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Autore: echois    03/09/2015    7 recensioni
Tom Trümper è uno studente del college che cerca un lavoro per mantenersi gli studi. Dopo aver cercato a lungo, trova un lavoro con una paga minima: il tuttofare in una rivista di moda.
Il suo capo, il direttore della rivista, Bill Kaulitz – chiamato anche Ape Regina – è un ragazzo dai modi estremamente femminili e una voce troppo acuta.
Riuscirà Tom a sopravvivere in quel folle mondo fatto di stiletto Jimmy Choo e capi firmati Chanel?
[TomxBill]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest
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Banner bellissimo fatto da Bill Kaulitz (passate da lei, assolutamente!). Grazie ancora, tesoro! xx






 
 


 





 

Capitolo 16.

Luna, stelle e torre Eiffel.





 

 

 

“Tre anni?” chiese Tom e inarcò le sopracciglia, Andreas annuì. “Sono indeciso se dire povero Andreas o povero Bill”

 

Andreas gli mandò un'occhiataccia. “Beh, Tom, credo di essermi spiegato abbastanza bene. Non farmelo ripetere più” disse e Tom assottigliò gli occhi. Aveva ufficialmente trovato un rivale. “Oh, sta arrivando a Bill. Non una parola su quello che ti ho detto”

 

“Sarò una tomba” disse e, poco dopo, Bill comparve dietro di lui.

 

“Buongiorno, Tom. Già in piedi?” chiese guardando il suo segretario e si sedette posando il vassoio sul tavolo. Tom ghignò perchè non si era nemmeno accorto della presenza di Andreas.

 

“Sì, non sono riuscito a chiudere occhio, stanotte” chiese posizionando lo sguardo sul moro accanto a sé.

 

“Come mai?” chiese e Andreas si schiarì la voce, Bill alzò lo sguardo su di lui e sussultò. “Oh, Andreas, ci sei anche tu”

 

“Sì, ci sono anche io” disse e sorrise amabilmente. “Cosa visiteremo stamattina, Bill?”

 

“Visitare?” chiese Tom che si aspettava di rimanere in hotel a poltrire.


“Sì, a Bill piacerebbe vedere la città. Se a te dispiace, Tom, puoi anche rimanere in hotel” disse Andreas alzando un angolo della bocca, Tom gli mandò un'occhiataccia.

 

“No, credo proprio che verrò. Non ho mai visto Parigi, in fondo” disse e Andreas sbuffò. Tutto questo passò inosservato a Bill.

 

“Pensavo di visitare il museo di Orsay e di Louvre, e poi visitare la Saint Chapelle” disse dando una morso alla mela verde che aveva preso al buffet. “Oggi pomeriggio visiteremo Versailles e la cattedrale di Notre-Dame, mentre stasera la torre Eiffel. È magnifica di notte”

 

“Bene, non vedo l'ora” disse Andreas e sorrise a Bill, Tom alzò lo sguardo al cielo.

 

“Sono le otto e mezza, Andi” disse Tom ironico e, mentre Andreas gli mandò un'occhiataccia, Bill scoppiò a ridere.

 

 

*

 

 

Dopo aver preso numerose metro, dopo essersi fermati a mangiare un boccone e dopo l'ennesima figura di Tom a causa del suo scarso francese, verso le sette fecero ritorno in hotel.

 

Avevano visitato tutto ciò che Bill aveva detto, fatta eccezione per la torre Eiffel che avrebbero visitato dopo la sfilata di quella sera. A Louvre il rasta era quasi passato alle mani con un giapponese che non smetteva di fare foto alla Gioconda non lasciando a Tom nemmeno uno scatto. Fortunatamente Bill lo aveva convinto a non picchiarlo e sia lui che Hikaru erano tornati a casa senza lividi. Inoltre, era rimasto affascinato dalla maestosità e dalla sfarzosità della reggia di Versailles. Era incredibile come Re Sole avesse speso tutta quella grana per ospitare dei nobili che, per quanto ne sapeva lui, potevano tranquillamente rimanere nel loro castello o dove vivevano loro.

 

“Beh, in fondo è stata una bella visita” disse Andreas seduto su uno dei divani della hall dell'albergo. “Ho apprezzato davvero la cattedrale di Notre-Dame. Nonostante l'abbia già visitata due volte, possiede ancora un fascino particolare”

 

“Sono rimasto molto deluso” proferì Tom e mise la caviglia destra sulla gamba sinistra. Si stavano solo rilassando prima di ritirarsi ognuno nelle proprie camere per una breve doccia, dato che dovevano mangiare e alle nove e mezza andare alla sfilata.

 

“Come mai?” chiese Bill dedicandogli tutta la sua attenzione.

 

“Non ho visto il gobbo”

 

Bill alzò lo sguardo al cielo e sbuffò. “Tom, te l'ho detto già io e anche la guida. È solo un cartone animato, non esiste nessun gobbo” disse e Tom mise il broncio.

 

“Stai dicendo che tutto quello a cui ho creduto in questi ventun'anni è solo una menzona? Una pura e falsa menzogna?” chiese incrociando le braccia.

 

“In breve, sì” disse Bill e Tom si alzò.

 

“Non ti credo” Bill sospirò e si passò una mano tra i capelli. “Ci vediamo a cena” disse e si mise le chiavi in tasca, si avviò verso l'ascensore. Improvvisamente si fermò, non poteva lasciare Bill solo con Andreas. Che stolto che era! Indietreggiò e guardò Bill. “Bill, non vieni? Ti vedo molto stanco, una doccia ti farebbe bene”

 

“Hai ragione, Tom” disse e si alzò, Tom gioì internamente. “Ci vediamo a cena, Andi” salutò l'amico e affiancò Tom. Quest'ultimo mandò uno sguardo carico d'intesa ad Andreas e poi si avviò all'ascensore con il suo capo.

 

 

*

 

 

Bussarono alla porta di Bill e lui andò ad aprire pensando che fosse Tom, di nuovo impacciato su cosa mettersi, ma fu genuinamente stupito di ritrovarsi davanti Andreas. “Oh, Andreas” disse inarcando le sopracciglia. Che diamine ci faceva lì? Cosa voleva da lui?

 

“Ti ho disturbato?” chiese sorridendo e mettendosi le mani dietro la schiena, dondolò impercettibilmente avanti e indietro. Bill lo guardò da capo a piede; Andreas aveva indossato un semplice completo nero con la giacca abbottonata che però gli donava molto.

 

“No, no, affatto” disse e si abbottonò velocemente la camicia bianca che aveva indossato.

 

“Beh, posso entrare?” chiese e Bill sembrò molto stupido per non averlo invitato ad entrare.

 

“Sì, certo, scusa” disse e si fece da parte per farlo entrare. Andreas osservò la stanza del moro e la trovò impeccabile e ordinata esattamente come si era aspettato di trovarla.

 

“Ero venuto da te per vedere se eri pronto per la cena, ma evidentemente non è così” spiegò sedendosi sul letto del moro, che fece spallucce.

 

“In realtà sono a buon punto. Devo solo truccarmi e infilare la giacca e sono pronto” disse entrando in bagno per truccarsi. “Piuttosto credo che Tom sia in alto mare”

 

“Perchè?” chiese osservandolo truccarsi dal bagno.

 

Bill si sporse in avanti e chiuse la palpebra, applicò dell'ombretto grigio. “Tom ha sempre problemi con i vestiti eleganti. Tra poco verrà qui disperato in cerca di aiuto” disse e si allontanò dallo specchio per guardare il suo lavoro, fece la stessa cosa alla palpebra destra. Andreas sbuffò una risata, stupidissimo Tom. Non si meritava nemmeno qualcuno di così speciale come Bill.

 

“Tom è una persona molto—” non sapeva come concludere la frase. In realtà poteva terminarla con un aggettivo come sciocco, sempliciotto, stolto, o addirittura babbeo, ma non voleva che Bill capisse che tra loro c'era della rivalità. Perchè ormai aveva capito che anche a Tom Bill piaceva un po'. “Semplice, non è vero?” decise di dire alla fine.

 

“Sì” mormorò Bill e tracciò una linea dritta con l'eyeliner nero, socchiuse la palpebra per evitare di macchiarsi. “È molto spontaneo”

 

“È strano che si trovi qui e che stia per assistere ad una sfilata. Di Vera Wang, per giunta” disse e sperò che una volta per tutte Bill si decidesse a dirgli perchè diamine avesse portato quello scimmione.

 

“Beh, Tom ha conosciuto di persona Vera Wang. Anche i suoi genitori l'hanno fatto. Una sfilata ora per lui non è niente” disse e applicò il mascara, si allontanò e cercò la spazzola.

 

Andreas strabuzzò gli occhi e guardò la figura di Bill che ora si stava spazzolando i capelli. In cinque anni che faceva parte del mondo della moda, non era mai riuscito ad incontrare di persona la stilista, invece quell'idiota di Tom sì. “Cosa?” disse e si alzò, si appoggiò alla porta del bagno per guardare Bill sistemarsi i capelli corvini.

 

“Sì, quando sono andato ad intervistare Vera Wang c'era anche lui” disse e guardò Andreas. “Perchè?”

 

“Semplicemente mi sembra strano che porti Tom con te” disse e inclinò il capo. “Da Vera Wang, ed ora qui. Perchè?”

 

“Perchè Tom è il mio segretario” si difese e sapeva che le sue gote si stavano leggermente arrossendo sotto lo sguardo inquisitorio di Andreas.

 

“Non raccontarmi balle. Non mi hai mai portato con te da qualche parte, nemmeno quando stavamo insieme” disse e Bill abbassò lo sguardo.

 

“È perchè non avevo bisogno di te, erano compiti semplici da svolgere” disse e Andreas lo guardò a lungo.

 

“Davvero? E cosa c'è di difficile nell'assistere ad una sfilata o nell'intervistare una stilista?” disse e, messo con le spalle al muro, Bill non seppe come rispondere. Andreas si avvicinò a lui e gli si mise davanti, gli prese le spalle. “Bill, guardami negli occhi” disse e Bill sospirò ma alzò lo sguardo puntandolo nei suoi occhi castani. “A te Tom piace, vero?”

 

Bill strabuzzò gli occhi e arrossì all'inverosimile. “Ma cosa dici, Andreas?” disse e il biondo inarcò un sopracciglio. “Tom è solo un mio impiegato”

 

“Sì, davvero. Allora guardami negli occhi e dimmi che non ti piace” disse e Bill lo guardò, deglutì. Non gli piaceva la vicinanza dei loro visi e, soprattutto, dei loro corpi. Non voleva che Andreas lo baciasse, ma era bloccato. Non aveva via di scampo. “Lo sapevo” disse e sbuffò una risata. “A te non potrebbe mai piacere uno stupido come quello” chiuse gli occhi e si abbassò per congiungere le loro labbra, Bill strinse gli occhi aspettando l'inevitabile. Era bloccato, non poteva scappare nonostante avesse voluto tanto. Pregò che Andreas ci ripensasse e non lo baciasse perchè non voleva più sentire il suo sapore sulle labbra, non ancora una volta.

 

Dei colpi violenti alla porta interruppero Andreas dal baciarlo. Si guardarono negli occhi e Bill ringraziò mentalmente chiunque stesse bussando. “I-Io vado a vedere chi è” borbottò. Andreas dalla sorpresa aveva allentato la presa, quindi riuscì a scappare via dalle sue braccia. Corse verso la porta e l'aprì.

 

Di fronte a lui c'era Tom che indossava una maglia gialla che gli arrivava sopra il ginocchio e nulla più. “Tom, sei per caso—?” gli chiese Bill guardandolo da capo a piede.

 

“Sì, Bill, sono in boxer. Devi assolutamente aiutarmi, non so che diamine mettere!” disse e Bill corrugò la fronte.


“Hai pensato anche solo per un secondo che ci fossero altre persone in questo hotel a parte noi?” chiese appoggiandosi alla porta, Tom scosse il capo.

 

“Non importa, è tardi! Vieni!” gli prese la mano e lo trascinò in camera sua, chiuse la porta sbattendola.

 

Andreas guardò la porta aperta della camera del moro e grugnì. Dannato, dannatissimo Tom!

 

 

*

 

 

Tom fissò la sua zuppa di cipolle e prese il cucchiaio, lo girò un po' e poi la assaggiò. Fece una smorfia di disgusto e allontanò il piatto da sé. Quella zuppa non aveva per niente un buon sapore. Bill avrà pensato lo stesso, dato che anche lui non stava mangiando nulla se non il pane. L'unico che stava mangiando era Andreas, e Tom si chiese come facesse. “Non mangiate?” chiese infatti questo, guardò prima Bill e poi Tom.

 

“Sono in ansia per la sfilata, non riesco a mandare giù nulla” ammise Bill e guardò il rasta.

 

“Anche io” mentì Tom e Andreas alzò lo sguardo al cielo.

 

“Dovrai pur mangiare qualcosa” disse al moro ignorando completamente Tom.

 

“Mi rifarò con il secondo” disse ed abbozzò un sorriso.

 

 

*

 

 

La sala dove si trovavano era gigante: la moquette era grigia, così come le pareti. In lontananza Tom riusciva a vedere la passerella eccessivamente illuminata. Alle spalle della passerella, c'era il nome di Vera Wang. Intorno a loro c'erano uomini e donne vestiti molto elegantemente e Tom fu grato a Bill per avergli scelto il completo. Aveva indossato una camicia bianca e un completo elegante grigio, ma non c'era stato verso di fargli indossare un papillon o una cravatta. Bill gli aveva detto che così il suo abbigliamento sarebbe stato completo, ma Tom aveva risposto che sarebbe soffocato con uno di quei cosi. Il suo capo gli aveva anche fatto sciogliere i rasta che ora ricadevano dietro le sue spalle. Ovviamente Bill non si era azzardato a truccarlo. “Sarà meglio se rendiamo nota la nostra presenza a Vera” disse Bill ad Andreas e a Tom.

 

“Sì, è da un sacco che non la vediamo” disse e ghignò guardando Andreas innervosirsi. Oramai aveva capito che Andreas era un sacco geloso di lui, non solo per il suo rapporto con Bill – dato che il suo capo non nascondeva di preferire la sua compagnia a quella del platinato – ma anche perchè aveva conosciuto personalmente Vera Wang. I tre si avviarono quindi dietro le quinte.

 

Quello che Tom vide gli fece spalancare letteralmente la bocca. Vi erano molte modelle, troppe modelle, vestite tutte con un diverso abito da sposa. Alcune si stavano facendo truccare, altre, invece, erano ancora in biancheria che aspettavano d'indossare l'abito con cui avrebbero sfilato in passerella. Nonostante avesse una specie di cotta per Bill, era ancora sensibile al fascino delle donne.

 

Bill individuò velocemente Vera, era su una specie di piattaforma che impartiva consigli e trucchi alle modelle, i tre si avvicinarono a lei. “Bill!” esclamò e scese, si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò. Indossava dei pantaloni neri eleganti e dal taglio maschile, una camicia e una giacca, anch'essa dal taglio maschile. I suoi capelli lisci e neri le ricadevano sulle spalle e ai piedi indossava delle decolté tacco dodici.

 

“Ciao, Vera” disse il suo capo ricambiando l'abbraccio. Quando si staccarono, l'uno guardò l'altra da capo a piedi. “Fattelo dire, Vera, sei splendida stasera”

 

“Posso dire lo stesso di te, Bill” disse indicandolo e poi puntò il suo sguardo su Tom e i suoi occhi brillarono. “Tom!” si gettò su di lui e lo strinse forte, Bill si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorrise.

 

“Ehi, Vera! Da quanto tempo!” disse e ricambiò l'abbraccio.

 

“Tanto, troppo” disse e si staccò per guardarlo. “Sembri in ottima forma, Tom. Per caso fai palestra?”

 

“Sì, ma poca, altrimenti mamma dice che voglio diventare un culturista” disse e alzò lo sguardo al cielo, Vera ridacchiò.

 

“Come sta Simone?” disse sorridendogli teneramente.

 

“Bene, credo”

 

“Ringraziala per la sua ricetta dei biscotti a cioccolato e cocco. Li ho fatti ed erano semplicemente deliziosi” disse e sorrise.

 

“Oh, l'ha data anche a te?” disse Tom corrugando la fronte. “La ricetta, intendo”

 

“Sì, ci siamo scambiate i numeri di telefono e condividiamo ricette di tanto in tanto” disse e Tom sospirò, sua madre era incredibile.

 

Andreas mandò un'occhiata a Bill che si schiarì la voce, sia che Tom che Vera puntarono lo sguardo su di lui. “Vera, ti presento Andreas Klein, è uno scrittore” disse e la stilista guardò il ragazzo accanto a Tom, le porse la mano.

 

“Piacere, Andreas, io sono Vera Wang” disse la donna abbozzando un sorriso.

 

“È un piacere fare la sua conoscenza, signora Wang” disse il biondo sorridendo.

 

“Bene, ora devo andare. Tra poco inizierà la sfilata e dobbiamo fare ancora un sacco di cose, quindi è meglio che mi sbrighi. Vi ho riservato dei posti a destra, in prima fila” disse e salutò velocemente i tre, corse per riprendere il suo posto sulla piattaforma.

 

Lo stomaco di Andreas brontolò e Tom lo guardò. “Hai fame, amico?” chiese mentre si stavano avviando ai loro posti.

 

Il biondo scosse il capo. “Mi fa un po' male” spiegò e si toccò la pancia. “Passerà” Tom fece spallucce e seguì Bill. Ai primi posti c'erano tre sedie nere, su una c'era il nome di Bill, su un'altra quello di Tom, e su quella di Andreas c'era scritto semplicemente ospite. Si sedettero ognuno al proprio posto in attesa che la sfilata iniziasse.

 

Mezz'ora dopo la sfilata ebbe inizio e Bill iniziò ad appuntare tutto ciò che vedeva. Le modelle sfilavano sicure di sé sulla passerella con i loro abiti nuziali firmati Vera Wang. Tom si stava godendo appieno la sfilata mentre Andreas, accanto a lui, diventava sempre più pallido. “Tutto bene, amico?” gli chiese ad un certo punto.

 

“S-Sì, solo che—” s'interruppe all'improvviso e si alzò, corse via. Tom fece spallucce e ritornò ad osservare la sfilata. Accanto a lui, al posto di Andreas, si sedette una donna sulla cinquantina. Aveva un lungo vestito rosso pieno di pailettes e dei tacchi rosso fiammante, Tom distolse lo sguardo chiedendosi chi diamine fosse.

 

“Salut” disse la donna e Tom la ignorò. “Pardon, je suis en train de parler avec toi” posizionò una mano sulla coscia di Tom che si girò a guardarla. La donna gli sorrise e solo allora Tom notò il suo rossetto rosso ciliegia. “Salut”

 

Tom iniziò a sudare freddo, quella donna stava parlando con lui, in francese per giunta! Forse lo stava semplicemente salutando, forse sì. Poteva ricambiare il suo saluto. “S-Salut” borbottò cercando di imitare la pronuncia della donna e fallendo miseramente, ritornò a guardare le modelle sfilare.

 

“Comment tu t'appelles?” disse lanciandogli un'occhiata maliziosa e Tom deglutì. Questo lo aveva capito, gli aveva chiesto il suo nome.

 

“J-Je m'appelle Tom” disse, fiero di aver risposto alla domanda. Dannato Bill! Se gli avesse detto prima che partivano per la Francia lui avrebbe preso ripetizioni.

 

“Plaisir, je suis Roxanne” okay, lei si chiamava Roxanne. Tom le sorrise perchè non sapeva cos'altro dirle. Non sapeva nemmeno cosa lei volesse da lui, a dire la verità. “Est que tu as quelque engagement pour ce soir? Tu peux la passer avec moi ” Tom strabuzzò gli occhi e la fissò a lungo. Che cazzo aveva detto?

 

“U-Un moment” disse fingendo un sorriso, si girò verso Bill. “Bill, c'è questa signora che sta parlando con me!”

 

“E?” chiese senza scomporsi.

 

“E sta parlando in francese!” disse e Bill scosse il capo.

 

“Che dovrei fare, io?”

 

“Come che dovresti fare? Devi capire che cazzo vuole!” disse bisbigliando e Bill alzò lo sguardo al cielo e si girò verso la signora, le fece un sorriso.

 

“Salut, je m'appelle Bill. Malheureusement il ne parle pas français, mais tu peux parler avec moi. Je le traduira” disse e sorrise, la signora ricambiò il sorriso.

 

“Je étais en train de me demander si el a des engagements ce soir, parce que, si el est libre, il la peut passer avec moi” ripetè lei con un sorriso stampato sulle labbra, Bill perse il suo.

 

“Che ha detto?” chiese Tom, Bill inclinò il capo e sorrise alla donna.

 

“Rien, mais il est engagè avec moi” disse abbozzando un sorriso, la signora strabuzzò gli occhi e si coprì la bocca con le dita smaltate di rosse, ridacchiò.

 

“Oh, pardon, pardon” disse la signora velocemente.

 

“Ne t'inquiète pas” disse Bill e ritornò a guardare la sfilata, la donna si alzò allontanandosi dai due e Tom corrugò la fronte e guardò Bill.

 

“Mi spieghi che diamine voleva?” gli chiese.

 

“Oh, nulla d'importante” disse Bill facendo spallucce, accavallò le gambe. “Voleva semplicemente sapere dov'era il bagno”

 

 

*

 

 

“Andreas! Non ti ho visto per tutta la serata” disse Bill una volta fuori dalla sala. Finita la sfilata, avevano salutato Vera e se n'erano andati in fretta, decisi a vedere la torre Eiffel.

 

Andreas era ancora pallido e si teneva la mano sulla pancia. “Ho passato il tempo a vomitare in bagno” ammise e Bill inarcò le sopracciglia.

 

“Come?” chiese Bill e si mise una mano sul fianco.

 

“Sì, devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male” ammise e Tom si morse le labbra per evitare di fare un sorriso a trentadue denti. Ora Andreas se ne sarebbe andato in hotel mentre lui e Bill sarebbero andati a visitare la torre Eiffel. Era la sua grande occasione! Le stelle, il cielo nero, la luna, le luci che illuminavano la torre Eiffel. Avrebbe stretto Bill tra le braccia e lo avrebbe baciato colto da un impeto di passione. E non gliene fregava niente se Bill rifiutava o meno, era la sua occasione per capire cosa provava.

 

“Sarà stata quella zuppa di cipolle” disse Bill riportando Tom alla realtà.

 

“Decisamente” disse Tom, si avvicinò al biondo. “Sai cosa? È meglio che tu vada in albergo. Sei bianchissimo, si vede da un miglio che non stai bene. Preparati un tè a pane mutani e senna e mettiti a letto, d'accordo?”

 

Andreas gli mandò un'occhiataccia. “È sencha e pai mu tan” lo corresse acido, Tom sorrise come se stesse parlando con un bambino.

 

“È quel che vuoi, Andi” disse accarezzandogli la spalla.

 

“Oh, Andreas, ha ragione Tom. Sarà meglio che tu ti metta a letto, sei bianco come un lenzuolo. Noi andremo a visitare la torre Eiffel e poi ti raggiungiamo, okay?” chiese e Andreas normalmente si sarebbe opposto, ma la sua pancia gli doleva ancora troppo per non ritornare a casa.

 

“Mmh, okay” mormorò e si girò per andarsene in albergo.

 

“Buon pane mutani!” gli urlò Tom andandosene con Bill.

 

“È pai mu tan!” urlò, ma oramai Tom era troppo lontano per sentirlo.

 

 

*

 

 

“Cosa?” chiese Tom, si trovavano entrambi davanti la torre Eiffel. Erano solo le undici e mezza di notte, ma non c'erano molte persone. Bill scoppiò a ridere portando la testa all'indietro. “Aspetta, io avrei potuto scopare con quella e tu le hai detto che ero impegnato con te?”

 

“Sì, non ti sei perso nulla” disse avvicinandosi a lui, sorrise e si morse il labbro.

 

“Perchè? L'hai scopata anche tu?” disse incrociando le braccia e mettendo su il muso. Non era davvero scontento, anzi, era felice. Vedere Bill geloso era bellissimo, ma voleva fare un po' di scena. Gli faceva piacere sentire che Bill si era ingelosito quando quella signora gli aveva chiesto di passare una notte di sesso con lei.

 

“No, ma era vecchia. Avanti!” disse e Tom gli sorrise. I capelli di Bill erano scossi leggermente dalla brezza notturna e sembrava ancora più bello. Alle sue spalle c'era la torre Eiffel, illuminata dalle luci e ancora più bella di notte.

 

“Questa è colpa tua, però” disse Tom e si avvicinò alla torre per ammirarla da vicino.

 

“Colpa mia?” chiese Bill inarcando le sopracciglia.

 

“Sì, colpa tua. Se mi avessi detto prima che saremmo andati a Parigi avrei cercato di imparare la lingua per masticarla un po'”

 

“Puoi comprarti un dizionario e mangiarlo, così masticherai la lingua” disse e all'occhiata di Tom scoppiò a ridere.

 

“Dio, Bill, che squallore” disse scuotendo il capo e sbuffò una risata. Era felice che Bill fosse così libero di essere se stesso in sua presenza.

 

“Ci facciamo una foto vicino la torre?” chiese e cacciò dalla borsa la macchina fotografica.

 

“Okay” disse Tom e fece spallucce, si mise vicino a Bill. Era il suo momento. Prese un lungo e profondo respiro e poi lo fece.

 

Improvvisamente Tom si girò verso di lui, si fece più vicino, gli cinse la vita con le braccia. Lo guardò negli occhi e unì velocemente le loro labbra. Bill strabuzzò gli occhi e guardò i tratti rilassati di Tom. Le sue sopracciglia leggermente incurvate, i suoi occhi chiusi, le sue lunghe e bionde ciglia.

 

Un'esplosione. Era questo che sentì Tom, letteralmente. Tutto nel suo corpo esplose. Il suo cuore, il suo stomaco, quello che rimaneva nel suo cervello. Inizialmente era come se il suo cuore si fosse fermato, poi aveva preso a battere più velocemente, sembrava che volesse uscire fuori dalla gabbia toracica. Il suo stomaco doleva, ma era un dolore buono. Era come se ci fossero tante farfalle che volavano, era bello. Oramai aveva smesso di pensare e stava seguendo solo il suo cuore, che batteva così forte che aveva paura di avere un infarto.

 

Bill, abituato a tutte quelle sensazioni che un semplice bacio da parte di Tom scaturiva in lui, chiuse gli occhi e scattò la foto. 


Chapter End Notes:
Sì! Quello zuccone di Tom si è finalmente deciso a baciare Bill! Yay!
Comunque, per chi non conoscesse il francese - p.s: se ci fossero degli errori ditemelo!! Sono una schiappa in francese - la traduzione è:
“Ciao. Scusa, sto parlando con te. Ciao"
“Come ti chiami?” 
“Piacere, sono Roxanne. Hai qualche impegno per questa sera? Puoi passarla con me"
“Salve, mi chiamo Bill. Sfortunatamente lui non parla francese, ma puoi parlare con me. Glielo tradurrò” 
“Mi stavo domandando se avesse impegni per stasera, perchè, se è libero, la può passare con me”
“Nessuno, ma è impegnato con me”
“Oh, scusa, scusa”
“Non ti preoccpare” 
E questo è tutto! Alla prossima
echois xx

   
 
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