PIPER
Piper
iniziava ad
essere stanca di starsene seduta in auto. Erano in viaggio ormai da
ore. Si
erano appena lasciati la città di Portland alle spalle e tra
poco avrebbero
superato il confine dell’Oregon. All’inizio del
viaggio Piper aveva
chiacchierato con Reyna e Annabeth mentre Percy continuava
silenziosamente a
guidare, tuttavia gli argomenti da conversazione erano finiti ormai da
un pezzo
e adesso le tre semidee se ne stavano tranquille ciascuna in un angolo
dell’auto.
Ogni
tanto Piper si
voltava a controllare che l’auto di Nico fosse ancora alle
loro spalle ma dopo
il lungo viaggio persino quel piccolo gesto le sembrava ormai
ripetitivo tanto
che da circa mezz’ora non faceva altro che osservare il
paesaggio della
periferia di Portland dal finestrino.
Percy
guardò
nervosamente nello specchietto retrovisore “Nico ha fermato
l’auto” disse.
Piper si voltò per constatare che l’auto con cui
viaggiavano i loro amici era
ferma sul ciglio della strada qualche decina di metri più
indietro.
“Cosa
sarà successo?”
domandò Annabeth sporgendosi dal finestrino.
“Non
ne ho idea”
Percy fermò bruscamente l’auto al centro della
strada. Sebbene fosse pomeriggio
inoltrato, non si vedeva neanche un’altra vettura nei
dintorni.
Neanche
il tempo di
frenare che il veicolo fu mosso da un forte colpo. Inizialmente Piper
pensò che
il movimento fosse dovuto all’improvviso frenare di Percy, ma
cambiò idea
quando notò Reyna catapultarsi fuori dall’auto
impugnando il pugnale che teneva
a portata di mano.
Percy
e Annabeth si
guardarono per un attimo e poi aprirono simultaneamente la portiera
dell’auto e
corsero ad aiutare Reyna. Piper si guardò intorno. Aveva
portato con sé
Katoptris: non era esattamente l’arma migliore per
combattere, ma era
abbastanza per un’emergenza.
Scese
dall’auto in
fretta e corse dagli amici che maneggiavano le loro armi pochi metri
più
avanti. Mentre correva, Piper cercò di mettere a fuoco le
creature contro le
quali i semidei si stavano battendo: serpenti quasi più
grandi di un essere
umano dalla pelle lucida e dai denti affilatissimi. Piper
sentì un brivido
attraversarle la schiena: aveva già visto quei mostri, si
trattava di basilischi.
Aveva
quasi raggiunto
gli altri quando sentì un sibilo alle sue spalle. Fece
appena in tempo a
voltarsi e a proteggersi usando la superficie del pugnale che una
fiamma
incandescente le passò sulla testa, si era quasi scordata
che quei serpenti
sapevano sputare fuoco.
Senza
indugiare
troppo, con un movimento netto colpì il basilisco che
sibilò anche più di prima
emettendo altre piccole fiamme prima di iniziare a dissolversi.
“Fuori
uno” pensò
Piper
ringraziando i suoi istinti semidivini.
Qualche
metro più
avanti Percy, Annabeth e Reyna sembravano cavarsela bene e anche se in
quel
momento Piper non riusciva a vedere oltre, era sicura che anche gli
altri
semidei stessero dando del filo da torcere ai mostri.
Due
basilischi le
passarono accanto strisciando rapidamente sull’asfalto. Piper
pensò che intendessero
attaccarla, invece i mostri si diressero verso l’auto di
Percy colpendola e
danneggiandola. Quelle creature non erano solo pericolose, ma anche
intelligenti.
Piper
corse nella
direzione opposta a quella degli amici e raggiunse l’auto
affondando (come se
niente fosse) il pugnale nella schiena di uno dei due basilischi che
aveva
sfondato il cofano anteriore dell’auto distruggendo
ciò che si trovava al suo
interno.
Piper
si guardò
intorno alla ricerca dell’altro mostro, quando
sentì una forte presa viscida
attorno alla sua caviglia. Un secondo dopo il basilisco
strisciò via da sotto
l’auto spostando il piede di Piper e facendole perdere
l’equilibrio. Mentre il
mostro allentava la presa, Piper cadde lasciando andare Katoptris che
atterrò un
paio di metri più avanti sulla strada. Un
serpente le aveva appena messo lo sgambetto?
Seduta
sull’asfalto,
Piper allungò un braccio per cercare di recuperare la sua
arma, ma il basilisco
si interpose costringendola a ritirare il braccio. Tentò di
rimettersi in piedi
ma la creatura la sovrastava lasciandole alcuna via di fuga.
Piper
cercò di
pensare velocemente: sulla sua testa, il finestrino dell’auto
era stato rotto
dai basilischi e la strada accanto a lei era ricoperta da numerose
schegge di
vetro. Afferrò il frammento più grande a
disposizione e lo conficcò nel ventre
del basilisco che esplose in una nuvola di polvere davanti ai suoi
occhi.
Piper
tirò un sospiro
di sollievo. Tutt’intorno l’ambiente sembrava
più tranquillo e silenzioso di
qualche secondo prima. Si rimise in piedi scrollandosi di dosso un
po’ di
polvere/resti di basilisco e tornò a guardarsi intorno. I
suoi amici si
dirigevano verso di lei, avevano sconfitto tutti i basilischi.
“Bel
lavoro” disse
Reyna raccogliendo Katoptris da terra e porgendoglielo.
“Grazie”
mormorò
Piper massaggiandosi una spalla. Fortunatamente nessuno di loro si era
fatto
male, la battaglia si era conclusa con solo qualche graffio e dei
vestiti
bruciacchiati.
Alle
loro spalle
riecheggiò un rumore sordo: Nico sembrava aver mollato un
calcio alla sua
stessa auto. “Quei basilischi hanno forato tutte le
gomme” urlò per farsi
sentire “l’auto è
inutilizzabile.”
Anche
Percy guardò
l’auto con uno sguardo a metà tra la rabbia e la
rassegnazione. Si sedette al
posto del guidatore e inserì le chiavi per avviare il
motore. Dopo un forte
rombo e un rumore metallico, del fumo grigio iniziò a venire
fuori dal foro
causato dal basilisco nel cofano anteriore.
Tutto
quello bastava
a dire che avevano non una, ma ben due auto fuori uso.
“Che
si fa adesso?”
chiese Will che si era unito agli altri lasciando Nico al suo sfogo
contro
l’automobile.
Nessuno
sembrava
avere idee.
“Ragazzi,
guardate
là” Frank indicò una serie di cartelli
piantati accanto alla strada pochi metri
più avanti.
Tra
la segnaletica di
un fast food e quella di una lavanderia a gettoni figurava un cartello
stradale
rosso. Su di esso, a caratteri gialli c’era scritto:
“OFFICINA
DAL MACHO
Problemi
con le vostre auto? Ci penso io!
(Ci
trovate
proseguendo per altri 150 metri)”
“Allora
ragazzi”
disse Percy con un tono falsamente ottimista “a chi va di
spingere due auto per
150 metri?”
***
Percy,
Frank, Nico e
Will avevano insistito per spingere le auto senza l’aiuto
delle ragazze,
probabilmente per dimostrare di essere forti o roba del genere.
Inizialmente le
ragazze avevano protestato e Annabeth gli aveva spiegato alla sua
maniera
quanto fossero stupidi e che si sarebbero stancati dopo pochi passi.
Tuttavia,
forse per un eccesso di testosterone che gli aveva dato alla testa,
loro
avevano continuato ad insistere. Piper sarebbe stata in prima linea a
protestare, ma la spalla le faceva ancora un po’ male
così per una volta aveva
lasciato perdere finché anche Annabeth, Hazel e Reyna si
erano arrese e avevano
lasciato fare agli altri il lavoro pesante.
Poco
dopo, erano di
fronte alla “Officina dal macho”, una piccola
struttura che sorgeva al centro
di uno spiazzo accanto alla strada che i semidei stavano percorrendo
poco
prima. I ragazzi spostarono l’auto vicino ad altre vetture
prive di alcuni
pezzi parcheggiate lì per poi crollare a terra esausti.
Sebbene
le auto
rottamate le davano un’aria malridotta, l’officina
sembrava essere stata
costruita solo una decina di anni prima. La facciata principale era
dipinta di
un rosso che una volta doveva essere della tonalità del
fuoco ma che ormai era
sbiadito. Ai lati della porta principale e sotto due piccole finestre
che
davano sullo spiazzo Piper notò dei vasi colmi di fiori
colorati, piuttosto
insoliti per un’officina meccanica.
“Che
si fa adesso?”
domandò Frank utilizzando quel poco di aria che gli era
rimasta nei polmoni.
“Già”
continuò Percy
come se avesse capito quel che l’amico intendeva dire
“non possiamo
semplicemente entrare e chiedere di farci riparare le auto che dei
basilischi
ci hanno…forato?”
Percy
non aveva del
tutto torto.
“Immagino
che la
foschia ci darà una mano” disse incerta Annabeth.
In
realtà nessuno di
loro sapeva quanto la natura divina fosse ancora dalla loro parte.
“Ragazzi
voi
riposatevi, ci parlerò io” disse Piper lasciando
alludere alla sua lingua
ammaliatrice. Piper cercava di usarla il meno possibile nel mondo
mortale,
sebbene ogni tanto si ritrovasse ad usarla involontariamente, ma questo
almeno
le dava la certezza che non ne avesse perso l’uso.
Annabeth,
Hazel e
Reyna si unirono a lei ed insieme varcarono la soglia
dell’officina. Guardandosi
intorno, Piper percepì la stessa sensazione di insolito che
aveva provato
guardando i vasi fuori dall’officina, ma questa volta
amplificata. Invece di
ritrovarsi direttamente nell’officina, le ragazze si
ritrovarono in una stanza
di medie dimensioni. Le pareti erano dipinte di una tonalità
di rosa
pallidissimo che un occhio poco attento avrebbe decisamente scambiato
per
bianco. Al centro della stanza c’era un tavolino di vetro
accompagnato da due
piccoli divani di pelle rossa leggermente consunta. Un’ultima
cosa: piante. C’erano
vasi di fiori ovunque, sul tavolino e sparsi in giro vicino alle
pareti, e
tutti sembravano ben curati. La stanza dava più
l’idea di un salotto che non di
un’officina, che secondo Piper doveva trovarsi oltre una
porta di ferro che
faceva un po’ a pugni con il rosa delle pareti e che si
trovava dietro un
bancone di legno. A parte loro, non c’era
nessun’altro nella stanza fatta eccezione
per una ragazza seduta dietro il bancone che le osservava sorridente.
“Buongiorno!”
esclamò
la sconosciuta quando il suo sguardo si incrociò con quello
delle semidee.
Le
ragazze
ricambiarono timidamente il saluto e si avvicinarono al bancone. Piper
di
solito non faceva molto caso all’aspetto fisico delle
persone, ma quella donna
sembrava avere qualcosa che impediva alla gente di non guardarla. Aveva
una corporatura
snella, quasi esile e una carnagione chiara. I lineamenti del viso
erano
delicati e i suoi occhi color marrone scuro sembravano brillare per
qualche
motivo. I capelli lisci come spaghetti e di un colore misto tra il
castano
chiaro e il biondo le ricadevano in parte lungo la schiena e in parte
sulla
parte anteriore della sua camicetta bianca che teneva abbottonata con
dei bottoncini
di madreperla. La sua bellezza era diversa da quella di qualsiasi
modella, così
semplice da sembrare quasi unica. Sembrava risplendere nonostante non
indossasse alcun gioiello se non una sottile fede d’argento.
Sebbene Piper le
avrebbe attribuito più o meno la sua stessa età,
la donna conservava la
freschezza di una bambina di sei anni.
“Benvenute”
disse la
donna con voce delicata e allo stesso tempo accogliente “come
possiamo
aiutarvi?” mentre parlava con loro, Piper poté
notare che la guancia della
ragazza era leggermente macchiata di una sostanza nera, probabilmente
olio per
motori, come se il meccanico l’avesse accarezzata. Piper
dedusse che la donna
doveva essere la moglie dell’uomo che stava per sistemare le
loro auto.
“Avremmo
bisogno di
qualcuno che sistemi le nostre auto” disse Hazel.
“Sono
alquanto messe
male” specificò Reyna seguita da Annabeth che
aggiunse con tono quasi
autoritario “E sarebbe preferibile che ciò
accadesse il prima possibile”.
La
ragazza annuì e
tirò fuori un piccolo modulo sul quale iniziò a
scrivere. “Che genere di danno
hanno riportato le vostre auto?” chiese in modo molto
professionale.
“Uhm
ecco” Piper
prese a parlare “lungo la strada siamo stati attaccati
da…” non sapeva cosa
inventarsi “…delle volpi. Ehm ci hanno forato le
gomme e distrutto parte del
cofano e dei finestrini” Piper sapeva di non essere
convincente così ricorse
alla sua lingua ammaliatrice: non sapeva neanche se ci fossero delle
volpi nell’Oregon.
La
donna dietro il
bancone corrugò leggermente le sopracciglia guardando Piper.
Un secondo dopo
scosse la testa come per riprendersi da un’allucinazione e
poi abbozzò un
sorrisetto.
“Oh,
capisco” mormorò
mettendo da parte il modulo “avete bisogno di un trattamento speciale” la ragazza sorrideva
e
sembrava voler lasciare intendere qualcosa, ma Piper non riusciva a
capire. Tuttavia
ebbe come la strana sensazione che la donna avesse percepito la sua
lingua
ammaliatrice.
“Okay,
vado a
chiamare il meccanico” disse lanciando un altro sorriso alle
semidee e
scomparendo dietro la porta di metallo.
Le
ragazze si
guardarono tra di loro, dal loro sguardo sembravano tutte intontite,
come se
avessero capito qualcosa ma che questa stessa cosa fosse impossibile da
realizzarsi.
Neanche
un minuto
dopo si sentì un rumore di passi di qualcuno che si
precipitava verso la porta
di ferro la quale si aprì facendo venir fuori la ragazza
seguita da un giovane
uomo.
“Buongiorno!”
esclamò
l’uomo vendendo fuori dal bancone mentre si puliva le mani
sporche di olio con
una vecchia pezza. Sembrava così distratto da
quell’operazione che in un primo
momento non guardò le ragazze.
“A
vostra
disposizione per qualunque cosa, sono-” il ragazzo si
voltò incrociando lo
sguardo di Piper e spalancando gli occhi.
Piper
sentì il suo
battito cardiaco accelerare in maniera tale da farle quasi male.
L’uomo
aveva la pelle
olivastra, degli occhi marroni e un viso dai tratti latino americani
contornato
da ricci neri quasi inconfondibili.
In
un attimo Piper
collegò tutto. “Officina dal macho”, la
donna dietro il bancone, il trattamento speciale
: il ragazzo che si trovava davanti a lei non poteva essere nessun
altro se non
“LEO VALDEZ!”
*Fuochi
d’artificio*
IL
MOMENTO È ARRIVATO!
Signore
e signori, contenetevi,
anzi no, lasciatevi andare perché ammetto che
anch’io stavo dando di matto
mentre scrivevo gli ultimi righi di questo capitolo.
Ho
amato scrivere sia quest’ultima
breve parte su Leo, sia di Piper badass che uccide i basilischi (e per
la
cronaca ho scelto i basilischi perché ho iniziato a scrivere
il capitolo il 1
Settembre ed ero in piena crisi da Harry Potter) che
dell’officina e della
donna che ormai avrete tutti capito chi sia.
Avrei
dovuto postarlo ieri, ma
volevo che fosse perfetto quindi ho deciso di aspettare :3
Fatevi
sotto con le recensioni,
oggi più di ogni altra volta voglio sapere cosa ne pensate,
se ne siete soddisfatti
o cosa pensate sia successo a Leo in tutto questo tempo!
Adesso
vi saluto, i prossimi
capitoli sono già una bozza e spero di completarli il prima
possibile!
A
presto,
-Sara
<3