristemente. “Mi hai detto che non sarà per sempre. Un giorno mi rivedrai.”
Distolgo lo sguardo da lui. Mi sento così mortale, ora. E quanto lo vorrei essere.
Invecchiare, mutare nel Tempo come lui e con lui, e una notte addormentarci, le mani intrecciate per non perderci, e insieme spegnerci.

Mi si avvicina, mi prende il viso e me lo alza, baciandomi con gentilezza. “Ti amo.
Non avere paura di essere dimenticata; io ti sentirò sempre, dovunque andrò. Tu sei il mio cuore.”
Annuisco, tremante, e gli accarezzo il petto. “Chiuderò gli occhi, smetterò di vivere fino al momento in cui le nostre strade si incroceranno nuovamente. E se mi parlerai, io ti sentirò”, gli sussurro, quindi lo bacio avidamente.
Lui mi prende tra le braccia, mi porta nel nostro letto; e quando si stacca da me io so che non sono sola.
Nella notte lo conduco con me per i boschi, mi siedo con lui nelle grotte. Rimango a contemplare i suoi occhi mentre il cielo si riempie di lacrime e fiamme, e sospira con noi.
Infine la terza alba sorge.
Insieme, fianco a fianco, lasciamo la nostra casa. Sulle soglie del bosco lo prendo per l'ultima volta per mano, lo trattengo ancora per qualche istante. “Non parlare”, sussurro, e lo guardo a lungo. Quando ti rivedrò, i tuoi capelli saranno colore della neve, la tua pelle fragile, i tuoi occhi forse non vedranno più... e tu sarai stanco, così stanco.
Ma per me non avrà importanza. Sarai tu, e io sarò di nuovo felice.

Lui mi accarezza il ventre, e io sorrido. “La conoscerai. Crescerà con te, così avrai sempre un'immagine di me.”
Numa mi abbraccia, affonda il viso nei miei capelli. “Ti amo, Egeria. Tu mi hai dato la certezza che la Bellezza e la Gioia non sono un dono solo per gli Dèi.”
Sorrido, mi stacco da lui. “Tu sei la mia luce, come io sono la tua ombra. Splendi per me, splendi per sempre”, dico, e lui si volta, si mette in cammino verso la sua nuova vita.
Rimango a guardarti, mentre ogni istante che passa sei sempre più distante. E mentre raggiungo Nemi io ti penso.
Le acque del lago mi abbracciano, e io mi lascio portare a galla.
Qui dormirò finché non verrai a svegliarmi, e una nuova Primavera verrà con te.

   
 
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