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Autore: meiousetsuna    05/09/2015    5 recensioni
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Il mio omaggio ai mieii Amori: i personaggi di Vampire Diaries e L’Ulisse di Joyce.
Il Romanzo è riadattato in modo semplicissimo, perché i personaggi si inseriscano nella complessa trama.
Stefan, Damon, Katherine,“interpretano” i protagonisti, con la comparsa di tutti.
Malgrado alcuni argomenti spinosi, il rating sarà arancione, visto che tutto sarà molto contenuto.
Aveva un bel dire, Lorenzo, della sua nobile terra. Stefan era certo che fosse poco più di un malfattore da strada, non un rampollo di buona famiglia che prendeva il tè delle cinque.
Non che lo disdegnasse; quello, la birra, il whiskey, purché non offerti da lui.
Stefan raggiunse Kai sul terrazzo, abbracciando con lo sguardo il panorama sotto di loro.
Le strade, avvolte dalla luce opaca e infida delle prime ore del mattino, apparivano illuminate da un alone pesante e sgradevole, come se nella notte la marea di un oceano immaginario le avesse sommerse, lasciando, nel ritirarsi, uno strato di alghe morte.
Stefan odiava il verde salmastro, che fosse la tinta sbiadita dei caseggiati popolari, il colore delle erbacce secche, fino alla sfumatura dei suoi occhi da quando non era più bambino.
Love, Setsuna
Genere: Angst, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Katherine
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Documento senza titolo Grazie di cuore a charlie997, Iansom, beagle26: non mi fate sentire una nave che cola a picco! E grazie EchelonDeathbat e alle 86 lettrici anonime... resistete, d'accordo? Siete importanti

American Ulysses,  capitolo 2
Brown Eyes(Nestor)

Ore 9:00-10:00

La luce brillante del mattino entrava sfacciata dalla finestra chiusa dell’austera aula nella quale — con impegno, ma non con dedizione — Stefan stava tenendo lezione di storia ai bambini del quinto anno.
Il Sole avrebbe dovuto dare un tocco di allegria, ma poco poteva di fronte alla noia e la tensione con la quale gli alunni cercavano di comprendere e memorizzare le campagne cartaginesi, in particolare la vittoria di Pirro.
A Stefan dava una particolare amarezza quel giorno trattare quell’argomento, ma non avrebbe tradito una virgola della sua materia preferita.
Improvvisamente uno scampanellio deciso decretò la fine di quel supplizio reciproco, vedendo tutti gli scolari correre felici verso il cortile, per passare alla loro disciplina favorita, ginnastica.
Il signor Tanner quell’anno si era messo in mente di tentare qualcosa di moderno; football, il gioco dei giovani americani.
Stefan avrebbe volentieri fornito un’ampia spiegazione sull’indubbia origine italiana di quello sport, che si giocava già a Firenze con una palla di stracci nel Rinascimento, ma optò per tacere; che bene gliene sarebbe venuto?
‘Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero’.* Bastava così.
“Signore? Signor Salvatore?”
Davanti al professore c’era uno dei bambini più piccoli della classe, Aaron Whitemore. Non era stato particolarmente baciato dalla fortuna, né per il suo aspetto gracile e sgradevole, malaticcio, né per l’intelligenza poco viva; soprattutto era già orfano da tre anni.
Fissava su di lui quegli acquosi occhioni castano chiarissimo, che sembravano sempre colmi di timore e lacrime.
“Io… non riesco a svolgere i compiti di aritmetica da portare domani, sono bloccato qui…”
“Fammi vedere”. Le operazioni con i numeri naturali non erano semplici, ma neppure fuori dalla portata di un bambino mediamente capace, pensò Stefan completando un paio di esercizi per esteso per dare un esempio da seguire.
Chissà cosa pensava la sua povera madre, quando lo guardava; probabilmente lo vedeva bello, perché lo amava; quello era un grande mistero e insieme la base che formava il fondamento di ogni relazione, o unione di una famiglia, e poi di un popolo.
Le voci dall'esterno si spensero pian piano, finché Stefan fu riportato alla realtà dal tono altisonante del preside che stava vagando nei corridoi proprio in cerca di lui.
“Salvatore eccola, pensavo fosse in biblioteca, come al solito! Cosa fa?”
“Buongiorno signor Gilbert. Aiuto Whitemore con la matematica, ma abbiamo finito. É chiaro adesso, Aaron?”
“Grazie, sì!” Il piccolo Aaron corse via dopo aver rivolto un mezzo inchino con la testa verso l'uomo di mezza età, dai capelli castano scuro ancora folti e gli occhi marroni che fissavano tutti con finta bonomia.
“Sono qui per darle la paga, Stefan. Spero che non sia uno di quegli sconsiderati che corrono a spendere tutto in un pub, o peggio con le donne”.
Cosa preferisse fare col denaro guadagnato erano affari suoi, pensò il ragazzo: ma era difficile non dare ragione a Johnathan Gilbert, una persona convinta della saggezza dei suoi ragionamenti, la creatività dei suoi metodi e perfino della genialità di certe sue invenzioni che presentava frequentemente nelle serate mondane, se prevedevano una raccolta fondi per finanziare un'opera pubblica.
Una volta si era intestardito nel cercare un industriale per produrre un orologio che avrebbe rilevato anomalie nel tempo o una follia del genere...
Quello che era davvero umiliante era come la mano di Stefan fosse già tesa verso quella del preside, che faticava ad aprire la sua.
Finalmente si decise, contando con precisione da avaro ogni banconota, e perfino l'ultima moneta da mezzo dollaro scivolò con fatica dalle sue dita rapaci.
Il volto di George Washington sorrideva enigmatico su ognuno dei foglietti verde penicillina, e la scritta 'In God we trust' pareva schernirlo anche lei, come se non bastasse l'espressione di pietosa comprensione che Gilbert mostrava, pensando che un italiano, a comando, fosse commosso dai riferimenti al Dio della Bibbia.
L'attenzione di entrambi converse sulla piramide massone sul retro; ecco, anche quello. Evidentemente le due cose andavano a braccetto, nella mente del più anziano. Stefan doveva essere per lui l'emblema vivente di un popolo decadente, superstizioso, al meglio animato dal soffio di glorie antiche e ormai trascorse.
La stessa storia valeva per la sua vita come per il suo Paese, pensò questi.
Gilbert non osava dire nulla, perché nella sua natura sospettosa e gretta, credeva di essere disprezzato come protestante e non avrebbe guadagnato nulla nel farsi un nemico per la regione meno interessante, cioè un dibattito su argomenti astratti.
“Eh, voi siete una contraddizione in termini, sa? — l'uomo si gonfiò come un grosso rospo bruno, di quelli che gracidano forte e a sproposito, cambiando argomento — Così moralisti e poi cedevoli con le donne. Sono loro la rovina del mondo, credetemi! É proprio nelle scritture che ci viene spiegato come Eva sia stata la causa della caduta dell'uomo, per non parlare di Elena di Troia. La vostra natura romantica è un grande vizio...”
Stefan cercò di ricordare se il preside e Lorenzo si conoscessero; poche volte aveva sentito tanto disprezzo per il sesso femminile nell'arco di un paio d'ore.
“Se non le spiace, avrei un favore da chiederle, visto che lei, caro Stefan, è amico di tutti i direttori di giornali qui, sempre indaffarato a scrivere com'è! Venga con me, ho preparato un importantissimo articolo sulle malattie degli animali da fattoria tipiche della Georgia, è di interesse generale!”
Senza attendere risposta, per fortuna, Johnathan lo trascinò nel suo studio, dove srotolò una lunga striscia di carta che doveva aver riciclato da altri documenti, per prepararsi a leggere e spiegare il suddetto testo.
“L'afta epizootica nel bestiame domestico”.**
Stefan sarebbe fuggito, ma non poté esimersi dall'ascoltare un interminabile sproloquio sulle malattie della bocca dei bovini, che certamente avrebbero portato epidemie batteriologiche nei fruitori delle carni o del latte.
'Non avrebbe scelto un'altra parte del corpo, uno come lui che vuole divorare tutto'.
Era la bocca di Gilbert che si muoveva animata dall'enfasi del discorso a risultare disgustosa per Stefan; nella sua mente si affastellavano i ricordi del primo mattino, il desiderio che quel prodotto infetto l'avessero bevuto Malachai ed Enzo, la lattaia anziana ma ancora piena di una passiva combattività. Come la sua terra.
Mentre la lista di consigli e soluzioni per evitare il temuto contagio andavano avanti, Stefan gettò lo sguardo in strada, cercando di non farsi notare troppo. La finestra era socchiusa, e le grida dei passanti che si accalcavano intorno al corpo inerme di una donna abbigliata in modo inequivocabilmente volgare giungevano abbastanza chiaramente.
“La nostra vecchia America non deve morire, ci salveranno l'amore per il lavoro...”
“Guardate, è morta! Questa bagascia è morta sul marciapiede!”
“... per le tradizioni sane dei nostri padri...”
“Qualcuno chiami la polizia, bisogna portarla via, chissà che malattie brutte aveva!”
“... e la battaglia per i nostri diritti”.
“Non dovrebbero permettere a questa feccia di infestare le strade”.
Stefan richiuse di colpo l'imposta, facendo sobbalzare l'altro.
“Tutto bene? Non voglio rubarvi altro tempo, certamente prima di uscire volevate preparare la prossima lezione. Non dilungatevi con piramidi e regni medioevali, è la nostra storia che conta. Sapete perché ci siamo ripresi così bene, rispetto al resto del Sud? Perché non ci siamo nutriti di fantasticherie e rimpianti, abbiamo invitato gli yankees a portare qui il loro denaro e siamo rifioriti. Datemi retta, i nostri peggiori nemici siamo noi stessi; io caccerei via tutti quei redneck”***
'Questo è un incubo e vorrei svegliarmi'. Stefan si avvide del ritratto incorniciato del presidente Lincoln che troneggiava nell'ufficio del preside, a conferma delle sue tesi.
Avrebbe gridato, fino a far giungere quel suono fino al cielo, se non fosse che nessuno l'avrebbe ascoltato.
I polmoni avrebbero fatto male — come a sua madre — come se fosse annegato.
Una collezione di alcune bellissime conchiglie spiraliformi era esposta su uno scaffale; dovevano aver avuto dei colori delicati e vari, quando erano vive, con riflessi dell'azzurro delle onde.
Ma adesso che giacevano lì, un'indistinta velatura marroncina le tradiva per i gusci vuoti che erano.

Note cap. 2:
Scienza o arte: Storia
Colore: Marrone
Titolo capitolo: Fleetwood Mac  —  “Brown Eyes”
*Aristotele, massime
** Id.
*** Redneck è un dispregiativo per un bianco degli stati meridionali appartenente alla fascia medio-bassa della società. Lo stereotipo vuole che sia conservatore, repubblicano, razzista, alcolizzato e talvolta incestuoso.

  
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