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Autore: vale_9826    06/09/2015    2 recensioni
E se il sortilegio di Regina non fosse mai stato scagliato? E se Emma fosse cresciuta come la principessa che sarebbe dovuta essere? Beh in questa storia la nostra eroina è stanca di tutte le sue responsabilità, fragile e distrutta per la morte dell'uomo che ama, e desiderosa di scappare lontano dalla sua migliore amica Elsa, ad Arendelle. E sarà proprio quest'ultimo desiderio che la porterà ad incontrare un pirata in grado di darle il passaggio che cerca, e di farle ritrovare finalmente la gioia di vivere.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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< Ho battuto anche te, chi è il prossimo? > fece Emma soddisfatta dopo aver disarmato l’ennesimo pirata di quella ciurma in duello.
< Eccomi signorina, mi chiamo Doris, per servirla… > fece un ragazzo poco più grande di Emma sguainando la sua spada.
Aveva i capelli biondo cenere e due grandi occhi marroni, un viso gentile. Non avrebbe avuto per nulla l’aria da pirata se non fosse stato abbigliato a dovere.
La tenacia e la determinazione tipiche di quella ciurma però ce le aveva senza dubbio, attaccò Emma con molta forza e maestria, ma, proprio come Uncino, non era agile e veloce quanto lei. Lui e il capitano avevano lo stesso stile di combattimento, ma non si poteva dire che Doris fosse alla sua pari, infatti poco dopo la sua spada finì a terra, mentre quella di Emma era puntata al suo cuore.
< Il prossimo? > chiese sorridendo orgogliosa.
< Non è possibile, ci state battendo tutti uno ad uno, ma dove avete imparato? > esordì uno dei pirati più anziani sbalordito.
< In realtà vorrei saperlo anche io Jack… cosa succede qui? >
Emma si voltò e non fu sorpresa nel trovare Uncino che la guardava piuttosto ammirato. Si era svegliato presto ma aveva comunque un viso rilassato, ed era pronto a torturarla come al solito.
< Felix voleva vedere se ero in grado di batterlo con la spada. Abbiamo cominciato scherzando, ma poi siamo passati a fare sul serio. L’ho battuto, e poi si sono fatti avanti tutti gli altri. > concluse la bionda ridendo.
< Ho capito, e per far fronte alla curiosità di Jack che ne dici di rispondere alla sua domanda? > fece il capitano piuttosto curioso.
< Vi piacerebbe saperlo vero? > fece lei maliziosa.
Non avrebbe mai parlato, anche perché non poteva certo dirgli che era stato niente poco di meno che Sir Lancillotto di Camelot, vecchio amico di sua madre, ad insegnarle l’arte della spada, visto che Uncino non sapeva chi lei fosse davvero.
< Si penso di si… > fece lui avvicinandosi pericolosamente.
La guardava con quegli occhi magnetici e assurdamente ammalianti, e ad Emma quasi mancò il respiro.
< Ma mi piacerebbe ancora di più vedere se, dopo aver battuto metà della mia ciurma, riuscirai mai a battere anche me. > fece lui afferrando la sua spada.
Emma non ci pensò due volte. Puntò la sua spada vero Uncino e, con lo sguardo, gli diede il via.
Lui la attaccò immediatamente con una forza inaudita, dando ad Emma giusto il tempo di parare i colpi , ma non di attaccare. Stava indietreggiando sempre più verso la balaustra alle sue spalla, così decise di reagire e fece una giravolta su stessa, per poi attaccare Uncino sul fianco. Lui parve sorpreso da quella mossa e anche preso alla sprovvista, infatti parò il colpo ma barcollò leggermente, ed Emma grazie a quella titubanza riuscì ad allontanarsi e a non dare più le spalle alle balaustre. Lo agirò avendo così tutto il ponte a disposizione per muoversi e attaccò nuovamente. Colpi su colpi si diffusero nell’aria ancora e ancora.
Killian guardava Emma muoversi ammirato, sempre senza perdere la concentrazione. Non solo era brava, ma pur avendo il viso ormai stanco dopo tutti quei combattimenti ed alcune ciocche di capelli sul viso sfuggiti alla coda di cavallo che si era fatta in precedenza, era comunque indiscutibilmente attraente e affascinante.
Anche Emma però, proprio come Uncino, si concedeva di osservare il suo avversario tra un colpo e l’altro. Era davvero seducente. E quel suo essere seducente la distraeva. Inoltre faceva caldo quella mattina e lui si era liberato del suo cappotto nero ingombrante e pesante, rimanendo solo con una camicia nera trasparente con scollo  a V. Poteva notare il suo petto tonico e muscoloso così attraente attraverso l’indumento e non riusciva a distogliere lo sguardo. Inoltre le sue lunghe gambe, ora completamente in vista senza la grossa giacca, fasciate da quei pantaloni di pelle, erano incredibilmente sexy, ed Emma quasi si vergognò dei suoi pensieri.
Fu principalmente per questo che la sua concentrazione andò via via svanendo, e così la sua spada finì a terra vicino a Felix. Quest’ultimo la raccolse e la porse alla sua proprietaria, che guardava Uncino spazientita.
< Va bene, non sono riuscita a batterti neanche questa volta ma ti giuro che ci riuscirò, fosse l’ultima cosa che faccio prima di lasciare questa nave! > esordì determinata.
< Io sono sempre a disposizione milady! > fece Killian ridendo divertito, poi si diresse verso il timone per prendere il comando della nave.
Emma per passare il tempo seguì Felix nei suoi compiti, ma per la maggior parte delle volte non poté essere di alcun aiuto in quanto il pirata non faceva altro che armeggiare con un mucchio di corde per poi fissarle con nodi di cui lei non conosceva neanche l’esistenza. Stanca così di tutta la sua ignoranza in materia si diresse verso il timone dove c’era il capitano.
< Uncino, volevo chiederti se per caso hai un libro che possa aiutarmi a capire come si facciano tutti i nodi che usate su questa nave, mi annoio e vorrei potervi aiutare. > chiese speranzosa.
< Se proprio vuoi renderti utile potresti lavare il ponte, mansione sicuramente più adatta ad una donna. > fece lui arrogante.
E quella sua arroganza forse anche troppo scherzosa infastidì particolarmente la bionda.
< Senti non ho di certo intenzione di fare la sguattera, voglio imparare qualcosa di nuovo. Quindi, ce l’hai un libro oppure no? > chiese Emma ormai piuttosto spazientita.
< Beh, se la metti così. Credo di averne qualcuno nella stanza che dividiamo, in uno degli armadi, ma non ricordo in quale di preciso, è da parecchio che non li uso. Se davvero ci tieni, temo dovrai metterti a cercare. > fece lui senza scomporsi e senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte.
< Allora cercherò, grazie! > fece lei piuttosto irritata dalla sua indifferenza.
Non aveva nulla di meglio da fare, e cercare avrebbe occupato almeno in parte il suo tempo, quindi si diresse a passo spedito verso le scale che portavano ai piani inferiori.
Quando raggiunse la stanza poté constatare che effettivamente gli armadi in cui cercare erano solo due, perché il terzo mobile presente nella cabina era a vetri,  e ciò le permise di notare subito la mancanza di qualsiasi tipo di libro.
Si decise così ad aprire il primo armadio, che conteneva per lo più  vestiti del capitano, qualche piccola scatola che Emma non si permise di aprire, dopotutto non voleva fare la ficcanaso, e qualche scorta di rum. Il tutto tenuto non proprio in perfetto ordine. Anzi, per niente. I vestiti erano per la maggior parte appallottolati e poco ci mancava che le cadessero addosso. Sconsolata chiuse le ante del primo armadio e passò al secondo. Questo a differenza del primo era davvero ordinatissimo e molto pulito, ed Emma rimase quasi sorpresa. Quando poi si rese conto di cosa conteneva, capì il motivo di tutto quell’ordine: per lo più c’erano abiti femminili, sempre però caratterizzati dallo stile piratesco, come pantaloni e corsetti di pelle, cinturoni da fissare alla vita, e anche bandane per capelli.
Emma si ritrovò a pensare che quegli abiti potevano essere stati soltanto di una persona: di Milah. Probabilmente quindi la donna aveva passato davvero molto tempo su quella nave, data la quantità degli abiti che c’erano. Non si azzardò a cambiare posto a qualche abito, semplicemente li spostò momentaneamente per vedere se dietro di essi c’erano i libri che cercava, poi li rimise al loro posto.
Non fu molto fortunata nella ricerca, fino a quando non si ritrovò a dover spostare qualcosa avvolto in una busta bianca. Cercò di fare il più attenzione possibile, ma poi la busta le cadde dalle mani e il suo contenuto si riversò sul pavimento. Quando Emma lo vide rimase a dir poco stupita. Quella che prese tra le mani era infatti una vera e propria divisa militare blu e bianca, che scatenò in Emma la nascita di molte domande. Dapprima si chiese se fosse davvero di Uncino, visto che comunque era risaputo che i pirati rubassero, poi però si rese conto che rubare una divisa non aveva poi tanto senso. E non ce l’aveva neanche conservare così accuratamente un oggetto rubato.
Passò le dita su quella stoffa morbida e delicata, su quei bottoni dorati, mentre si domandava se fosse possibile che Capitan Uncino non fosse stato sempre un pirata? Forse il Killian Jones del passato era stato qualcuno di importante, come un comandante o un tenente, viste le varie medagliette appuntate alla giacca. Se lo era stato però un’ultima domanda le venne proprio spontanea: perché Killian Jones era diventato un pirata?
Forse era stata la morte di Milah a spingerlo verso quel cambiamento… ma non era possibile, i vestiti della donna erano da pirata, quindi Uncino doveva averla incontrata dopo essere stato qualcuno nell’esercito.
E allora la domanda di prima affliggeva la mente della principessa che, ancora non si spiegava perché, desiderava sapere di più su quel pirata forse all’apparenza un po’ rude.
Emma decise di non metterlo con le spalle al muro presentandogli davanti quell’uniforme, non voleva si sentisse costretto, quindi la ripiegò e la avvolse accuratamente nella carta bianca dov’era contenuta, la rimise a posto e, dopo aver trovato i libri che cercava, si diresse di nuovo sul ponte. Quando tornò sul ponte Uncino era ancora al timone, e anche se fremeva dalla voglia di fargli delle domande, dovette trattenersi e dedicarsi ad altro.
Come nei giorni precedenti la bionda si sedette su di un barile che si trovava a prua con dei pezzi di corda che aveva trovato e i libri che aveva cercato quella mattina. Si esercitò per ore a fare tutti i nodi del libro, poi dopo Felix l’aiuto a metterli in pratica usando le corde della nave che sostenevano i pennoni delle vele. Emma si divertì moltissimo, e il suo nodo preferito era senza dubbio quello parlato doppio, anche perché era quello che le veniva meglio.
Alla fine la principessa volle ammirare di nuovo i colori mozzafiato del tramonto e si sistemò nuovamente a prua. Ammirava incantata ogni sera quello spettacolo che dalle finestre del castello non le era mai sembrato tanto bello, mentre ora sembrava non annoiarla mai.
< Hey Swan, pare che nessun pennone ci sia ancora caduto in testa, i miei complimenti! > esordì una voce alle sue spalle con un tono piuttosto ironico.
< Se vuoi proprio farmi dei complimenti, non potresti farmeli senza prendermi in giro Uncino? > chiese lei imitando il suo tono.
< Ma allora che divertimento ci sarebbe? > le chiese sorridendole mentre si sedeva anche lui.
Il capitano poi notò i libri posizionati vicino la principessa.
< Vedo che le tue ricerche sono state ricompensate… > disse allora.
Emma pensò immediatamente che fosse l’occasione giusta per domandargli della divisa.
< Gia, sai… > cominciò incerta, < oggi mentre cercavo i libri ho per sbaglio fatto cadere una busta e, beh, al suo intero ho trovato una divisa militare. >
Non appena terminò la frase il viso di Uncino si rabbuiò, ed Emma si diede subito della stupida, quando mai era stata una ficcanaso lei?
< Come mai me ne stai parlando? Cosa vuoi sapere? > disse lui calmo ma con una tristezza infinita negli occhi.
< Non ti chiederò nulla se non vuoi! > si affrettò a dire Emma.
Uncino rimase sovrappensiero per qualche minuto mentre guardava l’orizzonte ormai colorato d’arancione, ed Emma si chiese se non fosse stato meglio lasciarlo da solo, così si alzò e fece per andarsene, ma la sua mano la bloccò.
< Facciamo un patto Swan, io ti racconterò perché ho una divisa da militare conservata nell’armadio, se tu risponderai a una mia domanda, ci stai? > le chiese mentre i suoi occhi ritrovavano la loro intensità che era stata messa da parte da quella tristezza improvvisa.
Emma moriva dalla voglia di sapere qualcosa in più su di lui, ma poi si chiese quale domanda Uncino potesse mai farle e se lei fosse stata abbastanza veloce a inventare una risposta credibile, e così per un momento pensò di rifiutare. Ma la curiosità ebbe il sopravvento ed Emma non riuscì a resistere.
< Va bene, comincia tu però! > disse lei sedendosi nuovamente al fianco di Uncino e aspettando che cominciasse a parlare.
Lui portò il suo sguardo in quello della principessa, e non lo distolse per tutta la durata del racconto.
< Ero un tenente molti anni fa, e il mio capitano era mio fratello. Si chiamava Liam. I nostri genitori morirono quando eravamo piccoli e fu lui, da fratello maggiore, a occuparsi di me. Lo ammiravo tantissimo e lo seguivo ovunque. Un giorno salì a bordo nella nostra nave militare dopo aver parlato con il re: avevamo una nuova missione da compiere. Dovevamo trovare un’isola dove cresceva una pianta molto rara capace di guarire qualsiasi ferita. O almeno così ci era stato detto. Quando finalmente la trovammo eravamo stati avvertiti da un ragazzo che viveva lì che la pianta in realtà era un potente veleno. La mia fiducia aveva già cominciato a vacillare, ma Liam era determinato a dimostrarmi che il re non ci aveva mentito e così si punse con le spine di quella pianta. Cominciò a sentirsi male, così il ragazzo che ci aveva avvisati del pericolo mi mostrò una fonte d’acqua che avrebbe salvato la vita a mio fratello. Per tutto il viaggio di ritorno mi illusi di averlo salvato, ma poi poco prima di arrivare a destinazione morì tra le mie braccia. Persi l’unica famiglia che mi era rimasta per un re folle. Non ne volevo più sapere di stare al suo servizio. Fu così che diventai un pirata, e tutti gli uomini della ciurma mi seguirono. Non so dirti perché conservo quella divisa, ma in un certo senso è come se mi legasse ancora a mio fratello. Quindi non riesco a liberarmene, anche se lo vorrei. >
Emma non sapeva bene cosa dire, non voleva immaginare tutto il dolore che doveva aver provato Uncino alla morte del fratello, e poi dopo alla morte di Milah. Perdere due persone così importanti… non una, due.
< Mi dispiace io non sapevo cosa avessi passato. Se lo avessi saputo non ti avrei chiesto niente. > disse Emma sentendosi in colpa.
< Non preoccuparti Swan, purtroppo il passato non può essere cambiato, e a volte fa bene ricordare. Comunque sia, adesso è il mio turno. > esordì poi guardandola malizioso.
Emma cominciò a sudare freddo.
< Voglio sapere come avete imparato a usare la spada. >
Emma tornò a respirare, si era preparata già una risposta, visto che si era da sempre interessato all’argomento.
< Beh ecco, qualche anno fa ero amica della principessa. Mio padre è un falegname e ha prodotto personalmente i mobili della sia stanza. La nostra amicizia è durata parecchi anni e anche se sembra strano la principessa era molto desiderosa di imparare a usare la spada, così ho seguito lezioni insieme a lei e ho scoperto che mi piace tantissimo. È stato sir Lancillotto di Camelot ad insegnarci, uno dei migliori credo. > concluse Emma con un sorriso.
Killian sembrava convinto ma sembrava ancora curioso.
< E la vostra amicizia con la principessa? >
< Lei ha cominciato ad avere sempre più responsabilità e quindi meno tempo da dedicarmi. >
< Capisco. Beh, posso ritenermi soddisfatto, ora so finalmente qualcosa sul conto della misteriosa biondina che si è imbarcata sulla mia nave, bisogna brindare. > esclamò soddisfatto il capitano tirando fuori una fiaschetta con del rum. Uncino fece per offrirla alla sua ospite, ma all’ultimo si tirò indietro.
< Immagino che non beviate. > disse.
< Normalmente no, ma ora so del passato del pirata più temibile di tutti i mari, devo ritenermi fortunata. Vale la pena fare un brindisi. > esclamò afferrando la fiaschetta e bevendo qualche sorso.
< Oh si dovreste proprio ritenervi fortunata mia cara! > disse Killian guardandola sorpreso, per poi bere anche lui.
Quella biondina gli piaceva sempre di più.
 
 
A cena ci fu tanta allegria, ma in fondo ce n’era quasi sempre su quella nave. Avevano portato il cibo sul ponte invece di rimanere al piano di sotto, poiché la temperatura era stranamente piacevole, si stava davvero a meraviglia. E mentre mangiava, la ciurma intonava canti tipici dei pirati, qualcuno cercava addirittura di riprodurne il ritmo con casse e barili. Emma si stava davvero divertendo, e iniziava ad apprezzare quel tipo di compagnia che, sebbene non fosse per niente raccomandabile, era comunque  molto allegra e piacevole. Killian se ne stava seduto leggermente più distante dagli altri, ma non troppo, e continuava a guardare Emma di sottecchi.
Ripensava alla conversazione che avevano avuto e, nonostante ora sapesse qualcosa in più su di lei, considerava quella biondina ancora una sorta di mistero.
Emma dal canto suo invece si sentiva stranamente in colpa. Uncino le aveva parlato del suo passato a cuore aperto, confessandole quanto la morte di suo fratello fosse stata dolorosa, e invece lei come lo aveva ripagato? Dicendogli una bugia dietro l’altra. Certo, che fosse stato sir Lancillotto ad allenarla era vero, ma tutto il resto era solo una menzogna. Da un lato avrebbe voluto confessare il suo segreto, ovvero di essere una principessa, perché aveva capito di potersi fidare di quell’uomo che si era dimostrato estremamente gentile per essere un pirata, ma dall’altra aveva paura che confessandoglielo il loro rapporto sarebbe cambiato, e lei non lo voleva nella maniera più assoluta.
Presa dai suoi pensieri non si era accorta che Doris, uno dei pirati più giovani con cui aveva combattuto quella mattina, le si era parato davanti e le aveva porto la mano. Emma osservò la sua mano con sguardo interrogativo.
< Balli? > le chiese allora lui.
Emma non aveva notato che molti avevano cominciato a ballare a suon di musica e canti.
< Non so ballare, non conosco queste canzoni. > rispose imbarazzata.
< Nessuno è nato imparato, te lo insegno io! > disse il pirata sorridendole.
In fondo non aveva niente da fare, così accettò la sfida. Era sempre stata un disastro, anche quando ballava il valzer non faceva altro che inciampare, però nulla era peggio di quello che stavano provando a fare lei e Doris.
Era una danza strana, anzi aveva il sospetto che non fosse nessun tipo di danza, ma che fosse soltanto un volteggiare e saltare di seguito. Nonostante tutte le volte in cui aveva inciampato o rischiato di cadere, o era urtata contro il petto di Doris Emma si stava divertendo, risero un sacco insieme.
Killian, che li guardava da lontano, non poteva fare a meno di ridere, quei due non sapevano fare nulla, e inoltre quel biondino si stava prendendo un po’ troppa confidenza con la sua ospite per i suoi gusti.
Si alzò e andò loro incontro interrompendoli, poi afferrò una mano di Emma.
< Siete un disastro, mentre io invece no! Togliti dai piedi Doris. >
< Posso tranquillamente affermare che sei un prepotente, chi ti dice che avessi voglia di ballare con te? >
< Mi avresti già abbandonato in quel caso, non credi? > disse lui sorridendole con aria strafottente.
< Te l’ho già detto che sei irritante? >
< Mmm… no! Ma sono sicuro che ti piaccio comunque! > disse lui sorridendole mentre le cingeva il fianco sinistro e le teneva la mano destra.
< Che sei un egocentrico però te l’ho già detto, me lo ricordo benissimo, perché è la prima cosa che ho pensato di te! > le rispose scherzosa.
Cominciarono a ballare una danza che Emma riteneva simile al valzer per quanto riguardava i passi, ma che si ballava molto più velocemente e dove si doveva stare molto vicino al proprio partner, anche troppo per i suoi gusti. Ma in fondo, non era così male sentire il profumo di mare del suo “cavaliere” e guardare il suo bellissimo viso.



Heilà, eccomi di nuovo qui! Chiedo umilmente scusa per l'enorme ritardo, ma quando sono tornata dalle vacanze vi giuro che l'ispirazione tardava ad arrivare. Ad ogni modo ecco qui il 4° capitolo, molto più lungo rispetto al precedente. Allora, ormai questi due si piacciono sempre di più e adesso hanno scoperto entrambi qualcosa di più sul passato dell'altro, o almeno Uncino per così dire, ed Emma infatti si sente stranament ein colpa per la sua bugia. Ad ogni modo, devo dire che non sono molto soddisfatta di questo capitolo, poi ditemi voi, ma vi prometto che il prossimo sarà davvero coinvolgente. Io ringrazio come sempre tutti voi che leggete e recensite, mi fate davvero felice quando leggo che la mia storia vi sta piacendo. Un ringraziamento speciale a Lely_1324 che mai, ma davvero mai, salta una recensione, e che mi sprona sempre ad andare avanti, grazie davvero. Un saluto a tutti, e al prossimo capitolo, Vale!
  
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