Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Zambeli    04/09/2015    0 recensioni
È un post apocalittico ispirato dal nulla, ambientato in una realtà verosimile, nato nella mia testa e scivolato per sbaglio sulla tastiera del pc
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Perdonami, non volevo spaventarti” disse quella figura con un filo di voce “ma non posso permettere che tu apra quella porta” continuò avvicinandosi. “Non ti muovere! Fermo!” rispose Claire con le labbra che le tremavano. Se ne rese conto e chiuse le porte all’emozioni. Vedendo che l’uomo si era fermato, riprese la concentrazione “non fare un passo di più”. “Non volevo, davvero, perdonami, l’ho fatto per il gas, dentro, pieno, è mortale” mugugnò portandosi il bastone davanti al corpo e abbassando ancora di più la testa, quasi per nascondersi. “Gas? Quale gas? Cosa vai blaterando vecchio?” rispose insospettita. “Dentro, sono cresciuti dei funghi che secretano una sostanza tossica” spiegò in tono quasi soddisfatto “e non sono vecchio” concluse indignato. Si voltò e si andò a sedere con molta calma su una pietra vicina. Camminava tastando con dei colpi esperti il terreno col bastone. “Sei ceco?” domandò insospettita Claire che non gli levava il mirino di dosso. “Bisognerebbe esserlo per non capirlo, mia giovane” disse rilassandosi. Claire allora si avvicinò, abbassando l’arma. Accucciatasi ad un paio di metri cercava di vederlo in volto, tuttavia il cappuccio ben abbassato non tralasciava spazio se non per la barba, corta ma folta, e la bocca, le quali comunque erano avvolti dall’ombra. La ragazza allora inclinò la testa verso il basso cercando di intravedere qualche dettaglio del volto, dal momento che era immobile. Si avvicinò di un passo. Il cappuccio all’improvviso scivolò dietro la nuca spinto dall’inerzia data dal collo dell’ uomo che ora fissava un punto di fronte a lui. Claire balzo di lato ma ciò che vide la sorprese. Era solo un ragazzo, forse aveva poco più della sua età. I lineamenti morbidi e gli occhi castani chiari, contrastavano fortemente con la barba e gli stracci, i capelli malamente conciati, invece, vi si confondevano. Lei, senza parole, lo fissava incredula, la pelle del volto non aveva niente a che fare con le mani. “Come ti chiami? chiese il ragazzo con gli occhi sbarrati difronte a se. Non vi fù risposta per un attimo la giovane aveva pensato che stesse parlando con qualcun altro dal momento che lei si trovava alla sua destra. “Non vuoi dirmelo?” insiste il giovane ruotando la testa verso Claire. “Claire” rispose riprendendosi e schiarendo la voce. “È un piacere Claire”. Il ragazzo rispose con un evidente falso disinteresse. “E t…” “Feith” rispose lui senza permettere alla giovane di concludere la frase. “Che fai da queste parti? È una vita che non vedo persone”. Un momento di silenzio si frappose tra i due. Lei lo osservava distratta e lui si voltò con una smorfia ironica. Il silenzio prosegui ancora qualche istante. “Claire, è una vita che non vedo persone, che non vedo, non l’hai capita?” “Io… non ho incontrato molti cechi a cui piacesse ironizzare sul difetto” rispose Claire prendendo confidenza. “Difetto! E quanti ne hai incontrati che chiamavano la cecità difetto? Chiamami pure handicappato a questo punto!”. Replicò il ragazzo indispettito. “Ti chiedo scusa non volevo offenderti”. Abbassando lo sguardo. “Ahahah… Sto solo scherzando, prendi tutto sul serio?”. Claire era allibita. Non riusciva a capacitarsi del fatto in quella desolazione ci fosse un ceco autoironico con un pessimo senso dell’umorismo. Distolse lo sguardo da terra lo rivolse al pullman distrutto. Sneika non dava nell’occhio o si era semplicemente spostata. Gettò lo sguardo altrove ma non riusciva a scorgerla. “Allora, ehi, ragazza, oh… non dirmi che sei sorda?” Claire si accorse che Feith la stava incalzando con varie domande. “C-Cosa?” disse lei impacciatamente. “Come cosa? Raccontami un po’, sei sola? Non è prudente aggirarsi senza compagni di questi tempi” dichiarò lui incrociando le gambe sul masso. (Disse il ceco eremita) pensò lei. “Si, viaggio in solitudine da quando ho imparato a sparare”. Claire nel frattempo rinfoderò l’arma inserendo la sicura. Non si fidava di Feith ma era pur sempre un ceco. “Ah… mi fa piacere che abbia messo via quel ferro, significa che mi sottovaluti. Non dovresti, potrei atterrarti in dieci secondi”. Claire si mise in allerta e portò la mano sotto il braccio verso la fondina. “Mi stai prendendo in giro di nuovo?” “Nient’affatto, è risaputo che i cechi sono campioni di arti marziali… pffhh ahahahaahah” il ragazzo scoppio in una grassa risata che suonava di strilli acuti e sgraziati, tanto sincera che anche Claire si fece scappare un sospiro di tranquillità. Il silenzio tornò a regnare. “Direi che non sei di molte chiacchere, ti va di aiutarmi a preparare la cena?”. Ancora una volta fu Feith a rompere il silenzio. Claire si prese un attimo per riflettere sia sul fatto che non si ricordava il sapore del cibo, sia se fosse una battuta. Si diede uno sguardo intorno e rispose: “Non saprei, di solito cerco delle provviste belliche o simili schifezze” “Non sia mai!” esplose lui “seguimi, ho piazzato delle trappole”. La giovane non credeva alle sue orecchie. In un attimo i due s’alzarono all’unisono e il ceco face strada. “Vuoi farmi credere che riesci a cacciare?” riprese Claire mentre attraversavano un cancelletto dietro il pullman che dava su un giardino secco di un abitazione distrutta. “Cacciare?” ripeté Feith, “ma cosa hai fumato? Mi ci vedi con un arco in mano, attente bestie arriva il Robin Hood ceco!”. Claire sbuffò divertita “Improbabile in effetti”. Si portarono con passo deciso dietro le rovine e il ragazzo col bastone scostò una lamiera e tastò con lo stesso strumento il terreno. “Aspetta un attimo” disse il giovane alzando rapidamente il bastone “sei sempre alle mie spalle?” “Certo” rispose lei”. “Perfetto” concluse riiniziando a tastare il terreno. Dopo pochi colpi realizzo che non c’ era niente e fece per andarsene. Claire seguendolo chiese: “Cosa pensi di..” disattenta la giovane pestò una bava da pesca appena visibile e una freccia si scagliò in mezzo ai piedi sfiorandole il tallone destro. “Che cazzo di storia è questa!” Esclamò infuriata Claire tornando sui suoi passi. “Che è successo ragazza, chi, ma dove sei?” replicò preoccupato Feith “diavolo l'hai fatta scattare! Ti avevo raccomandato di stare alle mie spalle”. “Ma... Non è vero! Cazzo poteva trapassarmi il polpaccio!” urlò Claire osservando il dardo conficcato per metà in un legno marcio. “Mi dispiace. Ero convinto fossi ancora dietro di me” si scusò il ragazzo “meno male che non ho centrato bene la mira, ah ah!” concluse avviandosi verso un piccolo pendio. Ehi! Dove credi di andare ?” Esclamò Claire. “Dai su, non farne una tragedia”. “Eh.. certo, e la trappola non la sistemi?” riprese Claire poco convinta di riprendere il passo “chissà che non riesca a infilzare qualcuno”. continua alzando la voce Claire. Si fermò un attimo rendendosi conto che il ragazzo non si vedeva più “Hey! Dove sei finito?” La giovane si rese conto in un attimo di essere in un posto che non conosceva, potenzialmente circondato da trappole “Dove cazzo sei andato? Urlò allarmata estraendo la pistola. “Di qua!” Feith si fece finalmente sentire “sono qua sopra!”. Era appollaiato su un tronco secco in cima ad un pendio. “Ci sono altre trappole qua in giro?” Chiese la giovane impaziente. “Non c'è niente sali pure”. Claire si era innervosita. Aveva imparato a percepire il pericolo. Tolse la sicura e sollevò la pistola verso Feith che sentendo il cane abbassarsi inpallidi. “Che hai intenzione di fare con quella arnese Claire?” Riuscì a dire con voce tremante. “Ok, ora porti il culo qua. Io non attraverso questo campo minato”. Era concentrata. Una mossa falsa e avrebbe sparato. “Che intendi? Aspetta, scendo non ti muovere”. “Non credo proprio, vieni avanti da dove ti posso vedere”. Era sempre meno convinta “vieni giù di lì”. “Aspetta, ricordo che c'è un pendio tra noi, dovresti vederlo, io non lo vedo, come faccio a scendere da lì? Rischio di farmi male” “È un rischio che correrai, non avevi problemi prima a farmi passeggiare tra le tue trappole.” La tensione era in costante aumento, stava per succedere qualcosa, Claire ne era convinta. “Non intendo metterti in pericolo”. L'angoscia era palpabile nella voce del ragazzo “dimmi, ci sono dei massi o qualcosa di pericoloso sul pendio? Guidami verso di te e ti dimostrerò che non c'è niente di cui preoccuparsi”. La ragazza distolse per un attimo lo sguardo per analizzare il terreno che li divideva. Una volta constatato che non vi erano ostacoli se non un forte pendio disse: “Tra me e te ci sono più o meno venti metri, l'unico problema è una discesa abbastanza ripida di fronte a te, poi solo erbaccia. Feith iniziò a tastare davanti a sé col bastone e mosse i primi passi. “Ecco ci sei, ora il pendio”. Accorciò man mano che avanzava i passi e portatosi di lato strisciava sulle suole dei vecchi stivali. Iniziò a fare dei piccoli saltelli per scendere ma il terreno era friabile. “Attento c'è della terra lì!” Esclamò Claire. “Dove? Oh... Oh...” Presto l'appoggio gli mancò e rotolò giù dal pendio abbastanza rovinosamente da calmare un po’ la giovane. “Sarai contenta di aver visto un cieco che fa capriole" sussurrò Feith scuotendosi la terra di dosso. “Poche chiacchiere, quando sarai davanti a me chiederò scusa”. Non fece a tempo a finire la frase che l’altro già si metteva in marcia. In pochi secondi appoggiò la fronte sulla bocca dell'arma. “Allora Terminator soddisfatta?” disse Il ragazzo non troppo seriamente. “Direi che ora penserai due volte prima di lasciarmi indietro” rispose Claire rinfoderando “non mi avevi lasciato molta scelta” continuò con lo stesso tono. “Andiamo dai, vedi di stare alle mie spalle stavolta. Non distrarti, chiamami se rimani indietro. Non voglio rifare la giostra di poco fa” disse Feith con voce più sicura ma pur sempre amichevole. Proseguirono oltre il pendio dove l'erbaccia lasciava il posto ad un sottobosco poco tranquillo. Il terreno infatti era colmo di rami secchi, persi dalla vegetazione per la maggioranza morta. Quelli ancora aggrappati ai resti dei tronchi, sbatteccavano tra loro alla minima ma costante brezza proveninte dal lago. Claire poteva distiguere con chiarezza tutte le piccole bestiole che affollavano quel cimitero di alberi e non smetteva di guardarsi attorno frustando la treccia a destra e a sinistra compulsivamente, come se ogni animale fosse in aguato. Ci vollero due minuti di cammino per raggiungere la seconda trappola, giusto il tempo che servì alla ragazza per abiauarsi a quel concerto confuso. "Deve essere qui" decretò sicuro il giovane seguendo un ramo con la mano. Claire si era dimenticata delle sue mani. Vedendole strisciare sulla corteccia dell albero non pote non distogliere lo sguardo. "Sono certo di averla lasciata ai piedi di questo albero" si accucciò e riprese "non è possibile che mi sia sbagliato". "Posso aiutarti, se mi dici cosa cercare" disse Claire sentendosi inutile. "Ma certo che scemo, sono cosi abituato a farlo da solo che mi sono dimenticato di te! Ah Ah Ah" la solita risata singhiozzante "certo, certo, guarda se vedi una gabbia mimetizzata, è di ferro credo, ha la chiusura a scatto, è una..." "Trappola per gatti". Dietro a Feith sporgeva un reticolato di ferro arrugginito che si insinuava nei resti di un boschetto ancora verde. La giovane temeva un po' per quello che averbbe trovato. "L'hai vista, eh? Claire?" chiese insistentemente il ragazzo. Claire era già difronte la gabbia e ne fissava l'interno. Era piuttosto scura ma poteva distinguere la sagoma di un felino. Gli occhi freddi riflettevano gli ultimi bagliori della giornata, immobili, sul fondo della trappola. Ricordava di avere un gatto tutto suo a casa, poteva sentire il manto peloso che tanto amava, sfiorarle ancora una volta i piedi e la coda solleticarle la pelle sensibile dietro al ginocchio. Ora però tutto era cambiato, tutto crollava a pezzi e come ogni essere anche quel gatto selvatico tanto spelacchiato quanto aggressivo, aveva commesso troppo presto l'ultimo fatale passo falso. "Claire" la voce tagliente ma calda di Feith destò la giovane dal riflettere "l'hai trovata?" "Si, e sembra che stavolta abbia funzionato" rispose Claire cupa. "Perfetto allora tiralo fuori, attenta però potrebbe graffiare" "Farò attenzione. Come si apre questa cosa?" chiese iniziando ad armeggiare con la trappola. "Riesci a vedere le molle? Da quelle dovresti capire la direzione in cui va la chiusura a scatto, ti basterà tirare" spiegò con aria colta il ragazzo. La giovane iniziò dunque ad analizzare meglio gli ingranaggi e preso il lato basso tirò decisa. Fece poca resistenza, con tutta probabilità se il gatto l’avesse spinta sarebbe sicuramente riuscito a sfondarla. Impaurito, aveva preferito non tornare sui suoi passi e rimanere sulla difensiva. Claire si mise quindi a gattoni difronte l’entrata e distese completamente la schiena. Si prese ancora un attimo per osservare il gatto che dal fondo ricambiava impassibile e rassegnato. La ragazza dentro fino alle spalle tese la mano. Quando fu a non più di un palmo il gatto sollevò la testa soffiando. Claire si aspettava una reazione simile e non si scoraggiò; allargò le gambe per puntarsi meglio con le ginocchia, con la mano sinistra rimasta indietro si aggrappò al lato della gabbia e, una volta raccolte le forze, slanciò in avanti il braccio destro per afferrare la testa del gatto. Questo non si mosse, si limitò a tirare dalla parte opposta senza efficacia e fu facilmente trascinato verso l’esterno. “Allora, come procede?” chiese l’ altro in attesa. “Quasi fatto, mi chiedo solo come ci riesca da so.. Merda!” la giovane non riuscì a terminare la frase. Sull’orlo della gabbia infatti il gatto diede uno strattone più violento menando una zampata verso la faccia della ragazza che per evitare di essere colpita aveva mollato la presa lasciando che il gatto tornasse sul fondo della gabbia. “Oh! Ti è scappato?” domandò ancora Feith. “No! È ancora sul fondo il bastardo!” Claire si sollevò sulle ginocchia infuriata sbattendo la gabbia e la bestiola soffiò combattiva. “A davvero maledetta?!” rimanendo a terra si allungò sulla destra e prese un ramo, lo spezzò ottenendo una punta. “Che fai Claire? Che succede?” la giovane non sentiva più l’altro che chiedeva continue spiegazioni. S’alzò in piedi, spostò le frasche che coprivano la gabbia e inserì il bastone giusto sopra il gatto che ringhiava sempre più aspramente ad ogni movimento della ragazza. Prese la mira e spinse il bastone con vigore colpendolo al cranio, la punta graffiò la nuca dell’ animale conficcandosi dietro al collo. Per l’inerzia del colpo il bastone si spezzo all’ incrocio coi ferri e Claire la quale vi appoggiava tutto il suo peso perse l’ equilibrio scivolando dall’altro lato del cespuglio. Rotolò sulla spalla e sbatté rovinosamente la schiena sui rami secchi. Per un attimo il creparsi del legno le sembrò il suo bacino ma riflettendoci non era caduta poi così malamente. Giacque per qualche secondo cercando di stabilizzare il battito cardiaco. Scavando con gli occhi tra la vegetazione morta cercava di scorgere quanto più cielo possibile. (Cosa mi è preso, di nuovo, è da mesi che non…). “Oh!” la scosse Feith “Ti ha uccisa? Ahahah!” disse con un sorriso oscillandole la preda fiocinata sopra la testa. Claire chiusegli occhi e si tirò in piedi. Controllò l’ arma e si diede una stretta alla coda. “Si sta facendo buio, è meglio tornare all’ accampamento” decretò Claire “Hai ragione, ormai non ci vedo quasi più! … Pff ah ah ah!”. Claire non rise e i due tornarono di buon passo al porto. Durante il cammino raccolsero della legna per il fuoco e della menta selvatica. Il ragazzo sosteneva che era l’ideale per lavarsi le mani. Arrivati nei pressi del primo incontro Claire vide il pullman e come un fulmine gli balzò alla mente che Sneika aveva preferito non farsi vedere. Doveva assolutamente rintracciarla e capire cosa avesse intenzione di fare. Si diede un occhiata intorno e prosegui in direzione del porto. “Posso farlo all’ inizio del molo il fuoco?” domando al ragazzo che custodiva il gatto gelosamente. “Fallo pure dove ti pare io prendo gli attrezzi da cucina” rispose sparendo dietro l’ edificio che doveva essere il bar. Claire cercò di seguirlo con gli occhi “Ehi!” esclamo poco convinta, si sollevò sulle punte per poi ricadere di scatto rassegnata. Decise di dargli un briciolo di fiducia e si mise a preparare il fuoco. Questa ormai era diventato una cerimonia abituale, un rito al quale, almeno una volta al giorno la giovane si dedicava. Accatastò la legna raccolta ai piedi del muretto che costeggiava il molo, ordinatamente, i rami più sottili separati da quelli pesanti che avrebbero alimentato il fuoco per la notte. Prese lo zaino e da una piccola tasca laterale ne estrasse un acciarino. Lo guardò e cerco di valutare il consumo di pietra focaia. Pensando a quanto l’ aveva usurata le venne in mente che non si ricordava da quanto lo avesse. A parer suo è sempre stato nello zaino (che sia stata Sneika a mettercelo dentro, non ricordo). Diede un occhiata in giro cercando un esca sulla quale scaricare le scaglie incandescenti. Proprio dietro di lei sputava un piccolo canneto, piuttosto comune in quelle zone. Estrasse un coltello da cucina che teneva infilato sopra la pistola, tra la fibbia della fodera. Non era proprio un coltello da combattimento ma lo teneva sempre ben affilato. Si espose per mezzo metro dal cemento e afferrò qualche ciuffo dal gruppo di canne più vicino alla spiaggia. Senza estirparle ne taglio una manciata, dal momento che erano molto sottili. Tornata vicina alla legna le sminuzzò ulteriormente, prese qualche legno piccolo dalla catasta e creò un intreccio per il fuoco posizionando i rami, in modo tale che l’ esca accesa avesse potuto agire al meglio. Fatto ciò mise il preparato sminuzzato a terra, vi appoggio l’acciarino e prese a limarlo col coltello, con colpi lenti e decisi. Dopo pochi secondi le scintille a più di duemila gradi incendiarono la pagliuzza e Claire poté spostarla sotto i legni leggermente più spessi, alimentando la tenue fiammella soffiandoci sopra delicatamente. Finito il fumo dell’ esca gli occhi verdi della ragazza s’ infiammarono di gioia perché anche questa notte sarebbe stata cullata dallo scoppiettare del fuoco
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Zambeli