2.
capitolo
“Ed
è per questo che da adesso fino ai
25 anni della ragazza, sarai il suo tutore legale.”
Richard
provò l’irresistibile voglia di
prendere una sigaretta e portarsela in bocca e fumare tutti gli anni in
cui
aveva preso la decisione di smettere.
Era
uno scherzo.
Non
era possibile che quel vecchio
ostinato gli avesse lasciato in eredità la figlia.
Non
poteva essere vero, lui non poteva
fargli da tutore. Lui non poteva essere un secondo padre per Rebecca.
Lui
non poteva avere Rebecca vicino.
Ripensò
alla gambe nude della ragazza e
cercò di ostacolare il brivido che quel pensiero gli diede
allo stomaco.
Le
doveva stare lontano.
E
soprattutto lui,doveva allontanarsi
da lei e dai suoi occhi dal taglio di una cerbiatta ma spietati e
sensuali come
quelli di un felino.
“Sig.
Armitage, capisco che possa
sembrare uno shock ma alla fine sono solo due anni.” Richard
si girò verso la
voce che aveva pronunciato quelle parole con fare disinvolto e poco
interessato.
“E
poi guardate il lato positivo, non
dovrete certo cambiarle il pannolino.” Scoppiò in
una fragorosa risata senza
notare quanto quel commento lo avesse imbarazzato. Avrebbe preferito di
gran
lunga una Rebecca bambina che quella sconosciuta fattasi donna.
“E’
una catastrofe”aggiunse lasciandosi
andare sulla poltrona dello studio.
“Sig.
Armitage,sinceramente non credevo
che la notizia la sconvolgesse tanto. Il Sig. Holler,che Dio lo abbia
in Gloria,
quando ha stipulato il testamento non ha avuto nessun dubbio che
l’unico che
potesse prendersi cura della sua amata Rebecca,era lei.”
‘Della
sua amata Rebecca?’si ritrovò a
pensare calcolando quante volte Rebb l’avesse chiamato
disperata per come la
trattava. Per come veniva sbalzata da un viaggio culturale
all’altro solo per
non averla intorno.
La
sua amata Rebecca. Come poteva dire
di averla amata se non aveva fatto altro che deluderla ogni giorno
dalla morte
della madre. Era stata abbandonata a se stessa e a volte notava quanto
i suoi
occhi fossero attraversati da una malinconia che lui sapeva di non
poter
curare.
“Non
credo di poter svolgere un simile
ruolo.” Disse portandosi poi le mani sulla fronte quando
qualcosa lo turbava e
non sapeva che scelta prendere.
“Sig.
Armitage,in teoria ci sarebbe un
altra clausola ma pensavo che lei fosse felice di prendersi cura della
piccolo Rebecca.
Ma a quanto pare sbagliavamo…” si alzò
per andare a prendere un fascicolo senza
immaginare quanto quelle parole lo avessero ferito. Doveva sembrare
davvero una
persona orribile agli occhi dell’uomo e soprattutto del
defunto Steven. Cosa gli
era saltato in mente a quel vecchio? Era un suo modo di vendicarsi per
l’ospitalità
che gli aveva dato tanti anni fa? Eppure non pensava di essere stato un
peso
per loro. Aveva lavorato,dato il sangue per far crescere
l’azienda che aveva
dato una cultura a Rebecca e l’agiatezza a Steven. In un
certo senso la sua carriera
da attore era iniziata grazie a loro.
Quando
aveva deciso di fare l’attore,i
suoi genitori gli dissero senza tanti preamboli di togliersi
quell’ idea dalla
mente.e che non avevano speso soldi per la sua educazione per poi
vederlo fare
la fame in qualche teatro sperduto di New York.
Erano
stati chiari. O faceva quello che
dicevano loro o quella era la porta e poteva andarsene. Aveva deciso
per la
seconda. Voleva vivere quella sua voglia di mettersi in gioco,di
recitare parti
al di fuori di lui. Di essere diverso da quello che era.Voleva recitare
e
sapeva che finchè non ci avesse provato,non sarebbe mai
riuscito a vivere una
vita monotona e classica. Voleva buttarsi e questo sapeva che avrebbe
significato la rottura con la sua famiglia all’antica.
E
li erano entrati in gioco loro. Non
tanto Steven ma quanto la dolce Lily,la premurosa mamma di Rebecca. Era
stata
lei a dargli un posto nel loro ranch e nella loro famiglia.dopo aver
saputo che
era stato cacciato di casa. Aveva cercato di mettere pace tra lui e i
suoi
genitori ma non ci era riuscita e da allora si era sempre presa cura di
lui
come se fosse un secondo figlio e Steven gli aveva insegnato tutto
quello che c’era
da sapere sui cavalli e sulle coltivazioni.
Tornò
a quel tempo,quando quella casa
sapeva di calore,sapeva sempre di qualche dolce nel forno e
c’era sempre un
sorriso o una parola pronta ad aspettarlo. Aveva vissuto felice insieme
a loro
e a Rebecca. Quella bambina dallo spirito libero gli aveva sempre dato
gioia,
era quello che era anche grazie a lei e per aver creduto sempre che ce
l’avrebbe
fatta. E alla fine era diventato un attore e Lily era morta. Alla fine
veniva
chiamato in ogni parte del mondo a recitare e Steven era diventato un
freddo e
cinico uomo d’affari. Era diventato quello che aveva sempre
desiderato e
Rebecca era rimasta sola.
Lui
aveva avuto tutto e Rebecca per
quanto fosse diventaca ricca,aveva perso tutto. Aveva perso
l’amore e il calore
di una famiglia. Era stata rifiutata dal suo stesso padre e alla fine
anche da
lui.
“Sig.
Armitage, è ancora con noi?” l’avvocato
lo fece tornare con i piedi per terra e cercò di buttare
giù il fastadio che
quell’omino piccolo e calvo gli stava trasmettendo.
“Certo
e andrei anche di fretta,per
ciò,mi spieghi pure l’altra condizione.”
“Bhè,
come le ho già detto la signorina
enterà in possesso della sua eredità e
dell’azienda del padre tra due anni. Fino
a quel momento i soci del signor Holler manderanno avanti
l’azienda.”
“Mi
sta dicendo che Rebecca entrerà poi
nel mondo degli affari e prenderà in mano
l’azienda?”Richard scoppiò in una
fragorosa risata pensando a tutte le lamentele che Rebecca gli faceva
sulla
matematica e su quanto odiasse i conti che ogni giorno suo padre doveva
fare
per mandare avanti l’attività.
“La
sua reazione è comprensibile e
anche il padre pensava la stessa cosa. Mi ha chiesto di dirle di
aiutare in questi
due anni Rebecca nel crescere nel mondo degli affari ma se
così non fosse…” e
girò una pagina del fascicolo che aveva in mano.”
Ma se così non fosse..di
trovare un partito che sia all’altezza di Rebecca e del suo
patrimonio e che
non cada vittima di qualche arrampicatore sociale.”
Richard
si inumidì le labbra pensando
che Steven era proprio un dannato vecchio. Anche lui sapeva che Rebecca
non era
proprio la massima aspirazione nel mondo degli affari e comunque gli
aveva
chiesto di insegnarle visto che la nascita dell’azienda aveva
anche il suo nome
e il suo 10% di investimento.
“Se
così fosse,se riuscisse a
sposarsi,entrerebbe in possesso del patrimonio e dell’azienda
prima di compiere
i 25 anni. Bene, questo è quanto.” E gli porse il
fascicolo con la penna in
modo che firmasse la vendita della figlia. Con riluttanza prese la
penna e
firmò pensando a quanto la decisione di farla sposare fosse
sensata ma così
tanto sgradevole al suo cuore nel pensarla tra le braccia di un uomo
che non
fosse lui.
***
“Sei
tornato,come è andata?”
Richard
buttò giacca e scarpe come
capitavano mentre sentiva la voce di Rebecca arrivare fino in corridoio
e un
delizioso odore di muffin appena sfornati. Si portò
stancamente verso la cucina
dove dietro il bancone trovò un allegra Rebecca che gli
metteva davanti il suo
dolce preferito.
La
guardò mentre ne metteva mezzo
boccone in bocca e si chiese chi fosse quella donna davanti a lui. Non
aveva
più nulla della piccolo e gracilina Rebecca che conosceva
quando era bambina. E
non aveva nulla della quindicenne pazza d’amore che gli si
era aggrappata
addosso per chiedergli di sposarla e mettere su famiglia con lui.
No.
Non
c’era più nulla di lei in quel
momento. Era una Rebecca donna. Una Rebecca molto bella. Una Rebecca
che gli
stava trasmettendo delle emozioni troppo forti e che doveva evitare.
“Da
oggi in poi sono il tuo tutore
legale fino a quando non compirai 25 anni e non spiccherai il volo per
andare
via da me…”si alzò le maniche della
camicia per impedire che le briciole del
dolce si infilassero fino a chissà dove e perdendosi
così il rossore sulle
guance della ragazza che si girò proprio nel momento in cui
lui rialzò la
testa.
“Quindi
da oggi dovrò chiamarti papa…”
anche se avesse volute chiamarlo in tanti altri modi e urlargli a
squarciagola
che non se ne sarebbe mai andata da lui. Nemmeno per tutto
l’oro del mondo
visto che il suo oro era proprio lui.
“Già,mi
toccherà odiare tutti i tuoi
fidanzatini da bravo padre geloso…”disse ridendo
facendo battere il cuore all’impazzata
a Rebecca.
“Io
non potrei mai amare nessuno come
mio padre…”Rebecca spalancò la bocca
allibita per quello che aveva appena detto
e soprattutto si sentì una stupida nel vedere lo sguardo
serio e quasi
arrabbiato di Richard che per tutta risposta posò il dolce e
si alzò per poi
mettersi a braccia conserte e guardarla come se fosse senza speranza.
“Stavo
scherzando,cioè,una qualsiasi
adolescente avrebbe risposto così a suo
padre…”anche se nessuna adolescente
aveva un tutore con due spalle come un armadio e due occhi
azzurrì in cui ci si
poteva perdere.
“Rebecca,te
lo dico, se dobbiamo
convivere per due anni. Dobbiamo attenerci a delle
regole.”Rebecca lo guardò
stupita per poi ricordarsi della stipula del contratto che il padre
aveva fatto
su di lei e per la sua eredità. Sorrise felice e senza
rendersi conto corse
verso di lui per poi saltarli al collo.
“Allora
non mi manderai via?Posso
davvero restare con te?” e si strinse ancora di
più senza rendersi conto che
era piedi all’aria per quanto Richard fosse alto.
“Saremo
come tanto tempo fa,una
famiglia.” Aggiunse cercando di trattenere le lacrime e in
quel momento Richard
si sciolse sentendo quanto Rebecca avesse sofferto e dopo tanti anni
l’abbracciò
per poi alzarla meglio per avere il suo viso davanti al suo.
“Ti
ricordi,Richard? Quando facevi
qualcosa che mi rendeva felice,ti correvo incontro e mi prendevi in
braccio
proprio come stai facendo ora.Mettevi il mio viso davanti al tuo in
modo che fossimo
pari e da pari ci potessimo guardare.”
“Già…”aggiunse
Richard specchiandosi
negli occhi nocciola della ragazza e nel suo profumo che sapeva ancora
di fiore
selvatico.
“Anche
se a quel tempo non eri certo
così pesante….” E con quella scusa la
rimise giù facendo finta di massaggiarsi
le spalle per il dolore. Per tutta risposta si beccò un
pugno leggero sullo
stomaco della ragazza che tornò in cucina imbronciata e
soprattutto accaldata
per quel contatto con l’uomo.
“Quindi
tu sapevi che Steven mi aveva
disignato come l’eletto…”
“Oh
si, come il giusto tra i giusti…”risero
insieme e tutte e due per la prima volta dopo tanto tempo provarono la
felictà
e il calore di una persona che sapeva di casa.
“Ho
cercato di dissuaderlo,soprattutto
dopo…insomma sai cosa.” E di nuovo le guance le si
imporporarono in ricordo di
quella bella figura che aveva fatto nel dichiarare i suoi sentimenti
apertamente.
“Ma
lui non ti ha ascoltato?”
“No,anzi,non
capiva perchè non volessi
una persona a cui ero tanto legata.”e di nuovo si guardarono
e Richard si
chiese come avrebbe fatto a resisterle. A resistere alla nuova Rebecca
se era
riuscito a stento a mandare via la Rebecca quindicenne in cui gli
offriva se
stessa. Lo aveva sconvolto a quel tempo e sapeva che avrebbe continuato
a
sconvolgerla. Doveva trovare una soluzione e la soluzione sarebbe stata
quella
di farla sposare con qualcuno che fosse alla sua altezza.
Non
avrebbe mai permesso che Rebecca
fosse merce per delle mani che non sapevano toccarla come meritava. E
avrebbe
fatto tutto da nascosto perchè sapeva più che
bene che Rebecca non glielo
avrebbe mai perdonato.
“Bene,vado
a farmi la doccia e domani
stipuleremo le regole e soprattutto ti troverai una lavoro. Diventerai
una
ragazza indipendente.”
“Davvero?Oddio,non
vedo l’ora.”e iniziò
a saltellare per la cucina facendo sorridere di cuore Richard. Alla
fine aveva
ancora con se la Rebecca bambina e sapeva che guadagnarsi dei soldi per
se
stessa l’avrebbe resa felice.
“Mi
impegnerò Richard,te lo prometto.”
“Si,certo.
Vado in bagno e mi ci chiuderò
bene a chiave. Non vorrei avere delle sorprese.” E corse
prima che arrivasse il
mestolo dietro la schiena.
“Verrei
in bagno solo per lavarti la
schiena come una brava figlia.” Disse arrabbiata sentendo la
chiava della porta
del bagno girare.
“Sisi,eppure
mi sembra che una figlia
non si debba aggrappare con una tale intensità come hai
fatto tu prima mentre
mi abbracciavi.” E lo scroscio dell’acqua mise fine
alla discussione e facendo
affogare pensieri poco consoni ad una convivenza di famiglia.
Angolo
autrice:
Bene,questo
è il secondo capitol di questa
storia dove il nostro Richard si ritroverà a fare da tutore
ad una giovane
Rebecca.
Cosa
succederà?
Chissà.
Grazie
per aver letto e commentato.
Alla
prossima J