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Autore: perseusbravery    03/09/2015    4 recensioni
Sappiamo tutti come l'impresa dei sette semidei e dei loro amici sia andata a finire ne "Il Sangue dell'Olimpo", ma vi siete mai chiesti che cosa sia successo dopo?
Come è continuata la vita di Percy e Annabeth dopo il college? Leo è tornato dai suoi amici assieme a Calipso? E che ne è stato di Frank e Hazel? E di Jason e Piper? E ancora di Nico e Will?
Le loro vite hanno preso una svolta diversa o hanno continuato ad intrecciarsi a quelle degli altri semidei?
La storia è ambientata quindici anni dopo la guerra contro Gea.
I semidei adesso hanno una vita del tutto diversa; affrontare mostri e andare incontro alla grande profezia è stato difficile ma affrontare una vita normale lo è stato quasi altrettanto.
Genere: Commedia, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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PIPER

 

Piper iniziava ad essere stanca di starsene seduta in auto. Erano in viaggio ormai da ore. Si erano appena lasciati la città di Portland alle spalle e tra poco avrebbero superato il confine dell’Oregon. All’inizio del viaggio Piper aveva chiacchierato con Reyna e Annabeth mentre Percy continuava silenziosamente a guidare, tuttavia gli argomenti da conversazione erano finiti ormai da un pezzo e adesso le tre semidee se ne stavano tranquille ciascuna in un angolo dell’auto.

Ogni tanto Piper si voltava a controllare che l’auto di Nico fosse ancora alle loro spalle ma dopo il lungo viaggio persino quel piccolo gesto le sembrava ormai ripetitivo tanto che da circa mezz’ora non faceva altro che osservare il paesaggio della periferia di Portland dal finestrino.

Percy guardò nervosamente nello specchietto retrovisore “Nico ha fermato l’auto” disse. Piper si voltò per constatare che l’auto con cui viaggiavano i loro amici era ferma sul ciglio della strada qualche decina di metri più indietro.

“Cosa sarà successo?” domandò Annabeth sporgendosi dal finestrino.

“Non ne ho idea” Percy fermò bruscamente l’auto al centro della strada. Sebbene fosse pomeriggio inoltrato, non si vedeva neanche un’altra vettura nei dintorni.

Neanche il tempo di frenare che il veicolo fu mosso da un forte colpo. Inizialmente Piper pensò che il movimento fosse dovuto all’improvviso frenare di Percy, ma cambiò idea quando notò Reyna catapultarsi fuori dall’auto impugnando il pugnale che teneva a portata di mano.

Percy e Annabeth si guardarono per un attimo e poi aprirono simultaneamente la portiera dell’auto e corsero ad aiutare Reyna. Piper si guardò intorno. Aveva portato con sé Katoptris: non era esattamente l’arma migliore per combattere, ma era abbastanza per un’emergenza.

Scese dall’auto in fretta e corse dagli amici che maneggiavano le loro armi pochi metri più avanti. Mentre correva, Piper cercò di mettere a fuoco le creature contro le quali i semidei si stavano battendo: serpenti quasi più grandi di un essere umano dalla pelle lucida e dai denti affilatissimi. Piper sentì un brivido attraversarle la schiena: aveva già visto quei mostri, si trattava di basilischi.

Aveva quasi raggiunto gli altri quando sentì un sibilo alle sue spalle. Fece appena in tempo a voltarsi e a proteggersi usando la superficie del pugnale che una fiamma incandescente le passò sulla testa, si era quasi scordata che quei serpenti sapevano sputare fuoco.

Senza indugiare troppo, con un movimento netto colpì il basilisco che sibilò anche più di prima emettendo altre piccole fiamme prima di iniziare a dissolversi.

“Fuori uno” pensò Piper ringraziando i suoi istinti semidivini.

Qualche metro più avanti Percy, Annabeth e Reyna sembravano cavarsela bene e anche se in quel momento Piper non riusciva a vedere oltre, era sicura che anche gli altri semidei stessero dando del filo da torcere ai mostri.

Due basilischi le passarono accanto strisciando rapidamente sull’asfalto. Piper pensò che intendessero attaccarla, invece i mostri si diressero verso l’auto di Percy colpendola e danneggiandola. Quelle creature non erano solo pericolose, ma anche intelligenti.

Piper corse nella direzione opposta a quella degli amici e raggiunse l’auto affondando (come se niente fosse) il pugnale nella schiena di uno dei due basilischi che aveva sfondato il cofano anteriore dell’auto distruggendo ciò che si trovava al suo interno.

Piper si guardò intorno alla ricerca dell’altro mostro, quando sentì una forte presa viscida attorno alla sua caviglia. Un secondo dopo il basilisco strisciò via da sotto l’auto spostando il piede di Piper e facendole perdere l’equilibrio. Mentre il mostro allentava la presa, Piper cadde lasciando andare Katoptris che atterrò un paio di metri più avanti sulla strada. Un serpente le aveva appena messo lo sgambetto?

Seduta sull’asfalto, Piper allungò un braccio per cercare di recuperare la sua arma, ma il basilisco si interpose costringendola a ritirare il braccio. Tentò di rimettersi in piedi ma la creatura la sovrastava lasciandole alcuna via di fuga.

Piper cercò di pensare velocemente: sulla sua testa, il finestrino dell’auto era stato rotto dai basilischi e la strada accanto a lei era ricoperta da numerose schegge di vetro. Afferrò il frammento più grande a disposizione e lo conficcò nel ventre del basilisco che esplose in una nuvola di polvere davanti ai suoi occhi.

Piper tirò un sospiro di sollievo. Tutt’intorno l’ambiente sembrava più tranquillo e silenzioso di qualche secondo prima. Si rimise in piedi scrollandosi di dosso un po’ di polvere/resti di basilisco e tornò a guardarsi intorno. I suoi amici si dirigevano verso di lei, avevano sconfitto tutti i basilischi.

“Bel lavoro” disse Reyna raccogliendo Katoptris da terra e porgendoglielo.

“Grazie” mormorò Piper massaggiandosi una spalla. Fortunatamente nessuno di loro si era fatto male, la battaglia si era conclusa con solo qualche graffio e dei vestiti bruciacchiati.

Alle loro spalle riecheggiò un rumore sordo: Nico sembrava aver mollato un calcio alla sua stessa auto. “Quei basilischi hanno forato tutte le gomme” urlò per farsi sentire “l’auto è inutilizzabile.”

Anche Percy guardò l’auto con uno sguardo a metà tra la rabbia e la rassegnazione. Si sedette al posto del guidatore e inserì le chiavi per avviare il motore. Dopo un forte rombo e un rumore metallico, del fumo grigio iniziò a venire fuori dal foro causato dal basilisco nel cofano anteriore.

Tutto quello bastava a dire che avevano non una, ma ben due auto fuori uso.

“Che si fa adesso?” chiese Will che si era unito agli altri lasciando Nico al suo sfogo contro l’automobile.

Nessuno sembrava avere idee.

“Ragazzi, guardate là” Frank indicò una serie di cartelli piantati accanto alla strada pochi metri più avanti.

Tra la segnaletica di un fast food e quella di una lavanderia a gettoni figurava un cartello stradale rosso. Su di esso, a caratteri gialli c’era scritto:

OFFICINA DAL MACHO

Problemi con le vostre auto? Ci penso io!

(Ci trovate proseguendo per altri 150 metri)

“Allora ragazzi” disse Percy con un tono falsamente ottimista “a chi va di spingere due auto per 150 metri?”

 

***

Percy, Frank, Nico e Will avevano insistito per spingere le auto senza l’aiuto delle ragazze, probabilmente per dimostrare di essere forti o roba del genere. Inizialmente le ragazze avevano protestato e Annabeth gli aveva spiegato alla sua maniera quanto fossero stupidi e che si sarebbero stancati dopo pochi passi. Tuttavia, forse per un eccesso di testosterone che gli aveva dato alla testa, loro avevano continuato ad insistere. Piper sarebbe stata in prima linea a protestare, ma la spalla le faceva ancora un po’ male così per una volta aveva lasciato perdere finché anche Annabeth, Hazel e Reyna si erano arrese e avevano lasciato fare agli altri il lavoro pesante.

Poco dopo, erano di fronte alla “Officina dal macho”, una piccola struttura che sorgeva al centro di uno spiazzo accanto alla strada che i semidei stavano percorrendo poco prima. I ragazzi spostarono l’auto vicino ad altre vetture prive di alcuni pezzi parcheggiate lì per poi crollare a terra esausti.

Sebbene le auto rottamate le davano un’aria malridotta, l’officina sembrava essere stata costruita solo una decina di anni prima. La facciata principale era dipinta di un rosso che una volta doveva essere della tonalità del fuoco ma che ormai era sbiadito. Ai lati della porta principale e sotto due piccole finestre che davano sullo spiazzo Piper notò dei vasi colmi di fiori colorati, piuttosto insoliti per un’officina meccanica.

“Che si fa adesso?” domandò Frank utilizzando quel poco di aria che gli era rimasta nei polmoni.

“Già” continuò Percy come se avesse capito quel che l’amico intendeva dire “non possiamo semplicemente entrare e chiedere di farci riparare le auto che dei basilischi ci hanno…forato?”

Percy non aveva del tutto torto.

“Immagino che la foschia ci darà una mano” disse incerta Annabeth.

In realtà nessuno di loro sapeva quanto la natura divina fosse ancora dalla loro parte.

“Ragazzi voi riposatevi, ci parlerò io” disse Piper lasciando alludere alla sua lingua ammaliatrice. Piper cercava di usarla il meno possibile nel mondo mortale, sebbene ogni tanto si ritrovasse ad usarla involontariamente, ma questo almeno le dava la certezza che non ne avesse perso l’uso.

Annabeth, Hazel e Reyna si unirono a lei ed insieme varcarono la soglia dell’officina. Guardandosi intorno, Piper percepì la stessa sensazione di insolito che aveva provato guardando i vasi fuori dall’officina, ma questa volta amplificata. Invece di ritrovarsi direttamente nell’officina, le ragazze si ritrovarono in una stanza di medie dimensioni. Le pareti erano dipinte di una tonalità di rosa pallidissimo che un occhio poco attento avrebbe decisamente scambiato per bianco. Al centro della stanza c’era un tavolino di vetro accompagnato da due piccoli divani di pelle rossa leggermente consunta. Un’ultima cosa: piante. C’erano vasi di fiori ovunque, sul tavolino e sparsi in giro vicino alle pareti, e tutti sembravano ben curati. La stanza dava più l’idea di un salotto che non di un’officina, che secondo Piper doveva trovarsi oltre una porta di ferro che faceva un po’ a pugni con il rosa delle pareti e che si trovava dietro un bancone di legno. A parte loro, non c’era nessun’altro nella stanza fatta eccezione per una ragazza seduta dietro il bancone che le osservava sorridente.

“Buongiorno!” esclamò la sconosciuta quando il suo sguardo si incrociò con quello delle semidee.

Le ragazze ricambiarono timidamente il saluto e si avvicinarono al bancone. Piper di solito non faceva molto caso all’aspetto fisico delle persone, ma quella donna sembrava avere qualcosa che impediva alla gente di non guardarla. Aveva una corporatura snella, quasi esile e una carnagione chiara. I lineamenti del viso erano delicati e i suoi occhi color marrone scuro sembravano brillare per qualche motivo. I capelli lisci come spaghetti e di un colore misto tra il castano chiaro e il biondo le ricadevano in parte lungo la schiena e in parte sulla parte anteriore della sua camicetta bianca che teneva abbottonata con dei bottoncini di madreperla. La sua bellezza era diversa da quella di qualsiasi modella, così semplice da sembrare quasi unica. Sembrava risplendere nonostante non indossasse alcun gioiello se non una sottile fede d’argento. Sebbene Piper le avrebbe attribuito più o meno la sua stessa età, la donna conservava la freschezza di una bambina di sei anni.

“Benvenute” disse la donna con voce delicata e allo stesso tempo accogliente “come possiamo aiutarvi?” mentre parlava con loro, Piper poté notare che la guancia della ragazza era leggermente macchiata di una sostanza nera, probabilmente olio per motori, come se il meccanico l’avesse accarezzata. Piper dedusse che la donna doveva essere la moglie dell’uomo che stava per sistemare le loro auto.

“Avremmo bisogno di qualcuno che sistemi le nostre auto” disse Hazel.

“Sono alquanto messe male” specificò Reyna seguita da Annabeth che aggiunse con tono quasi autoritario “E sarebbe preferibile che ciò accadesse il prima possibile”.

La ragazza annuì e tirò fuori un piccolo modulo sul quale iniziò a scrivere. “Che genere di danno hanno riportato le vostre auto?” chiese in modo molto professionale.

“Uhm ecco” Piper prese a parlare “lungo la strada siamo stati attaccati da…” non sapeva cosa inventarsi “…delle volpi. Ehm ci hanno forato le gomme e distrutto parte del cofano e dei finestrini” Piper sapeva di non essere convincente così ricorse alla sua lingua ammaliatrice: non sapeva neanche se ci fossero delle volpi nell’Oregon.

La donna dietro il bancone corrugò leggermente le sopracciglia guardando Piper. Un secondo dopo scosse la testa come per riprendersi da un’allucinazione e poi abbozzò un sorrisetto.

“Oh, capisco” mormorò mettendo da parte il modulo “avete bisogno di un trattamento speciale” la ragazza sorrideva e sembrava voler lasciare intendere qualcosa, ma Piper non riusciva a capire. Tuttavia ebbe come la strana sensazione che la donna avesse percepito la sua lingua ammaliatrice.

“Okay, vado a chiamare il meccanico” disse lanciando un altro sorriso alle semidee e scomparendo dietro la porta di metallo.

Le ragazze si guardarono tra di loro, dal loro sguardo sembravano tutte intontite, come se avessero capito qualcosa ma che questa stessa cosa fosse impossibile da realizzarsi.

Neanche un minuto dopo si sentì un rumore di passi di qualcuno che si precipitava verso la porta di ferro la quale si aprì facendo venir fuori la ragazza seguita da un giovane uomo.

“Buongiorno!” esclamò l’uomo vendendo fuori dal bancone mentre si puliva le mani sporche di olio con una vecchia pezza. Sembrava così distratto da quell’operazione che in un primo momento non guardò le ragazze.

“A vostra disposizione per qualunque cosa, sono-” il ragazzo si voltò incrociando lo sguardo di Piper e spalancando gli occhi.

Piper sentì il suo battito cardiaco accelerare in maniera tale da farle quasi male.

L’uomo aveva la pelle olivastra, degli occhi marroni e un viso dai tratti latino americani contornato da ricci neri quasi inconfondibili.

In un attimo Piper collegò tutto. “Officina dal macho”, la donna dietro il bancone, il trattamento speciale : il ragazzo che si trovava davanti a lei non poteva essere nessun altro se non “LEO VALDEZ!”

 

 

*Fuochi d’artificio*

IL MOMENTO È ARRIVATO!

Signore e signori, contenetevi, anzi no, lasciatevi andare perché ammetto che anch’io stavo dando di matto mentre scrivevo gli ultimi righi di questo capitolo.

Ho amato scrivere sia quest’ultima breve parte su Leo, sia di Piper badass che uccide i basilischi (e per la cronaca ho scelto i basilischi perché ho iniziato a scrivere il capitolo il 1 Settembre ed ero in piena crisi da Harry Potter) che dell’officina e della donna che ormai avrete tutti capito chi sia.

Avrei dovuto postarlo ieri, ma volevo che fosse perfetto quindi ho deciso di aspettare :3

Fatevi sotto con le recensioni, oggi più di ogni altra volta voglio sapere cosa ne pensate, se ne siete soddisfatti o cosa pensate sia successo a Leo in tutto questo tempo!

Adesso vi saluto, i prossimi capitoli sono già una bozza e spero di completarli il prima possibile!

A presto,

-Sara <3

   
 
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