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Autore: Edimburgh_    04/09/2015    1 recensioni
Qual è il vero significato della parola viaggiare? Cambiare località? Assolutamente no! Viaggiare è cambiare opinioni e pregiudizi.
(Anatole France)
Una raccolta di storie incentrata sul personaggio più schivo del manga, sul suo passato e quegli avventi che sono stati taciuti o sorvolati, sui suoi pensieri molto spesso ignorati all'interno della storia portante.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sesshoumaru, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Rin canticchiava sommessa e beata, strappando gli steli dei fiori con insospettabile forza e Jaken, suo coatto guardiano, l'osservava astioso poso distante. Quella ragazzina si era messa in testa di fare un bel mazzo di fiori da donare al PadronSesshomaru -evidentemente non le era del tutto chiaro quale fosse il nome e quale l'epiteto servile che il kappa ogni volta gli affibbiava- neanche dovesse sedurlo alla stregua di una campagnola.

“Guarda che non li apprezzerà. Non è la tua innamorata” l'avvertì ma soave e leggera la bambina lo ignorò, dedicandosi alla scelta cromatica che meglio s'intonava con il candore dei capelli e delle vesti del demone che li aveva lasciati in quella radura qualche ora prima. Sconsolato, Jaken tornò a poggiarsi ad Ah-Un scuotendo la testa.

“Se te li farà mangiare non voglio sentire un solo lamento” la mise in guardia e iniziò a sonnecchiare cheto, in barba a tutte le possibili punizioni che avrebbe ricevuto semmai alla bambina fosse successo qualcosa. Nel suo semplice cuore anfibio, l'idea che il padrone si fidasse al tal punto di lui fa affidargli quella creaturina scocciante era sinonimo della gioia più rosea, nessuna punizione avrebbe potuto svilire il suo entusiasmo.

Se fosse per fiducia o per comodità che Sesshomaru affidava al servitore la custodia di Rin, non era chiaro a nessuno, men che meno a Kagura che in quel momento, la mano stretta al ventaglio, spiava pudicamente il demone nel fiume, lanciando talvolta occhiate nervose ai vestiti abbandonati sull'erba. Nel suo cuore assente sapeva bene perché si ritrovasse nascosta tra i cespugli a carpire quel poco di immagine che poteva, ma la sua mente fredda e meccanica quanto quella di Naraku si rifiutava di ammettere che non era solo curiosità e invidia a guidare le folate di vento verso l'odore del demone cane, così selvaggio e libero. Lo invidiava oltremodo, per quella sua possibilità di viaggiare in lungo e largo senza che vi fossero mani pronte a stritolargli il cuore o missioni sanguinarie da compiere; ciò che Sesshomaru voleva fare veniva fatto, ciò che non gli interessava, ignorato. E Kagura non vantava la medesima condizione, così gelosamente gli girava attorno, alla ricerca di una falla nella sua vita, di un'ombra che potesse recargli anche solo un'infinitesimale briciolo dell'affanno che il demone del vento portava in petto al posto dell'organo palpitante. Non ne aveva visti, finché quello non si era portato appresso quel cucciolo d'uomo tanto indifeso quanto chiacchierino, capace di stordirla con le chiacchiere che nemmeno erano rivolte al suo indirizzo; era quella bambina l'elemento mancante nella vita di Sesshomaru? Soffriva la carenza di un affetto spassionato e travolgente come quello di Rin? Fremeva dalla voglia di chiederglielo ma non osava farsi avanti, non mentre quello s'immergeva tranquillo nel fiume dandole le spalle.

“Hai qualcosa da chiedermi, Kagura?” la sorprese dopo qualche minuto di stasi, appoggiato con la nuca alla sponda, con ii capelli bianchi sparsi disordinatamente sull'erba. Sussultò la donna e fu tentata di tornare indietro, di scappare per negare l'evidenza che lo stesse spiando, eppure le mancò il coraggio anche solo per fare quello. Camminò lieve verso di lui ma si fermò ad una rispettosa distanza.

“Come hai fatto a sentirmi?” era certa di essere stata più silenziosa delle piume che portava nei capelli e il piccolo sorrisetto che ricevette in risposta la destabilizzò.

“Hai un odore” le ricordò con le palpebre ancora chiuse “Sono in grado di sentirlo” Allora Kagura s'inginocchiò di profilo, in modo che si potesse muovere liberamente senza per forza incappare nel suo sguardo, e prese a strappare fili d'erba.

“Ah sì? E che odore avrei mai?” sapeva di essere in tutto e per tutto come Naraku, stessi capelli folti e mossi, stessa mente acuta e spregiudicata, stesso odore di bugia e morte. Sesshomaru si spostò e fece cadere in acqua le ciocche bianche senza alcun timore.

“Somiglia molto all'odore del vento” la informò passandosi tra la frangetta le dita bagnate e nuovamente la lasciò senza parole.

“Del vento?” ripeté stupita.

“Del vento” confermò lui senza concederle di aprire gli occhi ambrati. “Ma ovviamente somigli molto a quell'inutile mezzo demone di Naraku”. La donna lo guardò apertamente, percorrendo impudica con gli occhi la linea delle spalle, senza trovare il coraggio di guardare la ferita sul braccio sinistro, e del mento.

“Hai pensato alla mia proposta?” sbottò infine per prolungare il colloquio e Sesshomaru aggrottò lievemente le ciglia.

“Che proposta?” non sembrava fingere, era probabile che avesse genuinamente dimenticato la richiesta che gli aveva avanzato tempo addietro.

“Della Sfera in cambio del mio cuore” rilanciò tesa, augurandosi nell'animo che il demone avesse cambiato idea e si offrisse di aiutarla tuttavia venne disillusa per l'ennesima volta.

“Ah, quell'idea.” si spostò sul fianco sinistro, in una posa fetale che ricordava un dormiente, e strinse le spalle con un lieve sorriso estraniato dal discorso. “Rimango della mia posizione” le confermò e prese a carezzare lievemente con i polpastrelli l'erba. A quel punto la stizza fu tale da portare Kagura a scagliargli contro il ventaglio, mancando il bersaglio volontariamente di un metro.

“Non è possibile!” sbottò “Ci deve pur essere qualcosa che ti possa offrire in cambio del tuo aiuto”

“Tu cosa baratteresti in cambio della tua libertà?” replicò tranquillo il demone cane senza scomporsi nel sentire il legno del ventaglio cadere a pochi passi da lui. La domanda colpì la donna come un pugno e così, senza più sapere cosa rispondere, si alzò e indietreggiò.

“La libertà mi è più cara della vita” enunciò tetra e sfilò dai capelli la piuma. “E tu sei l'unico che possa capirmi” a quella frase Sesshomaru spalancò gli occhi per la sorpresa ma prima ancora che potesse alzare il busto e replicare, di Kagura era rimasta solo una folata di vento.

Sono davvero mortificata di pubblicare il capitolo tanto tardi ma ho avuto una giornata molto densa oggi e sono tornata a casa solo all'ora di cena. Con questa storia si conclude la raccolta e devo dire che mi dispiace davvero, mi sono molto affezionata (nonostante tutte le mie iniziali reticenze). Ho pensato per qualche giorno di aggiungere una sorta di 'extra' alle sei storie che avevo prefissato ma alla fine credo sia meglio finire qui, forse più avanti nel tempo scriverò qualcos'altro. A parer mio mi sono dilungata molto nelle note precedenti per approfondire via via qualche aspetto nei racconti, quindi non ho altro da dire riguardo loro e posso passare a ringraziare tutti voi lettori che, chi silenziosamente chi no, avete seguito questa raccolta. Vedere che tante persone si sono interessate ad una serie di storie in cui le coppie erano relegate ad un ruolo estremamente marginale mi ha colpita, soprattutto in un fandom come quello di Inuyasha dove l'aspetto romantico è ricercato. Sono felice che questo esperimento di approfondimento psicologico non sia caduto nel vuoto e vi ringrazio perché è solo merito vostro. 
Un bacio
 

   
 
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