Sei mio
Cambiamenti
Uscii
di casa in perfetto orario, era il mio primo giorno
alle scuole superiori.
Ebbene
si, ero riuscita a trovarmi un stabilità mentale e
quindi ero in grado di svegliarmi in tempo per andare a scuola, fu una
meraviglia anche per me, non credete, ma in realtà la cartella e la divisa li
avevo preparati la sera prima e avevo abbandonato per sempre i miei infantili
codini.
Stavo
crescendo e me ne rendevo conto ogni momento della mia vita; iniziavo ad avere
dei dubbi su tutto ciò che per me aveva costituito una base, vedevo la malizia
e la cattiveria nelle persone e capivo che ad ogni azione costituiva una
reazione.
Rei
mi aveva fatto una promessa il giorno in cui era
diventato finalmente indipendente: “Sana ti prometto che non uscirò dalla tua
vita, a meno che tu non lo voglia, naturalmente, e ti prometto anche che ci
sarò ad ogni tuo giorno importante e che mi potrai rendere partecipe ad ogni
tuo successo, sempre se tu me ne darai la possibilità”. Rei mi accompagnava a scuola quel giorno.
“Ciao
Rei!!!” avevo urlato io sbracciandomi. Beh, in fondo
avevo sempre 14 anni, no?
“Ciao Sana!” aveva abbassato il finestrino e mi salutava con
la sua manona.
Salii
in auto e gli diedi un bacio, lui mi chiese come stavo, se ero agitata e allora
iniziai a parlare senza sosta.
Il
viaggio tra casa mia e la scuola non era lungo,
infatti mi stupii quando Rei fermò l’auto e mi disse “in bocca al lupo”.
“In
bocca al lupo Sana” mi disse Rei sorridendomi.
“Perché hai fermato l’au…Oh! Siamo già arrivati?” guardai Rei.
“Già”
mi disse lui sorridendo.
Il
panico mi colse alla sprovvista, le mani sudavano, la bocca era tremolante e
avevo paura di piangere. Rei mi diede un altro bacio e
io lo salutai scendendo dalla macchina, avevo lo sguardo vitreo e il cervello
in modalità “off”.
L’edificio
era grande, veramente molto grande, niente a che vedere con
le precedenti scuole, in più era di due colori: bianco e rosso mattone.
C’erano
tante persone davanti all’entrata, segno che la campanella non era ancora
suonata, sospirai di finto sollievo e mi decisi a dirigermi verso la folla animata.
Mi sorgeva una domanda.
Dov’era Fuka?
Già,
io e la mia cara amica eravamo in classe insieme,
casualmente. In fondo erano bastate qualche foto e
qualche autografo…
Camminai
verso quella folla e mi parvero tutti assolutamente uguali: stessi capelli, stessa divisa, stessi modi di fare. Di nuovo il panico. Di
cosa avevo paura esattamente?
Con in mano la mia cartella e con fare molto timido, mi guardavo intorno
in cerca della mia amica, ma di lei non c’era traccia e fu allora che qualcuno
mi riconobbe:
“Ma è Sana Kurata?” chiese
qualcuno.
“Oddio
sembra proprio lei!” disse qualcun altro.
“Io
avevo sentito che sarebbe venuta qui a scuola!Fantastico!”
disse una voce un po’ più alta delle altre.
In
pochi attimi si erano girati tutti a guardarmi, stranamente curiosi; mi era già
capitato di essere in mezzo a così tanta gente, ma avevo i miei bodyguards e Rei.
Il
mio cuore stava accelerando vorticosamente: mi avrebbero aggredita?
Mi avrebbero respinta? C’era qualcuno a cui non ero piaciuta? In fondo avevo
già preso botte perché non stavo molto simpatica a qualcuno.
Prima
che l’agitazione mi rendesse completamente inerte e
inutile, Fuka arrivò correndo.
“Sana!
Oh, non ci credo che tu sia arrivata prima di me!” disse
lei ridacchiando.
Ci
abbracciammo e notai che la folla si divise in due categorie di persone: gli
interessati e i menefreghisti. Adoravo il secondo tipo di persone.
Suonò
la campanella e iniziò ufficialmente il mio primo giorno di scuola alle superiori.
Conoscemmo
alcuni professori, i nostri compagni di classe che mi chiesero tutto su di me e
sulla mia carriera e conoscemmo anche altre persone dello staff
scolastico.
Io
e Fuka uscimmo da scuola
sfinite e stravolte.
“Fiù…È finita finalmente! Non ne potevo
più…” disse Fuka camminando con gli occhi
chiusi.
“Già”
dissi io un po’ sulle mie.
“Qualcosa
non va, Sana?” chiese lei prestandomi immediatamente attenzione.
“No,
no, tutto bene stai tranquilla” Sorrisi.
“Usciamo
oggi?” mi chiese lei.
“Sì!
Perché no? Inviti tu gli altri?” chiesi
io stranamente pimpante.
“Io
chiamo Tsuyoshi e Aya. Tu chiama Akito” mi disse lei.
“Ok! Ci vediamo per le 15:30 al
parco” conclusi io.
“Perfetto,
a dopo!” disse lei cambiando strada. Io la salutai con la mano e poi continuai
a camminare.
Dopo
un po’ di strada arrivai a casa e aprii la porta facendo tanto rumore voluto.
“Mama?” chiesi io titubante entrando.
“MA
CIAO SANAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!” Mama
mi aggredii con uno dei suoi nuovi cappelli.
Io,
lievemente imbarazzata, mi tolsi le scarpe ed entrai in casa, allora Mama iniziò a farmi un mucchio di domande su come era la scuola, i compagni e gli insegnanti. Peccato che
non ascoltava le risposte.
Pranzammo
insieme a Maro, ridendo e scherzando sul fatto che non
aveva proprio voglia di scrivere il suo ultimo libro e io le ricordai che non
lavoravo nemmeno io e che se avessimo voluto mangiare avrebbe dovuto scrivere
il dannato libro.
Salii
in camera mia e presi il telefono per chiamare Akito.
Composi il numero e attesi che qualcuno mi rispondesse.
“Si?”
la voce inconfondibile di Akito.
“Hayama? Ma possibile che rispondi ‘si’
al telefono? Ma perché non fai come tutte le persone normali?” ero imbarazzata e straparlavo.
“Sana,
sei tu. Mi spieghi che cosa te ne frega di come rispondo al telefono?” il
solito vecchio Akito. Lui si
che era cresciuto.
“Oh,
Hayama dai!”
“Sana,
dimmi perché hai chiamato” mi disse lui pacato.
“Ah!
Giusto! Grazie Hayama. Ti volevo
invitare ad uscire con tutti noi oggi pomeriggio” dissi io allegra.
“Ah.
Mi spiace non posso” mi disse semplicemente lui. Rimasi spiazzata, non avevo preso assolutamente in
considerazione un rifiuto da parte sua.
“Ah…”
non sapevo assolutamente cosa dire. Perché non poteva
uscire con noi?
“Sana…Mi
dispiace sul serio. Se lo avessi saputo prima non
avrei accettato l’invito di Asuka” disse lui
innocentemente.
Asuka. Asuka. CHI DIAVOLO ERA ASUKA?
“C-chi è Asuka?” chiesi io con la
voce un po’ roca.
“E’
una ragazza che ho conosciuto a scuola” disse lui.
“E
ci esci il primo giorno scusa? Abbandoni
i tuoi amici per una ragazza?” chiesi io istericamente.
“Sana non c’è nulla di male. Non è che
sei gelosa?” chiese lui indignato-soddisfatto.
“Si,
certo che lo sono. Non voglio essere messa in secondo piano da una di nome Asuka. Sai, Akito, non so se ti perdonerò” dissi io fintamente offesa.
“E
dai Sana, sai benissimo che sei più importante tu,
però è ora che ognuno abbia le sue esperienze. Ti saluto, sennò non uscirà
nessuno dei due perché siamo troppo impegnati al telefono. Ciao
Sana”. Finì lui.
“Ciao
Akito…” dissi io staccando la chiamata.
Qualcuno
voleva il mio Akito. Qualcuno di nome Asuka.
Ciaoooo!!!La mia
prima ff su Rossana!!! Oddio, l’ho adorato da
piccola, e ancora ora sinceramente!
Vi dico che io ho visto solo l’anime e ho letto solo i
riassunti dei manga, percio’ la storia da dopo-anime
non seguira’ quella del manga!!! Se qualcuno recensira’, continuero’ la fanfiction!!!
Baci,
Erika