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Autore: _sesshomary    04/09/2015    3 recensioni
E se Kikyo e Kagome fossero entrambe vive? Inuyasha oltre ad affrontare il cattivo dovrà affrontare i suoi sentimenti.
Alcuni personaggi cercherò di mantenerli come nella storia reale, mentre altri vorrei provare a cambiarli anche fisicamente. Chissà se riesce bene. Spero di avervi incuriositi. Se vi va leggetela, e se non vi piace ditemi cosa non va e cercherò di migliorare.
CITAZIONE DAL CAPITOLO 17:
"Da un lato avrebbe voluto essere centinaia di anni avanti nel tempo per poter stare con Kagome dall’altro invece sentiva il peso della promessa fatta a Kikyo che lo manteneva con i piedi saldi in questa epoca."
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Naraku si portò una mano vicino al cuore nella quale, dopo qualche secondo, si materializzò la sfera, sempre più nera e cupa. -Kikyo, tieni la sfera, custodiscila tu.- disse, porgendole la sfera.

Kikyo, senza rispondere, prese la sfera dalle mani di Naraku e, quando le loro mani si sfiorarono, lui la tirò a se baciandola con passione. Kikyo non si allontanò e, dopo aver lasciato la mano di Naraku e aver messo la sfera nella tasca del suo abito da sacerdotessa, si lasciò andare alla passione e il bacio diventò sempre più intenso. Se qualcuno li avesse visti, avrebbe notato che non si trattava di un bacio di due innamorati, ma di un bacio pieno di impeto scaturito dalla rabbia.
 
 -Maledizione! Sono abituato ad avere tutto quello che voglio, ma non sono riuscito ad avere quella stupida femmina!- disse Naraku, dopo essersi allontanato un po’ dalla donna che aveva al suo fianco.
 
Il viso di Kikyo si contrasse, sicura che non si stesse riferendo a lei: -Cosa intendi?-
 
-Il fratello maggiore del tuo amato mezzo demone porta con se un’umana, l’avevo presa e stava per diventare mia, ma il demone è riuscito a riprenderla con se- spiegò, ancora con lo sguardo perso nel vuoto.
Kikyo continuò ad osservarlo irritata, riusciva a distinguere bene il suo sguardo malizioso, ma la cosa che non riusciva assolutamente a tollerare era la sua espressione da calcolatore. Voleva quell’umana e l’avrebbe avuta.
 
-Ci sono io per te, non hai bisogno di quella donna insignificante- cercò di attirare la sua attenzione.
 
-Mia cara Kikyo, tu sarai sempre al primo posto, ma lei…lei… deve essere mia!- enunciò autoritario il demone, soffermandosi per bene sulle ultime parole. Poi una scintilla apparve nel suo sguardo, gli era venuto in mente qualcosa e scomparve dietro una porta per tornare qualche secondo dopo.
 
-Questo pugnale è tuo, portalo sempre con te, ti servirà- aggiunse poi il demone, porgendole un pugnale, piccolo, ma molto lucido e affilato che Kikyo prese senza opporsi per posarlo vicino al suo arco.
 
-Ho un piano, e sarai tu a portarlo a compimento- disse Naraku, sorridendo malizioso. Tornò poi a baciarla, facendo aderire i loro corpi, per farle sentire quanto fosse eccitato per l’idea che gli era venuta in mente. Kikyo si lasciò sopraffare dalla lussuria e si abbandonò a quelle effusioni.
 
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-Miroku, come ti senti?- chiese Sango, mentre cospargeva un pezzo di stoffa di erbe medicinali che poi avrebbe avvolto sulla ferita del monaco.

-Beh, molto meglio, ormai sono passati due giorni- rispose Miroku, sorridendo. Era seduto e aveva la schiena poggiata al muro.
 
Sango si avvicinò a lui e gli sfilò lentamente la fasciatura precedente. La ferita era ancora lontana dall’essere completamente guarita, ma si stava rimarginando bene. Con delicatezza, la sterminatrice avvolse la nuova fasciatura intorno alla ferita e la fissò per bene.
 
-Sango…- disse il monaco, i loro visi erano molto vicini e lui, nonostante le condizioni in cui si trovava, non riusciva assolutamente a resisterle. Sango girò lentamente il capo per ritrovarsi faccia a faccia con lui.
 
-… io ero sincero, quando ti ho detto quelle cose due giorni fa, ma non abbiamo avuto modo di parlarne- aggiunse poi, con un po’ di timore. Nonostante avesse sentito distintamente il bacio di Sango, prima di svenire completamente, non riusciva a realizzare la situazione poiché, dopo quella volta, nessuno dei due ne aveva parlato.
 
-Miroku io…- provò a dire Sango, le si leggeva esitazione e preoccupazione in viso, ma Miroku non si fece scoraggiare e con il braccio integro avvicinò il volto della donna al suo per baciarla. Si staccarono qualche secondo dopo.
 
–Non ho partecipato molto al nostro primo bacio e ho voluto rimediare- disse il monaco, con un sorriso delicato in viso. Sango, senza parole, rimase a guardarlo. Era imbarazzata, non si sarebbe mai aspettata così tanta audacia dal monaco in quel momento.
 
-Sango, ti amo- le confessò Miroku, rimanendo a fissarla nei suoi splendidi occhi che, dal primo istante in cui li aveva incrociati, lo avevano rapito, erano diventati il suo tormento, la sua ossessione.
 
Per la seconda volta, Sango rimase sorpresa, non avrebbe mai immaginato che il monaco sarebbe riuscito a dirle quelle due parole. È sempre stato un maniaco, un pervertito, ma nei suoi occhi leggeva enorme sincerità. Era impossibile credere che stesse mentendo e poi lo aveva detto anche lui che era sincero.
 
-Anche io Miroku, anche io ti amo-
 
Il monaco, al sentire quelle parole, diventò talmente tanto euforico da tirar fuori la sua indole da maniaco, così andò ad accarezzare delicatamente il fondoschiena di Sango che, infuriata, gli diede un bel pugno in faccia.
 
-Non cambierai mai, vero?- domandò retorica lei, aggrottando la fronte e guardando arrabbiata il monaco negli occhi.
 
-Sango, non sono riuscito a trattenermi-
 
-Sai che hai rovinato un momento romantico?-
 
-Scusami, ne sono consapevole, ma puoi star certa che sarai l’unica donna con cui mi comporterò così- promise lui, sorridendo malizioso.
 
-Deve essere così, altrimenti potrei farti molto male!-
 
-Miroku, come stai?- domandò Kagome, entrando di fretta nella stanza e interrompendo la conversazione dei due. I due si ricomposero in fretta e Sango si allontanò dal monaco, con le gote leggermente arrossate per l’imbarazzo. Stavano soltanto parlando, ma i loro visi e i loro corpi erano molto vicini.
 
-Oh, scusate ragazzi, ho disturbato?- chiese Kagome, rendendosi conto della situazione.
 
-Divina Kagome, non preoccuparti, comunque sto meglio- rispose Miroku per spazzare via l’imbarazzo che aleggiava nell’aria.
 
-Sono contenta- rispose Kagome.
 
-Kagome, sono felice che tu sia riuscita a tornare- proferì Sango.
 
-Anche io sono felice di essere tornata, ma sono anche contenta di sapere che la sfera esiste ancora, così potrò tornare dalla mia famiglia-
 
-Vuoi lasciarci nuovamente?- domandò Miroku triste.
 
-In realtà non so cosa fare, comunque spero almeno di poter tornare a salutarli- rispose Kagome, pensierosa. Era pur sempre la sua famiglia quella dall’altro lato, non sapeva se sarebbe riuscita a rinunciare a loro per sempre.
 
-È difficile scegliere, vorrei poter viaggiare da una parte all’altra- aggiunse infine, abbassando lo sguardo e lasciando uscire una lacrima perché sapeva benissimo che la sfera dovrà essere distrutta.
 
-In ogni caso, non è questo il momento di pensarci, sapete dove si trova Inuyasha? Sono due giorni che è sfuggente e oggi non l'ho ancora visto- chiese poi, rialzando lo sguardo. La sua voce era ferma, ma si poteva leggere benissimo la tristezza nei suoi occhi.
 
-Oggi non lo abbiamo visto, ma probabilmente arriverà da un momento all’altro- rispose Sango.
 
-Già, ma da quando sono tornata l’ho visto poco. Dorme sempre sul Goshinboku ed è costantemente fuori.- proferì Kagome, leggermente preoccupata.
 
-È turbato, divina Kagome- rispose Miroku -Il tradimento di Kikyo credo sia stato troppo, per lui-
 
Lo sguardo di Kagome si rabbuiò, lei era tornata da questa parte soprattutto per lui, e lui non faceva altro che pensare a Kikyo. Lei aveva abbandonato la sua famiglia, senza la certezza di poter tornare da loro, per poter stare accanto all’unico che era riuscito a farla innamorare, ma non era riuscita nemmeno a parlargli.
Kagome lasciò cadere l’argomento Inuyasha, era troppo arrabbiata e preoccupata –Ora vi lascio, ragazzi, vado ad aiutare la somma Akane.- proclamò, uscendo a passo svelto dalla stanza, lasciando i due da soli. Kagome arrivò nella stanza dove si trovava la sacerdotessa Akane, insieme a Rin e Kaede a farle compagnia. Si aggiunse anche lei ad aiutarle, pensierosa.
 
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Lo spostamento d’aria provocato dal suo passaggio gli dava un senso di sollievo, riusciva persino a sbollire la rabbia che aveva dentro. Correva solo per sgomberare la mente, non doveva raggiungere nessuna meta, lo faceva solo per eliminare dai suoi pensieri gli avvenimenti successi qualche giorno prima. Non si rendeva conto però che più cercava di non pensare, più ciò che era successo gli ritornavano prepotentemente in mente. Non riusciva a togliersi dalla testa il tradimento di Kikyo, non riusciva a spiegarsi come lei gli avesse potuto fare questo. Cosa l’aveva spinta a dare la sfera a quel demone? Cosa gli ha dato lui in cambio? Queste domande gli si formulavano in mente, ma non riusciva a rispondersi.
 
Rallentò il passo e si fermò davanti al Goshinboku, poi in un solo salto si posizionò sul suo ramo preferito e alzò lo sguardo, qualche ramo più su si trovava Sesshomaru, con il suo solito sguardo gelido e impertubabile che guardava verso un punto lontano. Entrambi rimasero in silenzio per alcuni minuti.
 
-Rin hai bisogno di qualcosa?­­- disse Sesshomaru non appena l’odore di Rin arrivò alle sue narici.
 
-Oh, signor Sesshomaru no, sono uscita a fare una passeggiata e sono arrivata fin qui-
 
Senza approfondire la conversazione, Sesshomaru scese dall’albero raggiungendo Rin in un balzo e unendosi a lei nella passeggiata. Il profumo emanato da Rin, per le narici del demone, era un sollievo. Dal primo giorno in cui l’aveva incontrata aveva fatto abitudine a sentire il suo dolce profumo e ormai ne era dipendente. Non riusciva a spiegarsi bene per quale motivo l’aveva lasciata da sola in quel villaggio, non riusciva a resistere per molto tempo senza di lei, senza il suo dolce profumo, l’unica cosa che lo aveva spinto a farlo era per proteggerla, ma aveva avuto la conferma che non era stata la mossa giusta.
 
-Signor Sesshomaru, crede che quel demone tornerà presto in questo villaggio?- domandò Rin spezzando il silenzio che c’era tra loro due e interrompendo i pensieri di Sesshomaru.
 
-Si, tornerà!- rispose Sesshomaru con il suo solito modo di fare gelido e brusco, intimidendo Rin e interrompendo ogni suo tentativo di conversare con lui. Non riusciva a rilassarsi, non riusciva ad essere tranquillo e solare. Fin da bambino la mamma gli aveva insegnato a non mostrare sentimenti ed emozioni, doveva essere glaciale affinché potesse sconfiggere il nemico, non si doveva mostrare pauroso, non doveva provare emozioni.
Quando però manteneva il suo comportamento glaciale con lei si sentiva in colpa e sebbene lei non dicesse nulla, lo sguardo gli faceva capire che avrebbe voluto sentire di più. Rin si sedette ai piedi di un albero e Sesshomaru fece lo stesso, inspirando una lunga boccata d’aria per lasciarsi inebriare dal profumo di lei. 
Rin rimase in silenzio, si era resa conto che Sesshomaru non amava parlare, ma in quel momento neanche lei aveva voglia di farlo. La sua mente tornò agli avvenimenti di qualche giorno prima, quando Sesshomaru l’aveva salvata. La cosa che più voleva fare era ringraziarlo, ma si sentiva intimorita ancora per come l’aveva risposta prima. Prese a guardarlo, cercando di non farsi notare da lui, e non riusciva a non apprezzare la bellezza pura e lineare del demone. Era sicura di non aver mai visto creatura più bella. Era un demone bello tanto quanto letale, con un solo dito sarebbe stato in grado di ucciderla, ma ormai sapeva che per lei non era un pericolo.
 
-C’è qualcosa che non va?- proferì Sesshomaru che si era reso conto dello sguardo della ragazza che sedeva al suo fianco.
 
-Mi perdoni signor Sesshomaru, non volevo disturbarla!- rispose Rin arrossendo e decise di abbassare la testa.
 
-Se c’è qualcosa che non va devi dirmelo Rin!- disse lui autoritario, come sempre.
 
-Nulla, volevo solo ringraziarla per avermi salvato- sussurrò lei ancora con la testa abbassata per l’imbarazzo.
 
-Era mio dovere salvarti e fortunatamente sono arrivato in tempo- la voce di Sesshomaru era molto più delicata rispetto a prima. Una nota di preoccupazione traspariva dal suo sguardo.
 
-Signor Sesshomaru, crede che ci proverà ancora?- sussurrò Rin alzando lo sguardo e incrociando quello del demone notando la nota di preoccupazione.
 
-Se solo dovesse pensarlo lo farò a fettine- disse il demone tornando ad essere autoritario come gli era stato insegnato. Lui è uno dei demoni maggiori più forti, non poteva farsi intimidire da un demone insulso come Naraku.
 
Rassicurata dallo sguardo di Sesshomaru, Rin si avvicinò a lui facendo sfiorare le loro braccia, i loro sguardi rimasero incatenati poiché nessuno dei due riusciva a sottrarsi a quella forza attrattiva che proveniva dall’altro. In modo quasi impercettibile i loro visi si avvicinavano, mossi da quell’attrazione, fino a far sfiorare le loro labbra. Per tutta la durata del bacio i loro sguardi rimasero incatenati. Rin si fece cogliere da un momento di imbarazzo e mise fine velocemente a quel bacio allontanandosi un po’ dal demone. Sesshomaru però non si fece scoraggiare, e prima che Rin potesse prendere a parlare la tirò a sé e riprese da dove erano rimasti. Questa volta però non era un semplice sfiorare di labbra, nonostante il bacio rimase dolce e casto.
L’odore di Rin lo aveva talmente inebriato che si lasciò andare cercando di approfondire il bacio, cercando di fasi spazio tra le morbide labbra della giovane donna. Lei non oppose nessuna resistenza e subito quel bacio divenne passionale. I loro sapori si erano mischiati e Sesshomaru adorava il sapore di lei unito al suo, ma prima di lasciarsi andare agli istinti fece terminare il bacio.
L’eccitazione di entrambi però non aveva intenzione di svanire e, dopo aver preso una veloce boccata d’aria, le loro labbra tornarono ad unirsi. Sesshomaru si tolse rapidamente l’armatura allontanandosi per qualche secondo da quelle labbra che desiderava profondamente e lentamente fece sdraiare Rin posandosi delicatamente sopra di lei. Una mano del demone era posata sulla guancia della giovane donna, mentre scese ad accarezzarle una spalla, poi il braccio e poi il fianco.
Rin rimase praticamente immobile sotto il tocco sapiente di lui mentre veniva attraversata da brividi di piacere. La mano di Sesshomaru risalì dal fianco fino ad arrivare al fiocco dell’obi del kimono e lo slacciò, poi fece risalire la mano all’interno del kimono sfiorando delicatamente la morbida pelle della giovane donna fino ad arrivare al suo seno per poterlo accarezzare dolcemente, Rin gemelle e a quel tocco inarcò un po’ la schiena per mettere a contatto il suo corpo con quello del demone. Riuscì a sentire la sua erezione e la cosa la fece arrossire e tornare alla posizione precendente. Sesshomaru accortosi della reazione della donna si allontanò da lei mettendosi seduto e guardandola perplesso. Anche Rin si mise a sedere.
 
-C’è qualcosa che non va? Non vuoi?- chiese lui, doveva capire cosa le era successo, sentiva benissimo il suo odore più intenso, segno dell’eccitazione.
 
-Io…io…si…ma…­- rispose lei, il suo volto era in fiamme, aver sentito l’erezione di Sesshomaru e trovarsi davanti a lui quasi completamente nuda la faceva sentire in imbarazzo.
 
-Ma cosa?- incalzò il demone voglioso di voler continuare per poter farla sua.
 
-Farà male?- lo interrogò lei imbazzatissima.
 
-Ah…- rispose lui capendo le perplessità della giovane donna, lui era un demone non conosceva il corpo umano, aveva scoperto che le demoni non sentivano dolore, forse per la loro natura, ma lei, una fragile umana, sicuramente si sarebbe fatta male –…si, credo di si-
 
-Se non vuoi posso capirlo- disse poi il demone interrompendo l’imbarazzante silenzio e cercando di chiudere il kimono della giovane, lo raggiunse però la mano di Rin che lo allontanò. Lui si scostò di scatto pensando che volesse chiudersi il kimono da sola, ma lei se lo tolse del tutto rimanendo completamente nuda davanti a lui.
 
-Voglio- sussurrò lei avvicinandosi al demone e tornando a baciarlo, prima delicatamente e poi, con l’aiuto di lui, passionalemente. Lei gli mise la braccia al collo tornando a far toccare i loro corpi. Terminato il bacio lui si allontanò un po’ per togliersi i vestiti. Rin rimase a contemplarlo, osservando i movimenti fluidi e veloci del demone e quando lo vide completamente nudo il suo viso arrossì ancora di più.
Il demone si avvicinò a lei e la fece nuovamente sdraiare a terra, posandosi delicatamente su di lei e tornò a baciala. Il dubbio che lei non volesse continuare lo aveva tenuto in tensione, ma ora che lei aveva detto sì, la sua eccitazione era aumentata a dismisura e l’unica cosa che voleva era farla sua, per sempre. Posò la sua mano su un suo seno, mentre con l’altra era sceso sui fianchi senza però smettere di baciarla. Sesshomaru sapeva di dover essere delicato, lei non era una demone, quindi con dolcezza e senza smettere di baciarla cercò di entrare in lei. Il corpo di Rin si irrigidì di colpo e Sesshomaru subito si fermò per darle tempo di assimilare la situazione. Quando sentì il respiro della giovane donna diventare regolare, riprovò ad entrare in lei, lentamente e un odore forte di sangue, del sangue di Rin, gli arrivò alle narici e lui si bloccò spaventato, per paura averle fatto male. Rin, che aveva tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo, li aprì guardandolo dolcemente e facendogli cenno di continuare. Così delicatamente Sesshomaru spinse ed entrò dentro di lei fino a farla completamente sua sospirando e mordendo un punto preciso sulla spalla di Rin, venendo insieme a lei.
Rimasero in quella posizione fino a che i loro respiri non si regolarizzano, poi Sesshomaru si spostò da sopra il corpo di Rin e si mise sdraiato su un fianco rimanendo a guardare Rin che rimase a pancia in su sull’erba.
 
-Cosa mi hai fatto qui?- domandò Rin indicando il punto in cui Sesshomaru l’aveva morsa.
 
-E’ il mio marchio, vuol dire che sei mia, nessuno si avvicinerà a te- rispose Sesshomaru con l’aria leggermente incupita, dubbioso se avesse fatto bene a marchiarla.
 
-Ah, bene- disse Rin dubbiosa, ma felice di essere sua. Poi si alzò e lentamente si rivestì e Sesshomaru fece lo stesso.
 
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Inuyasha era rimasto sdraiato sul ramo del Goshinboku a riflettere e dopo un po’ si era addormentato. Venne svegliato da un fortissimo odore di sangue. Subito si alzò annusando bene l’aria e si rese conto che l’odore di sangue, che gli era arrivato alle narici, era di Kagome. Mischiato all’odore del sangue di Kagome riusciva a percepire distintamente un altro odore, l’odore di Kikyo.
Inuyasha corse immediatamente nel capanna e trovò tutti svegli raccolti in cerchio intorno ad un punto preciso, si avvicinò di fretta e vide il corpo di Kagome che giaceva a terra con una ferita al cuore inferta da un pugnale. Drizzò le orecchie per sentire meglio i rumori che lo circondavano e si rese conto che non riusciva a sentire il battito del suo cuore.
 
-E’ morta, Inuyasha- disse Sango scoppiando in un pianto isterico.


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Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti, sono in mega ritardo con l'aggiornamento, tra le vacanze e altre faccende non sono riuscita ad aggiornare prima. Poi quando mi mettevo davanti al pc per scrivere l'ispirazione non arrivava e ho finito col ritardare tanto. Cosa ne dite del capitolo? Spero vi piaccia. Se c'è qualcosa che non torna non esitate a dirmelo!
Volevo avvertirvi che non so quando mi sarà possibile aggiornare nuovamente, sarò molto impegnata con l'università, quindi avrò poco tempo. Spero comunque di non farvi aspettare troppo.
Ringrazio ovviamente tutti coloro che hanno recensito, seguito e messo tra le preferite la mia storia.
Ora vi lascio, spero di poter aggiornare presto.
   
 
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