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Autore: Abigail_Cherry    05/09/2015    1 recensioni
"Il tuo nome non ti definisce come persona. Ognuno è quello che è, indipendentemente dal proprio nome. Ed io dico che tu sei intelligente, sgargiante ed adorabile. Questo è ciò che sei."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 17:
Blackout
 
Io e Colin siamo seduti sul divano, io con i piedi sulle sue cosce e lui che si mangia sorridendo dei popcorn.
Stiamo guardando un vecchio film romantico, di quelli ancora in bianco e nero, ed è da un po' che sento una sensazione di commozione al petto. Il marito della protagonista è appena morto e lei non riesce a smettere di gridare. Quando, ad un certo punto, proprio mentre nel film bussano alla porta e qualcuno sta per entrare in casa, la televisione si spegne, come il resto delle luci della casa.
«Ma cosa...» comincio.
«Blackout» mi anticipa Colin, un po' irritato. «Tranquilla, succede spesso, è un palazzo vecchio, dobbiamo solo aspettare che riparta il generatore.»
«Okay» dico. «Ed intanto che facciamo? Non riesco neanche a vederti.»
«Beh...» sento Colin che appoggia qualcosa sul tavolino affianco al divano, probabilmente il contenitore dei popcorn. «Io un'idea ce l'avrei. Ed è un'idea per cui non servono le luci.» sento le mani di Colin sfiorarmi i polpacci, salendo lentamente verso le cosce, e mi viene istintivo mettermi seduta.
Ridacchio, un po' per la situazione e un po' per il solletico che Colin mi sta provocando. «Ah, davvero?»
C'è un attimo di silenzio in cui Colin raggiunge i miei fianchi con le mani, sale ancora, raggiunge le spalle e sento che mi spinge delicatamente verso il basso. «Resta stesa» mi dice.
«Okay.» Mi lascio trasportare la schiena al divano dalle mani di Colin, che tornano subito dopo ai miei fianchi.
Sento che, delicatamente, la cerniera della mia gonna viene slacciata, Colin la sfila e la lascia cadere a terra.
Poi, sento la sua bocca baciarmi una coscia, dopo la pancia, infine sento il suo respiro arrivare al mio viso.
Mi bacia ancora e ancora mentre porta le mani all'orlo della maglietta e velocemente me la sfila.
Avvolgo le mie braccia attorno al suo collo, passo le mani tra i suoi capelli, poi comincio a slacciargli la camicia, dal primo all'ultimo bottone, quando ho finito, lui se la sfila, fa passare le sue mani sotto alla mia schiena e mi tira su, adesso sono sopra di lui, sopra le sue gambe.
Colin mi bacia il collo e, nel buio, cerca il gancetto del reggiseno.
È bellissimo stare così, nell'oscurità, dà un che di misterioso: non so quale sarà la prossima mossa, dove toccherà o cosa farà.
Ma lo fermo, senza dire una parola.
Mi sembra troppo presto, siamo solo al secondo appuntamento, se contiamo anche la cena di quando ho fatto il sondaggio. Ho detto a Chris che avrebbe dovuto aspettare minimo il terzo appuntamento, mi sentirei un po' ipocrita. Dopotutto, però, a me Chris non piace, Colin invece sì ma... lui prova la stessa cosa per me?
«Che succede?» mi chiede Colin. «Stai bene?»
«Sì, benissimo...» rispondo.
«Allora che c'è?»
«Colin...» esito. «...io ti piaccio?»
Colin resta un attimo in silenzio. «Perché me lo chiedi?»
«Ho questo stupido dubbio da quando mi hai baciata la prima volta, e recentemente è aumentato.»
«Tu pensi... che lo faccia solo per il giornale?»
«Non lo so.»
Colin ride, riporta le mani al gancetto del reggiseno e lo sgancia. «Stupida» dice, e mi sfila il reggiseno con un piccolo bacio sulle labbra, lanciandolo tra gli altri indumenti a terra.
Sorrido, sollevata. È vero, sono una stupida. Come ho potuto anche solo pensarlo?
Gli butto le braccia al collo e lo bacio, premendo il seno contro il suo petto.
Colin fa di nuovo pressione affinché mi stenda, poi mi sale sopra e mi bacia il collo.
È così bello... troppo bello. Vorrei che succedessero molto più spesso i blackout quando sono con Colin.
Lui sta per togliersi i pantaloni, quando sentiamo la serratura della porta scattare.
Entrambi restiamo immobili per qualche attimo, sperando che quel rumore sia stato solo frutto della nostra immaginazione, ma sentiamo la porta aprirsi e qualcuno chiamare il nome di Colin, facendoci capire che non è così.
 
****************
 
«Colin?» dice di nuovo la voce. «È saltata di nuovo la luce?»
«Chi è?» sussurro a Colin.
«Tranquilla» mi dice, ma riesco a percepire dalla voce che anche lui è agitato. «Vicino alla televisione c'è una coperta, puoi coprirti con quella se ci arrivi.»
«Colin? Dove diavolo sei?» continua la voce, un po' irritata.
«Vai!» mi dice Colin.
Un po' esitante, cerco di farmi strada nel buio per prendere la coperta.
La luce si accende.
Resto ferma, con il cuore in gola. Il mio cervello si è come spento: non riesco a fare nulla.
Fortunatamente, con uno scatto, Colin mi copre con un caldo abbraccio, appena prima che l'uomo della voce potesse vedermi.
Incrocio il suo sguardo oltre la spalla di Colin. Sembra perplesso.
«Papà!» esclama Colin. «Sei tornato prima.» Colin allunga un braccio, prende la coperta e me la avvolge attorno al corpo. Ora mi sento un po' meno in imbarazzo, anche se non mi ero immaginata proprio così l'incontro con il padre di Colin.
«Ti ho inviato un messaggio. Ma probabilmente eri troppo impegnato con la signorina» dice, lanciandomi uno sguardo scocciato.
Mi mordo il labbro non sapendo cosa dire e mi stringo più forte alla mia coperta.
Colin si avvicina al padre. «Ti giuro che non è successo nulla.»
«Davvero? Perché a me sembra che tu abbia invitato una ragazza a casa per fare sesso mentre io ero in viaggio per lavoro.» L'uomo sospira. «Non me lo aspettavo da te, Colin.»
Colin resta in silenzio, a sguardo basso, poi il padre gli alza il mento con una mano, e con l'altra gli assesta uno schiaffo sulla guancia.
Ho un sobbalzo. Non mi aspettavo reagisse così.
Colin non risponde e non osa guardare in faccia il padre.
«Non lo dirò a tua madre, ma tu vedi di rimettere a posto questo... bordello» dice l'uomo, poi entra in un'altra stanza e chiude la porta.
Mi precipito subito da Colin. «Stai bene?» gli chiedo, appoggiandogli una mano sulla spalla.
«Sì» risponde freddo. «Ora vestiti.»
«C-certo.» Raccolgo i miei vestiti e vado in bagno a vestirmi per poi uscire pochi minuti dopo con la coperta in mano.
Colin è seduto sul divano, lo sguardo triste e non si è neanche preso il disturbo di rimettersi la camicia.
Non so perché, ma penso che non sia la prima volta che il padre lo tratti così.
Mi avvicino a lui, gli metto la coperta sulle spalle e gli bacio la guancia arrossata. «Grazie della bellissima serata» dico.
Colin sorride sarcasticamente. «Bellissima, dici?»
«Non mi capitava da tempo di provare ciò che mi hai fatto provare tu stasera. Grazie, Colin.» Lo bacio per qualche secondo. «Però... vorrei parlare con tuo padre.»
Colin ride. «Non se ne parla!»
«Voglio chiarire un paio di cose con lui.»
«No, davvero, non...»
«Signor Fresh!» chiamo.
«Ma cosa fai? Stai zitta!»
«Signor Fresh!» chiamo di nuovo, ed infatti eccolo uscire dalla stanza in cui si era chiuso.
«Che succede?» chiede.
«Volevo solo che sapesse che tutto questo non era programmato. Colin mi ha invitato qui a vedere un film e le cose sono un po' degenerate col blackout. Non mi ha in alcun modo pagata, se è ciò che sta pensando, ed è stato tutto uno spiacevole incidente. Insomma... se non ci fosse stato il blackout non penso sarebbe mai successo tutto questo, davvero.» Riprendo un attimo fiato. «Quindi, per favore, non punisca Colin. È davvero un ragazzo d'oro. Se cerca qualcuno con cui prendersela è libero di darmi la colpa di tutto, ma lasci fuori Colin.»
Il padre di Colin sorride. «Che ragazza coraggiosa che sei. Prenderti carico di tutto e parlare apertamente ad uno sconosciuto che per poco non ti ha vista nuda.»
Ridacchio, un po' imbarazzata. «L'ho convinta, allora?»
«Direi di sì.» Il Signor Fresh tende una mano ed io gliela stringo. «È stato un piacere, signorina...?»
«Oh, non ha importanza come mi chiamo» dico. «Beh, arrivederci.»
«Arrivederci.»
Così esco di casa e, appena dopo aver chiuso la porta, mi arriva un messaggio da Colin.
"Grazie."
   
 
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