Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: susita21    03/09/2015    0 recensioni
Venezia,2007.
Selene è una ragazza acqua e sapone, mente aperta e cuore chiuso.
Enea è un ragazzo viziato e ricco, ma povero di affetto e amore.
Selene vive con la madre e le due sorelline minori, in un appartamento troppo piccolo, in piazza San Marco.
Enea vive in una delle ville più eleganti e sfarzose di Venezia, figlio unico e genitori in disaccordo perenne.
Lei ha poche amiche vere.
Lui ha molti amici falsi.
Lei sogna di girare il mondo, vedere posti nuovi, entrare a contatto con nuove culture.
Lui è destinato a vivere di rendita grazie all'azienda del padre, e a diventarne presto il direttore.
Selene e Enea sono due persone completamente diverse; in tutto.
Ma un mattina di quel 2007 potrebbe cambiare i due ragazzi.. se in meglio o in peggio starà a loro deciderlo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Selene si alzò all’alba, ma non aveva lezione la prima ora, quindi rimase a letto ad osservare fuori dalla finestra, il vento che scuoteva le bandiere del quartiere appese alle mura dei palazzi. Sentiva il gorgoglio del canale, e uno dei primi gondolieri passava sulla sua gondola. Si alzò e sbriciolò un biscotto sul davanzale. Non sapeva se quelle briciole venissero mangiate dagli uccellini o se volassero via col vento, ma anche solo il pensiero di metterle li per loro la rendeva soddisfatta. Mentre guardava i tetti e il cielo, sua sorella Eva entrò in camera e si sedette sulla sedia della scrivania, non prima di aver tolto i vari vestiti ammucchiati. Selene si voltò, e le sorrise. «Che ci fai sveglia?» le chiese poi. «Ho fatto un sogno e non sono riuscita a riaddormentarmi, poi ho sentito la finestra aprirsi e sono venuta quì». Erano mesi che la finestra della camera di Sel scricchiolava ad ogni movimento, ma non si ricordava mai di sistemarla. «Cosa hai sognato?». «Papà. Eravamo alla serra e lui ci mostrava i fiori e le piante e ne descriveva le caratteristiche. Poi andavamo a pranzo al Mc e tornavamo a casa e vedevano uno di quei film sciocchi che ti piacciono». «Non sono sciocchi, sono romantici». «Fa lo stesso. Mi manca, Sel». «Si, anche a me». Ripensò a quando, da bambina, andava veramente alla serra insieme al padre, prima che Eva nascesse. Era emozionante stare lì ad ascoltare il suo papà che le diceva che le pervinche erano selvatiche ma che lì dentro le avevano fatte crescere senza problemi. Da quegli anni la pervinca era il suo fiore preferito, ed ogni cosa nella sua camera ne aveva il colore. Dopo qualche anno avevano ridotto le visite alla serra, e quando otto anni dopo nacque Eva smisero definitivamente. «Vieni qui, siediti». Eva andò a sedersi accanto alla sorella che le cinse le spalle con un braccio, e lei appoggiò la testa sulla sua spalla. «Sai, quando ero piccola andavo alla serra con papà». Alzò il viso così da guardare la sorella negli occhi. «Davvero? E perché a me non mi avete mai portata?» «Beh, non eri nata». «Si, non intendo quando tu eri piccola, ma quando lo ero io. Mi sarebbe piaciuto andarci con voi». «Era papà che non poteva, maggiormente». «O non voleva». «Che intendi?» «Voglio dire, lo sappiamo entrambe che lui preferiva te». «Questo non è vero». «Sel, non neghiamo l’evidenza. Sei sempre stata la cocca di papà e quando se n’è andato la mamma faceva finta che te ne fossi andata anche tu, e ti sei rifugiata tra le braccia di nonna Marta. Sei anche la sua preferita, lo hai notato?». Aveva solo sette anni, ma diamine, a volte era molto più intelligente e sveglia di alcune coetanee di Selene. «Anche questo è falso». «E perché la domenica vai solo tu a trovarla?» «Credevo che a te non piacesse andare alla casa di riposo, e Amira è troppo piccola». «Infatti non mi piace, ma se significa vedere la nonna, credo di poterlo sopportare». «Domani vieni con me, allora!» «Va bene Dici che una piantina di violette le piacerà?». «Certamente, la nonna adora le violette». «Già.. beh, io vado a prepararmi. Passa a prendermi la mamma di Axel» disse sottovoce. «Axel? Non è quel bambino che ti ha regalato l’orsetto a San Valentino?» «Mh si, è possibile» . «Credevo che non ti importasse di lui». «Ho cambiato idea» replicò. «A proposito, tu devi raccontarmi di ieri sera», e sorrise alla sorella. «Quando torniamo da scuola, promesso». Eva uscì dalla stanza della sorella lasciando la porta socchiusa. La ragazza aprì l’armadio e tirò fuori il suo outfit migliore: canotta corallo che le segnava il seno, felpa nera e jeans skinny anch’essi neri. Uscirono da casa senza fare colazione, la chiacchierata tra le due sorelle gli aveva portato via più tempo del dovuto e Amira era stata svegliata tardi. Selene arrivò a scuola con qualche minuto di ritardo, ma trovò l’amica ad aspettarla all’entrata. «Ciao Lenù! Scusa il ritardo». «Non ti preoccupare. Cos’è successo?» «Ho avuto un incontro ravvicinato con una specie di Eva che credevo non esistesse». L’amica rise forte, e le chiese «Che vorresti dire?» «Ci siamo messe a parlare di nostro padre, poi di nonna, e di ragazzi». «Sel, ma tua sorella non ha sette anni? E non è sempre stata riluttante ai ragazzi?» «Esatto! E’ stato strano». Erano arrivate alla loro aula, ma il professore non era ancora arrivato, così si dilungarono nel corridoio. «Allora.. questa cena?» «Pazzesca». «Ristorante lussuoso?», e le spuntò un sorriso malizioso. «Un tetto». «Che cosa? Mio Dio. Caviale e champagne?» «Patatine e hamburger». «Oh, ma andiamo! Che soddisfazione c’è con te?» e le due risero. «E’ stato bello comunque». «Non ne dubito, Sel. E dimmi, ti ha baciata?» «Si. Al porto». «Al porto? Non eravate su un tetto?» «Abbiamo fatto un giro, Lenù! Mi è venuto a prendere a casa e poi abbiamo camminato fino a questo palazzo. Siamo saliti sul tetto e ho trovato un tavolino per due ed un mazzo di rose. Abbiamo cenato e mi ha rivelato di essersi innamorato di me, ma che presto dovrà trasferirsi a causa del padre». «Ma allora perché organizzare tutto questo?» «Già, me lo sono domandato anche io, così gliel’ho chiesto. Ha detto che per una volta non voleva sentirsi vincolato dal padre e dal suo lavoro, e che voleva costruire qualcosa con me.. anche se tra un anno potrebbe finire tutto». Elena buttò un occhio nella loro classe e vide Enea seduto al suo banco, intento a guardare il libro di filosofia . Era certa che fino a poco prima stava lì a guardare loro, e non il libro. «Palumbo e Acciaio, vogliamo entrare?» furono interrotte dall’arrivo del prof di filosofia. «Continuiamo dopo», così andarono a sedersi ognuna al suo posto. «’Giorno» le disse Enea non appena si sedette. «Buongiorno». «Come va?» «Benissimo, te?» «Una meraviglia», sorrise. Al suono della campanella della fine dell’ora, mentre il prof assegnava i primi compiti dell’anno, un bigliettino piegato in quattro atterrò sul banco di Selene, lo aprì e all’interno trovò una margherita, e la scritta “Alle cinque al giardino botanico. –Enea”. Sorrise al pensiero, e mise il bigliettino nella tasca della felpa e la margherita nel libro di filosofia. Sentiva lo sguardo di lui addosso, e cercò di non arrossire, cosa non affatto facile. La voce dell’amica le piombò addosso, risvegliandola dai suoi pensieri. «Sel, vieni un momento con me». Riluttante la ragazza si alzò e dopo aver buttato un occhio sul mittente di quel messaggio, seguì l’amica nel corridoio. «Che succede?» chiese scocciata. «Mi è arrivato un messaggio da mamma, papà è all’ospedale». «Che cosa?» «Si, era a lavoro e ha avuto un malore». «Dio, come sta?» «Non lo so, la mamma non me l’ha detto per messaggio» era sul punto di piangere, ma non era il tipo da farlo in pubblico quindi non cedette. «Mi dispiace, Lenù. Posso fare qualcosa?» «Conosci un modo per farmi uscire? Gli unici ad avere la delega sono mamma e papà». «Un maggiorenne potrebbe farla da solo?» «Beh, si. Perché? Cosa c’entra?» «Aspetta qui». Rientrò in classe e andò verso Enea, che non appena vide il suo volto preoccupato si allarmò. «Dovresti farmi un grande favore». «Dimmi». «Devi fare la delega per far uscire Elena. Suo padre ha avuto un malore e la madre è con lui». Si guardarono e poi lui si alzò. «Andiamo in segreteria, devo compilare i moduli». «Grazie, grazie». Compilati i moduli per le deleghe, li portarono dal preside e Elena uscì in anticipo. Fuori da scuola, dopo l’ultima ora, Selene era rimasta sola quando Enea la raggiunse e le stampò un bacio sulle labbra. «Ho desiderato farlo per tutta la mattina, ma ti vedevo troppo preoccupata per la tua amica». «Scusa, avrei voluto farlo anch’io appena hai compilato i moduli, ma non mi è sembrato il caso. Allora.. come ti trovo oggi? Il giardino botanico è veramente grande». «Tranquilla, mi troverai». Quando arrivò al luogo dell'appuntamento, sentì l'aria carica di elettricità e passione. All'entrata trovò...
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: susita21