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Autore: acchiappanuvole    04/09/2015    0 recensioni
[-Altro - anime/manga vari]
Manga: Boy's next door -Kaori Yuki
Aveva sentito quel momento avvicinarsi, il presentimento pungergli il cuore anno dopo anno. Aveva osservato il segreto di Dallas in silenzio, sperando che si rivelasse e lo comprendesse nei suoi piani. Il segreto è una strana malattia. Non si è scoperta una cura contro il segreto, per tenere a bada il segreto. Il segreto che ti fa da migliore amico e da nemico prediletto: il paradosso del segreto che non vive –che giace in eccitata animazione sospesa- finché prima lo si uccide e poi lo si resuscita, lo si mette in funzione. Il segreto che non infetta finché non cessa di essere segreto, finché non lo si condivide, non lo si dissemina, non lo si contagia. Il segreto racconta come nessuno. Il segreto sa che tutti contano su di lui.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Way back deep into the brain
Back where there's never any pain
And the rain falls gently on the town
And over the heads of all of us
And in the labyrinth of streams
Beneath, the quiet unearthly presence of
gentle hill dwellers, in the gentle hills around
Reptiles abounding
Fossils, caves, cool air heights
I am the lizard king
I can do anything

-Jim Morrison-


Sono verdi gli occhi di Lawrence. Sono verdi come l'erba del giardino potato all'inglese, come le foglie perfette degli ippocastani nel viale. Sono verdi e inghiottono, inghiottono tutto ciò che vedono per poi farlo riaffiorare come un cadavere che galleggia in una pozza limpida. E il paradosso scuote. Lawr rimane immobile nella sua ignara veste di simbolo di un mondo che Dallas sogna frantumato ma al quale non cessa di appartenere.
Quella di Lawr non è malizia, ancora non la conosce. Non si tratta nemmeno di mancanza d'affetto dato che, Dass ne è certo, i suoi spargerebbero petali di rose al suo passaggio. In verità non sa di che cosa si tratta. Che cosa voglia da lui questo ragazzino. Sono legati dal sangue ma è una congiunzione troppo debole.
E' combattuto. Ci sono due voci nella sua testa: una sussurra e chiede che rumore potrebbe mai fare un collo esile come quello di Lawr stretto forte tra le mani robuste di Dass. Un crack epico, questo è certo. Vedrebbe quegli occhi farsi più larghi dallo stupore o dall'orrore, appannarsi della condensa dell'anima e rimanere immobili. Oppure, suggerisce l'altra voce, potrebbe afferrarlo per i capelli e affondare la lingua in una bocca vergine ed il risultato sarebbe il medesimo.
- Devo andare al lavoro- Dass lo spinge da parte, uscire da quella stanza, da quella casa, non è mai stato così urgente, necessario.
- Avevi detto che oggi non dovevi lavorare- borbotta Lawrence  addossandosi al muro contro un poster dei Pink Floyd
- Mi ha chiamato il capo, pare ci sia casino e ha bisogno di una mano- si sorprende di dover giustificare quell'impellente bisogno di scappare; un animale braccato da qualcosa di nascosto in un angolo buio che minaccia di uscire e sbranare.
- E a che ora torni?-
- Cazzo ne so! Quando torno torno!-
Lawrence trascina i piedi, i pantaloni del pigiama sono troppo lunghi e gli finiscono sotto i talloni ad ogni passo; finirà col gettarsi sul letto a leggere fumetti che Dass affettuosamente chiama "trioiate" o ad ascoltare quella musica orrenda per dormire.
- Finiscila di ascoltare quella merda- lo apostrofa accucciandosi per recuperare da una scatola con lo stemma dei Lions un cd senza copertina.
- Datti a questa-
Lawr allunga una mano quasi titubante, come se la custodia del cd fosse un oggetto rovente pronto a lasciare il suo doloroso segno.
- Che cos'è?-
- Di sicuro roba migliore di quella che ti ascolti ogni sera- detto ciò non aspetta altre domande sicuramente pronte all'arrivo. Si getta sulle spalle una giacca scura, un drappo nero a coprire il quadro che nasconde l'orrore, poi giù per le scale, la porta d'ingresso. Il vialetto, il prato falciato, gli alberi  in fila come soldati di guardia. Quando sale in macchina si sente distrutto come se avesse corso per miglia senza mai fermarsi a riprendere fiato. Sotto il sedile, in un pacchetto di sigarette, Dass conserva le ultime pasticche. Solamente un paio. Scendono lungo l'esofago e attendono di risalire fino alla testa. Un ascensore veloce.
La macchina romba, ci vorrà  più di mezzora per arrivare al locale. Ma Dass sente l'adrenalina, il sangue scorre come un fiume in piena dentro le vene e casa diventa sempre più distante, sepolta dietro una nube di gas di scarico insieme a tutto quello che contiene.

La prima volta che aveva provato la droga, Dass lo ricorda bene, non era in un luogo malfamato fatto di pareti luride scrostate e neon traballanti. No. Era nella sua linda stanza, con il letto ben rifatto, i vestiti perfettamente ordinati nell'armadio e Foglie d'erba aperto sulla scrivania. Dopotutto Witman era stata la cosa più simile ad un trip mai avuta fino a quel momento. Una pastiglia giunta come una manna liberatrice. Difficile poi non provare anche tutto il resto.
Si sente euforico mentre sfreccia sull'autostrada, sente fondere il suo corpo con quello potente della macchina, la carne e l'acciaio fusi in una forza unica. E' perfezione. I limiti non esistono, l'asfalto è un fiume scuro domato, le luci delle automobili sono stelle smarrite in costellazioni monotone e lui, lui è l'astro che divora l'universo. Un universo che esplode in scintille di luce che confondono la vista, sospendono il tempo. Ma qualcosa si distorce. Qualcosa si perde. Dass avverte un ronzio fastidioso rimbombare nella testa, la nausea avanzare come una mareggiata imprevista..
"I fratelli si appartengono?"
Due occhi verdi sbucano dall'oscurità, sono frammenti di giada via via sempre più luminosi. Dass non percepisce più la strada, la direzione, probabilmente si è già andato a schiantare contro il guardrail come un fattone qualsiasi. Eppure quegli occhi non svaniscono, ma si fanno più piccoli, sono occhi di lucertola, fissi, immobili, spaventosi. Dass ferma l'auto sul ciglio della strada, quando spalanca la portiera fa appena in tempo a sporgere la testa che un conato e poi un altro lo costringono a riversare il suo idillio tossico sopra piccole macchie di sterpaglia.

 

Oh, by the way, if you'd really like to know, he went that way.
Who did?
The White Rabbit.
He did?
He did what?
Went that way.
Who did?
The White Rabbit.
What rabbit?
But didn't you just say - I mean - Oh, dear.
Can you stand on your head?

 

 


Lawr è seduto sulla poltrona di finta pelle. E' color seppia e Lawr l'ha sempre chiamata: "la cuccia del cane" poiché il suo Chow Chow immaginario non avrebbe scelto posto migliore sul quale spulciarsi se non  quel vecchio mobile anni 60. Ha le ginocchia al petto e sgranocchia patatine a ripetizione; è concentrato su di un film che avrà visto almeno un'ottantina di volte. La versione Disney di Alice in Wonderland. 
Dass si getta sul divano accanto alla poltrona. Il mondo ha un contorno fumoso, si appanna e disappanna ogni due secondi.
- Che guardi?-  e ride chiedendolo perché conosce quel film ma non ricorda il titolo.
Lawr gli lancia un'occhiata eloquente per poi tornare allo schermo.
-Sei stato tu a farmi vedere per la prima volta questo film-
- Ah si?- getta indietro la testa gli occhi non ce la fanno più.
- Sì-
-Non era quello con l’orso giallo? Quello che faceva: Pensa!Pensa!Pensa!-
-Sei ubriaco?-
-Di stanchezza. Ma cercherò di seguire la trama, sì. La trama- Dass segue le immagini, le vede ampliarsi e distorcesi nella testa, negli occhi, nella bocca come un Krishna dagli universi limitati.  Come fare a digerire tutta quella roba?

Il coniglio bianco è il vero cattivo. E' più spaventoso della regina o di qualsiasi altro essere presente in quell'incubo psichedelico. Il coniglio si fa  inseguire, lo fa volutamente, Dass ne è  certo, e quella cretina di Alice gli va appresso ingenua com'è! Il coniglio sa benissimo dove portarla, gode al pensiero di farle perdere la testa.
Zac!
Lawrence continua a sgranocchiare, gli occhi riflettono i bagliori azzurrognoli dello schermo, le ginocchia gli restano incollate allo sterno come fossero un tutt’uno. Poco distante Dass ruota la testa da una parte all'altra, la muove lentamente tirando su di tanto in tanto con il naso. Come diavolo faranno le gambe a portarlo fino in camera diventa una seria domanda con difficile risposta.
-Hai preso il raffreddore?-
-Nh?-
Lawrence abbandona la falsa attenzione concessa fino a quel momento ad un film per bambini; Dass sa bene che in realtà suo fratello non ha fatto altro che studiarlo da quando ha rimesso piede in casa.
- Ti cola il naso- prosegue lasciando a mezz’aria la mano che fra le dita mal cela un'altra patatina.
-No- Dallas borbotta - Cioè si. Sì mi cola il naso. Ma non sono raffreddato-
Lawr ripone la patatina nel sacchetto. Ha la fronte corrugata e questo infastidisce Dallas.
- Ho solo una cazzo d'allergia-
- Ti dura da parecchio- e nel sentirlo a Dass non sembra di cogliere insinuazioni particolari.
- Già-
- E a che sei diventato allergico?-
- Deve essere colpa del cane-
E’ divertente guardare gli occhi del fratello spalancarsi stupiti per poi ricadere sulle pieghe del tappeto finto persiano.
- Peccato che non abbiamo un cane- sibila Lawr indispettito e Dass scoppia in una risata artificiosa.
- Credevo stesse sotto al tuo culo! Ormai sarà morto. Meglio, così mi passa l'allergia-
- Finiscila!-
- Oh scusa- ride ancora, il bisogno di vuotare la vescica e la totale mancanza di collaborazione delle gambe nel volerlo sorreggere.
- Non mi piace quando sei così-
-Così come?-
-Così-
- Simpatico?-
-Stupido-
Dallas tira ancora una volta su con il naso. Stupido? Quella mezza seghetta deve aver voglia di prenderle.
-Non tutti possono essere sempre brillanti come te, Lawrence Hill- allunga le gambe, le distende completamente ma la vescica non vuole ignorare lo stimolo. – Sempre seri, e belli, e composti, e intelligenti e soli. Diavolo! Ora che ci penso, com’è che lo splendore di casa non ha nemmeno uno straccio di amichetto?! Li tieni chiusi in cantina?-

Lawrence sembra farsi più piccolo, Dallas sa bene di aver toccato un tasto dolente. Lawrence è troppo introverso, troppo perso nei suoi buchi neri per riuscire ad affrontare il semplice relazionarsi con i suoi coetanei.
-Basta- mormora in quella che, ad orecchie non disturbate, suonerebbe una supplica.


“Well... I went along my merry way, and I never stopped to reason. I should've known there'd be a price to pay, someday... Someday... I give myself very good advice, but I very seldom follow it!”

-Lawr io devo vuotare la vescica- con un ordine perentorio al proprio fisico, Dallas lascia la poltrona. – Anch’io alla tua età non ero un granché coi rapporti sociali, ricordi?-
-Ora invece lo sei?!- una sottile ironia che non voleva essere malevola.
-Perspicace. Ma tu sei di bella indole, Lawr. Vedrai che si sistemerà. Tu evita di andare in giro a dire che guardi Alice nel paese delle meraviglie e sarà già un bel passo avanti-.
Lawr non dice nulla. Forse quella faccenda delle amicizie non gli stava così a cuore come era parso.
Ma Dallas deve pisciare e la conversazione può dirsi conclusa.

 

 

  
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