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Autore: Lizhp    06/09/2015    4 recensioni
SEQUEL DI YOU MADE ME.
-Perché ridi?- gli chiese il riccio, sorridendo leggermente.
-Perché tu sei completamente pazzo!- e così dicendo il biondo si alzò dalla sedia per controllare il cibo sui fornelli.
Mika osservò ancora per un attimo quella lettera, riflettendo di nuovo sulla proposta; Andy però, inconsapevolmente, gli aveva appena dato un ottimo motivo per accettare.
-Dici che è una cosa pazza, eh?- chiese quindi al biondo.
-Assolutamente sì- confermò il ragazzo, tornando a sedersi accanto a lui.
Mika alzò gli occhi alla ricerca delle iridi color del cielo del compagno e quando le incontrò sorrise.
-Allora se è una cosa pazza, la faccio!- dichiarò, prendendo infine la sua decisione con un’alzata di spalle.
Andy lo guardò, sbarrando gli occhi.
-Mika, ma davvero lo farai?-
-Sì!- confermò convinto il cantante, annuendo freneticamente con la testa –Perché non dovrei? Ho detto no a troppe cose in quest’ultimo periodo-
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il concerto andò bene: come al solito, appena salì sul palco di fronte a tutte quelle persone e iniziò a cantare, tutte le ansie e tutte le paure svanirono. Era al suo posto, era a casa sua.
Affrontò il viaggio di ritorno in Italia decisamente più di buon umore rispetto all’ultimo volo e, con il pensiero fisso alle audizioni imminenti, aveva iniziato a sforzarsi di pensare in italiano, oltre che parlarlo con Isabella. Forse poteva essere un buon allenamento. Era difficile, molto difficile, e ci metteva parecchio tempo. Ma d’altronde, dopo un pisolino, cos’altro avrebbe potuto fare in aereo durante le dodici, stancanti, ore di volo?
Ripassava regole grammaticali e vocaboli, si sforzava di costruire delle frasi e quando aveva dei dubbi li chiedeva ad Isabella, che sedeva accanto a lui e che si dimostrava sempre molto disponibile.
Quando atterrò a Milano, la prima cosa che fece fu rendersi conto dell’ora: le tre del pomeriggio e lui era letteralmente distrutto. Il jet-leg stava avendo la meglio su di lui e le sette ore di differenza tra Milano e Tokyo non erano per niente poche.
Salutò Isabella e i ragazzi della band, rimanendo d’accordo con la donna che per il giorno seguente non ci sarebbe stata nessuna lezione di italiano: entrambi avevano bisogno di riprendersi.
Mika salì in macchina, sul sedile posteriore, e appoggiò la testa al finestrino mentre l’autista partiva.
Quando giunse di fronte a casa sua, riaprire gli occhi fu davvero difficile; Andy, notando la macchina scura, scese le scale due gradini alla volta e giunse all’esterno dell’edificio proprio mentre Mika, voltato di spalle, stava scaricando le valigie dalla macchina.
-Serve una mano?- chiese il biondo e Mika si voltò verso di lui, riservandogli un sorriso sgargiante nel momento in cui incontrò i suoi occhi color del cielo. Presero una valigia a testa, Mika ringraziò l’autista e si diressero verso l’ascensore.
Appena furono dentro, entrambi si avvicinarono, raggiungendo le labbra dell’altro in un bacio che attendevano da troppo tempo. Quando l’ascensore giunse al loro piano, portarono le valigie dentro casa, abbandonandole subito oltre l’ingresso e poi fu Andy a stringere Mika in un abbraccio e a trascinarlo sul divano, dove entrambi si lasciarono cadere uno sopra l’altro, ridendo.
-Ciao- sussurrò Mika, appoggiando la fronte contro quella del compagno.
-Ciao- rispose Andy, portando una mano tra i suoi riccioli e raggiungendo nuovamente le sue labbra. In quel momento però Melachi, avendo sentito la presenza di qualcun altro oltre Andy, raggiunse correndo la sala, saltando anche lei sul divano e iniziando a leccare felicemente il volto di Mika, che si lasciò andare ad una risata spensierata.
-Mel!- esclamò il riccio, mentre ormai su quel divano si era formato un groviglio di gambe, braccia e zampe –Sei qui!- e portò le mani sul musetto della cagnolina, accarezzandola.
-Alla fine prima di venire qui ho fatto un paio di giorni a Londra e ho pensato di portarla a Milano. Ti devi fermare qui per un po’ di tempo, non farà un altro viaggio troppo presto- spiegò Andy, in quel momento schiacciato sul divano sia da Mika che da Melachi.
-Hai fatto benissimo- disse il libanese, mentre ancora permetteva alla cagnolina di leccargli le mani.
-Sì…- rispose Andy, con voce bassa –E vi adoro, ma mi state uccidendo- e richiamò l’attenzione di Mika sul fatto che fosse completamente schiacciato non solo dal suo peso ma anche da quello di Melachi.
Il riccio soffocò una risata.
-Mel, giù- disse alla cagnolina che, obbediente, scese dal divano per poi raggiungere la ciotola dell’acqua che Andy si era preoccupato di comprare anche per la casa di Milano.
Mika fece pressione con le braccia, restando comunque sopra Andy, appoggiandosi a lui ma senza pesargli addosso.
-Grazie- sussurrò Andy, con un sorriso.
-Figurati- replicò il libanese, prima di tornare a far appoggiare le sue labbra sul volto del compagno, in una lenta scia di baci.
Fu però colto alla sprovvista da un enorme sbadiglio che non riuscì a trattenere e affondò così il volto nella maglia di Andy, all’altezza del petto.
Sentì il biondo ridere. Andy fece un rapido calcolo e si rese conto che secondo il fuso orario a cui Mika si era abituato nei giorni precedenti, era praticamente l’ora di andare a letto.
-Vuoi dormire un po’? Ti sveglio per cena-
Ma Mika scosse deciso la testa.
-Ce la posso fare- e vide il greco alzare un sopracciglio, scettico. Mika sbuffò, anche se non poteva nascondere il fatto di essere davvero stanco. L’idea di buttarsi sul letto e lasciare Andy in sala, però, non lo allettava per niente. Così si alzò dal divano e tese una mano al compagno: -Mi fai compagnia?- gli chiese, perdendosi ancora una volta nei suoi occhi.
-Ho detto dormire, sai- a quelle parole Mika alzò gli occhi al cielo.
-Sei sempre il solito- replicò, scuotendo la testa divertito.
Andy si esibì in un sorrisetto e afferrando la mano fece forza, alzandosi dal divano e seguendo Mika sul letto. Il riccio si tolse i jeans e la camicia che aveva usato per viaggiare, mettendosi in abiti più comodi, per poi gettarsi sul materasso e affondare la testa nel cuscino, mentre sentiva un braccio di Andy avvolgerlo all’altezza della vita e due labbra delicate posarsi sulla sua fronte. In quel momento anche Melachi raggiunse i ragazzi sul letto, appoggiando la testa su una gamba di Mika.
Il riccio si prese ancora un momento per osservare prima la cagnolina accoccolata a lui e poi Andy, che aveva spostato la mano dai suoi fianchi ai suoi capelli e li stava accarezzando delicatamente, mentre le sue iridi azzurre non si allontanavano nemmeno per un attimo dal suo volto.
Sospirò rilassato, rendendosi conto di avere in quel momento tutto ciò di cui aveva bisogno, dopo un mese fin troppo lungo in cui tutto quello gli era mancato; chiuse gli occhi e si addormentò pochi minuti dopo.   
 
Il mattino seguente entrambi si svegliarono rilassati e di buon umore. Niente sveglia presto, niente impegni di lavoro, nulla di nulla.
Erano rari i giorni che potevano trascorrere in quel modo, per questo motivo erano soliti goderseli a pieno.
La voglia di fare qualcosa quel giorno era sottoterra, per entrambi. Aprendo il frigorifero però, Mika si rese conto che uno dei due sarebbe dovuto andare a fare la spesa, o per pranzo non avrebbero avuto nulla da mangiare. Entrando in sala notò che Andy si era alzato dal letto solamente per raggiungere il suo amato divano e lanciarsi su di esso di pancia, atterrandovi in modo poco delicato e affondando la testa nel cuscino. Emise un leggero lamento quando Melachi, seguendo l’esempio del padrone, prese la rincorsa e si gettò direttamente sulla sua schiena.
Mika sghignazzò, mentre notava che Andy non si era ancora cambiato i pantaloncini e la maglietta che usava per dormire.
-Se ti stai chiedendo se io abbia intenzione di passare la mia giornata in pigiama… la risposta è sì, assolutamente- dichiarò Andy, probabilmente notando che il compagno non gli toglieva gli occhi di dosso.
-Per me non ci sono problemi- lo rassicurò Mika, avvicinandosi a lui –Allora aspettami qui, io vado a fare un po’ di spesa o oggi a pranzo non mangeremo nulla-
-No dai, vengo ad aiutarti allora- e fece per alzarsi, ma Mika lo rispinse di nuovo sul divano.
-Non ce n’è bisogno, faccio presto- gli regalò un bacio a fior di labbra e si diresse verso la porta d’uscita.
 
Quando salì in macchina, rimpianse di non essersi fatto accompagnare da Andy. Avevano noleggiato un auto per il periodo in cui sarebbero stati lì, ma Mika forse non aveva considerato del tutto i problemi che guidare sulla destra gli avrebbe causato.
Andy invece era abituato a guidare anche in Grecia, quindi il fatto di trovarsi sul lato opposto della strada non costituiva un problema. Inoltre, Mika era costretto ad ammettere che il biondo fosse un guidatore molto più esperto di lui.
Accese la macchina e fece un respiro profondo: non doveva essere poi tanto diverso, si disse.
Quando raggiunse finalmente il parcheggio di un supermercato vicino al centro di Milano, si sentì molto fortunato nel non aver distrutto nulla durante il tragitto.
Ma più,  non l’avrebbe fatto mai più.
Scese dalla macchina e si diresse a fare la spesa, sperando di essere riconosciuto dal minor numero di persone possibile: voleva tornare presto a casa.
Ovviamente qualcuno si accorse della sua presenza e gli chiese delle foto, che si prestò a fare sorridendo come sempre.
Mentre tornava al parcheggio, un ristorante poco distante, sull’altro lato della strada, attirò la sua attenzione. Posò le buste nella macchina e si avviò verso quel posto.
“The small” recitava l’insegna. Sbirciò attraverso le porte vetrate e vide un posto piccolo, appartato, ma molto accogliente. Un’idea balenò nella sua mente: in fondo, quella sera non avrebbero avuto nulla da fare lui e Andy, avevano in tutto e per tutto una settimana libera da impegni.
Aprì la porta del ristorante e si guardò intorno, alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarlo: era il momento di mettere alla prova il suo italiano.
Un giovane ragazzo dai capelli scuri e la barba tenuta leggermente lunga si stava incamminando verso di lui, concentrato su dei fogli che teneva tra le mani.
-Buongiorno, come posso aiut…- in quel momento alzò gli occhi e sembrò riconoscerlo –Oh, buongiorno- lo salutò quindi in inglese, rivolgendogli un sorriso.
-Buongiorno- si affrettò a rispondere Mika in italiano, esibendosi in un sorriso esitante –Io posso parlare italiano… più o meno- aggiunse poi, puntando gli occhi al pavimento. Aveva sì un po’ di timore di commettere degli errori, ma se non ci tentava con quel ragazzo come avrebbe fatto a parlare italiano di fronte a milioni di persone durante le riprese di X Factor e poi durante i live?
-C’è un tavolo per stasera?- chiese quindi il libanese, tornando a guardare il ragazzo.
-Quanti siete?-
-Due- rispose Mika, per poi guardarsi intorno -Un tavolo lontano da quelle è meglio, se è possibile- disse indicando le porte vetrate: non sarebbe stato proprio possibile sedersi lì, c’era davvero il rischio di essere visti e allora la serata non sarebbe stata la stessa.
-Venga con me- gli disse il ragazzo, conducendolo in una saletta accanto, con un unico tavolo al centro, lontano sia dalla sala che dagli occhi indiscreti della gente che passava per la strada.
-E’ perfetto!- esclamò il riccio, annuendo entusiasta.
-Ottimo allora- rispose il giovane, ritornando nella sala –Per che ora?­- chiese poi a Mika.
-Otto e trenta- rispose il libanese e lo vide scrivere l’orario su un foglio, seguito dal suo nome.
-Grazie mile- e salutò il ragazzo, tornando alla macchina.
 
Dopo pranzo Mika fu ben felice di far compagnia ad Andy nel suo non voler far niente. Si gettò sul divano insieme a lui, accendendo la televisione.
Immediatamente la fronte di Andy si corrucciò di fronte a tutto quel fiume di parole in una lingua a lui sconosciuta e Mika si lasciò andare ad una risata fragorosa.
-No, no, ma va bene- si affrettò a dire il biondo –Così ti alleni ad ascoltare l’italiano- e si appoggiò con la testa alla spalla di Mika, fissando la televisione con sguardo assente.
Non durò molto: non potevano essere passati più di cinque minuti quando Mika sentì le labbra morbide e delicate di Andy posarsi alla base del suo collo e risalire in una scia di baci fino alla guancia, per poi torturare il suo orecchio con piccoli morsi. Immediatamente anche per Mika tutte le parole che uscivano dalla televisione in quel momento diventarono incomprensibili.
-A-Andy?- mormorò, quando in più alle sue labbra che accarezzavano il volto di Mika il biondo aggiunse anche una mano al di sotto della sua maglietta, appoggiandola sul fianco.
-Mh?- soffiò Andy direttamente sul suo orecchio, facendolo rabbrividire più di quanto non lo fosse già. Mika voltò immediatamente il volto verso il compagno, catturando le sue labbra in un bacio intenso e posticipando le parole a qualche secondo più tardi, quando furono costretti a separarsi in assenza di fiato.
-Mi alleno ad ascoltare l’italiano, eh?- gli fece notare Mika, sorridendo a pochi millimetri dalle sue labbra.
-È così noioso- commentò Andy –E poi oggi non hai nemmeno lezione con Isabella, giorno di vacanza anche dall’italiano- e così dicendo prese il telecomando e spense la televisione, tornando poi ad occuparsi delle labbra di Mika, facendolo stendere sul divano e appoggiandosi sopra di lui.
-Come cambi idea velocemente- sussurrò Mika, portando una mano sulla guancia del compagno.
-Ti dispiace?- sussurrò Andy, mentre nel frattempo iniziava a slacciare i primi bottoni della camicia di Mika e a spostare le sue labbra dal collo al petto del ragazzo, facendo combaciare perfettamente i loro corpi con movimenti studiati: -Direi di no- si rispose a quel punto da solo Andy con un sorrisetto, mentre sfilava la camicia dalle spalle del compagno.
Mika non rispose nemmeno, ma si preoccupò di far sparire anche la maglietta del ragazzo oltre il divano, perdendosi poi in ogni gesto e in ogni respiro di Andy.
 
Alle sette e mezza di quella sera, Mika uscì dalla doccia, si asciugò i capelli e si preparò: indossò una camicia blu, di cui tenne aperti i primi due bottoni, e un paio di pantaloni bianchi, indossando infine le immancabili Louboutin.
Quando uscì dal bagno e tornò in sala, trovò Andy steso a terra e alle sue orecchie giunse immediatamente la risata cristallina del biondo: Melachi infatti era sopra di lui e gli stava leccando il viso, non lasciandogli spazio per alzarsi.
-Mel, basta!- esclamò divertito il greco, per poi spostare delicatamente la cagnolina su un lato, alzare la schiena e lasciarle qualche carezza.
In quel momento si voltò verso Mika, che si era appoggiato al muro a braccia incrociate a godersi la bellissima scenetta.
Andy lo osservò per qualche secondo, confuso ma allo stesso tempo incantato: i suoi occhi si soffermarono in particolare sul volto del compagno, messo perfettamente in risalto dalla camicia blu tenuta allacciata in quel modo. Il suo sguardo giunse poi ai pantaloni e infine alle scarpe.
Era bellissimo, come sempre, ed era perfetto.
-Ah, buonasera- commentò solamente il greco, facendo ridere Mika, che abbassò lo sguardo e arrossì leggermente.
-Tu non ti prepari?- chiese il libanese, sorridendogli luminoso.
-Per andare dove?- domandò Andy, curioso.
-Tu cambiati e basta- rispose Mika, indicando la maglietta e i pantaloncini che il compagno indossava da quella mattina, gli stessi che di solito usava per dormire.
Andy si alzò dal pavimento e, senza più fare nessuna domanda, si avviò verso l’armadio della camera da letto, non prima di aver lasciato un bacio a Mika, passandogli accanto.
Quando tornò in sala trovò Mika ad aspettarlo seduto sul divano; Andy indossava anche lui una camicia, scura, e un paio di jeans.
-Buonasera anche a te- disse Mika, citando le parole del compagno e rivolgendogli uno sguardo di approvazione, a cui seguì la risata di Andy.
-Andiamo- aggiunse poi il riccio, alzandosi dal divano e prendendo per mano Andy, conducendolo fino alla macchina.
Stava già per aprire la portiera del guidatore, quando si bloccò ed osservò le, con fare incerto: non moriva esattamente dalla voglia di guidare ancora per le strade di Milano, anche perché non era andata bene quella mattina. Con Andy come passeggero poi, non era davvero un’ottima idea: non l’aveva considerato quando aveva pensato di prenotare al The Small.
-Dai, dammi le chiavi- esclamò Andy, tendendo la mano verso di lui e facendogli un sorriso.
A malincuore, Mika allungò le chiavi al biondo e si portò dall’altro lato della macchina, sedendosi sul sedile del passeggero.
-Destinazione?- chiese Andy, mettendo in moto e uscendo dal parcheggio.
-Tu guida, io ti indico la strada- rispose Mika, con un mezzo sorriso furbo.
-Oh, andiamo! Dimmi almeno il posto, ti prego- gli rispose il biondo, con voce implorante.
-No- rispose risoluto il libanese, scuotendo la testa.
-Lo sai che sono curioso- insistette Andy, sperando di estorcergli qualche informazione.
-Non è lontano- lo rassicurò Mika, invitandolo a partire con un cenno della mano.
-Ma non puoi non dirmelo!-
-Certo che posso-
-Mika, per favore!- e rivolse al compagno lo sguardo più dolce che fosse in grado di assumere
Il riccio restò per un attimo incantato di fronte a quello sguardo, ma poi alzò gli occhi al cielo: -Okay, sai una cosa? Guido io!- e fece per slacciare la cintura
-No, no, no!- si affrettò a dire Andy, bloccando, con la sua, la mano del ragazzo –E va bene, dimmi dove devo andare- borbottò infine, partendo finalmente.
Mika iniziò a guidare Andy attraverso le vie quasi buie di Milano e, circa venti minuti dopo, erano quasi giunti a destinazione.
-Qui a destra- disse Mika, mentre pensava al tavolo che il ragazzo del The Small gli aveva mostrato quella mattina e che sembrava perfetto per passare una serata solo loro due, fuori casa ma comunque al sicuro da occhi indiscreti; era davvero raro che riuscissero a trovare un posto simile.
-No, no, sinistra!- esclamò Mika, guardando bene la strada e rendendosi conto di dove si trovavano effettivamente.
Andy lanciò uno sguardo veloce allo specchietto retrovisore e poi svoltò bruscamente a sinistra.
-Mika!- disse poi in tono lamentoso.
-Scusa, ero distratto- si giustificò il libanese, indicando poi il parcheggio e dicendo a Andy di fermarsi.
-Non ti convinceva la frutta che hai comprato oggi e siamo venuti a portarla indietro?- domandò il biondo, osservando con un sopracciglio alzato il supermercato di fronte a loro.
Mika scosse la testa, sogghignando.
-Seguimi- e scese dalla macchina, raggiungendo poi il marciapiede. Con Andy che gli camminava accanto, raggiunse il lato opposto della strada, arrivando poi all’angolo della via.
Spinse la porta del “The Small” ed entrò, assicurandosi di essere seguito dal biondo.
-Tu sei matto- gli sussurrò Andy, alle sue spalle –C’è pieno di gente e quelle porte hanno dei vetri che danno direttamente sulla str…-
-Andy?- disse il riccio, voltandosi verso di lui –Stai zitto- aggiunse solamente, rivolgendogli un mezzo sorriso.
-Ma…- bastò lo sguardo di Mika per far interrompere la frase a metà.
-Buonasera!- la voce del ragazzo con cui aveva parlato Mika quel pomeriggio giunse alle spalle del riccio.
-Buonasera- rispose educatamente Mika, mentre Andy si limitò ad un sorriso.
-Seguitemi- disse il giovane, incamminandosi verso la saletta che aveva mostrato a Mika quella mattina.
-Vieni- disse Mika, voltandosi verso Andy.
-Prego- disse il ragazzo indicando il tavolo, per poi uscire molto discretamente dalla sala.
-Tu sei un genio!- dichiarò il biondo, osservando il tavolo e la sala e notando che nessuno li avrebbe visti lì dentro.
Mika gli rivolse un sorriso luminoso, mentre gli occhi del biondo correvano ancora sul tavolino ben preparato.
-Dai- sussurrò Mika, sfiorando un braccio di Andy e indicandogli una delle due sedie. Il biondo strinse per un attimo la sua mano, poi si sedette, seguito da Mika.
-Come ti è venuto in mente?- domandò il greco, aprendo il menù.
-Ho notato questo posto stamattina. Mi sembrava carino, così sono entrato per cercare di capire se ci potesse essere un posto come questo, lontano da tutti-
Andy sorrise: non si permettevano molto spesso serate del genere, appunto per il problema che Mika sarebbe stato costretto a nascondersi; in più sedersi a cenare in un ristorante in centro a Milano poteva essere rischioso, a meno che non avessero trovato un angolino simile a quello.
-È perfetto- rispose Andy, mentre però si rese conto che i nomi dei cibi erano scritti in italiano –Ma credo di aver bisogno del tuo aiuto- disse poi, abbassando il menù sul tavolo.
Mika si sporse verso di lui e lo aiutò a tradurre i nomi scritti sull’elenco, anche se aveva dei dubbi. Fermarono il ragazzo che aveva preso l’ordinazione e che li aveva condotti al tavolo, scoprendo che il suo nome fosse Alessandro, e gli chiesero un aiuto.
Alla fine ordinarono entrambi da mangiare, in modo abbondante, e poi attesero pazientemente che arrivasse il cibo.
-Potrei abituarmici- commentò Andy qualche minuto più tardi, mentre entrambi stavano mangiando.
-Perché no? Ricordiamocene nei periodi in cui saremo qui-
Il biondo annuì, per poi osservare il piatto di Mika: -Dai, fammi assaggiare il tuo-
Mika spostò il bicchiere e avvicinò il suo piatto al compagno, per permettergli di prenderne una forchettata.
-Andy!- esclamò il riccio, quando notò che l’assaggio del biondo in realtà consisteva in una notevole quantità di cibo.
Il greco sorrise soddisfatto, mangiando ciò che era riuscito a prendere dal piatto del ragazzo.
-È buono!- commentò poi, allungando di nuovo la forchetta verso il piatto del compagno con un sorriso furbo.
-Stai alla larga dal mio cibo- rispose Mika, afferrando tra le risate la mano del biondo. Andy prese la forchetta con l’altra mano e riuscì comunque a rubare ancora qualcosa dal piatto del compagno.
-Molto buono!- dichiarò poi, mentre Mika, arrendendosi, si limitò ad unirsi alla risata di Andy e a tirargli un leggero calcio da sotto il tavolo, riavvicinando a sé il suo piatto.
-Vuoi?- gli chiese a quel punto il greco, indicando il suo piatto.
-No, non lo voglio- rispose fintamente stizzito Mika, tornando a mangiare dal suo piatto e facendo ridere Andy ancora di più.
La serata proseguì in quel modo, tra scherzi, risate e sguardi; era davvero una delle prime volte che si potevano permettere di essere se stessi in quel modo in un posto che non fosse casa loro.
Quando uscirono dal The Small e si incamminarono verso la macchina, si promisero di ritornarci un giorno o l’altro.
 
Il tempo stava passando velocemente, anche troppo. Mika non sapeva come fosse possibile, ma in men che non si dica si ritrovò al cinque di maggio: esattamente una settimana dopo sarebbero iniziate le audizioni di X Factor.
Il suo italiano era migliorato: conosceva un buon numero di vocaboli e la maggior parte delle regole grammaticali, anche se applicarle nel parlato non gli veniva così semplice. A volte doveva fermarsi a pensare, ma anche lui si rendeva conto che più i giorni passavano più riusciva a parlarlo fluidamente.
Per questi risultati, doveva ringraziare infinitamente Isabella; tuttavia non avrebbe ringraziato la donna quel giorno, perché dopo tre ore di lezione, senza nemmeno una pausa, i suoi neuroni erano in evidente stato di shock. Gli sembrava di non poter capire più nulla, la sua testa era un miscuglio unico, in cui si sovrapponeva tutte le lingue che conosceva.
In particolare, si stava rendendo conto di non essere più in grado di parlare spagnolo, ora che stava imparando l’italiano: e aveva reso pubblico questo suo piccolo problema in un’intervista a El Hormiguero, un programma in Spagna in cui lui però aveva parlato un misto tra italiano e spagnolo, sicuramente più tendente all’italiano.
In quei giorni il libanese si trovava a Londra: Isabella aveva accettato di trascorrere qualche giorno nella capitale inglese, mentre Mika aveva deciso di tornare a casa per poter stare accanto ad Andy: il biondo infatti doveva necessariamente rimanere in città per questioni di lavoro.
Più il giorno della sua partenza per Milano si avvicinava, più Mika sentiva crescere dentro di lui l’agitazione. Andy ne riconosceva tutti i sintomi: a volte lo trovava da solo che parlava in italiano, altre volte lo vedeva, nel bel mezzo del nulla, correre a prendere i libri che Isabella gli aveva lasciato per controllare qualcosa. Anche l’ipocondria iniziava a farsi sentire.
Insomma, tutto come da copione.
La sera prima della sua partenza, Mika si mise nel letto, mentre Andy era ancora in doccia. Il riccio puntò gli occhi al soffitto e, come spesso faceva in quei giorni, iniziò a pensare in italiano, a costruire frasi e a cercare i vocaboli giusti.
-Fa caldo qui dentro- commentò Andy entrando nella stanza, togliendosi la maglietta che aveva indossato dopo la doccia, non potendo resistere alla temperatura della stanza.
-Troppo- rispose Mika sovrappensiero, in italiano.
Andy spense la luce, lasciando la stanza illuminata solo dal chiarore della luna che proveniva dall’esterno, si stese accanto a lui e lo guardò alzando un sopracciglio.
Solo in quel momento Mika si rese conto di aver parlato in italiano.
-Troppo. Fa troppo caldo- si corresse quindi Mika, portandosi le mani sul volto –Scusa, stavo pensando in italiano- e scosse leggermente la testa.
-Non preoccuparti- gli rispose semplicemente Andy con un sorriso, dato che lo vedeva abbastanza in crisi. Allungò le mani e afferrò quelle del compagno, allontanandole dal suo volto.
-Andrà tutto bene, Mika-sussurrò il biondo, incatenando gli occhi castani del ragazzo ai suoi.
-Speriamo- rispose lievemente il riccio, anche se non sembrava molto convinto.
-Perché non dovrebbe, ti sei preparato tanto-
Mika allontanò gli occhi da quelli del compagno, puntandoli nuovamente al soffitto e facendo un sospiro. Poi si mise su un fianco, girato verso Andy, e affondò la testa nel cuscino, emettendo un lieve lamento.
-Andy!- disse solamente, allungando l’ultima lettera del suo nome e chiudendo gli occhi.
-Mika?- chiese il biondo, esibendosi in un mezzo sorriso e osservando il compagno, curioso.
-Cosa mi è saltato in mente?- chiese poi il riccio, sempre senza guardarlo.
Nonostante quel giorno in cui Mika gli aveva accennato della proposta di X Factor, Andy gli avesse detto che era una pazzia, in quel momento non poteva permettersi di ripetere quelle parole, o la crisi del ragazzo avrebbe raggiunto proporzioni cosmiche. In più sì, la riteneva una cosa pazza, ma credeva fortemente nelle parole che stava per dire.
-È una sfida, Mika. E sono sicuro che tu ne uscirai vincitore- e portò una mano tra i suoi riccioli.
-Io non ne sarei così sicuro- borbottò Mika contro il cuscino.
-Io sì. Ti conosco, so quanto impegno metti nelle cose che fai. Ti siederai a quel tavolo e farai un ottimo lavoro-
-Parlavo tre lingue, Andy, tre! Inglese, francese e un po’ di spagnolo… A cosa pensavo quel giorno in cui ho deciso di imparare l’italiano con l’idea di andare a parlarlo in televisione?-
Andy scosse leggermente la testa: sapeva che quelle parole erano solo dettate dall’ansia. Ricordava bene le motivazioni che avevano spinto il compagno ad accettare la proposta, ora era arrivato il momento di ricordarle anche a lui.
Prese il suo volto tra le mani, costringendolo a guardarlo.
-L’hai detto tu, no? È una bella sfida, hai deciso di correre questo rischio e l’hai fatto con delle motivazioni valide. È un’esperienza nuova, è vero… ma non importa. Hai fatto un sacco di cose in questi anni, questa è solo un’altra. Andrai alla grande, come sempre-
Mika osservò Andy negli occhi per qualche secondo, mentre il tocco di quelle mani calde e familiari, insieme alle sue parole, riuscirono a calmarlo un pochino: inoltre, non era il caso di passare la sera prima della sua partenza a lagnarsi per qualcosa che ora non poteva cambiare. Che non voleva cambiare, in fondo.
Sorrise, seguito immediatamente da Andy. Avvicinò il volto al suo e gli lasciò un leggero bacio a fior di labbra.
Quando si allontanò, mantenne gli occhi fissi nei suoi.
-Ti amo- gli sussurrò poi, parlando appositamente in italiano.
Andy lo guardò confuso: era sicuramente qualcosa di bello, visto lo sguardo che gli stava rivolgendo Mika in quel momento.
Il libanese si lasciò andare ad una leggera risata nel vedere l’espressione del compagno.
-Ti amo- ripeté quindi, in inglese, portando una mano sul suo volto.
-Aaah- rispose Andy –Com’era? Ti…?- domandò poi, osservando Mika.
-Ti amo- gli disse di nuovo Mika.
-Ti amo…- scandì Andy; fece una pausa, pensieroso, poi alzò le spalle -…anche io- aggiunse infine, ovviamente in inglese.
Mika rise.
-Ti amo anche io- gli suggerì quindi, in un sussurro.
-Sì beh, tanto ora di domani me lo sarò già dimenticato- commentò il biondo con un’alzata di spalle, tornando poi a baciare il sorriso che si era delineato sul volto di Mika.
 
Mika giunse nella sua camera d’albergo a Napoli quattro giorni prima dell’inizio delle audizioni. Isabella, che ormai viaggiava costantemente al suo fianco, era ora costretta da Mika a stargli sempre vicino e a farlo parlare il più possibile in italiano.
Nel frattempo Andy, rimasto a Londra, si era gettato assiduamente nel suo lavoro: sapeva perfettamente che Mika già accusava i sintomi dell’ansia, ma il giorno prima dell’inizio della audizioni voleva essere là con lui. Anche Isabella gliel’aveva detto: il giorno precedente all’inizio delle registrazioni Mika avrebbe sicuramente avuto bisogno di allontanare un po’ la mente dall’italiano.
Andy non lo aveva detto al compagno, perché nel caso in cui non fosse riuscito a finire tutto il suo lavoro per tempo e non fosse riuscito a raggiungerlo, non voleva illuderlo: sarebbe solo stato un pensiero in più e Mika in quel momento non ne aveva bisogno.
Per questo motivo, il biondo passò le sue giornate davanti al computer, ad editare i video che avrebbe dovuto terminare.
Così dopo tre giorni di lavoro continuo, Andy si ritrovò all’aeroporto, ad osservare con sguardo truce il tabellone dei voli: ritardi.


Buoooongiorno!
Alloooora, qui ho voluto un po’ parlare di una giornata di svacco completo prima dell’inizio di X Factor, che ormai è vicinissimo. Mi piaceva nominare il The Small, dato che è un posto davvero carino e che si è visto un paio di volte (il documentario di Acces Illimité per primo, e poi la foto di Mika su Instagram, più recente, con Zuleika e Fortunè).

Quanto al pensare in italiano, verso la fine del capitolo, l’aveva detto lui da qualche parte che ora non ricordo più (sono tornata ad essere irrimediabilmente io, con riferimenti a caso); stessa cosa per l’ansia pre-X Factor.

Altra cosa che mi crea problemi sono le date delle audizioni: io non so assolutamente quali fossero, così le ho cercate in internet, ma ci sono diverse idee sull’ordine di queste audizioni; in più, non sono state trasmesse nell’ordine corretto una volta finite di registrare, non si capisce perché. Insomma, un gran casino. Ho deciso quindi di prendere le date fornite da un sito e rifarmi a quelle, non sapendo se fossero giuste o meno! Ragion per cui, si parla di Napoli.

Piiiiccoli riferimenti al tweet di Mika di maggio 2013:
“After 3 hours of italian lessons my head feels like its leaking custard. My learning neurones are clearly in a state of shock”

Viene solo nominata (ma se non l’avete vista vi consiglio di darle un’occhiata perché io mi sono divertita un sacco) l’intervista a El Hormiguero, in cui
Mika sfoggia il suo “spaliano”:
https://www.youtube.com/watch?v=hfs6iHum-JY

E’ tutto!
Alla prossima :)
 
   
 
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