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Autore: scintilla23    05/09/2015    2 recensioni
Sarei ritornata, avrei vinto; come avevo sempre sognato. Sarei ritornata per me, per lui, per entrambi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Basta così!- urlò Clarissa dalla piattaforma dalla quale ogni giorno sorvegliava i nostri addestramenti.
Buttai a terra il coltello che impugnavo senza degnare di uno sguardo l'ultima vincitrice del nostro distretto.
Non potevo distrarmi, dovevo rimanere concentrata su di lui.
E mentre con una mano mi tenevo il braccio sanguinante il mio compagno di combattimento lasciò cadere la pesante spada che sbattè a terra
creando un eco che si disperse per tutta la stanza creando un silenzio assordante.
Sangue colava dalla sua maglietta bianca in corrispondenza del petto donandogli un'aria più minacciosa del solito.
Clarissa scese le scale tranquillamente lisciandosi le piege dei pantaloni grigi e spostando una ciocca di capelli ramati dietro l'orecchio destro,
mettendo i risalto i piercing argentati.
Ci girammo entrambi verso di lei guardandoci fino all'ultimo momento, fino a dove la limitata vista permetteva.
Si mise davanti a noi guardandoci dall'alto in basso, trafiggendoci con i suoi occhi verdi smeraldo che brillavano sotto le luci al neon della sala.
-Basta così- ripetè
Con la coda dell'occhio vidi Cato portarsi una mano al petto, cercando di fermare il sangue
-E' tutto per oggi- disse chinando lievemente il viso verso destra.
Mi girai verso i nostri compagni che, dopo essersi raccolti attorno a noi, ci guardavano a bocca aperta.
-Andate a farvi medicare-
Annuimmo in silenzio
-E trattenetevi per gli Hunger Games. Se dovete uccidervi, fatelo in arena- finì
-Non si preoccupi- dissi- Lo farò-
Lanciai un fugace sguardo a Cato che, beffardo, sorrise deridendomi.


Andai a casa camminando sotto le stelle
Non ero andata davvero a farmi medicare e la ferita sul mio braccio si era asciugata formando grumi di sangue secco, spiacevoli alla vista.
Dopo essermi fatta una lunga doccia calda controllai il taglio. Sicuramente la maglia era da buttare quindi senza pulirla dal sangue le infilai in una
scatola sul fondo dell'armadio.
La ferita era abbastanza profonda, ma non dolorosa. Era affilata quella spada...eccome se era affilata.
Pensai alla nostra lotta. Io che gli tagliavo il petto con un coltello e lui che mi tagliava il braccio con la sua dannatissima spada.
Il nome di quel ragazzo? Cato Hayley.




*QUATTRO MESI DOPO*


Nel nostro distretto era da 5 anni che non ci si poteva più offrire volontari.
Ogni volta che un nome veniva estratto si scatenava un'eterna lotta sul quale di volontari dovesse partecipare; il che portò anche a parecchi omicidi e
fraticidi.
Potevi solo sperare che il tuo nome venga estratto.
Ci mettemmo in ordine silenziosamente mentre la ragazza di Capitol city che si occupava della mietitura infilava una mano tatuata nella boccia
contenente i nomi di ragazzi.
Estrasse piano il bigliettino e lo dispiegò.
-Johnatan Blackthorne- scandì.
Un ragazzo magro dai capelli neri e gli occhi dello stesso colore salì sul palco in evidente disagio.
Un coro di silenziose e segrete proteste si alzò dalla sezione di ragazzi.
-E ora la ragazza- disse la donna felice che quella che per lei era stata una lunga e impetuosa giornata stesse volgendo al termine.
-Clove Kentwell-
Il mio cuore perse un battito.
Che fosse quel bizzarro sentimento fosse Paura, Felicità, Angoscia o Orgoglio ancora oggi non so dirlo.
Mi sembravano passati anni nel momento in cui il mio cuore ricominciò a battere mentre erano passati solo pochi istanti.


Salì sul palco e rivolsi uno sguardo in direzione di Cato, che mi guardò improvvisamente rabbuiato.
Ci condussero verso la sala incontri e lì aspttai domandandomi il significato dell'espressione sul suo viso.
Dopo pochi minuti entrarono i miei genitori.
Non fu una chiacchierata particolarmente lunga e sentita, anzi. Mi ero sempre arrangiata da sola, non avevo bisogno delle loro parole.
Quando uscirono mi alzai dalla poltrona e mi diressi verso la porta, prsi la manglia ed aprì la porta ma fui ri-spinta detro da una qualcuno.
Quel qualcuno chiuse la porta e mi guardò.
-Cato?- chiesi sorpresa
-Mi ha mandato Clarissa- rispose il ragazzo.
Indietrggiai e mi rimisi a sedere ascoltandolo
-Dopo le nostre ultima sanguinose battaglie voleva che ti augurassi Buonafortuna-
-Va bene, ora puoi andare-
Cato rise. Cosa ci trovava da ridere?
-Se vuoi scusarmi ho da vincere degli Hunger Games-
Mi alzai e lo superai.
Mi prese il polso da dietro e mi girò verso di lui. E poi lo fece, l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata da lui. Mi baciò
-Anche questo te l'ha chiesto Clarissa?-
-No- rispose tranquillamente
Gli sorrisi cercando di far sparire il rossore dal mio volto.
-Ci vediamo al mio ritorno- dissi uscendo dalla porta
-Ti aspetto- rispose piano.
Sarei ritornata, avrei vinto; come avevo sempre sognato. Sarei ritornata per me, per lui, per entrambi.

  
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